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13th Apr2021

Marble – S.A.V.E.

by Alberto Lerario
I Marble, melodic metal band proveniente dal Nord Italia inaugurano il nuovo anno con un nuovo album intitolato S.A.V.E. i cui testi sono incentrati tutti su un tema religioso cristiano: fede, speranza, carità e i sette peccati capitali. La band presenta grandi cambiamenti rispetto al passato, infatti troviamo due new entry di non poco conto: la singer Eleonora Travaglino e il batterista Norman Ceriotti. Grazie a questi elementi il sound riesce a fondere melodia e aggressività in un mix di ritornelli melodici, chitarre pesanti, ritmi tecnici e armonie di tastiera. La prima traccia, Mine, inizia con pianoforte e archi morbidi, per introdurre poi un riff pesante e la voce femminile. Heartless Disease spicca per l’ottimo assolo e per la bella amalgama tra riff distorti accompagnati da chitarre più ammorbidite. 30 Silver Coins risulta troppo incostante a causa dello scarso feeling tra la voce femminile principale e le altre gutturali. My Mask Collection si apre con alcuni elementi di chitarre elaborati tendenti al progressive, rallenta nel ritornello, dove il suono si addensa e passando da un suono acustico di chitarra torna su di ottani e di distorsione nel finale.

What Leads Us To inizia anche lei con un ritmo lento e alcune note di chitarra solista per decollare solo successivamente. To Feed The Worms ha un piglio più deciso con un riff più veloce e più pesante. A Darker Shade Of Me è una breve canzone di due minuti e mezzo che è allo stesso tempo tenera e affascinante. Where Is The Light si apre con chitarre pesanti, basso e batteria, ma gli accordi aperti nelle strofe sono forse privi di fantasia. Timelines risulta un po’ debole nella progressione degli accordi. Daymare Downs si apre con un ottimo riff e un assolo di tastiera ben fatto e riescono ad inchiodare un altro forte ritornello. L’album si chiude con Sins And Virtues Ending, una bella traccia strumentale di buon metal arioso e convincente. Se tutto il disco avesse mantenuto lo standard dell’ultimo pezzo in termini di sonorità e melodia l’album sarebbe stato di una qualità pregiata, purtroppo i Marble non sono riusciti a mantenere questa costanza qualitativa.

In molti casi, molte band sono brave a scrivere versi ma non sono all’altezza del ritornello, questo album è l’esatto opposto. Sono i versi, le transizioni e la chiave vocale che hanno bisogno di maggior cura risultando a volte troppo semplici o non ben amalgamati. I Marble possiedono degli ottimi pregi, quando riusciranno a focalizzarli in maniera più coerente non tarderanno a spiccare il volo.

Autore: Marble Titolo Album: S.A.V.E.
Anno: 2021 Casa Discografica: Sliptrick Records
Genere musicale: Symphonic Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: www.marbleheavymetal.com
Membri band:
Eleonora Travaglino – voce
Paul Beretta – chitarra
Omar Gornati – chitarra
Jacopo Marchesi – tastiere
Daniel Fleba – basso
Norman Ceriotti – batteria
Tracklist:
1. Mine
2. Heartless Disease
3. 30 Silver Coins
4. My Mask Collection
5. What Leads Us To
6. To Feed The Worms
7. A Darker Shade Of Me
8. Where Is The Light
9. Timelines
10. Daymare Downs
11. Sins And Virtues Ending
Category : Recensioni
Tags : Epic/Symphonic, Nuove uscite
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13th Apr2021

Vinnie Jonez Band – Il Dilemma Del Delay-Lama

by Marcello Zinno
I romani Vinnie Jonez Band tornano, dopo quel Più Calmo Di Te di cui avevamo parlato qui e che ci era piaciuto non poco. Si trattava di un EP che rappresentava un passo avanti rispetto al precedente e potente Nessuna Cortesia All’Uscita, ma all’ascolto del nuovo album Il Dilemma Del Delay-Lama si percepisce che la band ha recuperato le sue radici e ha voluto dare un sapore fortemente live al proprio sound. Ritorna il rock che ama riff diretti ed affilati: il singolo Montecristo è un ottimo esempio ma anche Tre e A Macchia D’odio spingono sulle distorsioni e su di una ritmica davvero ben calibrata. Non è solo questione di riff perché i ragazzi dimostrano (ancora una volta) che ci sanno fare da più di un’angolatura: gli intermezzi, i bridge, i cori sono tutti elementi inseriti con sapienza, nonostante l’album sia stato composto in breve tempo e nonostante sembri che spinga sulla natura live. Magnolia e Ancora Un Minuto sono gli unici momenti che risentono del più calibrato e pensato EP precedente, le altre tracce sono un condensato di energia, non esplosa all’improvviso ma caricata e sprigionata al momento giusto, come una band mainstream sa benissimo fare. Inferno è un altro brano che scalda i motori e accelera anche sui tempi, forse il brano più rock del lotto e sicuramente il pezzo più predisposto per una resa dal vivo.

