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06th Mar2022

Estetica Noir – This Dream In Monochrome

by Raffaele Astore
Un disco che non ha bisogno di commenti, semplicemente intenso, compatto. Il nuovo disco degli Estetica Noir, This Dream In Monochrome, è un disco che aggrega semplicità, evanescenza e suoni che ricordano i fasti degli ‘80, un disco che si cala comunque senza alcuna difficoltà nei ventidue appena iniziati. Le sonorità che ruotano nell’elettrowave ed in parte nell’industrial ci portano una ventata di freschezza e ci fanno capire quanto This Dream In Monochrome sia un disco per tutti, anche per coloro il cui palato, anzi orecchio, è sempre difficile da soddisfare. I brani contenuti in questa nuova produzione degli Estetica Noir sono tutti un coacervo di suoni e di mondi che non hanno bisogno di specifiche presentazioni, basta mettersi di buona lena ed ascoltare This Dream In Monochrome lasciandosi andare per assorbire le atmosfere che la band propone. Da Sweeper a The Fall è tutto un susseguirsi di wave, di dark e di quel rock che affonda le radici in band come i Cure e non solo. E così tra effetti, must sonori ed elettronica primordiale questo disco non smette mai di piacere.

This Dream In Monochrome è un disco che merita l’ascolto, una set list che si conquista il passaggio a giorni alterni in radio, una produzione che esprime a dismisura la maturità raggiunta da questa band che conferma quanto scritto nella biografia: “Estetica Noir è un’esigenza interiore, una passione, un fanciullino che scrive ancora i loghi delle band preferite sul diario di scuola, una via di fuga, ma soprattutto, è scrivere canzoni in un mondo ormai vincolato per lo più da suoni e software.”

Autore: Estetica NoirTitolo Album: This Dream In Monochrome
Anno: 2022Casa Discografica: Red Cat Records
Genere musicale: Rock, New WaveVoto: 6,5
Tipo: CDSito web:  https://esteticanoir.wordpress.com/  
Membri band:
Silvio Oreste – voce, chitarre, loop
Rik Guido – basso
Paolo Accossato – batteria
Marco Caliandro – synth, cori, loop
Tracklist:
1. Room Of The Mask
2. Sweeper
3. Striate Body
4. Autumn
5. N.U.
6. Dawn Of Pluto
7. Nyctophilia
8. X
9. The Fall
10. Climbing Un The Loneliness
Category : Recensioni
Tags : New Wave, Nuove uscite
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22nd Feb2022

Tejas Astras – Alien Decadence

by Marcello Zinno
Torino da sempre è stata una città fucina di band rock e di sperimentazione e probabilmente l’ambiente avrà influenzato anche i Tejas Astras che giungono al secondo studio album dal titolo Alien Decadence. Il loro stile sembra un incrocio tra i Voivod e i suoni anni 80 della new wave e del post-punk; certo, poi ci si potrebbero trovare altre mille influenze ascoltando le tastiere, i cori, le chitarre prodotte in modo che il suono risulti vintage, un retrogusto psichedelico e anche un certo soft prog del passato (remoto), ma lo stile della band è tutto lì: un new wave ottantiano, diverso perché non si fa sovrastare dai synth, piuttosto erge i propri pilastri sulle linee vocali e sulle chitarre. E poi ci sono le variabili incontrollate come le melodie orientaleggianti della quinta traccia e l’estrema cadenza ritmica, instancabile, di L’oltre Uomo, per non parlare delle incursioni elettroniche di Telepatia Virtuale. Un’offerta che si inspessisce e che per certi versi spiazza in quanto ad ogni passaggio non si sa cosa attendersi da questo power trio, cosa che rende difficile far attecchire (o far comprendere) la loro proposta al pubblico. Singolare, è sempre un bene che una band si esprima sulla base delle proprie esigenze, resta però molto particolare lo stile adottato.

