• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
15th Set2020

Secret Sight – Borders

by Raffaele Astore
Con il singolo There Must Be A Way che ha praticamente anticipato l’uscita di Borders, seconda produzione dei Segret Sight, la band anconetana conferma quanto di meglio è stato detto in occasione della pubblicazione del loro primo album Day.Night.Life, successivamente seguito nel 2017 da Shared Loneliness. Una cosa che contraddistingue i marchigiani sin da subito è quella loro capacità di saper condensare dell’ottima musica, aspetto questo che è stato confermato anche dal successo che i musicisti hanno avuto durante le loro tournée sia in patria che all’estero. Ma veniamo ad analizzare questa loro nuova uscita che, rispetto alle precedenti, oltre a mantenersi sulla linea già tracciata, aggiunge quel pizzico di maturità raggiunta dalla band, una maturità che tende a migliorare ancora di più con il tempo e ciò nonostante, lo scorso anno, i Segret Sight abbiano subito un rimpasto della formazione con l’ingresso del polistrumentista Tommaso Pompili che ha portato una ventata di novità districandosi tra chitarre, synth ed apporto vocale. Borders si compone di dodici tracce che lasciano alla fine dell’ascolto una scia musicale di tutto rispetto, un album che in larga parte è nato negli States quasi fosse un vero e proprio restart della band dopo le prime produzioni, una ripartenza anche contro la sfortuna che causa Covid ha portato all’annullamento di alcune date all’estero. E certo che la situazione creatasi con la pandemia deve aver fatto molto male ai ragazzi che lo scorso anno avevano chiuso in bellezza con la partecipazione a Reading all’omonimo festival.

Ascoltando Borders non sfugge la presenza di un bel new wave capace di unirsi ad un acre pop, completato in maniera considerevole dalle capacità canore dell’intera band. I dieci brani che compongono il lavoro sono cantati tutti in inglese, tra musica che a volte sprigiona malinconia mentre a volte viaggia su un pop rock che qui, potremmo definire, d’autore. Infatti a conferma di quanto detto la band passa da momenti malinconici a vere e proprie sferzate percussive portando così il sound ad essere esplosivo; ne è un esempio la bella To Stand Myself che ha i piedi nella migliore new wave. E non manca di sentire in Borders musicalità e stilettate tipiche di quegli anni ottanta che, chi scrive, ha vissuto in prima persona. Ma al di là di una “istintiva” opinione personale, è davvero complicato riuscire a decifrare il genere che i Segret Sight ci propongono, un genere che naviga a vista tra una new wave ed un post-punk in grado, comunque, di mantenere quell’inclinazione al british. Borders  è comunque, come i precedenti dei Segret Sight, un album destinato al “futuro”.

Autore: Secret Sight Titolo Album: Borders
Anno: 2020 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Post-Punk, New Wave, Dark Voto: 7
Tipo: CD Sito: https://secretsight.bandcamp.com/album/borders
Membri band:
Lucio Cristino – voce, basso, synth
Tommaso Pompili – chitarra, synth, voce
Enrico Bartolini – batteria, pad
Tracklist:
1. Taxi Dreamer
2. To Stand Myself
3. There Must Be A Way
4. By The End
5. Men Oh Men
6. Awake Me
7. Puddles
8. Inner Borders
9. Say Words (Unspoken)
10. Signs B
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
16th Mag2020