Rock moderno, istintivo ma curato, piacevole e potente ma che non stanca un orecchio che ha ascoltato le forme più diverse di rock. Il nuovo album dei VJB suona molto più rock’n’roll, a tratti stoner, come se volesse esplodere dagli amplificatori e trovare il proprio habitat su di un palco, in quel luogo affascinate su cui in questo periodo è proibito salire. Noi ci auguriamo che questo quartetto possa farlo presto perché lo merita davvero.

Autore: Vinnie Jonez Band Titolo Album: Il Dilemma Del Delay-Lama
Anno: 2021 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Alternative Rock Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: http://www.vinniejonezband.com
Membri band:
Gianluca Sacchi – voce, chitarra
Marco Cleva – chitarra
Francesco Fiacchi – basso
Andrea Ilardi – batteria
Tracklist:
1. Magnolia
2. Montecristo
3. Tre
4. A Macchia D’odio
5. Va Tutto Bene O Va Bene Tutto?
6. Inferno
7. Tutti I Miei Rancori
8. Ancora Un Minuto
9. Veleno
Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock, Nuove uscite
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12th Apr2021

Leonardo Lion – Pianeta Libero

by Gabriele Rusty Rustichelli
Leonardo Lion è un chitarrista/cantautore che, accompagnato da una band, scrive musica rock. Si cammina sempre sulle uova quando ci si espone con autoproduzioni e quando si canta in italiano. Faccio questa premessa perché chi legge le mie recensioni sa quanto vado “delicato” su certe cose. La difficoltà di mettere parole d’effetto su un genere come il rock è sempre difficile. L’inglese ha sempre dato una mano in questo, un po’ per il suono delle parole un po’ per il fatto che puoi cantare anche cose con poco senso…basta che abbiano musicalità. Quando si canta in italiano è inevitabile che l’attenzione ricada sul senso di quello che uno sta dicendo. Ma passiamo a Leonardo. Il suo Pianeta Libero è un disco sincero, dove musica e parole descrivono emozioni e punti di vista veri. Al di là di quanto possa piacere o meno il genere…è sincero e vero. Musicalmente è un lavoro interessante, suonato bene e arrangiato nel migliore dei modi. Stiamo parlando di rock ma con sfumature rock e pop. Parliamo principalmente di canzoni. Dove la musica accompagna le parole di Leonardo che si espone con tutta la sua sincerità raccontando le sue emozioni.

È il tipico lavoro che si potrebbe “criticare” senza ragione o elogiare per il gusto musicale. Ma come spesso dico, bisogna contestualizzare la musica, bisogna dargli una collocazione. Non mi sembra che il lavoro sia fatto per scalare le classifiche o piegarsi ai canoni della musica che c’è in circolazione. Mi sembra un lavoro fatto per l’amore della musica, con i propri mezzi e con la propria necessità di esprimere se stessi, divertendosi e condividendo con altri musicisti questo viaggio. Ci sono brani davvero divertenti e piacevoli da ascoltare. Di certo si può sempre migliorare e alzare l’asticella ma per essere un disco autoprodotto è un lavoro davvero ben fatto. Poi Leonardo chitarristicamente ha delle belle trovate e una buona musicalità. Bravo!

