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10th Mar2022

Noisebreakers – Noisebreakers

by Marcello Zinno
Tony Farina e Vince Pàstano creano un nuovo progetto musicale che si presenta con un album omonimo: Noisebreakers. L’album si apre con un’opener che sembra uscita direttamente da un album degli Audioslave, con quello stesso groove ma con un sound ancora più dirty. Ma le cose cambiano e già con la successiva, comunque pregna di un certo rock blues, il duo sembra quasi conquistato da un certo sapore glam (non nella strofa che resta piena di ottani), stessa pacatezza ritmica (anzi forse ancora di più) che troviamo in The Sinner, un brano che esplode letteralmente nell’assolo e ci teletrasporta sotto un palco. E quando sembra che la potenza e l’irruenza siano gli elementi cardine di questo progetto, compaiono i momenti più pacati, da ballad, come You’re Always There, tipico stampo americano a tratti folk a tratti psych, o anche brani con orchestrazioni profonde come Dead Calm Sea, un pesce fuor d’acqua rispetto all’album ma che non stona, anzi dimostra la grande capacità compositiva degli artisti che stanno dietro a questo progetto (pur allontanandosi molto dal rock).

L’ottimo bilanciamento delle due anime arriva con I Loved You, un brano intenso e disperato che musicalmente contiene sia la parte più dark e intima che quella più irriverente. Un album interessante quello dei Noisebreakers, fatto per chi ama il blues ma soprattutto l’hard blues, un lavoro che come molti esordi mette tanta carne a cuocere e instilla curiosità sull’evoluzione del progetto.

Autore: NoisebreakersTitolo Album: Noisebreakers
Anno: 2022Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock BluesVoto: 6,5
Tipo: CDSito web: https://www.instagram.com/vincepastanoofficial
Membri band:
Tony Farina – voce
Vince Pàstano – chitarra, basso, voce, tastiere
Donald Renda – batteria, percussioni
Diego Quarantotto – basso su Abyss
Fulvio Ferrari – hammond su You’re Always There
Nicole Nadal – soprano su Dead Calm Sea
Tracklist:
1. A Little Higher
2. Don’t You Want That
3. You’re Always There
4. Dead Calm Sea
5. The Sinner
6. Suicidal Queen
7. I Loved You
8. Abyss
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock Blues
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10th Mar2022

Crystal Throne – Crystal Throne

by Marcello Zinno
L’heavy metal esiste anche in Francia e non sono solo i Gojira che ce lo dimostrano. Anche nel Paese vicino al nostro, infatti, c’è una scena emergente che pulsa e spinge per farsi conoscere; in questa scena si muovono, con delle ottime capacità, i Crystal Throne band giunta all’esordio omonimo e pronta a sfoggiare un heavy metal molto affilato, quasi power, che può piacere tanto a chi mastica di continuo gli Iron Maiden (praticamente il 90% di chi ascolta heavy metal). Per proporre questo sound è necessaria anche una preparazione tecnica di ottimo livello e i Crystal Throne non deludono su questo fronte: la chitarra di Max Waym è di grandissima caratura (i riff di Steelbirds sono solo un esempio), la sezione ritmica è sempre sugli scudi ma quello che viene esaltato è l’impatto vocale di Terry DeFire che mette in scena uno stile molto acuto, profondamente ottantiano, che ricorda band come Fates Warning o anche un certo Charlie Dominici, primo singer dei Dream Theater (solo in Shades Of Existence tenta un’impostazione con una timbrica più bassa). Da ascoltare Valkyrie Ride che nel suo incipit sembra uscito direttamente da uno dei primi album di Ozzy Osbourne solista, con tanto di Randy Rhoads alla sei corde, brano che comunque cambia pelle durante i suoi 7 minuti di durata complessiva.

Quello quindi messo in scena in Crystal Throne è un metal classico, affilato che conquisterà i cuori di chi mastica heavy metal anni 80 ma che non risulta “oltre tempo limite”, anzi riesce ad affascinare ancora oggi. Il consiglio è quello di tenersi stretto quel chitarrista!

