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23rd Apr2018

Le leggende del Rock raccontate dal Prof. Garage: Motörhead

by Ottaviano Moraca

Prof Garage docente di storia del rockIl Prof. Garage è docente di Storia del Rock all’Università della Musica e siccome il rock è nato e cresciuto negli scantinati più decrepiti e sui palchi più fumosi non troverete la sua cattedra né in un prestigioso ateneo, né in qualche rinomata facoltà e nemmeno vicino a qualche polverosa biblioteca. No, le sue lezioni si tengono sulla strada dove, in perenne viaggio sul suo furgone sgangherato, è immancabile testimone della Storia del Rock. E queste sono le sue avventure…

Questi ragazzi spaccavano di brutto! Sul finire degli anni ‘70, in una Londra ancora alla ricerca di una nuova identità culturale, erano in pochi a saper suonare come loro. Quei pochi mancavano di carisma o non esprimevano altrettanta selvaggia energia. Nati e cresciuti nella scena underground i Motörhead hanno conquistato consensi dai palchi più rugginosi e squallidi per approdare solo molto tempo dopo alla ribalta del mainstream. Per così dire: si sono fatti da soli…in tutti i sensi tra l’altro. Rockofili e rockofagi di ieri e di oggi per questa prima lezione sulle leggende del Rock parleremo di una band storica che con ventidue album, trenta milioni di dischi venduti in una carriera lunga quarant’anni ha segnato e influenzato la scena hard’n’heavy come poche altre. Forti di uno stile inconfondibile che li ha resi unici i Motörhead sono passati alla storia tanto per la loro musica quanto per una coerenza artistica e una genuinità rara all’epoca e introvabile oggi giorno. Si potrebbe addirittura parlare di onestà intellettuale se non fosse che l’intelletto non sarebbe di certo stata la prima caratteristica a colpirvi se li aveste incrociati per strada. Non si scambi comunque questa “resistenza al cambiamento” per una forma di superbia. Non è così, non si credevano affatto i migliori, volevano soltanto suonare la loro musica che, rifuggendo ogni etichetta, hanno sempre chiamato semplicemente rock’n’roll. Chi li ha conosciuti sa che questi ragazzi sono rimasti gli stessi umili bastardi degli esordi per tutta la loro vita. Ed è stato proprio questo non volersi conformare alle regole del business a frenarne l’ascesa. Se si fossero piegati a cambiare il loro sound come gli era stato chiesto, se si fossero trasformati nelle rockstar patinate che il sistema voleva…oggi non staremmo parlando di loro.

Ian Fraser Kilmister, universalmente conosciuto come Lemmy, è stato il fondatore, l’anima nonché l’unico membro sempre presente in formazione ed è a lui che va gran parte del merito per il successo che i Motörhead hanno saputo strappare con le unghie e con i denti ad un ambiente che, tra alti e bassi, ha tentato di snobbarli e sabotarli in tutti i modi…ma invano. Leggendo la biografia di quest’uomo si nota subito che le parole più usate, oltre a diverse metafore piuttosto colorite e a qualche aneddoto davvero pittoresco, sono “fan” e “culo” perché lui sapeva quello che voleva e se non riusciva ad ottenerlo la sua risposta era quella. Come detto non si comportava così per presunzione o perché pensasse di detenere verità assolute e nemmeno perché si sentisse superiore. Semplicemente lui voleva fare quello che gli andava e se ne fregava di tutto il resto. Quelli che lo accettavano potevano restargli accanto e scoprire un professionista preparato e dalla creatività inesauribile o guadagnare un amico sincero e spietatamente leale, gli altri indovinate un po’ da soli dove potevano andare.

Ma torniamo alla nostra storia. Dicevamo che prima del ‘75 non li conosceva ancora nessuno però erano in pochi a proporre spettacoli tanto coinvolgenti da ritagliarsi il privilegio di avere sempre il “tutto esaurito”. Non potendo essere ignorati ulteriormente alla fine trovarono una casa discografica e sfondarono dando inizio alla loro storia e alla loro leggenda. Il segreto? Un mix di talento, esperienza, spregiudicatezza, incoscienza e… droghe. Molte droghe. Purtroppo non si può parlare di Motörhead senza raccontare che erano costantemente strafatti. Non lo dico per dire, la storia del rock è piena di giovani drogati fino allo sfinimento ma Lemmy alzò l’asticella a dei livelli a cui pochi sono sopravvissuti…letteralmente. Erano anni in cui impazzavano misture mortali di ogni tipo e le forze dell’ordine erano inadeguate quanto la giurisprudenza per affrontare una simile crisi. Lemmy ebbe abbastanza saggezza da non lasciarsi mai coinvolgere nel giro dell’eroina e sufficiente perizia da saper dosare anfetamine e calmanti in modo da poter rimanere sveglio per giorni senza risentirne troppo. Fortunato? Non sta a me stabilirlo ma val la pena di notare come lui stesso sconsigliasse di provare la sua ricetta! Se qualcuno stesse maturando la convinzione che alla fine tutto questo lo abbia ucciso… beh, permettetemi lo spoiler: è stato stroncato a settant’anni da un cancro che lo avrebbe colpito comunque. Pazzesco! La morale di questa storia ve la lascio dibattere con il professor SoTuttoio nel corso di Etica, a me preme sottolineare uno stile di vita che sarebbe eufemistico definire dedito a sesso, tabacco, droghe, alcool e a qualsiasi altro eccesso vi venga in mente. Stiamo parlando di un uomo che negli anni 80, seguendo la moda dell’epoca, aveva deciso di ripulirsi facendosi sostituire il sangue integralmente. Prima di lui molte altre rockstar si erano sottoposte con ottimi risultati allo stesso trattamento e invece lui venne rimandato a casa dai medici perché, a quanto emerse dagli esami preliminari, il suo organismo era così assuefatto agli altissimi livelli di sostanze chimiche a cui era sottoposto che un sangue pulito lo avrebbe immancabilmente ucciso! Inutile dire che gli venne categoricamente proibito di donare il sangue e chicchessia perché nessun altro sarebbe mai sopravvissuto ad una simile intruglio. Con questo credo di aver dato un’idea dello stile di vita che si conduceva nei Motörhead. Vi dico questo anche perché non si creda che della decina di persone che hanno militato nella band nel corso degli anni possa essercene stata una anche solo approssimativamente “pulita”…

