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16th Gen2021

Red Roll – At The End The Beginning

by Marcello Zinno
Arrivano dall’Emilia e ci mettono tutta l’energia che il rock necessita. I Red Roll non inventano nulla di nuovo ma suonano in maniera genuina e ci tengono tanto a creare un progetto che non sia solo una manciata di serate live insieme (hanno creato una birra artigianale personalizzata acquistabile tramite il loro sito web e un brano, The World Scream, il cui testo è stato composto direttamente dalla community allargata della band). At The End The Beginning è il loro esordio, non privo di pecche (dalla fonetica dell’inglese nei testi fino ad alcuni passaggi un po’ acerbi) ma spontaneo e soprattutto suonato: sicuramente il sapore dell’album è il medesimo che si può provare sia in cuffia che di fronte ad un palco, perché i ragazzi non hanno altri modi di intendere i loro riff, le loro strofe, il sudore e la passione che ci mettono. Il ritornello di Your Truest Part dimostra tra l’altro una certa maturità, la band in questo passaggio si toglie gli abiti di realtà emergente e cerca di svettare, e lo conferma anche la seconda parte di Colors, laddove invece nella prima parte del brano il quartetto approda al punk rock.

Una bella prova quindi che ha tutti i connotati di un esordio ma che traccia la direzione giusta per procedere nel cammino del rock.

Autore: Red Roll Titolo Album: At The End The Beginning
Anno: 2020 Casa Discografica: (R)esisto
Genere musicale: Rock, Post-Grunge, Punk Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.redroll.it
Membri band:
Passo – voce, chitarra
Leo – chitarra, voce
Cesi – basso
Jonny – batteria
Tracklist:
1. Red Lights
2. Call Me Mad
3. Your Truest Part
4. The World Scream
5. Colors
6. Song For You
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, post-grunge
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15th Gen2021

Madison Spencer – Madison Spencer

by Marcello Zinno
Dopo l’EP Magma, di cui avevamo parlato a questa pagina, i Madison Spencer decidono di dare alla luce un altro album, ancora una volta a metà strada tra un EP e un full-lenght (come Zirconia) e lo fanno in un periodo non molto fortunato (il 2020) che sicuramente ha influenzato la scrittura e la registrazione dei pezzi (di sicuro, come loro stessi confermano, ha condizionato l’artwork). I Madison Spencer guardano sempre dall’altra parte dell’Oceano, ad una produzione e un songwriting molto statunitensi (spesso rimarcati anche dallo stile delle linee vocali); in questo album omonimo lo fanno sia attraverso brani più pacati (la suadente Days in cui la voce e la chitarra piena di wah wah fanno quasi tutto e Reverie, un brano che parte lento per poi abbracciare il grunge nel ritornello) che tramite momenti più elettrici (Walk Alone che però trova proprio nelle linee vocali delle pecche che richiedono una profonda revisione e Monster con delle chitarre che perdono tutti i muscoli acquisendo un certo imprinting indie rock che si lascia apprezzare). Lasciamo da parte Turning Point invece con cui si esce fuori dal rock e si ripescano reminiscenze ottantiane.

Ci sono band il cui posto è sicuramente il palco, la musica dei Madison Spencer noi la preferiamo ascoltare in cuffia, ci ispira posti lontani e classifiche diverse dalle nostre. E li che ci auguriamo che questo quartetto riesca ad arrivare.

Autore: Madison Spencer Titolo Album: Madison Spencer
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Grunge Voto: 6,5
Tipo: Digitale Sito web: https://www.facebook.com/MadisonSpencerband/
Membri band:
Marco Fersini – voce, chitarra
Filippo Longo – batteria
Mauro Varratta – chitarra
Carlo Cazzato – basso
Tracklist:
1. What You Gonna Do
2. Days
3. Walk Alone
4. Reverie
5. Turning Point
6. Monster
7. Nothing Compares 2 U
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock
0 Comm
14th Gen2021