Valente – Controllo

by Marcello Zinno
Valente torna a sorpresa con un EP di cinque tracce, a poca distanza dalla precedente fatica. Controllo il titolo dell’uscita e dell’opener, incentrata proprio su un tema che sembra attualissimo, ovvero il controllo delle vite delle persone. Lo stile è quello che da sempre caratterizza Valente, un new wave molto accessibile, con melodie e ritornelli che alleggeriscono i brani e li rendono facili da ascoltare, senza quindi pigiare il piede sull’acceleratore degli effetti elettronici, che comunque ci sono (in stile Depeche Mode per intenderci ma molto più pop) senza però sovrastare il songwriting. Anzi a dir il vero quello che ci colpisce di questa uscita è proprio ciò che può regalare ad un orecchio attento: il suono infatti è stratificato, al buon e vecchio synth o alla batteria dal sapore electro si affiancano delle chitarre che, anche se in fatto di produzione restano un passo indietro, conferiscono un marchio forte alla musica di Claudio Valente. Bello lo slap di Ultima Cena che coadiuvata dagli intrighi ritmici del drumming ci ha riportato per un attimo ai tempi dei Bluvertigo, qui sono le linee vocali ad acquietare il mood; si segnala l’assolo di chitarra, breve ma concentrato, il brano più elegante ed interessante del lotto. Alte le quotazioni anche con a Tokyo Nights, il passaggio più emotivo dell’EP, evanescente, intimo ma intenso, sembra un incubo che non esplode mai ma che resta sottotraccia come uno stato di malessere che è difficile a combattere.

Presente nell’EP anche la rivisitazione di The Mand Who Sold The World di bowiana memoria che assume abiti moderni e con delle linee di basso reggae cambiano completamente le coordinate della traccia, per poi ricambiare nuovamente nella seconda parte del brano; una rivisitazione davvero intrigante. EP davvero pregevole.

Autore: Valente Titolo Album: Controllo
Anno: 2020 Casa Discografica: Dischi Soviet Studio
Genere musicale: New Wave Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: www.claudiovalente.com
Membri band:
Claudio Valente – voce – tastiera
Gianni Rojatti – chitarra
Andrea Lombardini – basso
Phil Mer – batteria
Tracklist:
1. Controllo
2. Oggi
3. The Man Who Sold The World
4. Ultima Cena
5. Tokyo Nights
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
10th Apr2020

The Lovecat – Under Dark Clouds

by Marcello Zinno
Nuovo album per Massimiliano Rizzo e il suo progetto The Lovecat con una copertina che fa davvero immaginare le nuvole citate nel titolo, nuvole che vanno via lasciando un chiaro paesaggio una volta ascoltato l’album. È sempre brutto bocciare un album ma il nostro ruolo sta nel dare un giudizio più obiettivo alla musica analizzata e quindi dobbiamo essere onesti con l’artista e con i nostri lettori. Under Dark Clouds risente molto di suoni e melodie tra il pop e la new wave che negli anni 80 guidavano il mercato, purtroppo nel 2020 siamo oltre tempo limite per due motivi: il primo è che ogni artista/musicista che si rifà ad un’epoca passata dovrebbe aggiungere qualcosa di personale mentre qui non vi sono elementi “nuovi” o particolari, il secondo è che sempre ai tempi d’oggi questo tipo di musica può essere tranquillamente realizzata in studio senza l’ausilio di strumenti “veri” ma solo grazie alla tecnologia che ormai ha un potenziale infinito e questo sminuisce ovviamente il lavoro che c’è dietro a queste 10 tracce. Ma c’è un elemento che più di tutti fa perdere punti all’album ed è la voce, che al di là di qualsiasi gusto personale risulta stonata in maniera evidente. In questo i cantanti navigati hanno maturato esperienza per poter rendere meno evidenti alcune lacune ed evitare di eccedere in alcune tonalità che si sa non si è in grado di raggiungere; invece nel caso di Under Dark Clouds non si fa nulla per riparare a questo deficit ma purtroppo noi non possiamo non rilevarlo.

Consigliamo quindi di ampliare il progetto ad altri musicisti che magari possono dare il proprio contributo e migliorare lo stile.