Autore: Leonardo Lion Titolo Album: Pianeta Libero
Anno: 2021 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/LeonardoLionOfficial
Membri band:
Leonardo Lion – voce, chitarra, tastiere
Stefano Bardone – chitarra
Lucy Russo – tastiere, voce
Stefano Colombo – basso
Alessandro Vedovini – basso
Maurizio Testani – basso
Cristian Rivera – batteria
Antonio Di Corcia – cori
Iris Di Corcia – voce in Sogno Imperfetto
Tracklist:
1. Pianeta Libero
2. Allineato A Te
3. Sangue Bollente
4. Fa Tanto Rumore
5. Controcorrente
6. Anima Del Mondo
7. R-Esistere 2.0
8. Sogno Imperfetto
9. Parete Buia/Covid 19
10. Semplice Realtà
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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12th Apr2021

Demagò – Ferite

by Marcello Zinno
Tornano i perugini Demagò, dopo l’esordio Linea Di Confine che aveva spaziato su diversi generi (indie, rock melodico, un po’ cantautorale, ma anche ska), tornano con un EP dal semplice titolo Ferite. La personalità dei Nostri non è cambiata molto: la loro forte voglia di suonare un rock orecchiabile con cantato italiano, dalle tinte cantautorali (a noi ha ricordato in alcuni frangenti Bennato) ma anche molto indie è secondo noi evidente. Orecchiabili sì, però i ragazzi non si svendono all’indie pop e, pur optando per delle melodie e dei testi che ammiccano molto ai temi di cui le nuove generazioni sono sensibili (Precario che ricorda un po’ le argomentazioni dei Pinguini Tattici Nucleari), preferiscono musicalmente optare per un certo rock da classifica, un po’ alla Negrita meno cattivi, giusto per intenderci. È ovvio per noi che nel mirino ci sono i grandi ascolti e le grosse playlist ma, come detto, non c’è alcuna inflazione musicale, piuttosto una direzione precisa che il quintetto intende imboccare, confermando quanto fatto con l’esordio. Belli sicuramente i fiati di Le Mani così come la parte solista della chitarra, affascinanti le linee di basso di Stendini, pochi sono i passaggi che conquistano le nostre orecchie rock ma in generale lo stile è da apprezzare.

Autore: Demagò Titolo Album: Ferite
Anno: 2021 Casa Discografica: (R)esisto
Genere musicale: Rock, Pop Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/demagoband
Membri band:
Carlo Dadi – chitarra
Moreno Martinelli – chitarra
Emanuele Bruschi – voce
Marco Signorelli – batteria
Luca Moscatelli – basso
Tracklist:
1. Il Mio Demone
2. Precario
3. Le Mani
4. Stendimi
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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11th Apr2021

Pip Carter – The End From The Beginning Pt. 1

by Raffaele Astore
Spensieratezza, psichedelia, una buona dose di underground ed il dado è tratto. Questo potrebbe essere il sunto per avere una descrizione completa del Pip Carter che dalla terra modenese ci proietta in un sound che ha il sapore di quella America di tanti anni fa, anche se poi la band gioca bene anche con elementi innovativi. E la propensione ad una musica dal chiaro sapore psichedelico non poteva essere diversamente considerato che Pip Carter era un vecchio amico d’infanzia di Syd Barrett al quale proprio la psichedelia deve tutto…o quasi. Ma veniamo a questo disco che, mantenendo il moniker della band, è ora tutto nelle mani di Claudio Luppi, un Luppi che fa tutto compresa la produzione, un disco che di diverso ha solo la nostalgia di un bel passato musicale dove l’incontro di diversi generi è alla base. Già con l’apertura affidata a Who’s Thath Girl si capisce che ci troveremo di fronte ad un disco che macina spensieratezza rock a tutto spiano, leggerezza confermata dalla successiva King Size che sembra avere il primo suono di certi “fenomeni dell’età del suono” come lo sono i Rolling. Anche Last Day si mantiene su soffuse toccate vicine a ballate di un passato che ritorna con tanta nostalgia. Con Please un grande blues rock ci viene offerto a tutto spiano quasi a rifocillarci di quanto di bello abbiamo fin qui ascoltato, un pezzo dolce e canonico che ripiega su atmosfere delicate che sinceramente piacciono.

Segue il rock’n’roll di It’s All For Me che non dispiace a questo punto del disco perché sembra di volare a colpi di “eco” e di svisate chitarristiche che non dispiacciono, mentre con Hard To Claim un po’ di english sound non guasta anzi, qui, l’ombra dei Blur sembra calare sul prodotto che a nostro avviso è davvero un buon prodotto anche se non saremo noi a dare a nessuno alcuno scettro. Ma il pezzo a noi è piaciuto davvero molto come tutto il disco che ha il piacevole sapore della buona musica. E non mancano i momenti in cui l’aria che si respira è proprio quella di un’America dove a cantare controvento c’è sempre un grande Neil Young capace di stravolgere le etichette con semplicità. Proprio come il Pip Carter della struggente I’m Coming Home che chiude il disco.