Flavio Ferri – Testimone Di Passaggio

by Paolo Tocco
Scrivo di getto. Ci sono mille ragioni per non mollare la presa, non arrendersi a questo stato di cose superficiali e immensamente omologate su basi di follia becera (stupida, non romantica). Ci sono mille ragioni per continuare a desiderare il bello e a non giustificare il luogo comune. In I Nemici Della Musica, ultimo libro di Antonello Cresti, che devo ancora capire quanto io sia d’accordo o meno sul tutto, si dice una cosa meravigliosamente saggia: basta giustificare questo stato di cose con frasi di comodo del tipo “noi non abbiamo gli strumenti per capire i nuovi linguaggi dei giovani”… basta! Noi gli strumenti ce li abbiamo eccome. E questi nuovi linguaggi sono di una povertà che dovrebbe mettere paura solo a veder quanta stupida superficialità seminano e raccolgono in breve tempo. I nuovi teenager avvinghiati nelle trame di questo “nuovo mondo” che da pochissimo tempo abbiamo tirato su, mi fanno pena. E lo dico con amore e rispetto verso la loro immensa energia che – grazie alle altrettanto immense opportunità di oggi – potrebbe risolversi tutto in una bomba atomica pronta ad esplodere ogni giorno. E non solo i teenager sia chiaro. Ci sono cinquantenni rimbecilliti più dei loro nipoti. E invece, non per colpa loro e contro ogni loro coscienza e consapevolezza (sia chiaro!), sono sottilmente ed invisibilmente ridotti a questo pattume di superficiale ignoranza. Lo capiamo benissimo noi altri. E, riprendendo i concetti di Cresti, trovo che un gesto salvifico o quantomeno rispettoso per il loro bene, sia denunciarlo a gran voce. Almeno questo possiamo farlo. Oggi, il nuovo linguaggio musicale dei giovani, che poi diviene anche il nuovo linguaggio di vita quotidiana, fa davvero paura per la sua povertà. Agli artisti, se vogliono protestare, chiedo un linguaggio alto.

Detto questo ci sono mille ragioni per non mollare la presa. Ed una la capisco ogni volta che guardo casa mia priva di televisione, radio e finestre a portata di centri commerciali. Fuori dal mondo? Sì, quanto basta per far buoni i polmoni. Ascolto vinili, mi siedo, blocco il mio tempo e respiro cose. Sono un partigiano non un coglione. Testimoniare il passaggio per Flavio Ferri – secondo me – significa anche e soprattutto questo. Nella follia (romantica questa volta) che usa nel deformare i suoni, nel rompere le abitudini, nel nascondere voci che neanche avrei mai sentito, nello straziare la forma. Testimone Di Passaggio è un disco visual, PARTIGIANO, che i dormienti inebetiti di oggi neanche hanno gli strumenti per ascoltarlo, figuriamoci di capirlo. E loro sì che non hanno strumenti. A questo disco ho dedicato molto spazio anche nella mia nuova piccola radio – Radio Terapia. Lo conosco bene tanto da riascoltarlo quando sento che il tempo ne ha bisogno. Perché di dischi così ferrosi, così di rottura, così privi di abitudini e di simbologie sistemiche, il tempo ne ha sempre bisogno…l’uomo in prima battuta ne ha bisogno. Flavio Ferri testimonia il suo passaggio denunciando che la verità è come ferro fuso, rovente, parla dell’odio, di burattini, di canzoni, di segreti, di convenzioni comode.

Non si racconta questo disco distorto e lisergico fatto da non-canzoni, fatto di declamazioni, di liriche figurative scritte da Luca Raganin, dove il tutto non ha forme comode e non si può certo catalogare con etichette che i più omologati direbbero di post-industrial o robe simili. E per questo invito a non mettere etichette all’album. Il suono si cementa dentro, se abbiamo coscienza. Tutto il resto sono chiacchiere per i colletti bianchi di qualsivoglia girone organizzato dell’umana condizione. Testimone Di Passaggio è parte di quella scellerata follia (alta questa volta) che io riconosco in artisti degni di stima e di encomio per la loro guerra, quotidianamente partigiana. Ascoltatelo questo disco. Non per gusto o per moda. Ma per bisogno.