Autore: The Lovecat Titolo Album: Under Dark Clouds
Anno: 2020 Casa Discografica: Maxrix Records
Genere musicale: New Wave Voto: 2
Tipo: CD Sito web: http://www.thelovecat.com
Membri band:
Massimiliano Rizzo
Tracklist:
1. Forced To Leave
2. Bewitched
3. Lightfull Eyes
4. Cathedral O’hopes
5. Sunset Regrets
6. Contrasts
7. Invisible
8. Dreams Die At Dawn
9. Immortal Beauty
10. 25 Years Later (God, How I Desire You)
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
09th Apr2020

Leader Negativo – Dovevo Solo Dormire

by Paolo Tocco
Anni e anni di profezie e di lunghissime esortazioni alla rivoluzione. Un tempo si scendeva in piazza armati contro il sistema tanto che uno come Cossiga mandò i carri armati come nei film per le strade di Bologna. Anni prima poeti della libertà scrivevano quel che vivevano, drogando quel che scrivevano dopo aver drogato per bene quel che vivevano. Oggi la rivoluzione si fa nei propri sogni, sulle tastiere squallide dei social e la libertà di parola è divenuta soltanto una delle tante abitudini quotidiane, un automatico modo per omologarci al sistema della banalità, dove le differenze e le singolarità sono bandite dalla società ben pensante. Restano i poeti, i cantori, la band e gli artisti d’ogni sorta a ricordarci quali burattini stiamo diventando. Ma ormai, ahimè la voce è così diffusa che, a lasciar che libera si sparga come l’olio, è divenuta di moda, iper abusata e quindi inoffensiva… come la musica, che sta ovunque e dunque non c’è. Ho come l’impressione che ci siamo assuefatti a sentir fare discorsi orwelliani, tanto per citar qualcosa di massa.

E nel leggere il nome di Luca Urbani direi che mi si sono accese tutte le lampadine: l’attesa di ascoltare questo disco ha corso parallela alla speranza (poi automaticamente divenuta certezza) di ritrovarmi alle orecchie un suono tinto di psichedelica arte pop, di luci stroboscopiche (ma senza esagerare) e pieno di tinte accese, sgargianti (ma senza esagerare) accostate a soluzioni metropolitane, rock, senza troppa facile prevedibilità. E per chi non ha la forza di navigare a vista, può afferrare tantissime etichette di stile per orientarsi. E di certo i Bluvertigo sono una di queste anche se, ad onor del vero, questo disco osa molto di meno. Osa molto meno anche di un’opera che, per il genere e le tematiche, considero molto elevata (a mio parere sia chiaro): Tommaso Tam con Cosmoillogico. E poi quando sento parlare di Luca Urbani, penso inevitabilmente a Garbo, alla sua Discipline Records e a tutto quel mondo di new wave, di synth-pop, eccetera. Gira questo nuovo progetto di Luca Urbani e compagni (per niente meno in curriculum e contaminazioni). È stato chiamato Leader Negativo – moniker emblematico senza troppe altre libertà all’immaginazione. Ascolto questo lavoro dal titolo Dovevo Solo Dormire e faccio una doccia (fredda e plasticosa) dentro una delle ormai consuete distopie popolari divenute realtà. Denuncia sociale dentro confini melodici per niente scontati, spigolosi, che abbracciano derive di ogni sorta.

Il Sogno Dei Poveri ha un’anima drumming di possente rock, belli i suoni di batteria, il cui intro mi suggeriva un massiccio fronte elettrico di chitarre che invece si sono rivelate fin troppo inglesi nella loro silhouette. E l’inciso corale, come spesso si trova, rende indie questo brano che cito a bandiera di quella che forse è il fuori pista più marcato di un disco che viaggia in direzione altra…un disco che somiglia più a brani come Gli Italiani Non Esistono o alle volute “orchestrali” (molto Talking Heads mi si permetta) di Alcuni Esemplari o al funky elettrico ed elettronico di Perdita Di Gravità con un inciso davvero sghembo e fuori controllo; ma questo disco non si vieta neanche le pennellate di un lounge in pieno relax con tappeti di gran lusso come in Buon Vino. Eppure il vero apice di condivisione, tutti dovremmo trovarlo in Quando Sono Io?, bellissima fotografia che prende a schiaffi l’ego di questo mondo. Complimenti. Un disco che rende sfacciata la varianza di ogni voce in gioco, le tante sfumature che si incontrano e non si vietano di mettere in campo le proprie individualità…un ascolto che si sarebbe reso ovvio se l’elettronica avesse imperato ovunque, che invece secondo me vince con carte di rock suonato per davvero. Società e voce contraria ma pur sempre restando dentro i confini del già permesso e del tutto lecito. Ecco: a liriche come quelle che spesso troviamo dentro queste canzoni, avrei preferito una follia compositiva maggiore, dai suoni alle soluzioni, soprattutto nei mix di voce sempre troppo composti e (questi sì) assai scontati per il genere.