Autore: Crystal ThroneTitolo Album: Crystal Throne
Anno: 2021Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Heavy MetalVoto: 7,25
Tipo: CDSito web: www.facebook.com/crystalthronetrve
Membri band:
Jefferson Brand – basso
Terry DeFire – voce
Alex Gricar – batteria
Max Waym – chitarra
Tracklist:
1. Fate & Triumph
2. Rise To Glory
3. Timescape
4. Shades Of Existence
5. Steelbirds
6. Foreshadowed Sands
7. Valkyrie Ride
8. Mechanical Tyranny
9. Crystal Warrior
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Nuove uscite
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09th Mar2022

Lisandru – In

by Raffaele Astore
Lisandru in arte, ma di fatto Alessandro Sanna, esordisce con questo disco che pesca in quelle note che viaggiano tra modernità e le buone vecchie note che viaggiano tra blues ed un’intimità da lasciare spazio ai sentimenti. Questo disco si mantiene sin dal primo vagito su atmosfere che non strabordano mai ma che hanno nelle parole il vero senso di tutto l’In che Lisandru ha composto. Non mancano le atmosfere dolci come accade in Stella Cadente che nel mantra sonoro ricorda i fasti contestatori di un passato ormai non più recente. La voce poi, grintosa e dolce quando serve, si poggia sul pentagramma per respirare a pieni polmoni le note scritte tutte con l’anima di un cantautore che, per noi, è sopraffino. La sincerità riscontrata in questo disco però se resta verrà ripagata, altrimenti in futuro se ne potrà fare a meno. E c’è ancora un’altra cosa da dire: complimenti alla pletora di musicisti che hanno accompagnato questo artista sardo che ha già all’attivo diversi progetti musicali.

Autore: LisandruTitolo Album: In
Anno: 2021Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: CantautoraleVoto: 6,5
Tipo: CDSito web: https://m.facebook.com/Lisandrumusica
Membri band:
Lisandru Sanna – voce, basso, chitarra
Marco Manca – chitarra, cori
Matteo Anelli – batteria, cori, percussioni

Angela Colombino – voce in Stella Credente
Gippo Pocobelli – chitarra in Naufragio
Marcello Meridda – percussioni in Naufragio
Peo Dore – percussioni in Naufragio
Giuseppe Bulla – cori in Effervescenze d’Aprile
Rita Casiddu – cori in Effervescenze d’Aprile
Gavino Riva – cori in Effervescenze d’Aprile
Tracklist:
1. Capodanno
2. Un’altra Giungla
3. Stella Credente
4. Invincibile
5. Naufragio
6. Effervescenze D’aprile
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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09th Mar2022

Scars Of Solitude – If These Walls Could Talk

by Marcello Zinno
Cosa accade se una band decide di far sposare il metalcore con il pop metal? A questa risposta giungono gli Scars Of Solitude, band che in più aggiunge anche un po’ del marchio di fabbrica finlandese, che nel metal è spesso riconoscibile. L’etichetta pop metal potrebbe sviare i più intransigenti, ma fidatevi se vi diciamo che questo quartetto ha davvero diversi assi nella manica e che sarebbe in grado davvero di raggiungere un pubblico vastissimo. Al profilo metalcore vanno chiaramente eliminate le sfuriate ritmiche che qui sono invece sempre calibrate e poste “sotto controllo”, ma sicuramente i riff djent non mancano e la vena elettrica è in grande spolvero; incredibile il livello tecnico che si tocca con mano durante gli assoli, l’opener Dark Matter in questo è da bocca spalancata e davvero ottimo è il songwriting. Tanti sono i chorus cantabili all’interno di questo EP If These Walls Could Talk e di tanto in tanto i ragazzi spingono anche sull’acceleratore dando più peso alla vena metal: è il caso della potente No Riddance ma anche della titletrack che sono brani caratterizzati da un incipit molto metal, salvo poi aprirsi a sfumature diverse. Il vero metalcore arriva con Lullaby Of The Ill-Fated, un brano che farebbe le gioie dei fan dei Trivium. Di grandissimo spessore gli arrangiamenti tastieristici e orchestrali, soprattutto in questo brano, lezione per tantissime band molto più quotate.

Una delle poche band su cui saremo pronti a scommettere come next big thing. Se sapranno gestire la loro crescita artistica e discografica.

Autore: Scars Of SolitudeTitolo Album: If These Walls Could Talk
Anno: 2021Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Heavy Metal, Metalcore, DjentVoto: s.v.
Tipo: EPSito web: https://www.pirkkahevi.com
Membri band:
Tuomo Laulainen – voce, chitarra
Jasper Ranta-Nilkku – chitarra
Lassi Pollari – basso
Niki Kuivakangas – batteria, percussioni
Tracklist:
1. Dark Matter
2. Left on Read
3. No Riddance
4. If These Walls Could Talk
5. Lullaby Of The Ill-Fated
6. Burden
Category : Recensioni
Tags : Metalcore, Nuove uscite
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09th Mar2022