Autore: Pip Carter Titolo Album: The End From The Beginning Pt. 1
Anno: 2021 Casa Discografica: Hey Men Records
Genere musicale: Rock Psichedelico Voto: 7
Tipo: CD Sito web:  https://pipcarter.wixsite.com/pipcarterpsychedelic
Membri band:
Pip Carter – voce, chitarra, basso, batteria, tastiere, sax, percussioni
Pier Luigi Lanzillotta – batteria
Carlo Moretti – basso
Henry Muller – tastiere
Stefano Perbellini – chitarra
Lenny Manfredi – chitarra
Tracklist:
1. Who’s Thath Girl
2. King Size
3. Last Day
4. Please
5. It’s All For Me
6. Hard To Claim
7. Women Like Men
8. Buffalo Again
9. War
10. I’m Coming Home
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Psichedelia
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09th Apr2021

Big Sea – Big Sea

by Marcello Zinno
Power trio che esordisce con un breve EP rock nel suo contorno, anche se le influenze che vi possiamo trovare sono numerose. A parer nostro però ce n’è una che più di tutti viene fuori all’ascolto ripetuto di questo lavoro omonimo dei Big Sea disponibile in formato musicassetta e questo è il grunge: l’opener ma in generale i ritornelli distorti che fanno esplodere le pulsazioni dopo delle strofe più “controllate” sono solo alcuni degli elementi che ci suggerisce questa assonanza e grazie alla quale ci viene spontaneo suggerire l’ascolto di queste 4 tracce a chi vive di rock anni 90. Il trio però è anche fortemente indie (linee vocali di Almost ad esempio) e intende suonare moderno, non un semplice clone delle band di fine secolo scorso: è proprio qui che sembrano caratterizzarsi i Big Sea perché, con la loro musica, ci danno l’impressione di guardare avanti e non indietro. Energia, ritmiche incalzanti, distorsioni potenti, rock viscerale e un pizzico di sperimentazione (Worm) sono gli elementi propri del power trio, fattori che uniti ad una produzione molto curata e a scelte originali (il formato musicassetta è una chicca) ci preparano ad un loro futuro pieno di sorprese. E noi amiamo le band che sanno sorprenderci.

Autore: Big Sea Titolo Album: Big Sea
Anno: 2021 Casa Discografica: Grandine Records
Genere musicale: Grunge, Rock, Garage Voto: s.v.
Tipo: EP Musicassetta Sito web: https://www.facebook.com/bigseaband
Membri band:
Francesco B. – chitarra, voce
Davide – basso
Francesco D. – batteria
Tracklist:
1. Parking Side
2. Home
3. Almost
4. Worm
Category : Recensioni
Tags : Grunge, Nuove uscite
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08th Apr2021

Hapnea – Hangover & Love

by Marcello Zinno
Nato come un progetto alternative rock, gli Hapnea si sono presto evoluti verso sonorità rock blues e l’eleganza chitarristica che predilige la filosofia delle “poche note” alla distorsione presente nel loro EP d’esordio lo conferma a gran voce. Hangover & Love infatti è sicuramente un EP rock: la titletrack è uno dei momenti che, soprattutto nella seconda parte, scalda i motori; Ultraviolenza Baby ha dei testi punk ma anche una sei corde fuzz che diventa ancora più potente in Whiskey Sour. Un rock blues in continuo conflitto con se stesso: infatti a nostro parere non si può parlare di blues nell’ “accezione pentatonica” del genere, piuttosto come filosofia compositiva che poggia su battute quasi mai veloci, sei corde spesso clean che intesse costrutti pacatamente, senza la fretta che solitamente il rock inietta (solo Moonlight Bar ha un refrain di chiaro stampo blues). A fianco di un rock comunque spesso evidente compaiono anche passaggi più pacati come Panama e (appunto) Moonlight Bar, due tracce che poggiamo su ritmi lenti e costruzioni relativamente melodiche, pur lasciando un certo spazio alla chitarra elettrica (qui molto meno distorta) e anche ad accordi inaspettati.