Ci hanno provato i LN ma secondo me alla bella personalità non c’è un corrispettivo di forza estetica, retrocedendo a convenzioni più quotidiane spesso e volentieri come in Acido Laico, il momento più indie pop di tutto l’ascolto (secondo me, sia chiaro sempre). Ma forse, a loro, neanche interessava infrangere troppe regole. O forse sono solo sbagliate queste mie piccole impressioni. E una tazza di birra ci sta benissimo…anche se io avrei volentieri servito a tavola una brocca di “assenzio” fluorescente.

Autore: Leader Negativo Titolo Album: Dovevo Solo Dormire
Anno: 2020 Casa Discografica: Discipline
Genere musicale: Alternative Rock, New Wave Voto: 5
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/LeaderNegativo
Membri band:
Fabio Galvagno – voce
Luca Urbani – tastiere, chitarra, voce
Matteo Agnelli – chitarra
Alessandro Parietti – batteria, percussioni
Andrea Pellegrino – basso
Tracklist:
1. Perdita Di Gravità
2. Alcuni Esemplari
3. Rimandare
4. Buon Vino
5. Il Sogno Dei Poveri
6. Che Cosa?
7. Acido Laico
8. Quando Sono Io?
9. Gli Italiani Non Esistono
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
07th Gen2020

Newdress – LEIcontroLEI

by Marcello Zinno
Tornano i Newdress, (oggi) quartetto che avevamo già apprezzato ai tempi di Falso Negativo (la recensione disponibile qui) e dell’EP Novanta (disponibile qui): un progetto che ha sempre pescato a piene mani dalla new wave e dal post-punk cercando di riproporne le relative coordinate principali ai giorni nostri, ma sempre con un pizzico di soluzioni personali. Sempre in bilico tra i Bluvertigo più elettronici, i primi New Order, i Depeche Mode più rock e i Joy Division più melodici, i Newdress hanno costruito una ricetta ben chiara che piace ai nostalgici (il titolo Novanta non fu un caso) ma che non suona fuori luogo ascoltata oggi. Da qualche mese hanno pubblicato LEIcontroLEI, un album profondamente ispirato nei messaggi al girl power ma che non teme di trattare tutte le relative discriminazioni, precontetti e false idee che nei luoghi bigotti e ipocriti si fanno strada e si espandono troppo facilmente circa il sesso, inteso come stato dell’essere e non come mero atto fisico. Così la band dedica un brano a Marilyn Monroe (Overdosing In L.A.), un altro a Elizabeth Warren, icona LGBT americana (Pallida), uno a Lilith ed Eva, le due mogli dicotomiche di Adamo (titletrack), uno a Joyce Lussu, partigiana, scrittrice, traduttrice e poetessa italiana (Joyce), uno a Amelia Earhart, la prima donna a sorvolare l’Oceano Pacifico (Il Rumore Di Te).

Musicalmente invece l’album è abbastanza variegato, non sempre è facile accostare ad un unico percorso musicale. Partendo infatti dalla new wave, marchio indelebile di fabbrica, i Newdress si aprono a venature dance con l’opener Vacanze Dark, rimarcando le influenze anni 80 con tanto di luci colorate che disegnano linee curve sulla dancefloor con l’affascinante Freelove Dating; e così altre tracce che accarezzano la new wave più ritmica e pop oriented che suggerisce movimenti danzerecci, come la titletrack (nonostante il messaggio intriso nei testi sia tutt’altro che leggero) o Il Rumore Di Te. A noi piacciono i momenti che non poggiano esclusivamente sulla ritmica incalzante ma che hanno un sapore anche sui diversi arrangiamenti o sulle aggiunte in studio: L’Alieno E La Bambina è un pezzo che si lascia ascoltare più e più volte, Joyce è un momento introspettivo e intimo che svela un lato della band davvero interessante e infine Bolle Di Sapone che nella strofa ci ricorda qualcosa targato Raiz.