Ora che abbiamo inquadrato i protagonisti del nostro racconto è tempo di dedicarci ad una breve panoramica sulla loro evoluzione stilistica. Penso non ci sia al mondo rockettaro degno di questo nome che non sappia tratteggiare almeno a spanne le caratteristiche principali del sound dei Motörhead. In estrema sintesi, giusto per completezza di informazione, possiamo riassumerle così: ad una voce così roca da aver ispirato il cantato growl, che verrà usato successivamente nel death metal, si unisce un basso sempre distorto e tanto presente da fungere spesso e volentieri da chitarra ritmica. Nulla di strano se pensate che Lemmy nasceva come chitarrista e non fu mai contento di dover cantare! Su questo impianto una batteria a mezza strada tra un tritasassi e un mitragliatore da campo accompagna assoli e riff suonati a ritmi costantemente molto sostenuti suppur con un suono mai troppo estremo. Non meno importanti nella definizione della band sono le tematiche dei testi che, come è facile prevedere, sono incentrate su sesso, droga, eccessi, guerra e disagio sociale. Praticamente sulla vita della band… un aspetto importante perché, come nessun altro, i Motörhead cantavano la vita che conoscevano e vivevano per continuare a farlo. Ultima, ma da non sottovalutare nell’esame del loro stile, viene una caratteristica che rende fruibili e al tempo stesso coinvolgenti tutti i loro brani. Parlo della quasi proverbiale immediatezza ottenuta tanto attraverso la linearità delle composizioni, non banali ma certamente mai cervellotiche, quanto alla registrazione in presa diretta che da sempre dona ai dischi una freschezza altrimenti irraggiungibile. A tal proposito è curioso notare come per registrare, arrangiare e produrre un disco dei Motörhead fosse sufficiente una settimana, e in questo tempo era spesso compreso anche scrivere o riscrivere qualche brano. Così possiamo capire come abbiano potuto tenere per così tanto tempo la media di un album ogni due anni scarsi e già che ci siamo possiamo riparametrare il concetto di “spontaneità” in un disco…con buona pace dei tanti loro colleghi che per le stesse operazioni impiegavano e impiegano mesi se non anni.

Abbiamo già detto che queste caratteristiche primordiali del sound sono rimaste invariate per tutta la vita del gruppo e si possono infatti ravvisare tanto nei seminali Motörhead e Overkill, che portarono la band al successo, quanto nei successivi Ace Of Spades, Orgasmatron e Sacrifice, considerati a buon diritto gli album della maturità, nonché nei lavori dell’ultima decade come Hammered, Afterschock e Bad Magic. Quanto detto non deve però far pensare ad un immobilismo artistico o ad una monotona autoreferenziazione perché un certo desiderio di sperimentazione ha nel tempo coinvolto anche i Motörhead. Certo non ci furono cambi di genere o introduzione di elettronica. A queste soluzioni, che hanno lusingato e sedotto molti nomi importanti, i Nostri sono sempre rimasti insensibili. Dalla metà degli anni ottanta alla metà del decennio successivo, tanto per fare un esempio, la formazione del gruppo cambiò, passando dal classico terzetto voce-basso, chitarra e batteria ad un quartetto che prevedeva due chitarristi. Ma non fu certo una scelta commerciale. No, molto più semplicemente in fase di casting Lemmy non volle scegliere tra due candidati e… li assunse entrambi! Avrebbe potuto rivelarsi un azzardo invece il maggior impatto sonoro garantito da una compagine più ricca consentì alla band di rivaleggiare con i grandi nomi alla ribalta nel periodo d’oro del metal nonché di attraversare la successiva crisi del genere con eguale disinvoltura.