Autore: Flavio Ferri Titolo Album: Testimone Di Passaggio
Anno: 2020 Casa Discografica: Vrec label
Genere musicale: Psichedelia Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/FlavioFerriProducer
Membri band:
Flavio Ferri
Tracklist:
1. Beckett
2. Bambina Da Canzone
3. Le Verità Roventi
4. Moderna
5. Houdini
6. Testimone Di Passaggio
7. Odo
8. Ligeti
9. Scoppio Di Oppio
10. Xfiles
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Psichedelia
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13th Gen2021

Starbynary – Divina Commedia Paradiso

by Raffaele Astore
Apertura di album quasi alla Ted Nugent per un ritorno alle dimenticate origini quando l’hard rock ci copriva, anzi, proiettava i nostri sogni davanti ad uno specchio per suonare una chitarra fantasma. Poi la prima chitarra arrivò davvero, lo studio ed i primi pezzi che erano quelli dei Grand Funk Railroad e degli Humple Pie insieme a qualcuno della P.F.M. fino a quando il crescere non ci portò su altri orizzonti musicali un po’ meno ruvidi. Direte voi, ma che ce ne frega delle tue sensazioni, giusto, ma io sono convinto che molti di voi concorderanno con me che l’apertura di Divina Commedia Paradiso degli Starbynary, ha ereditato molto da quel rock che ascoltavamo in passato. Lo dimostrano i cinque minuti e qualcosa di quell’intro inaspettato dal titolo The Moon che, se in apparenza uno si attendeva di trovarsi nel mare della tranquillità, in realtà è tutto l’opposto per come si è bombardati con quel rock a tutto tondo che questa nostrana band sputa addosso (a me). Ma, al di là di queste iniziali considerazioni, in fase conclusiva bisogna affermare che il viaggio in questo lavoro, pur mantenendosi ben ancorato nel solco di un tosto rock, si rivela anche fantastico e progressivamente equilibrato perché tra fughe, fraseggi strumentali e non, il condensato generale è proprio quello di saper raccontare in “rock” quel Paradiso che Dante seppe descrivere così sapientemente. Se qualcuno poi dovesse dire che la componente progressive in questo disco appare proprio come un granello di grano, beh allora sappia che invece è proprio quella base progressiva a permettere agli Starbynary di calibrare quel giusto rock che non manca di colpire e, colpisce eccome!

Lo stesso discorso di The Moon e di tutti i brani a seguire sono strutturati proprio a mo’ di concept che ci permette di viaggiare con la mente in quell’universo dove i pianeti, le stelle e le galassie sono l’essenza del nostro essere infinitamente piccoli all’interno di un universo che, il paragone ci sta eccome, qui è rappresentato da una musicalità forte, convinta, tosta ma morbida allo stesso tempo. Non conosco però i precedenti album della band per poter dare un complessivo giudizio sulla loro crescita musicale (e per questo me ne faccio una colpa ma mi darò da fare a recuperarli), ma da quello che ho ascoltato devo affermare che se sono in molti a dichiarare la Divina Commedia un capolavoro, anche qui gli undici brani in cui è strutturato il disco degli Starbynary danno sia al testo dantesco che alle composizioni musicali quel connubio perfetto di congiunzione tra letteratura e musica, rock. Qui, nel disco, tra passaggi tosti di power, di rock e prog, ma sempre limpidi e passaggi puliti tutto scivola senza intoppi anzi, tutto è al di sopra di quello che si può aspettare da un genere che pur non essendoci molto affine ci ha davvero entusiasmato. Divina Commedia Paradiso è un album molto concreto e per certi versi anche molto solido, capace di coinvolgere sia chi si avvicina a questo genere per la prima volta che per quelli ormai provati come me da tanti ascolti di tutti i generi; un album che tra semplici melodie, riff chitarristici potenti ed un hard rock avvincente, pone gli Starbynary tra quelle band che fanno rock, anzi power rock e lo costruiscono a mo’ di concept come la migliore tradizione progressive. E mi accorgo solo ora, dopo rilettura di aver dato un voto così tosto a questa band. Sbaglio o mi capita di rado?