Il progetto si dice essere ispirato in quanto a testi ad una serie di tematiche dell’occulto e del mistero, come l’ufologia e il contattismo: in questo avremo preferito la presenza di testi all’interno del booklet per accompagnare l’ascoltatore nelle vicende narrate. Al tempo stesso, per coerenza rispetto alle liriche, il jewel case del CD sarebbe potuto essere tutto di colore nero.

Autore: Tejas AstrasTitolo Album: Alien Decadence
Anno: 20221Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: New Wave, Post-PunkVoto: 5
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/TejasAstrasband
Membri band:
Denny Deimos – voce, tastiere, armonica, batteria, drum machine
Frank Sirius – chitarra, batteria, drum machine
Gustav Sulfur – basso, batteria, drum machine
Tracklist:
1. Destinazione Alienazione
2. Più Forte Della Luna
3. Esploratori Dell’ignoto
4. Buio Nel Cielo
5. Il Volo Del Vimana
6. L’oltre Uomo
7. Telepatia Virtuale
8. Mister Roswell
I. Radar Tango
II. Roswell Theme
III. Fredde Notti In Nevada
IV. Hangar Troopers
V. Segreti Dallo Spazio Profondo
VI. Roswell Theme Reprise
VII. Sulle colline
Category : Recensioni
Tags : New Wave, Nuove uscite
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24th Nov2021

La Grazia Obliqua – Oltre

by Marcello Zinno
La Grazia Obliqua continua a dimostrare la sua vena fortemente prolifica tornando con un EP forse interlocutorio prima del secondo full-lengh prossimamente in pubblicazione. Qui parliamo di Oltre che spezza il fiato tra Canzoni Per Tramonti E Albe – Alcrepuscolo Dell’occidente e quello che verrà che si chiamerà Canzoni D’amore E Morte E Altri Eventi Accidentali. Impressionante quante influenze si toccano con mano in una manciata di brani che non raggiungono i 20 minuti totali. Dallo spirito avventuriero e sperimentale di Battiato, passando per tutto l’habitat spoken word che ha influenzato l’inizio del nuovo millennio, ripescando i suoni new wave e fondendoli con un approccio un po’ alternative rock e un po’ crossover novantiano. La new wave e la dark wave sono però l’ancora che fa approdare il sound de La Grazia Obliqua e a noi piace presentarli come una band di rock d’autore che mescola poesia a voglia di stupire e questa voglia oltre ad essere letta tra le righe esplode con caparbietà in Waiting For The Dawn in cui le coordinate cambiano profondamente.

Oltre è un EP di passaggio per chi guarda al passato ma lo fa con l’idea di desiderare qualcosa di diverso. È proprio lui che sarà accontentato. Dicevamo venti minuti ma confezionati in un 12”, scelta coraggiosa e assolutamente corretta alla luce della proposta del quartetto. Molto di più di un antipasto prima del prossimo studio album.

Autore: La Grazia ObliquaTitolo Album: Oltre
Anno: 2021Casa Discografica: Toten Schwan Records
Genere musicale: New Wave, Eletro Rock, Alternative Rock, Rock d’autoreVoto: s.v.
Tipo: EP 12”Sito web: www.lagraziaobliqua.it
Membri band:
Alessandro Bellotta – voce, chitarra
Alessandra Trinity Bersiani – tastiere, voce, flauto, programming, percussioni
Massimo Bandiera – basso, voce
Valerio Michetti – batteria
Tracklist:
1. Oltre
2. Resta
3. Piovono Pietre
4. Waiting For The Dawn
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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13th Ott2021