A proposito dell’ascesa del grunge, che per chi non lo sapesse oscurò quasi ogni altro genere nei primi anni novanta, c’è da notare un fatto curioso. Mentre le altre metal band che fino ad allora avevano spopolato venivano messe a mal partito tanto da vendite imbarazzanti quanto dalle loro stesse case discografiche, i Motörhead firmavano il loro primo contratto con una major. Questo a dimostrazione che Lemmy aveva ragione almeno su due aspetti. Primo: l’etichetta di “metal-band”, spesso associata al loro nome, non si addiceva poi così bene all’identità del gruppo. Secondo: le case discografiche maggiori non sapevano quel che facevano altrimenti non ci avrebbero messo quindici anni per scritturare i Motörhead. Nemmeno vi dico che in contratti di questo calibro bisogna sottostare a molte regole, chinare la testa davanti agli interessi del mercato e non ultimo adeguarsi alle necessità del business quindi, se avete capito qualcosa di quanto detto finora, avrete già indovinato che un tale rapporto non avrebbe mai potuto funzionare. Per la cronaca: durò solo tre anni dopo i quali Lemmy e soci tornarono presso un’etichetta minore e, suppongo senza il ben che minimo rancore, autopubblicarono un nuovo album evocativamente intitolato Bastards. Concludiamo questa breve analisi sull’evoluzione stilistica sottolineando, per dovere di precisione, un vago e a tratti millantato ammorbidimento del sound ravvisabile però solo nel lunghissimo periodo. Potreste notarlo ad esempio ascoltando il granitico Bomber, divenuto un classico del metal di fine anni settanta, e di seguito il più recente Kiss Of Death, in qualche modo più vicino all’hard rock. Tale cambiamento, badate bene, non è però dovuto né all’invecchiamento della band né alla maturazione artistica dei Nostri ma piuttosto si rende evidente in confronto alle altre proposte del mercato e al loro progressivo incattivirsi. In altre parole quello che una volta chiamavamo “metal” oggi lo etichetteremmo “hard rock” quindi, come ci farebbe notare Lemmy, in fondo siamo noi ad essere cambiati… non i Motörhead!

Voglio dedicare un’ultima annotazione riguardante lo stile allo Snaggletooth, la mascotte ufficiale della band. Amatissima fin dalla prima apparizione sulla cover dell’album d’esordio venne reinterpretata a più riprese ma mai snaturata. Era un misto veramente ben riuscito tra un cane, un gorilla e un cinghiale e, disegnato su specifica richiesta di Lemmy, decorerà in varie versioni comunque ferocemente agguerrite praticamente ogni maglietta, copertina o poster prodotti dalla band per quasi quaranta anni. Un vero mito nel mito che oggi, dopo i vari Eddie, Soundchaser, Fangface, Jack O’Lantern, Rattlehead, Hector, ecc… non desta poi tanto scalpore ma che allora, nel ‘77, ti lasciava con la stessa espressione che hai oggi quando il tecnico della lavatrice di dice “sono 250€, grazie”! A proposito: siete proprio sicuri che tutte le succitate mascotte ci sarebbero se lo Snaggletooth non avesse spianato loro la strada?

Questa era facile, ora ne ho per voi alcune ben più impegnative. Perché ci prendiamo la briga di parlare tanto dei Motörhead e della loro integrità? E perché sono così importanti? Ve lo dico io: perché in un music business in cui tanti hanno venduto la propria musica, la propria arte, i propri compagni, talvolta la propria stessa anima, i Motörhead sono rimasti sempre e comunque loro stessi. E non si pensi che sia stato facile o un dono della fortuna perché tra problemi personali, noie legali, incidenti, inganni, liti e macchinazioni ordite ai loro danni vi assicuro che se la sorte ci ha messo lo zampino non è stato di sicuro per favorirli. Hanno suonato a più riprese negli stadi e sui palchi più importanti come nei palazzetti e nei locali più pulciosi. Hanno vinto premi e riconoscimenti in tutto il mondo e sono stati più volte dimenticati da tutti. Hanno viaggiato su jet privati e in camioncini addirittura più scalcagnati del mio. Hanno partecipato a feste a cui solo le vere celebrità potevano sperare di accedere e ne hanno snobbate altrettante per lo stesso motivo. E in tutto questo non si sono mai dimenticati da dove venivano, chi erano o quale fosse la loro maggior ambizione: suonare davanti al loro pubblico. E basta. Ecco perché ne parliamo: perché, nonostante le droghe e il tenore di vita dissoluto, musicalmente sono un esempio…che nessuno ha più la forza di seguire!

Trattandosi dei Motörhead non si possono risparmiare due parole su quella che dunque è stata la parte fondamentale e più cospicua della loro carriera: l’attività live. Interminabili tour a cui si inframmezzavano, una volta tornati a casa, altri concerti. La vicinanza del pubblico tirava fuori il meglio da questi ragazzi che infatti spesero soldi, tempo ed energie a profusione per allestire show sempre più magnifici. Famosi per aver portato sul palco locomotive e aeroplani i Nostri non si fecero mancare nemmeno giochi di luci ed effetti pirotecnici di cui erano persino precursori. E’ così, se state pensando ai Kiss sappiate che anche loro, come tanti altri più tardi, presero l’idea di rischiare di incendiarsi sul palco dai Motörhead…che qualche volta quasi ce la fecero. Per dirla tutta tentarono anche di farsi schiacciare da un gigantesco pezzo di sceneggiatura che precipitò sul palco… ma, tranquilli, tutto andò bene, nella band nessuno si fece male e anzi il volume era così alto e la confusione tale che se ne accorse solo qualche spettatore troppo ubriaco per realizzare cosa fosse successo o il pericolo che ne derivò! Oggi li chiameremmo “animali da palcoscenico” ma ho idea che anche questa definizione prima di loro non ci fosse. Pensate che Lemmy arrivò a dover suonare appoggiato ad una cassa e con i tacchi degli stivali incastrati nelle assi del palco perchè, tra droghe e alcool, non riusciva a reggersi in piedi da solo… e nonostante tutto portò a termine la performance! Certo, questo succedeva in altri tempi, addirittura prima dei Motörhead ma ci dà un’idea della dedizione di quest’uomo alla musica e al suo pubblico. Dunque vi lascio con questo esercizio: trovare qualcuno che amasse suonare sul palco e che rispettasse i propri fan più di Lemmy. Vi sarà utile considerare che, volendo terminare a tutti i costi il tour per il quarantennale della band, finì per esibirsi l’ultima volta appena quindici giorni prima di soccombere alla malattia che lo strappò ai suoi sostenitori. Per nessun altro motivo avrebbe abbandonato i suoi fan che infatti rimasero increduli, attoniti quanto l’intero mondo del rock che da tempo ormai lo credeva immortale.