Autore: Starbynary Titolo Album: Divina Commedia Paradiso
Anno: 2020 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Progressive Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito: http://www.starbynary.com/
Membri band:
Joe Caggianelli – voce
Luigi Accardo – tastiere
Ralph Salati – chitarra
Sebastiano Zanotto – basso
Alfonso Mocerino – batteria
Tracklist:
1. The Moon
2. Mercury
3. Venus
4. The Sun
5. Mars
6. Jupiter
7. Saturn
8. Stelle Fixae
9. Primum Mobile
10. The Empyrean
11. Stars
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Progressive
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13th Gen2021

Vailixi – A Trip To Venus

by Marcello Zinno
Nuova formazione quella dei Vailixi che giunge all’esordio direttamente con un concept album ispirato ai viaggi spaziali, non a caso i brani dell’album hanno tutti il titolo di un pianeta. Il loro è un heavy metal, a tratti futuristico per il sound scelto per le chitarre ma soprattutto è l’assenza del basso che rende più secca la proposta (seppur un basso avrebbe sicuramente giovato nella completezza del sound). Ma non si tratta di un metal a senso unico: ad ascoltarli più volte si sente nell’aria questo mood quasi stoner, la rotondità dei riff come il loro scorrere fanno pensare a lidi tipici delle lande desertiche americane, molto più del metal. Al tempo stesso la batteria segue in maniera fedele ciò che è costruito dalle due chitarre, come se fosse composto tutto dalla sei corde e la sezione ritmica (più povera, in quanto popolata dalla sola batteria) non può far altro che seguirne la musica (solo in Earth si accenna a qualche pizzico di esuberanza). Il pezzo più metal del lotto per noi è Uranus, brano che mostra i muscoli e un groovy parente a certo alternative metal di scuola statunitense; le linee vocali acquisiscono cattiveria e il tutto sembra più spigoloso di altri momenti (se lo si confronta alla rockettara Mars). Al contrario Saturn, con i suoi riff stoppati, piacerà a chi mastica stoner e post-grunge.

Originale l’artwork, coraggioso il concept, buona la resa complessiva, anche se noi avremo preferito ancora più coraggio nel sound, elementi più di rottura con una proposta più singolare, che magari avrebbe spaccato il pubblico anziché cercare di piacere ad un’audience variegata. E sulla scelta del basso noi pensiamo che vada inserito, anzi forse potrebbe essere proprio quello l’elemento di rottura.

Autore: Vailixi Titolo Album: A Trip To Venus
Anno: 2020 Casa Discografica: B District Music
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/vailixiband
Membri band:
Cristiano Tommasini – chitarra
Gianluca Bianco – voce
Matteo Chiarini – batteria
Andrea Veronesi – chitarra
Tracklist:
1. Earth
2. Venus
3. Pluto
4. Uranus
5. Mars
6. Mercury
7. Saturn
8. Jupiter
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Nuove uscite
0 Comm
12th Gen2021

Vic Petrella – Sperimentalist

by Raffaele Astore
Ascoltare il prodotto di questo artista foggiano è un vero e proprio tuffo in quella musica che viaggia tra post-rock, elettronica, ambient ed un certo sperimentalismo sinfonico che a volte ci sembra di accarezzare le note appena uscite da questo CD che ci è giunto e che già dalla copertina si presenta affascinante. Un mini lavoro questo Sperimentalist di soli quattro brani, ma che contiene tanta di quella vitalità sonora da far paura per quanto la stessa è coinvolgente. C’è poi, giusto per non farsi mancare nulla, una tematica attualissima da spingere gli ascoltatori ad una riflessione profonda sui temi che Vittorio ci propone con questo esordio che non è solo musicale, un esordio che a differenza di tanti altri lo si potrebbe definire addirittura “politico”, di quella politica vera dove, il pensiero che vede l’uomo al centro delle riflessioni, è l’uno vero atto politico che ci si possa permettere. Da Red Zone, brano scritto durante la quarantena a cui tutti siamo stati costretti durante il lockdown, a Under The Stars che tratta del nostro essere minuscoli in confronto all’universo con una sonorità unica, ricercata, raffinata, a quella ricerca e realizzazione sonora che giunge con Historia Magistra Vitae che spinge ad una ulteriore riflessione, validissima in questo periodo, e cioè imparare dal passato, dagli errori commessi per salvarsi, una riflessione che di questi tempi tiene banco così come tengono banco le riflessioni su quello che siamo e su dove andremo.