Ci piace lo stile degli Hapnea che fonde il gusto con una certa maturità musicale, difficile entrare bene nella loro filosofia di musica con un EP così breve ma 20 minuti bastano per comprendere che il percorso è tracciato e se continueranno così faranno grandi cose.

Autore: Hapnea Titolo Album: Hangover & Love
Anno: 2021 Casa Discografica: Homeless Records
Genere musicale: Rock Blues Voto: s.v.
Tipo: EP Digitale Sito web: www.facebook.com/hapnea.official
Membri band:
Paolo Tasso – batteria, percussioni, synth
Lorenzo Cespi – basso
Gabriel Medina – voce, chitarra
Danilo Cosci – tastiera, chitarra
Tracklist:
1. Oh Marcelle
2. Ultraviolenza Baby
3. Panama
4. Moonlight Bar
5. Whiskey Sour
6. Hangover & Love
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock Blues
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07th Apr2021

Vade Aratro – Agreste Celeste

by Cristian Danzo
Band bolognese che giunge al terzo album con questo Agreste Celeste dopo i precedenti Storie Messoriedel 2008 e Il Vomere Di Bronzodel 2016, i Vade Aratro si confermano come una delle proposte più originali ed irriverenti del metal italiano. Originali perché inserire elementi folk e della tradizione orale con testi italiani sulla musica heavy metal non è per niente scontato né facile, data la complessità della nostra lingua. Irriverenti perché i testi proposti, molto ragionati e che si rifanno alle storie agricole e delle tradizione “di paese”, sono sottili e scabrosi, senza scadere apertamente nel volgare, come appunto tutta la tradizione della musica popolare italiana. I cantastorie, gli stornelli, tutto ciò che fa parte della cultura che ogni regione, volenti o nolenti, porta con sé, è presente in questo album. E la matrice folk è prettamente quella dell’orientamento dei testi e non dello stile musicale che oscilla tra un metal molto pesante, evidentemente classic, e rimandi, nei pezzi molto brevi, a De Gregori, a Branduardi e a tutto il cantautorato.

Immaginatevi i Motorhead che si prendono delle pause tra decibel, schitarrate furenti ed accordi, e vi troverete davanti i Vade Aratro. Al Sole apre Agreste Celeste in maniera debordante, La Punturaia è un’altra bella badilata sui denti e si va avanti tra pezzi veramente carichi e sostenuti inframezzati con pezzi più lenti e quasi intimistici. Charivari è il mix perfetto ed il manifesto di tutto il lotto: una filastrocca in salsa metal che potrebbe essere la loro Alla Fiera Dell’Est. Ho Sognato Un Barbagianni mette in luce tutta la surrealtà, l’ironia e il sense of humour che il terzetto ha insito nel suo stile. Alla fine dell’ascolto ci si rende conto che Agreste Celeste ha anche rimandi (volontari o meno che siano, non lo sappiamo) al progressive anni 70. È una sensazione che emerge prepotente e non è palesemente mostrata ma sotterranea.

Doppio vinile composto da 22 pezzi che supera a pieni voti tutte le prove. Mai noioso, mai scontato, sempre su livelli altissimi. Complimenti a questi ragazzi, che hanno fatto uscire un ottimo album che potrebbe anche essere seminale e battistrada di una vera e propria corrente a sé stante.

Autore: Vade Aratro Titolo Album: Agreste Celeste
Anno: 2020 Casa Discografica: Lizard Records, Andromeda Relix
Genere musicale: Folk Metal, Heavy Metal Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/vadearatro/
Membri Band:
Marcello Magoni – voce, chitarra
Federico Negrini – basso, voce
Riccardo Balboni – batteria
Tracklist:
1. Al Sole
2. La Festa Del Grano
3. Chicco Di Grano
4. La Punturaia
5. Populus
6. Sotto La Terra
7. Il Pesce Magico
8. Sant’Antonio Del Porcello
9. Il Gatto Ribelle
10. Lucertole E Libellule
11. Sarò Buono
12 Alla Luna
13 Il Galletto Bianco
14 Charivari
15 Il Tesoro Dei Vecchi
16 Carnavale
17 Ho Sognato Un Barbagianni
18 Dentro Lo Specchio
19 La Lepre Bambina
20 Nel Tempo Di Notte
21 Ho Chiesto A Trenta Rospi
22 La Nave Dei Morti
Category : Recensioni
Tags : Folk, Nuove uscite
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07th Apr2021