Sono stati una presenza costante e concreta per così tanto tempo che spesso molti li hanno dati per scontati. Senza dubbio un grave errore perchè ascoltati superficialmente potrebbero non trasmettere tutto quello che hanno rappresentato davvero. Quando però vi sentirete pronti ad accordare il cuore con la doppia cassa, l’anima con la distorsione del basso, la mente con la velocità del metronomo allora forse potrete capire perché i Motörhead siano stati l’ultima vera band rock’n’roll e perché ci mancheranno così tanto!

Vi aspetto alla prossima lezione sulle Leggende del Rock. Parleremo di… anzi no, sarà una sorpresa! Follow The Professor!

Category : Articoli
Tags : Motörhead
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12th Lug2016

Motörhead – Clean Your Clock

by Marcello Zinno

Motörhead - Clean Your ClockMolti vedono i Motörhead come l’emblema della coerenza, io preferisco presentali come la testimonianza della contraddizione, nel senso positivo del termine. Lemmy, nato dall’esperienza con gli Hawkwind decise di lanciarsi nel progetto davvero estremo chiamato Motörhead e diverso rispetto ai suoi esordi; a quei tempi non era nemmeno concepito che un bassista potesse essere cantante e leader di una band e Lemmy scolpì questa nuova regola nella storia; proprio lui dichiarò più volte di aver provato tutti i tipi di droghe ma di odiare l’eroina, la stessa sostanza che invece ha caratterizzato le vite di tantissimi musicisti protagonisti della storia del rock; anche negli ultimi anni di attività, nonostante i vari acciacchi e l’impossibilità di portare a termine alcune date live, i Motörhead hanno continuato a sfornare album, con una costanza (sia qualitativa che quantitativa) su cui nessuno avrebbe scommesso. Ma questa è solo la punta dell’iceberg delle particolarità di questo progetto che ha segnato per sempre la storia del rock’n’roll e con questa uscita dal titolo Clean Your Clock si vuole omaggiare per sempre una vita vissuta intensamente come molti forse vorrebbero vivere ma non hanno il coraggio di fare.

“Coraggio”: un’altra parola che non è mai mancata nel dizionario di Lemmy. Lui preferiva parlare di coerenza e di vivere il proprio tempo in modo naturale e non secondo le regole imposte dagli altri ma noi “comuni mortali”sappiamo che per portare realmente avanti questo credo è indispensabile il coraggio. Così Clean Your Clock rappresenta una ricca dote lasciata nelle mani delle attuali e future generazioni, un live album composto sia da tracce audio che da registrazioni video. L’album audio contiene una setlist ripresa dai live del 20 e 21 novembre 2015, le due vere ultime esibizioni dal vivo per la band, un scaletta vera e genuina che come sempre pesca da tutta la storia della band perché il power-trio non ha paura di confrontarsi con i vari periodi della propria evoluzione. Così accanto a capolavori come Bomber, l’immancabile Ace Of Spades, Overkill e Orgasmatron, compaiono brani solitamente meno eseguiti come Just ‘Cos You Got The Power o Rock It. L’album è in presa diretta, live, e trasmette tutta la carica classica dei Motörhead.

Discorso leggermente diverso per il DVD (dotato solo di cinque di queste tracce) in cui si nota da subito quanto l’età di Lemmy sia avanzata e la sua ostinatezza ad affrontare un pubblico così folto nonostante le poche forze a disposizione. Particolari ed energiche Bomber e l’ultima traccia del DVD Overkill, caratterizzata quest’ultima da una coda allungata e un saluto di commiato che sembra un addio prematuro al pubblico non solo tedesco ma a quello di tutto il mondo. Comunque sia dovete “pulire il vostro orologio” perché al di là della morte di Lemmy il mito Motörhead non avrà mai fine.

Autore: Motörhead

Titolo Album: Clean Your Clock

Anno: 2016

Casa Discografica: UDR Music/ Motorhead Music

Genere musicale: Heavy Metal, Rock’N’Roll

Voto: 7

Tipo: CD+DVD

Sito web: http://www.imotorhead.com

Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

Disc audio:

1. Bomber

2. Stay Clean

3. Metropolis

4. When The Sky Comes Looking For You

5. Over The Top

6. Guitar Solo

7. The Chase Is Better Than The Catch

8. Lost Woman Blues

9. Rock It

10. Orgasmatron

11. Doctor Rock

12. Just ‘Cos You Got The Power

13. No Class

14. Ace Of Spades

15. Whorehouse Blues

16. Overkill

DVD:

1. Bomber

2. When The Sky Comes Looking For You

3. The Chase Is Better Than The Catch

4. Lost Woman Blues

5. Overkill

Category : Recensioni
Tags : Motörhead
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30th Dic2015

I saluti a Lemmy (Motörhead)

by Marcello

Motorhead 2015 the endSono stati svelati i dettagli in merito al decesso di Lemmy, leader dei Motörhead. Dopo due giorni dal suo 70° compleanno avvenuto il 24 dicembre 2015, Lemmy è stato ricoverato per un malore e gli sono stati diagnosticati due tumori, uno al cervello e uno al collo. Lemmy usciva da un compleanno festeggiato a dovere al Whiskey A Go Go qualche settimana prima ma purtroppo la malattia ha avuto la meglio. Intanto su internet affiorano i sauti di altri musicisti e dei compagni della band in ricordo di Lemmy. Qui ve ne riportiamo qualcuno.