Lunar Dump – Lipo

by Marcello Zinno
I fratelli Camponogara ne hanno di esperienza alle spalle che potrebbero scrivere un libro sulla scena musicale italiana. Da anni, dopo i Mürmür si sono dedicati a questo progetto, i Lunar Dump, in cui tutto ruota intorno a loro due, mente e corpo. Potremo definirlo rock sperimentale lo stile che caratterizza il progetto, o figlio del post-rock di questi tempi, ma in realtà è una forma in evoluzione e già nelle singole tracce della medesima uscita discografica si toccano con mano rimandi a scene diverse. Loro stessi hanno chiamato l’EP Lipo in quanto “acronimo dei generi musicali dei quattro brani contenuti” (cioè linear wave, indie groove, psychedelic pop, e infine oniric trip)…provocazione? Potrebbe essere, fatto sta che a nostro parere il loro è un post-rock che si muove ai confini con new wave e shoegaze ma che cambia forma a seconda degli effetti e della ritmica adottata. Essendo un rock puramente strumentale, quindi assolutamente privo di coordinate vocali, sono appunto le parti elettroniche, gli effetti e le aggiunte che modificano il percorso imboccato dal duo: le 4 tracce, nonostante la presentazione avesse suggerito perimetri distanti, in realtà sono omogeneamente inserite in una unica visione musicale, forse poco incisiva alla luce dei pattern scelti, che per singola traccia si ripetono in maniera troppo marcata, e della durata complessiva (16 minuti), ma interessanti se visti con uno sguardo più ampio del solo EP.

Coraggio unito ad un’ottima produzione, identità e coerenza artistica in un lavoro breve ma curato, fuori dagli schemi, psichedelico il giusto ma con un occhio al presente. Forse troppo elettronico per i nostri palati, ma senza cedere quel valore introspettivo che lo caratterizza.

Autore: Lunar Dump Titolo Album: Lipo
Anno: 2021 Casa Discografica: XO La Factory, Dischi Soviet Studio
Genere musicale: New Wave, Post-Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: www.facebook.com/lunardump
Membri band:
Paolo Camponogara – synth, chitarra, vocoder, drum-machine, effetti
Zeno Camponogara – batteria, sampling pad, loop station, percussioni
Tracklist:
1. Psycositar (Flow)
2. Rhythmic Tape
3. Smoker’s Bridge
4. Waterfall
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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24th Giu2021

Metibla – Stanno Tutti Male

by Marcello Zinno
Dopo una lunga attesa e un lungo periodo di gestazione tornano sulle scene i Metibla, progetto nato come one man band ma poi evolutosi. L’evoluzione musicale però non è drastica rispetto al loro precedente album Crimson Within (pubblicato nel lontano 2014) con il quale si condividono certe sonorità, l’uso dei synth, un approccio new wave che però sa essere incisivo anche grazie ad una chitarra elettrica che in alcuni brani sa crearsi i propri spazi. Una traccia evolutiva la notiamo invece nel passaggio a testi in lingua italiana e per un significato forte che il disco infligge: Stanno Tutti Male, il titolo rende bene l’idea di questa sofferenza che tocca tutti gli umani in una vita infelice (non solo quella del periodo covid, i Nostri ci tengono a sottolinearlo), che procede per inerzia. E i Metibla non vedono uno spiraglio nemmeno nell’amore, perché ci si innamora dell’amore e quando finisce “ci concentriamo solo sulla fine”.

Si gioca comunque con i suoni e con le melodie (In Serie) ma anche con un rock di maggiori pulsazioni, dalle linee vocali più grezze seppur ugualmente esplicative (La Fine); è qui la chiave di lettura dell’album, un lavoro che presenta, attraverso sonorità elettriche e quasi elettroniche, un certo impianto melodico che dona una serie di sfumature di colori, di contrasto con i colori neri e cupi conferiti dai testi (un altro esempio è La Bellezza Del Passato). Eppure ad un ascolto attento non viene fuori solo questa visione pessimista (ma in parte anche un po’ realista) della band, viene a galla anche un approccio sperimentativo, che forse a primo acchito appare essere in secondo piano rispetto all’orecchiabilità di alcune strofe e ritornelli.

Tutto questo miscuglio di elementi, seppur caratterizzanti, a nostro parere finisce per smarrire un po’ l’ascoltatore, che fa fatica a capire come porsi rispetto a questo lavoro.