Sugar For Your Lips – Spleen

by Marcello Zinno
Dagli anni 90 sembrano essere arrivati i Sugar For Your Lips, quartetto originario della Calabria che sceglie l’ambivalente alternative rock come linguaggio di espressione. Un alternative che ha tante anime al suo interno: quella distorta, volutamente sporca e non raffinata in fatto di suoni; quella pacata e intimista; quella fuori dai classici cliché che ha un odore di emergenze e di sfrontatezza immatura. Insomma tutti i crismi di un esordio rock con carattere e ciò che più ci piace del loro Spleen sono proprio questi cambi di ambientazione, passaggi da momenti rudi a strofe cantabili, orecchiabili che però non fanno perdere mordente al loro stile; compaiono anche talvolta delle partiture soft-prog che fanno intravedere uno spiraglio tecnico interessante e la voglia di non appoggiarsi troppo su chorus radiofonici (anch’essi non mancano). Il sapore anni 90 si tocca con mano in maniera evidente in brani come A Metà, dove a differenza degli altri momenti nei ritornelli il sound diventa più potente e la distorsione cresce, reminiscenza di quel disagio giovanile figlio del grunge e che nel nostro Paese trovò proprio una casa sotto l’etichetta di alternative rock.

Partire dal singolo Idea è la migliore scelta per apprezzare il potenziale di questo quartetto rock calabrese che dimostra un potenziale molto alto.

Autore: Sugar For Your LipsTitolo Album: Spleen
Anno: 2022Casa Discografica: Overdub Recordings
Genere musicale: Alternative RockVoto: 7
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/SugarForYourLips
Membri band:
Antonio Belmonte
Vincenzo Maria Campolongo
Gianpasquale Blefari
Domenico Bellizzi
Tracklist:
1. 3, 2, 1…
2. 0-
3. Idea
4. Il Gramo
5. A Metà
6. Salvami
7. Ombra Sul Muro
8. Io, Fantasma
9. Tu Sei Lì
Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock, Nuove uscite
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09th Mar2022

Moregrè – Non Mi Bastano 24 Ore Al Giorno

by Marcello Zinno
Sono passati diversi anni dall’EP Dove Il Cielo Non Segni La Fine, un esordio per i Moregrè che pescava dal grunge dei Verdena ma anche da un certo rock in stile Negrita dei primi anni, che dava quel senso di rotondità, di melodia e di riff. Quest’anno la band dà un seguito a quella manciata di brani ed esce con Non Mi Bastano 24 Ore Al Giorno, un’altra ventina di minuti di musica stavolta prodotti in maniera molto diversa, con un’intensità più punk che sembra ricordare quella dei Vintage Violence, ma sempre con quella voglia di accostare pattern decisamente dirompenti in quanto a rock con passaggi più pacati e variazioni che sono da band decisamente matura (Je T’aime è solo un esempio, ma anche la camaleontica Perdonami). Suoni molto viscerali (probabilmente meriterebbero degli abiti diversi) e linee vocali volutamente indietro rispetto agli strumenti per dar più luce alla musica, questi i due aspetti che caratterizzano la proposta del quartetto e che noi pensiamo che saranno i primi fattori ad essere abbandonati nel loro percorso di crescita. La restante parte è ben collaudata: idee, variazioni, come dicevamo prima, ma anche irruenza rock…in questo i ragazzi si muovono con molta caparbietà e propongono un rock deciso.

Autore: MoregrèTitolo Album: Non Mi Bastano 24 Ore Al Giorno
Anno: 2022Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: RockVoto: s.v.
Tipo: EPSito web: www.instagram.com/moregre_band
Membri band:
Fabrizio – voce, chitarra
Vincenzo – chitarra, voce
Nic “il calmo” – basso
Mez “spugna” – batteria
Tracklist:
1. Ho Ripreso A Scrivere
2. Effetto/Sveglia
3. Je T’aime
4. Perdonami
5. Dopo Non C’è Niente
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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08th Mar2022

Frank Fear – Salvation

by Cristian Danzo
Cos’è la musica se non manipolazione? Di suoni, ottenuta attraverso effetti e distorsioni. Di rumori, attraverso i campionamenti ed il noise. Di parole e voci, grazie a registrazioni multitraccia ed ai famosi reverse che dovrebbero nascondere odi a satana e messaggi subliminali vari, tra i quali quelli che ammetterebbero la morte di Paul McCartney. Frank Fear concentra ed estremizza tutti questi concetti in un album che si intitola Salvation e che di salvezza, in realtà, ha ben poco. Nel senso che tutte le contraddizioni della società moderna vengono condensate in questa opera frenetica, elettrica e che è uno scontro di suoni nel quale ad emergere è il caos. Caos non compositivo, si badi bene. Il caos è quello del frastuono dei media, del bombardamento continuo di apocalissi che cambiano a seconda di dove si decida di guardare, delle persone che scattano mille foto per popolare le stories dei loro social per dimostrare di esistere e cercare l’approvazione nel fuori invece che nel recinto privato.