Longblond – Lento Is Dead

by Marcello Zinno
Nei progetti a due componenti uno degli elementi più interessanti sta nel capire quali carte la band si giochi per riempire l’assenza di molteplici strumenti. Alcuni fanno dell’essenzialità il proprio stile (batteria/chitarra o batteria/basso e tanta distorsione), altri invece preferiscono stratificare il proprio suono riempiendolo e dando l’impressione che dietro ci sia una band reale a tutti gli effetti. I Longblond fanno parte del secondo gruppo di musicisti, inserendo loro diversi spunti spesso vicini a certa elettronica ma non completamente. Detto questo potrete immaginarvi un combo che gioca più con i suoni digitali che con i pedali ma così non è perché la chitarra (spesso dai suoni metal) è il primo elemento che esce fuori dal loro EP Lento Is Dead. Una chitarra che per la stragrande maggioranza degli ascoltatori fa l’80% del sound, ovviamente noi ci troviamo nel 20% visto che apprezziamo molto sia gli inserti del duo (lo scratch del disco in due brani ad esempio o l’outro assolutamente crossover) sia le influenze diverse che mostrano molta eterogeneità stilistica (gli arpeggi nell’opener, o i cambi di ambientazione tra strofa e ritornello di Understand Nada). Vero anche che il duo potrebbe osare ancora di più perché di base è comunque l’heavy rock che arriva e, anche se piace e possiede di certo un impatto considerevole, la band potrebbe dar vita ad una proposta artisticamente più particolare ed unica.

I Longblond non mancano di certo di attitudine e secondo noi anche di originalità. Si muovono sul terreno minato dell’heavy rock (ma potremo dire anche heavy metal) con i pochi strumenti a disposizioni ma le tante idee. Come esordio Lento Is Dead suona in parte lo-fi, ma di certo con una produzione all’altezza e un full-lenght ricco i Longblond potrebbero crearsi il proprio spazio nella scena rock/metal tricolore.

Autore: Longblond Titolo Album: Lento Is Dead
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Heavy Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/Longblond-151831918635800
Membri band:
Max Doink – chitarra, voce
R.D. – voce, batteria, elettronica
Tracklist:
1. Dark Cities
2. Understand Nada
3. Rock’nRoll Service
4. Lento Is Dead
5. Bad Fiestos
6. Rio Fantasma
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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05th Apr2021

Hangstrom – Hangstrom

by Marcello Zinno
La potenza dei cremonesi Hangstrom arriva tutta tramite il loro EP omonimo, un lavoro breve se si guarda il numero di tracce incluse ma assolutamente non sintetico né conciso se lo si ascolta per bene. Già l’opener sferra fendenti senza timore, sotto una ritmica molto cadenzata, quasi Type O Negative e un sound cyber-futuristico che può essere apprezzato da chi mastica industrial; preparate le vostre playlist rock perché Emptied+Wasted potrebbe conquistarsi il suo spazietto e restarsi a lungo. Un altro momento assolutamente convincente è Autumn Sky, brano che possiede un pathos incredibile: all’altezza di una band mainstream, gli Hangstrom riescono a comporre un’anthem che conquista al primo ascolto, con quel retrogusto tooliano che affascina. Con Road To Redemtpion si provano coordinate nuove: il riff nella strofa si indurisce, il ritornello opta per delle melodie più orecchiabili ma poi si inserisce anche un pattern prog e un intermezzo chitarristico clean, tutti elementi che insieme danno vita ad un brano intenso e che lascia pochi dubbi sullo spessore artistico del progetto.

Ad ascoltare questo EP sembra quasi che il terzetto sia partito da radici new wave e poi abbia voluto decidere di irrobustire il sound e di portarlo nelle incendiarie brecce del rock e del (post-)metal, un esercizio che ci piace molto e ci convince che la band sa il fatto suo. Ottimo il songwriting, davvero molto buono il sound che attraversa le decadi senza limitarsi ad un’unica interpretazione sonora, l’artwork è sicuramente migliorabile. Davvero consigliati!

Autore: Hangstrom Titolo Album: Hangstrom
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Heavy Rock, Post-Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/hangstromband
Membri band:
Stefano Gambarelli – voce, basso
Cristiano Tassi – chitarra
Michele Chiozzani – batteria
Tracklist:
1. Emptied+Wasted
2. Autumn Sky
3. Let The Games Begin
4. Road To Redemption

Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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