Chiude Nature che vuole essere quella conclusione perfetta di un viaggio in cui tutti gli esseri umani dovrebbero aspirare perché, salvare la natura vuol dire salvare noi stessi, vuol dire salvare l’intera umanità. Vic Petrella stupisce davvero con questo suo esordio fatto di una musicalità che, anche se sembra essere una space suite è invece una musica che prende in testa e nel cuore.

Autore: Vic Petrella Titolo Album: Sperimentalist
Anno: 2020 Casa Discografica: (R)esisto Distribuzione
Genere musicale: Avantgarde, Elettronica Voto: s.v.
Tipo: EP Sito: www.facebook.com/VicPetrella
Membri band:
Vic Petrella
Tracklist:
1. Red Zone
2. Under The Stars
3. Historia Magista Vitae
4. Nature
Category : Recensioni
Tags : Avant-garde, Nuove uscite
0 Comm
12th Gen2021

Bag Of Snacks – Paper Girls

by Marcello Zinno
Esordio per i Bad Of Snacks, formazione nata da membri di altre line-up punk rock e che esce qui esclusivamente in vinile. 12 brani per 15 minuti di punk rock più o meno accelerato (brani compatti ma soprattutto pezzi molto veloci come la convulsiva I Do, I Can, I Wonder o come Kerry Kross) che però spazia in quanto ad influenze: Sing-A-Long Miho ci riporta a certo proto punk delle origini (le lezioni di Iggy arrivano fino ad oggi), mentre Blondie Sprint richiama certo punk rock novantiano con gli spigoli arrotondati. Paper Girls è un album che ascoltato in cuffia fa godere solo a metà, in realtà è l’ambito live che può trasmettere il vero valore di questo lavoro, il quale, forse per compensare questo “punto debole”, viene dato alle stampe in vinile con un lato B serigrafato dal fumettista Delicatessen (anche perché l’album stesso è ispirato alle eroine del fumetto erotico).

Bella prova, sicuramente rispecchia i canoni del punk rock più incline ad omaggiare le radici punk, così come dovrebbe essere.

Autore: Bag Of Snacks Titolo Album: Paper Girls
Anno: 2020 Casa Discografica: TAC Records, Flamingo Records, ROF Distro Records, Little Mafia Records, SFA Records
Genere musicale: Punk’N’Roll, Punk Rock Voto: 7
Tipo: Vinile Sito web: n.d.
Membri band:
Paolo Merenda
Denny
Rudelph
Tracklist:
1. Bionika
2. Paper Girls
3. Gesebel
4. I Do, I Can, I Wonder
5. Sing-A-Long Miho
6. Come On!
7. Marny Bannister
8. Blondie Sprint
9. Tippy Conte
10. Kerry Kross
11. Kitty Luger
12. Love Song
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Punk
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11th Gen2021