Autore: Metibla Titolo Album: Stanno Tutti Male
Anno: 2021 Casa Discografica: Dimora Records
Genere musicale: New Wave, Alternative Rock Voto: 6
Tipo: CD Digitale Sito web: www.facebook.com/METIBLA
Membri band:
Riccardo Ponis – voce, synth
Paolo Alvano – chitarra, basso
V Fisik – batteria, chitarra, basso, synth
Matteo Iacopino – basso
Tracklist:
1. Stanno Tutti Male
2. Il Mio Cuore Bacato
3. In Serie
4. Per Averti
5. La Fine
6. Farsi Fuori
7. Neve Nera
8. La Bellezza Del Passato
9. Ammazzami
10. Misantropia Unica Via
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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07th Mag2021

Drovag – Toxin

by Marcello Zinno
Immaginatevi una festa in maschera, uno di quei party dove ogni persona rappresenta un personaggio e non appena lo vedi ti immergi in ricordi, pensieri, emozioni. Per una sera ognuno è un’altra persona o finge di esserlo. A queste feste c’è sempre la maschera non compresa, quella a cui bisogna chiedere, quella che suona fuori dal coro ma che probabilmente finisce per rendere il tutto più particolare. Se il party è la scena rock, quella maschera è il progetto Drovag, un progetto arrivato al secondo album e che veste i panni di un electro rock moto forte, fatto per lo più da batteria elettronica e synth, ma che vuole decisamente assumere un ruolo di rottura. Ci riesce? Secondo noi in parte: il risultato è positivo sicuramente per i suoni e le ambientazioni create, dalla voivodiana Dress Cose alla avaguardistica Put Yourself Aside passando per il sax nella titletrack che è adeguato al senso sperimentale della proposta, più discutibile il tutto a livello strettamente compositivo in quanto in ciascuno degli scenari toccati non riesce ad incidere nel fuoco la sua valenza, perdendo la lotta contro il tempo. Dalla new wave So Hard fino al brano Housekeeping intinto nello space c’è poco che riesca davvero ad affascinarci e che invogli al riascolto. Spesso gli abiti elettronici prendono il sopravvento e quel senso di disagio che gli invitati provano nel chiedersi chi sia quello sconosciuto partecipante probabilmente assale anche la maschera stessa, così difficile dal trovare una casella precisa (attenzione, non conformarsi, perché in fondo non bisognerebbe conformarsi mai).

Poche liriche e molte sensazioni digitali, in alcuni momenti futuristiche, in altri un po’ troppo sintetiche. Non è chiara la direzione del progetto o forse noi non l’abbiamo compresa.

Autore: Drovag Titolo Album: Toxin
Anno: 2021 Casa Discografica: All Will Be Well Records
Genere musicale: New Wave, Electro Rock Voto: 5
Tipo: CD Sito web: www.alessandrovagnoni.com
Membri band:
Alessandro Vagnoni – voce, batteria elettronica, tastiere, synth, basso, chitarra

Sergio Pomante – sax in Toxin
Tracklist:
1. So Hard
2. Cinema Vérité
3. Dress Code
4. Surface
5. Housekeeping
6. Her Last Meal
7. Toxin
8. Put Yourself Aside
9. Voices
10. Shutter
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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14th Feb2021