Ed ecco che Mortal Man diventa l’attualizzazione manipolata e riplasmata di Symphony Of Destruction deiMegadeth o Daddy Cool dei Boney M che prende il messaggio di spensieratezza della disco music per diventare il vuoto cosmico che tutti le attribuivano nella sua decade d’oro. Frank Fear non lancia un messaggio ottimistico con Salvation ma si mette di traverso. Coadiuvato dal chitarrista Thomas Lee, fa quello che la musica ha sempre fatto: fare riflettere, contestare e fotografare un determinato periodo storico. Più della politica, più delle istituzioni, più di tutto. Se pensate che in copertina c’è Giuditta e Oloferne di Caravaggio ed è stata censurata dagli online store perché incita alla violenza, capite anche cosa questa release significhi.

Autore: Frank FearTitolo Album: Salvation
Anno: 2021Casa Discografica: Hellbones Records
Genere musicale: Electro RockVoto: 6,75
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/frankfear2
Membri Band:
Frank Fear
Thomas Lee
Tracklist:
1. State Of Confusion
2. Salvation
3. Dr. Hagen
4. Mortal Man
5. I’m A Robot
6. In To The Void
7.Six Milion Always To Die
8. Daddy Cool V2.2 (Frank Fear Remix)
9. Brain Wash (Damned Brothers Remix)
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock, Nuove uscite
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08th Mar2022

PRP – No Pristine Rubbery Perception

by Raffaele Astore
Pubblicato il 12 novembre dello scorso anno, i finlandesi PRP si presentano con questo disco dalle sfaccettature progressive dal titolo No Pristine Rubbery Percpeption, un disco che raccoglie in sé tutto il gotha delle sfumature progressive che si rispettino. La band, anzi il duo, è composto da Rami Turtiainen e Petteri Kurki che con le loro grandi abilità di musicisti confezionano un prodotto dal largo e “consumato” respiro. Perché diciamo consumato? Ci riferiamo espressamente alle grandi ariosità che il rock finlandese, oggi, è in grado di offrirci; ed in particolare a quel rock progressivo nordico rappresentato ad esempio dai Petteri Kurki, forse più propensi ad un jazz rock caratterizzato dalle propensioni progressive, o ancora come i Wigwam che con quel lavoro del 1975 dal titolo Nuclear Nightclub dipinsero un album sfacciatamente progressive con venature pop che non guastavano davvero ed alle quali, anche band italiane, ci pare, si siano poi ispirate in quel periodo. Ma torniamo a No Pristine Rubbery Percpeption che oltre a presentare un buon sound è spesso sostenuto da un condensato effetto canoro che non dispiace. Di sicuro, il classico underground dei due musicisti finlandesi qui è molto presente, lo si sente sin dall’inizio, sin dalle prime battute di Rubber Hands, Pt. 0 – Prelude of the Distant Past, interrotto da un urlo alla Pink Floyd periodo Ummagumma che introduce alla Rubber Hands piena di quelle sonorità plasmate allo Steven Wilson solista che è più conosciuto dal pubblico meno difficile da soddisfare. Ne è esempio la poetica It’s Never Always che di Wilson prende la parte più morbida allo stesso modo in cui prende alcune sonorità Jethro Tull ma stavolta con un folk rock più rigoglioso.

Ma le progressioni musicali qui ci sono tutte come ci sono in No, anche questo giocato come in quei cambi che spesso erano e sono la prerogativa di grandi nomi come quello dei Porcupine Tree. Ma al di là di tutti i paragoni che qui è possibile richiamare, vedi ad esempio Rubber Hands, Pt. II – Days capace di ricordare in parte David Gilmour come lo stesso Mike Oldfield, c’è da dire che al di là di tutte le emozioni che i brani dei PRP richiamano, questo è un disco che di certo non entusiasma in fatto di novità sonore, ma è comunque gradevole ascoltare, magari in una domenica di pioggia quando non ti va di uscire. Resta il fatto comunque che anche il rock finlandese è quel rock che in un periodo oscuro per tante band è riuscito a dire la propria durante questo lungo periodo di “oscurità” sensoriale.