 
Phil Campbell (chitarrista dei Motörhead)
“My dear friend and brother passed away yesterday. Life wont be the same.Thanks for all the well wishes. PLAY IT LOUD”

Mikkey Dee (batterista dei Motörhead)
Ovviamente, la morte di Lemmy sancisce la morte anche dei Motorhead; ovviamente la band non ha intenzione di continuare la sua attività né con tour, né con nuovi album, perché “Motorhead is over, of course. Lemmy was Motorhead”, ma la band continuerà a vivere attraverso la memoria di tutti noi.

Ozzy Osbourne
Lost one of my best friends, Lemmy, today. He will be sadly missed. He was a warrior and a legend. I will see you on the other side.

Accept
We are extremely saddened to learn of the passing of Motorhead’s Lemmy, a true metal god. Lemmy will be louder…

Duff McKagan (Guns N’ Roses)
Rest In Peace Lemmy. A hell of a man who suffered no fools. U shall be missed brother, and, THANK u 4 the years of unwavering kick ass R&R.

Vince Neil
Wow just heard, Lemmy was a friend and legend. #RipLemmy

Girlschool
Today it is a very sad day in rock, we lost a true friend, someone who since 1979 was part of our lives and our history as band.
We played together, recorded and toured together but most and foremost we had the opportunity to know Lemmy’s true and kind heart! RIP Lem, we have no words to express how much we miss you! ‪#‎aceofspades‬ ‪#‎headgirl‬ ‪#‎riplemmy‬

Obituary
The music world’s heart just stopped. There will only be one Lemmy.

King Diamond
It is a sad day. We have lost Lemmy, a legend of legends.
With the highest respect, Rest in Peace my friend.

Pino Scotto
Te ne sei andato e hai vissuto come cazzo volevi bro mi mancherai…riposa in pace e tienimi un posto vicino a te…

Black Sabbath Online
RIP to Lemmy Kilminster from @myMotorhead – A guy I’ve seen live many times. Several opening for Black Sabbath

Glenn Hughes
RIP my dear Staffordshire friend Lemmy… A beautiful Soul~ I tried many times to keep up with him at the bar or after hours~back in 80’s

Eleven Seven Music
What a big lost for the HARD ROCK / METAL community! #RIPLemmy @myMotorhead

Myles Kennedy
RIP Lemmy. A rebel poet until the end. A true inspiration.

Category : News
Tags : Motörhead
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29th Dic2015

Motörhead: morto Lemmy Kilmister

by Marcello

Lemmy motorhead 2015Purtroppo stamane è stata diffusa la notizia che nessuno mai si sarebbe aspettato: Lemmy, leader dei Motörhead è morto ieri a causa di un cancro molto aggressivo che gli era stato diagnosticato solo pochi giorni fa, il 26 dicembre. Lemmy con i suoi Motörhead ha cambiato le regole del rock’n’roll e del metal in generale, i suoi eccessi sono noti a tutti eppure è stato uno dei pochissimi musicisti di rock/metal ad avere compiuto l’età di 70 anni (li aveva festeggiati proprio il 24 dicembre di quest’anno). Ultimamente i suoi problemi di salute avevano fatto saltare alcune date ma Lemmy aveva detto più volte che non voleva arrendersi e che non si sarebbe ritirato. Putroppo la malattia ha avuto la meglio su di lui. Noi lo vogliamo salutare riportandovi il comunicato molto toccante diramato stamane dalla band. Ciao Lemmy.

 
“Non c’è un modo semplice di dirlo… il nostro grande e nobile amico Lemmy è morto oggi dopo una breve battaglia contro un cancro estremamente aggressivo. E’ venuto a conoscenza della malattia il 26 dicembre e si trovava a casa, seduto di fronte al suo videogame preferito al The Rainbow. Non possiamo nemmeno iniziare ad esprimere il nostro dolore e la nostra tristezza, non ci sono parole. Aggiungeremo altro nei prossimi giorni ma per ora vi preghiamo… ascoltate i MOTÖRHEAD ad alto volume, gli HAWKWIND ad alto volume, la musica di Lemmy ad alto volume. Fatevi un drink o due e raccontate di lui. Celebrate la VITA di questo grande, fantastico uomo come lui stesso ha fatto.
AVREBBE VOLUTO ESATTAMENTE QUESTO
Ian ‘Lemmy’ Kilmister
1945 -2015
Born to lose, lived to win”.