Un album consigliatissimo per chi ama quei suoni, l’unica osservazione sta nell’accostamento tra temi moderni o comunque attuali (L’Alieno E La Bambina che parla di Greta Thunberg o Freelove Dating che tratta del dating on line) a suoni vintage legati a diversi decenni fa. A livello di concept artistico la cosa potrebbe stonare un po’ ma questa è solo una nostra opinione.

Autore: Newdress Titolo Album: LEIcontroLEI
Anno: 2019 Casa Discografica: Discipline
Genere musicale: New Wave, Electro Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.newdress.it
Membri band:
Stefano Marzoli – voce, synth, elettronica
Jordan Vianello – batteria, elettronica
Andrea Zagna – basso
Matteo Frigoli – chitarra
Tracklist:
1. Vacanza Dark
2. Overdosing In L.A.
3. Pallida (feat. Stefano Brandoni)
4. Freelove Dating
5. L’alieno E La Bambina
6. Lei Contro Lei
7. Joyce (feat. Antonio Aiazzi)
8. Il Rumore Di Te
9. Tipo Banale
10. Bolle Di Sapone (feat. Diego Galeri)
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
30th Nov2019

Varanasi – Varanasi

by Marcello Zinno
Morto un progetto se ne fa un altro, non è un detto inventato al momento ma è ciò che è capitato ai Japan Suicide dopo che i loro componenti hanno deciso di iniziare una nuova avventura dal nome Varanasi, proprio quest’anno, anno in cui danno alla luce il primo EP con 4 brani di cui un vero inedito. Lo stile della band non viene stravolto, si pesca sempre da ambiti new wave e post-punk (1978 è emblematico in tutto ciò), ma ufficialmente la band vuole puntare a delle liriche in italiano, per questo decide di dare un taglio netto con il passato. In verità anche il suono ha subìto delle modifiche, infatti Mishima, riedizione rispetto all’ultimo album dei JS dal titolo Ki, suona più rock, una batteria meno elettronica entra in gioco e le linee vocali suonano meglio a nostro parere. L’opener ci avvicina invece ad un’opera apocalittica, che ha poco a che vedere con la vera proposta della band, un esercizio sperimentale forse o un indizio di come si svilupperà il progetto.

Il vero inedito si chiama Rosemary’s Baby, anche singolo dell’uscita, brano indubbiamente legato a doppio nodo con il sound dei The Cure, influenza che ha segnato questi musicisti anche ai tempi dei Japan Suicide. La scommessa circa il futuro dei Varanasi sta tutta nel capire quanta della personalità di questi ragazzi sarà messa in gioco e come questa band prenderà le distanze da suoni già noti.

Autore: Varanasi Titolo Album: Varanasi
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: New Wave Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/pg/Varanasi.Ufficiale/
Membri band:
Stefano Bellerba – voce, chitarra
Matteo Bussotti – batteria
Matteo Luciani – basso
Leonardo Mori – tastiere, synth
Saverio Paiella – chitarra
Tracklist:
1. La Grande Onda
2. Mishima
3. Rosemary’s Baby
4. 1978
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
16th Nov2019

Danilō – Sirius

by Marcello Zinno
Non c’è che dire, viaggiare ti apre la mente. E questo nuovo EP di Danilo Sannelli, in arte Danilō, lo dimostra. Questo non solo perché l’artista si è trasferito all’estero ma soprattutto perché la sua musica unisce papille gustative di Paesi così diversi. I rimandi ai Joy Division citati da lui stesso sono evidenti nelle linee vocali dell’opener, ma qui al posto di trame compulsive si cela un synth che è un po’ kraut un po’ anni 80, per una visione pseudo futurista della musica; è proprio quel decennio che è protagonista assoluto di questo EP perché le tastiere e gli effetti ci permettono di percorrere quella visione elettronica e “fantascientifica” (chiaramente applicata alla musica) che si respirava a quei tempi, sia che Danilō si esprima in italiano (Nord) sia che lo faccia in inglese (le altre tracce). Probabilmente è in Spider che la vena elettrica prende il sopravvento, lasciando solo da metà corsa un ingresso di una sei corde che forse doveva acquisire maggiore consistenza.