Come Back To Zero – Pull The Plug

by Raffaele Astore
La prima cosa che mi ha colpito di questo bell’album d’esordio è stata la copertina. Non è che le copertine ispirino sempre nell’immediato sensazioni e riflessioni di genere, ma questa volta già dall’artwork ho iniziato a volare oltre confine e vi spiego il perché. Quando il covid ancora non aveva fatto la sua comparsa sovente mi recavo a Londra per motivi che non sto qui a spiegarvi per non tediarvi. Nei miei giri nella capitale inglese, dove erano compresi sia affetti che tanti momenti di svago “rock”, sovente si capitava in locali in quel di Camden Town dove, spesso, sono i murales a colpire. Eh si perché sono proprio i murales tra i tanti negozietti di spille, spilloni, cianfrusaglie varie ed anche qualche cosa rara che a me è capitato di acquistare (non vi dico cosa però), che ci si muove. E più osservo questa bella copertina più mi ritorna in mente una immensa chitarra su uno sfondo di mattoni dipinto su una serie di pannelli che nascondevano un rifacimento di locale per concerti – giusto per restare in sintonia. Allora non mi perdo d’animo con i ricordi e decido di ascoltare subito questo disco. Come Back To Zero è già un nome per una band che la dice lunga su quello che siamo ora, ed infatti a chi non piacerebbe mettere indietro le lancette dell’orologio per tornare indietro al tempo in cui si poteva viaggiare, andare alle conferenze stampa di presentazione di dischi, concerti e così via?

Torniamo al disco dal titolo di ripartenza, Pull The Plug, e guarda caso, il pezzo di apertura che è Penny, oltre a ricordarci la moneta corrente in Gran Bretagna ci riporta ad un’altra “Penny” famosa ma che da queste sonorità è lontana anni luce. Si perché la Penny di cui si parla qui ha sonorità diverse che si muovono più in acque new wave con il resto poi di un disco dove, oltre alla new wave, ci puoi trovare tranquillamente il post-punk e quel post-grunge che non guasta mai perché spesso sconfinante in un rock marchiato a fuoco. Di brani da segnalare ce ne sarebbero tanti in questo piacevole esordio che ho ascoltato alcune volte prima di mettermi al lavoro, ma per questioni di spazio ci piace segnalare Strangers In Love che vellutata e soffice com’è, ci richiama alla mente alcuni momenti dei The Cure, altri momenti invece dei Muse ma loro sono i Come Back To Zero ed hanno le idee abbastanza chiare per come si presentano. La successiva Brigther mi sa tanto di Franz Ferdinand ma se questi ultimi si son fatti ormai un nome spero tanto che questi ragazzi salernitani possano aspirare ad un bel futuro perché se lo meritano davvero. Infatti basta giungere a Strangers In Love per accorgersi come il sound che questi ragazzi salernitani propongono faccia accapponare la pelle, mentre The Right Time invece ti porta a viaggiareoltre quella Camden che qui ci sembra onnipresente.

Bellissima poi la quasi “post” We Just Have To Talk About It che si trasforma in un punk rock leggero, quasi sinfonico, e mai sopra le righe. Tutto qui è una fusion perfetta tra generi degli anni ottanta che si contemplano l’un l’altro, si fondono e si contaminano per ripartire insieme e ritornare allo zero. Ma noi non vogliamo ancora tornarci e così, giunti a The Right Time pezzo finale che sa tanto di The Cure, rimettiamoci di nuovo all’ascolto perché i salernitani ci sono davvero piaciuti anche in quel messaggio di libertà e di speranza che ci conduce a salvare questo nostro mondo che ci vuole isolati.

Autore: Come Back To Zero Titolo Album: Pull The Plug
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: New Wave, Post-Punk Voto: 9
Tipo: CD Sito: https://www.facebook.com/Comeback2zero/
Membri band:
Francesco Rago – voce, tastiere
Pasquale Maria Petrone – chitarra, basso, tastiere
Massimo Sammartino – batteria in We Just Have To Talk About It e The Right Time
Antonio Rizzo – basso in Penny e All That I Loved  
Tracklist:
1. Penny
2. Brighter
3. Like A Human Beign
4. Strangers In Love
5. All That I Loved
6. We Just Have To Talk About It
7. The Right Time
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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15th Set2020