Category : News
Tags : Motörhead
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06th Ott2015

Motörhead – Bad Magic

by Marcello Zinno

Motörhead - Bad MagicI Motörhead stanno vivendo un periodo tanto prezioso in studio quanto purtroppo fiacco dal vivo. Gli album realizzati da Mr. Kilmister & Co stanno infatti reggendo le decadi del combo ma anche le produzioni migliori del loro nome: Aftershock (recensito da noi a questa pagina) ci aveva convinti e non avevamo alcun dubbio della resa di questo indistruttibile trio che, come il vino, diviene prezioso più passa il tempo. Purtroppo dal vivo il tutto si sente e, nonostante musicalmente riescano ancora a creare esibizioni al cardiopalma (gli assoli di Mikkey Dee dovrebbero divenire patrimonio dell’UNESCO), la scanchezza di tour estenuanti e di una vita fatta di esagerazioni si fanno sentire. Prova ne è estata l’album Best Of The West Coast Tour 2014 (recensito da noi a questa pagina) che voleva essere un omaggio proprio alla loro natura on stage ma che ha affaticato ancora di più Lemmy il quale ha dovuto sospendere vari concerti nel corso del tour. Insomma, ormai nessuno più era pronto a scomettere su di un ritorno della band in studio, eppure i Motörhead non potevano rinunciare a festeggiare il loro quarantesimo anno di vita: infatti il nuovo album Bad Magic porta con orgoglio l’indicazione “XXXX” sull’artwork a sancire le quattro decadi raggiunte dal progetto, ma bando alle esaltazioni, passiamo a conoscere i nuovi brani proposti.

In modo molto sapiente viene scelta Victory Or Die in apertura, un pezzo dal titolo sicuramente privo di mezze misure proprio com’è il loro approccio di sempre; si tratta infatti di un brano potente dal punto di vista sonoro che crea un buco rispetto al classico trademark che ci attendevamo aprisse l’album. Ma in fondo loro sono dei ragazzini ed ecco arrivare una spruzzata di glam in Fire Storm Hotel, omaggio alle pazzie (distruzioni?!) in hotel anche se già con la successiva spaccaossa Shoot Out All Of Your Lights si torna al metal roccioso e incontrastato. Cosa ci si aspetterebbe dal 22° album in studio di una band così longeva? Forse un ammorbidimento o un’involuzione, seppur all’insegna della coerenza. E invece la chicca di questo album sono proprio i pezzi potenti che talvolta prediligono il metal al mood rock’n’roll, comunque immancabile nell’animo dei Motörhead: sono un esempio l’opener e la distruttiva The Devil, due prove che riempiranno i cuori dei metallari più incalliti. In formissima i due compagni di sventura, con Campbell che sciorina assoli affilatissimi e Dee che si muove come una piovra, con grande scioltezza lungo la sua immensa batteria battendo un tempo meccanico.

Il combo si cimenta anche in un brano dai ritmi lenti, una sorta di ballad alla Motörhead, Till The End, una prova che non fa gridare al miracolo ma che spezza egregiamente la corsa delle tredici tracce. E giusto per lasciare il sapore dolce sulle labbra l’album si chiude con la cover di Sympathy For The Devil dei Rolling Stones: più che una personalizzazione di un brano pubblicato nel lontano 1968 si tratta di un omaggio ad una band che sicuramente ha influenzato Lemmy, in tutto e per tutto. Quindi Bad Magic è una conferma per una band che ormai, nel bene e nel male, non ha più nulla da dimostrare a nessuno.

Autore: Motörhead

Titolo Album: Bad Magic

Anno: 2015

Casa Discografica: UDR Music/ Motorhead Music

Genere musicale: Heavy Metal, Rock’N’Roll

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.imotorhead.com

Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Victory Or Die

  2. Thunder & Lightning

  3. Fire Storm Hotel

  4. Shoot Out All Of Your Lights

  5. The Devil

  6. Electricity

  7. Evil Eye

  8. Teach Them How To Bleed

  9. Till The End

  10. Tell Me Who To Kill

  11. Choking On Your Screams

  12. When The Sky Comes Looking For You

  13. Sympathy For The Devil

Category : Recensioni
Tags : Motörhead
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28th Ago2014

Motörhead – Best Of The West Coast Tour 2014

by Marcello Zinno

Motörhead - Best Of The West Coast Tour 2014Nel pieno del tour mondiale per presentare il nuovo album Aftershock (da noi recensito a questa pagina), i Motörhead escono allo scoperto con un album live dal titolo Best Of The West Coast Tour 2014 che piazza su CD la scaletta portata in giro per i vari continenti come sorta di bonus CD alla ristampa di Aftershock. Noi abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare questa scaletta incisa su un CD e dal vivo sotto il loro palco milanese e le nostre impressioni l’avevamo già raccontate nel nostro live report disponibile a questo link. Ascoltando Best Of The West Coast Tour 2014 ci convinciamo di quella nostra idea: gli ultimi anni sono stati davvero pesanti per Lemmy e la sua salute ne ha risentito parecchio, non a caso il trio ha puntato a pezzi più rock’n’roll/blues rispetto ai capisaldi distruttivi degli show di anni addietro. Resta il fatto che in cuffia o dal vivo i Motörhead non tollerano ammorbidimenti di sorta e sparano gli amplificatori ad un vattaggio incredibile. Le performance tecniche ed energizzanti di Campbell e Dee tengono alta la qualità dell’uscita (e dell’esibizione) e anche Lemmy, considerando le sue condizioni, riesce comunque a restare fedele alle storiche versioni. Un po’ di stanchezza non viene celata nelle parti vocali, comunque vecchia e grassa caratteristica del sound della band e anzi per alcuni ancora più emblematica qui, come un buon vino che invecchia.