Autore: PRPTitolo Album: No Pristine Rubbery Perception
Anno: 2021Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Progressive RockVoto: 6,5
Tipo: CDSito web: www.facebook.com/PRPprog
Membri band:
Rami Turtiainen (Grus Paridae) – voce, chitarra, synth, batteria
Petteri Kurki (Grus Paridae) – voce, chitarra, basso, synth, batteria
Tracklist:
1. Rubber Hands, Pt. 0 – Prelude Of The Distant Past
2. Rubber Hands
3. No
4. Rubber Hands, Pt. II – Days
5. Exp
6. It’s Never Always
7. Rubber Hands, Pt. III – The Sea of Streets
8.SunSon (Bonus Track)
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Progressive
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08th Mar2022

Inner Missing – Dead Language

by Marcello Zinno
Il duo russo Inner Missing arriva al suo nono album, Dead Language (dove la “lingua morte” è intesa come la poesia), anche stavolta percorrendo un sentiero oscuro, fatto di musica dark, metal ma anche molto influenzato dalla scena gotica. I ritmi calibrati fanno sì che la musica entri con calma nella mente dell’ascoltatore ma il vero punto di forza dello stile del duo è nella produzione di altissimo livello: i suoni sono limpidi, missati benissimo, un risultato che alcune band molto più note e di generi similari possono solo immaginare. Questa cura sonora permette davvero di entrare dalla porta di ingresso nella musica degli Inner Missing, ascoltando infatti The Quest si entra anche nel magico mondo metal con sfrondate epiche e ciò riesce davvero a coinvolgerci emotivamente. Apprezziamo molto questa robustezza, questi muscoli che la band non teme di sfoggiare: non solo quindi melodie ma anche riff potenti che sazieranno chi ama il metal pomposo e ben arrangiato. Empty Rooms è un brano che parte con sferzate decise e poi assume un’identità romantica, ma la parte più metal arriva nella seconda metà della traccia e anche nella successiva Long Odds.

Al contrario Mute risulta un brano troppo lento, crepuscolare; durante il suo ascolto si attende il decollo ma il brano non prende mai lo slancio vero. Nello stile della band, che ricordiamolo è russa, si percepisce un certo sapore germanico, soprattutto nelle parti cantate e nelle ambientazioni. Questo non aggiunge né toglie valore, ma è una caratteristica che notiamo. Un album dal suono invidiabile e dalla musica realizzata per chi ama il metal oscuro.

Autore: Inner MissingTitolo Album: Dead Language
Anno: 2022Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: GothicVoto: 7
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/InnerMissing
Membri band:
Sigmund – voce, chitarra
Melaer – tastiere, basso
Tracklist:
1. Dead Language
2. The Quest
3. Empty Rooms
4. Long Odds
5. Mute
6. At Sea
Category : Recensioni
Tags : Gothic, Nuove uscite
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07th Mar2022

Phantomstone – Phantomstone

by Massimo Volpi
Phantomstone è il disco di debutto dell’omonima band proveniente dal Colorado, Usa. Album di debutto per questa band che esiste da poco più di un anno, formata però da musicisti con 3 decenni di esperienza. L’album infatti risulta vario ma un po’ “strano” nei suoni, a tratti lo-fi, soprattutto nel cantato; non è bene chiaro se è a causa della registrazione o volutamente così. Passando alla musica, i riffoni ci sono, le idee anche. Siamo, a loro dire, nel metal old school/thrash ma spesso le sonorità virano verso il grunge e oscurità simili (You Won’t Break Me). Nel complesso un buon album ma nulla di eccezionale, nuovo o innovativo. Bei chitarroni, assoli e incursioni quanto basta (The Light), un cantato che non sempre convince; qualche viaggio nell’alternativo, con un pizzico di psichedelia, guizzi interessanti (come la chitarrona in apertura di Sepents Kiss) senza mai conquistare.

Autore: PhantomstoneTitolo Album: Phantomstone
Anno: 2021Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Thrash Metal, Hardcore, Punk, Death MetalVoto: 6,5
Tipo: CDSito web: www.phantomstone.net
Membri band:
Austin Frick (Phricktion) – voce
Andy Wade (Doc) – chitarra, voce
Kelly Tussey ( KellMan) – chitarra
Todd (El Spidero) Dack – basso
Morgan (MadMan) Mayfield – batteria, voce
Tracklist:
1. Back To The Womb
2. Love To Hate
3. You Won’t Break Me
4. Liar
5. Strains Of War
6. The Light
7. Serpents Kiss
8. Pain
9. Neverland
10. Armageddon
11. Hunting Grounds
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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