Secret Sight – Borders

by Raffaele Astore
Con il singolo There Must Be A Way che ha praticamente anticipato l’uscita di Borders, seconda produzione dei Segret Sight, la band anconetana conferma quanto di meglio è stato detto in occasione della pubblicazione del loro primo album Day.Night.Life, successivamente seguito nel 2017 da Shared Loneliness. Una cosa che contraddistingue i marchigiani sin da subito è quella loro capacità di saper condensare dell’ottima musica, aspetto questo che è stato confermato anche dal successo che i musicisti hanno avuto durante le loro tournée sia in patria che all’estero. Ma veniamo ad analizzare questa loro nuova uscita che, rispetto alle precedenti, oltre a mantenersi sulla linea già tracciata, aggiunge quel pizzico di maturità raggiunta dalla band, una maturità che tende a migliorare ancora di più con il tempo e ciò nonostante, lo scorso anno, i Segret Sight abbiano subito un rimpasto della formazione con l’ingresso del polistrumentista Tommaso Pompili che ha portato una ventata di novità districandosi tra chitarre, synth ed apporto vocale. Borders si compone di dodici tracce che lasciano alla fine dell’ascolto una scia musicale di tutto rispetto, un album che in larga parte è nato negli States quasi fosse un vero e proprio restart della band dopo le prime produzioni, una ripartenza anche contro la sfortuna che causa Covid ha portato all’annullamento di alcune date all’estero. E certo che la situazione creatasi con la pandemia deve aver fatto molto male ai ragazzi che lo scorso anno avevano chiuso in bellezza con la partecipazione a Reading all’omonimo festival.

Ascoltando Borders non sfugge la presenza di un bel new wave capace di unirsi ad un acre pop, completato in maniera considerevole dalle capacità canore dell’intera band. I dieci brani che compongono il lavoro sono cantati tutti in inglese, tra musica che a volte sprigiona malinconia mentre a volte viaggia su un pop rock che qui, potremmo definire, d’autore. Infatti a conferma di quanto detto la band passa da momenti malinconici a vere e proprie sferzate percussive portando così il sound ad essere esplosivo; ne è un esempio la bella To Stand Myself che ha i piedi nella migliore new wave. E non manca di sentire in Borders musicalità e stilettate tipiche di quegli anni ottanta che, chi scrive, ha vissuto in prima persona. Ma al di là di una “istintiva” opinione personale, è davvero complicato riuscire a decifrare il genere che i Segret Sight ci propongono, un genere che naviga a vista tra una new wave ed un post-punk in grado, comunque, di mantenere quell’inclinazione al british. Borders  è comunque, come i precedenti dei Segret Sight, un album destinato al “futuro”.

Autore: Secret Sight Titolo Album: Borders
Anno: 2020 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Post-Punk, New Wave, Dark Voto: 7
Tipo: CD Sito: https://secretsight.bandcamp.com/album/borders
Membri band:
Lucio Cristino – voce, basso, synth
Tommaso Pompili – chitarra, synth, voce
Enrico Bartolini – batteria, pad
Tracklist:
1. Taxi Dreamer
2. To Stand Myself
3. There Must Be A Way
4. By The End
5. Men Oh Men
6. Awake Me
7. Puddles
8. Inner Borders
9. Say Words (Unspoken)
10. Signs B
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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16th Mag2020

Valente – Controllo

by Marcello Zinno
Valente torna a sorpresa con un EP di cinque tracce, a poca distanza dalla precedente fatica. Controllo il titolo dell’uscita e dell’opener, incentrata proprio su un tema che sembra attualissimo, ovvero il controllo delle vite delle persone. Lo stile è quello che da sempre caratterizza Valente, un new wave molto accessibile, con melodie e ritornelli che alleggeriscono i brani e li rendono facili da ascoltare, senza quindi pigiare il piede sull’acceleratore degli effetti elettronici, che comunque ci sono (in stile Depeche Mode per intenderci ma molto più pop) senza però sovrastare il songwriting. Anzi a dir il vero quello che ci colpisce di questa uscita è proprio ciò che può regalare ad un orecchio attento: il suono infatti è stratificato, al buon e vecchio synth o alla batteria dal sapore electro si affiancano delle chitarre che, anche se in fatto di produzione restano un passo indietro, conferiscono un marchio forte alla musica di Claudio Valente. Bello lo slap di Ultima Cena che coadiuvata dagli intrighi ritmici del drumming ci ha riportato per un attimo ai tempi dei Bluvertigo, qui sono le linee vocali ad acquietare il mood; si segnala l’assolo di chitarra, breve ma concentrato, il brano più elegante ed interessante del lotto. Alte le quotazioni anche con a Tokyo Nights, il passaggio più emotivo dell’EP, evanescente, intimo ma intenso, sembra un incubo che non esplode mai ma che resta sottotraccia come uno stato di malessere che è difficile a combattere.