In scaletta compare anche la nuova Lost Woman Blues che conferma quanto detto puntando più sulla lentezza del ritmo che non su un tank da guerra, differentemente per I Know How To Die, Over The Top e Rock It che fanno lievitare non di poco i battiti cardiaci. Gran parte del resto (Going To Brazil, Ace Of Spades e Overkill) sono brani che non possono mai mancare in uno show dal vivo della band. La testimonianza concreta di quanto valgono i Motörhead dal vivo nell’anno del Signore 2014. Sarà il loro ultimo tour? Difficile dare una risposta.

Autore: Motörhead Titolo Album: Best Of The West Coast Tour 2014
Anno: 2014 Casa Discografica: UDR
Genere musicale: Heavy Metal Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Damage Case

  2. Stay Clean

  3. I Know How To Die

  4. Metropolis

  5. Over The Top

  6. The Chase Is Better Than The Catch

  7. Rock It

  8. Lost Woman Blues

  9. Doctor Rock

  10. Just ‘cos You Got The Power

  11. Going To Brazil

  12. Killed By Death

  13. Ace Of Spades

  14. Overkill

Category : Recensioni
Tags : Motörhead
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10th Feb2014

Motorpsycho – Blissard

by Giuseppe Celano

Motorpsycho - BlissardIn omaggio alla ristampa di Blissard (2012) in quattro CD, come fu per Timothy’s Monster, quest’anno il tour dei Motorpsycho prevedeva l’esecuzione dell’intero album come encore. Secondo Snah, l’album è stato composto come un concept album (armonico) in cui non proprio tutto è andato per il verso giusto. Registrato in Svezia con un nuovo ingegnere del suono, il disco si allontana dalle classiche sonorità hard rock psichedelico per defluire verso sonorità più strutturate, simili per alcuni aspetti al muro di suono dei Sonic Youth piuttosto che ai Dinosaur Jr. L’intenso amplesso nato dall’intreccio fra le due chitarre emerge prepotentemente nella violenta coppia d’apertura formata da Sinful, Wind-Borne e “Drug Thing”. True Middle è un inquietante antipasto che introduce lo schiacciasassi S.T.G. (su Charles Manson) mentre Greener è una ballad strana, molto particolare grazie al suo crescendo armonico. Insomma, a differenza del passato, Blissard muta anche nel processo compositivo. Stavolta i Motorpsycho sono più “professionali”, meticolosi e attenti ai dettagli, tanto da sacrificare la spontaneità affiorata nei precedenti lavori. Il gioco fra chitarre e basso non è più mutuato dalle lunghe jam, la band porta in studio idee ben chiare che prova fino alla sfinimento. Meno coeso e molto più frammentario dei suoi predecessori Blissard soffre di disomogeneità che forse oggi, a distanza di 17 anni, lo rende l’album più particolare e intrigante della band.

Distorto quanto basta, slegato da strutture (anche mentali) precostituite e lontanissimo dal classico song-like format, questo nuovo lavoro del power-trio di Trondheim è spiazzante e inaspettato, quindi altrettanto affascinante. È come se i Motorpsycho avessero voluto liberarsi definitivamente del loro passato ma anche delle categorie in cui tutti noi abbiamo provato a ingabbiarli. Blissard è la dichiarazione d’indipendenza di una band che, sin dai primi dischi, ha sempre dimostrato di possedere un animo proteiforme adatto al cambiamento, proteso verso un futuro non ancora scritto. La loro è una piacevole incertezza, un continuo fermento mutante che mette i brividi (Fool’s Gold). I Motorpsycho sono un’equazione di 4° grado, pieni d’incognite che speriamo non si risolvano mai davvero. P.S. Se avete il disco a casa potreste ritrovarvi la versione contenente una hidden track molto ben nascosta. Curiosi eh?

Autore: Motorpsycho Titolo Album: Blissard
Anno: 1996 Casa Discografica: Stickman Records
Genere musicale: Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://motorpsycho.fix.no
Membri band:

Bent Sæther – voce, basso, chitarra, taurus

Hans Magnus Ryan – chitarra, voce, Taurus, banjo

Håkon Gebhardt – batteria

Morten Fagervik – chitarra, mellotron, piano, vibraphone, voce

 

Helge Sten (Deathprod) – samples, echoplex, theremin

Ole Henrik Moe (Ohm) – violino

Bitten Forsudd – voce

Rolf Yngve Uggen – voce

Matt Burt – voce

M. Banto – pandeira

Tracklist:

  1. Hidden Track
  2. Sinful, Wind-borne
  3. “Drug Thing”
  4. Greener
  5. ‘s Numbness
  6. The Nerve Tattoo
  7. True Middle
  8. S.T.G.
  9. Manmower
  10. Fool’s Gold
  11. Nathan Daniel’s Tune From Hawaii
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
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10th Nov2013

Motörhead: le condizioni di salute di Lemmy migliorano

by Antonluigi Pecchia

Lemmy dei MotorheadDa una recente intervista da parte di Phil Campbell apparsa sul webmagazine Wales Online, il chitarrista dei Motörhead ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla salute del frontman Lemmy Kilmister: “Lem aveva un pacemaker impiantato perché ad inizio anno ha sofferto di battiti cardiaci irregolari e quindi il suo diabete ha iniziato a dare effetti su di lui. Ma ora la sua salute è migliorata e ha fatto dei sufficienti cambiamenti nel suo stile di vita, una dieta per combattere il diabete…è solo che non si sentiva ancora pronto al 100% per poter ritornare on the road. Come risultato abbiamo posticipato le date programmate per permettergli di tornare in piena forma”. In più ha aggiunto: “Guarda, nessuno di noi è così giovane, quindi le condizioni di salute di Lemmy non hanno esattamente suscitato uno shock enorme. Ma più diventiamo vecchi e più tendiamo ad essere presenti per l’altro e viceversa“. Il tour europeo che la band inglese avrebbe dovuto sostenere nel corso di questo mese è stato posticipato e verrà effettuato  tra febbraio e marzo del prossimo anno, al momento nessuna data italiana è stata annunciata.