Un EP dalla durata molto breve, uno stile fin troppo legato al decennio degli anni 80. Ci auguriamo che Danilō possa inserire però qualcosa di più personale nei prossimi inediti.

Autore: Danilō Titolo Album: Sirius
Anno: 2019 Casa Discografica: Irradiant Hologram
Genere musicale: New Wave Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/Danil%C5%8D-155007005367086/
Membri band:
Danilō – chitarra, synth
Romain Medioni – basso, batteria
Gabriel Legrand – chitarra
Matteo Nocera – batteria
Tracklist:
1. Sirius Train
2. Nord
3. Spider
4. The Wind
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
01st Set2019

La Postazione – Never Stop Dreaming

by Marcello Zinno
Più che un power trio potremo definire La Postazione un dream trio date le sonorità che mettono in scena con il loro EP Never Stop Dreaming. Contrariamente a quanto farebbe pensare il titolo si tratta di brani con testi in italiano seppur molto esterofile in quanto a suono scelto; se infatti da un lato è vero che l’Italia è piena di realtà indie pop, ne La Postazione noi percepiamo tanto sapore straniero: a livello musicale, sentiamo i Beatles, sentiamo delle sfumature brit rock / brit pop, sentiamo degli echi vocali che ci ricordano gli anni 70. Ma in fondo sono percezioni perché le cinque tracce incluse in questo EP sono essenzialmente brani semplici, che dicono tanto già al primo ascolto, indie nel senso più pieno del termine. Non è un (mini) album che va assimilato il loro, piuttosto piazzato in qualche playlist ed ascoltato per tenerti compagnia. Niente quindi che faccia veramente breccia nella scena, ma ci piace il loro approccio nella scrittura dei pezzi, la loro leggerezza che però non sempre significa pop ma anche arrangiamenti e costrutti intelligenti: ci piace Necessario, un brano semplice ma non banale che nella sua versione acustica (ghost track alla fine dell’EP) assume un sapore ancora più intenso.

Meno piacevole in alcuni frangenti l’immedesimazione vocale che sembra eccessivamente costruita su di un approccio recitativo (esempio nelle strofe dell’opener, non nei tornelli molto più convincenti, anche per la capacità di stare dentro ai pattern); un po’ troppo convenzionale anche Il Colonnello, un brano che suona quasi come una nenia eccessivamente sempliciotta e che dai testi invece intuiamo sia qualcosa di tutt’altro che insignificante. Il nostro consiglio è quello di stratificare ancora di più la proposta musicale, continuando il lavoro di ricerca che talvolta La Postazione ci dimostra.

Autore: La Postazione Titolo Album: Never Stop Dreaming
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Pop, New Wave Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/lapostazioneband/
Membri band:
Carmine Ricciardi – voce, chitarra
Fabio Barbera – chitarra
Matteo Quaranta – batteria
Tracklist:
1. L’atlantico
2. Necessario
3. Il Colonnello
4. Cono D’ombra
5. Mine Vaganti
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
23rd Mag2019