Presente nell’EP anche la rivisitazione di The Mand Who Sold The World di bowiana memoria che assume abiti moderni e con delle linee di basso reggae cambiano completamente le coordinate della traccia, per poi ricambiare nuovamente nella seconda parte del brano; una rivisitazione davvero intrigante. EP davvero pregevole.

Autore: Valente Titolo Album: Controllo
Anno: 2020 Casa Discografica: Dischi Soviet Studio
Genere musicale: New Wave Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: www.claudiovalente.com
Membri band:
Claudio Valente – voce – tastiera
Gianni Rojatti – chitarra
Andrea Lombardini – basso
Phil Mer – batteria
Tracklist:
1. Controllo
2. Oggi
3. The Man Who Sold The World
4. Ultima Cena
5. Tokyo Nights
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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10th Apr2020

The Lovecat – Under Dark Clouds

by Marcello Zinno
Nuovo album per Massimiliano Rizzo e il suo progetto The Lovecat con una copertina che fa davvero immaginare le nuvole citate nel titolo, nuvole che vanno via lasciando un chiaro paesaggio una volta ascoltato l’album. È sempre brutto bocciare un album ma il nostro ruolo sta nel dare un giudizio più obiettivo alla musica analizzata e quindi dobbiamo essere onesti con l’artista e con i nostri lettori. Under Dark Clouds risente molto di suoni e melodie tra il pop e la new wave che negli anni 80 guidavano il mercato, purtroppo nel 2020 siamo oltre tempo limite per due motivi: il primo è che ogni artista/musicista che si rifà ad un’epoca passata dovrebbe aggiungere qualcosa di personale mentre qui non vi sono elementi “nuovi” o particolari, il secondo è che sempre ai tempi d’oggi questo tipo di musica può essere tranquillamente realizzata in studio senza l’ausilio di strumenti “veri” ma solo grazie alla tecnologia che ormai ha un potenziale infinito e questo sminuisce ovviamente il lavoro che c’è dietro a queste 10 tracce. Ma c’è un elemento che più di tutti fa perdere punti all’album ed è la voce, che al di là di qualsiasi gusto personale risulta stonata in maniera evidente. In questo i cantanti navigati hanno maturato esperienza per poter rendere meno evidenti alcune lacune ed evitare di eccedere in alcune tonalità che si sa non si è in grado di raggiungere; invece nel caso di Under Dark Clouds non si fa nulla per riparare a questo deficit ma purtroppo noi non possiamo non rilevarlo.

Consigliamo quindi di ampliare il progetto ad altri musicisti che magari possono dare il proprio contributo e migliorare lo stile.

Autore: The Lovecat Titolo Album: Under Dark Clouds
Anno: 2020 Casa Discografica: Maxrix Records
Genere musicale: New Wave Voto: 2
Tipo: CD Sito web: http://www.thelovecat.com
Membri band:
Massimiliano Rizzo
Tracklist:
1. Forced To Leave
2. Bewitched
3. Lightfull Eyes
4. Cathedral O’hopes
5. Sunset Regrets
6. Contrasts
7. Invisible
8. Dreams Die At Dawn
9. Immortal Beauty
10. 25 Years Later (God, How I Desire You)
Category : Recensioni
Tags : New Wave
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