Category : News
Tags : Motörhead
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29th Ott2013

Motörhead – Aftershock

by Alberto Lerario

Motörhead - AftershockQuanto volte abbiamo sentito dire che i Motörhead fanno parte di quelle band che sfornano album sempre uguali tra di loro? Questa affermazione si può considerare  in realtà come un complimento ambiguo, piuttosto che come una vera critica: l’idea è che tali band, ed in questo caso i Motörhead, propongono così bene quello che fanno che il loro sound non invecchia mai. La cosa principale che differenzia un album dal successivo è la percentuale di materiale di riempimento presente. Aftershock si distingue da molti altri album proprio per questo, il livello di energia non cala quasi mai così come la qualità delle canzoni. Questo disco non è certo all’altezza dei capolavori del passato di Lemmy e soci, ma va subito dritto al punto, sicuro e senza fronzoli, per cui un ascoltatore senza alcuna conoscenza preliminare della band (un visitatore alieno probabilmente) può ascoltarlo e capire immediatamente perché i Motörhead siano giustamente considerati dei titani dell’ hard\heavy rock. L’opener Heartbreaker è il manifesto perfetto di tutto questo, un perfetto compromesso tra overdrive e melodia, ed il risultato è uno dei brani più orecchiabili del gruppo da Hellraiser. Proseguendo con l’ascolto ci si sofferma a pensare che si deve andare indietro abbastanza in profondità nel catalogo della band per trovare un “lamento” blues, lento ed elettrizzante come Lost Woman Blues. End Of Time inchioda l’ascoltatore alla sedia, lasciandolo stordito senza fiato con il suo riffing che ricorda la celeberrima Ace Of Spades, ma se possibile ancora più accelerata.Going To Mexico è micidiale, potrebbe anche sembrare un classico degli ZZ Top (anche dal titolo della canzone), tuttavia non ascoltato su di una Cadillac, ma su un Dragster alimentato a whisky. Questo è essenzialmente quello che si ottiene ascoltando Aftershock nel suo complesso.

La prima notizia da segnalare in Aftershock è che Lemmy è ancora in pista, carico, grezzo e convincente come al solito. Nonostante tutto quello che ha passato, la sua voglia di non deludere i fan, regalando nudo e crudo speed metal, non è stata minimamente intaccata. La band in sala di registrazione ha individuato i punti di forza di ogni epoca, tentando di fonderli tutti in un insieme senza soluzione di continuità. Mentre ci riescono potentemente per molte tracce, ad un livello che non vedevamo da alcuni anni, non riescono a sostenere la qualità per tutta la durata delle 14 tracce. Crying Shame, per esempio, pur essendo un rock di ottima fattura risulta troppo catchy e melodica rompendo lo slancio delle precedenti tracce.

Aftershock in sintesi non è solo una vittoria morale per Lemmy e compagni, ma un disco solido, che lancia un segnale (e anche una speranza per il futuro) nel panorama metal mondiale attuale: bisogna ancora fare i conti con i Motörhead, perché in fin dei conti nessuna band suona come loro, anche se ci sono un sacco di band che desiderano suonare come i Motörhead.

Autore: Motörhead Titolo Album: Aftershock
Anno: 2013 Casa Discografica: UDR
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Heartbreaker
  2. Coup De Grace
  3. Lost Woman Blues
  4. End Of Time
  5. Do You Believe
  6. Death Machine
  7. Dust And Glass
  8. Going To Mexico
  9. Silence When You Speak To Me
  10. Crying Shame
  11. Queen Of The Damned
  12. Knife
  13. Keep Your Powder Dry
  14. Paralyzed

 

Category : Recensioni
Tags : Motörhead
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22nd Set2013

Motörhead: nuovo album ad ottobre

by Marcello

E’ stata ufficializzata la data di pubblicazione del ventunesimo album dei Motörhead dal titolo Aftershock di cui potete vedere la copertina a lato. Sarà il prossimo 22 ottobre il momento in cui l’album sarà reso disponibile a livello internazionale, un album che già dalla copertina richiama l’aspetto estetico della band (e la loro icona) sempre fedele al rock’n’roll grezzo di stampo “lemmiano”. I Motörhead continuano con la formazione classica con Lemmy al basso e voce, Phil Campbell alla chitarra e Mikkey Dee, un moniker che nella propria storia ha venduto più di 50 milioni di dischi. Di seguito la tracklist dell’album.

 

 
1. Heartbreaker
2. Coup de Grace
3. Lost Woman Blues
4. End Of Time
5. Do You Believe
6. Death Machine
7. Dust And Glass
8. Going To Mexico
9. Silence When You Speak To Me
10. Crying Shame
11. Queen Of The Damned
12. Knife
13. Keep Your Powder Dry
14. Paralyzed

Category : News
Tags : Motörhead
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