Nails & Castles – Still Chasing You

by Marcello Zinno
Li avevamo incontrati già all’epoca del loro debutto omonimo, di cui avevamo parlato a questa pagina e ora il duo che prende i nomi d’arte dei loro artefici e li fonde creando un moniker torna con un nuovo album. Sono trascorsi due anni da questi due capitoli discografici e le idee del duo si sono sviluppate. La prima traccia infatti ci offre subito la sensazione di uno stile più “suonato”, il drumming e le note si intrecciano e si sovrappongono lasciando a casa quella sensazione di diluito e di sintetico che il precedente EP conteneva in tutti i suoi passaggi. Certo, la matrice ritmica e il basso profondo sono di nuovo ben valorizzati (si ascolti ad esempio Uncovered Lies) e questo non può farci che piacere ma se in passato i Nails & Castles ci sembravano una band new wave con delle sfumature indie ed altre post, qui la parola “post” viene cancellata da una ricerca di groove maggiore e che a nostro parere contribuisce ad una resa nel complesso più di valore. L’indie rock britannico resta impresso nei loro riferimenti musicali, basti ascoltare la seconda parte di Admission, brano che inizia un po’ troppo elettronico ma che poi riprende i binari tracciati dalla band. Però il pezzo che ci conferma come la band abbia virato vero un altro tipo di stile è Time To Sin, pieno di accelerazioni e con un grip tosto che ti fa muovere pur se stai seduto.

N.Y.C. è un brano da club americano in cui si risottolinea questo desiderio del duo di “suonare” e lanciare una ritmica che coinvolga, pur sempre sotto un tessuto molto 80s, come da tradizione. Tanta materia sotto la pelle dei Nails & Castles, tanta varietà e voglia di uscire allo scoperto. Still Chasing You è un album altrettanto breve rispetto al suo predecessore ma un lavoro che spazia maggiormente tra le varie idee musicali del combo, 8 tracce ancora più suonate e che ci piacciono proprio per questa loro varietà.

Autore: Nails & Castles Titolo Album: Still Chasing You
Anno: 2018 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: New Wave, Indie Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/nailsandcastles
Membri band:
Mark Nails – musica
Steven Castles – voce
Tracklist:
1. Welcome The Void
2. Uncovered Lies
3. Admission
4. Still Chasing You
5. N.Y.C.
6. Time To Sin
7. The Exit
8. Shame
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
12th Gen2019

Date At Midnight – Reverse Resilience

by Marcello Zinno
I Date At Midnight decidono di pubblicare un EP, un passaggio intelocutorio tra il precedente Songs To Fall And Forget uscito due anni fa e un prossimo full-lenght a venire. Il loro campo resta la new wave ed il post-punk del passato, tra suoni sintetici e riminiscenze di matrice The Cure ma con un aspetto che in qualche modo ci ricorda progetti più oscuri come i The Sister Of Mercy (ascoltare Low) o i Type O’ Negative. Stupisce Lights Off / Lights On che presenta un ritmo incalzante, elemento raro in proposte di pari genere, sezione ritmica che tra l’altro tiene alto il coinvolgimento in questo brano anche a causa della snellezza dei testi. Linee di basso ben presenti, come da regola, voce oscura e profonda, gli elementi classici del genere ci sono tutti, anche se in questo EP vengono presentati i due profili della band: quello più lento e lugubre che si scontra per certi versi con quello più rapido e incisivo. A noi ad esempio piace Traumstadt, un brano in cui chitarra e batteria sembrano avvicinarsi ai suoni indie rock d’oltre Manica e che potrebbero essere apprezzati da un pubblico più ampio rispetto al loro target; nell’EP è presente anche un remix di questo brano che forse cade un po’ troppo nella musicale elettronica.

Un buon assaggio in attesa del futuro album.

Autore: Date At Midnight Titolo Album: Reverse Resilience
Anno: 2018 Casa Discografica: Manic Depression Records
Genere musicale: New Wave Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.dateatmidnight.com
Membri band:
Daniele de Angelis – voce
Pasquale Vico – basso
Francesco Barole – chitarra
Francesco Mignogna – batteria
Tracklist:
1. Reverse XXI
2. Lights Off / Lights On
3. Low
4. Traumstadt
5. Surrendering To Memories
6. Traumstadt (No More remix)
Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
Pagine:12345»
Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • Hollow Bone – Hollow Bone
    • TerraDown – Judgement
    • Tugo – Giorni
    • Hugomorales – Oceano
    • Old Bridge – Bless The Hell
  • I Classici

    • Pallas – The Cross & The Crucible
    • Quiet Riot – Quiet Riot (1988)
    • Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
    • Mountain – Masters Of War
    • King’s X – XV
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Marillion Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal post-grunge Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in