Io (Bestia) – Antropocene

by Marcello Zinno
Danno un seguito all’EP di debutto gli Io (Bestia), band dedita ad un hardcore senza remore né timidezze. Eppure la band, ed è questo ciò che piace di più, non propone un genere univoco e unidirezionale, piuttosto inserisce diverse sfumature e cambi di rotta per arricchire il proprio sound, perché per il quartetto importante è il messaggio prima che l’aderenza ad una scena (intesa come suoni e genere musicale). Così si va dalla stoppata e cadenzata Alibi al post-hardcore di Limite, passando per l’anthem Italia quasi da comizio politico, il crossover quasi RATM di Notte Nera e il metal di Disimpegno Distruttivo e di Cambia Faccia. Il cuore dell’album però è l’hardcore, quello grezzo e spinto: è su quel territorio che la band si gioca le proprie carte, lì sa come muoversi e colloca la maggior parte dei brani di questo Antropocene (nessuna traccia raggiunge i 3 minuti) che punta dritto in pieno volto (o fianco se siamo in sede live). Su questo fronte citiamo Terza Realtà che ci ha riportato alla memoria i Cripple Bastards e Rabbia in cui coerentemente le parti vocali svettano per la loro irruenza.

Gli amanti del genere apprezzeranno molto questo album, soprattutto chi tra loro apprezza band che si muovono liberamente all’interno di schemi noti senza timore di scostarsi da questi.

Autore: Io (Bestia) Titolo Album: Antropocene
Anno: 2020 Casa Discografica: Epidemic Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/iobestiahc/
Membri band:
Eddy – voce
Umbe – chitarra
Fausto – basso
Emy – batteria
Tracklist:
1. Antropocene
2. Alibi
3. Limite
4. Rabbia
5. Italia
6. Disordine
7. Acque Amare
8. Notte Nera
9. Non C’é Più
10. Terza Realtà
11. Disimpegno Distruttivo
12. Cambia Faccia
13. Lurido
Category : Recensioni
Tags : Hardcore, Nuove uscite
0 Comm
09th Gen2021

Hola La Poyana – A Long Cold Summer

by Marcello Zinno
Sono trascorsi diversi anni dall’album Tiny Collection Of Songs About Problems Relating To The Opposite Sex (di cui avevamo parlato qui) e si sentono tutti. È sparito il punto esclamativo nel moniker di questa band? Quello è il meno, perché il progetto Hola La Poyana si è arricchito, stratificato, ha deciso di vestire abiti diversi ed uscire dall’angusta stanza del rock acustico (si legga la recensione prima citata) pur facendolo con delle idee di base coerenti rispetto al progetto iniziale (il blues reiterativo di Like A Modern Jesus Christ). Dicevamo arricchito, perché qui le idee sono indubbiamente più numerose, Grab Those Monsters And Kill’em All inserisce effetti e un mood groovy che esce piacevolmente fuori dal seminato, sensazione che si prolunga nella estiva Being The Odd One Out, piacevole come un bicchiere ghiacciato nel pieno di agosto.

Più che gli strumenti elettrici (elemento inequivocabile) è la sperimentazione che si aggiunge alla ricetta, la voglia di esplorare; proprio l’EP si chiude con una Before You Leave che sa di psichedelia e annuncia (forse) la direzione ben più intricata del progetto nel prossimo futuro. Una direzione che potrebbe essere molto interessante (sax impazzito docet).

Autore: Hola La Poyana Titolo Album: A Long Cold Summer
Anno: 2020 Casa Discografica: Hopetone Records, Le Officine
Genere musicale: Sperimentale Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/HolalaPoyana
Membri band:
Raffaele Badas – voce, chitarra, basso, batteria, xilofono
Andrea Cherchi – synth, chitarra
Simone Sedda – synth, percussioni
Marina Cristofalo – basso
Matteo Leone – percussioni, banjo
Gianmarco Cireddu – violino
Rigolò – sax, batteria, cello
Tracklist:
1. Your Past Doesn’t Mean A Thing
2. Like A Modern Jesus Christ
3. Grab Those Monsters And Kill’em All
4. Being The Odd One Out
5. Before You Leave (featuring Rigolò)
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
0 Comm
08th Gen2021

Constraint – Tides Of Entropy

by Marcello Zinno
I Constraint sono una band tutta tricolore ma che propone un sound dal buon potenziale nei paesi del Nord Europa e negli States. Presentata come una symphonic metal band, il loro secondo album Tides Of Entropy pone due accenti fondamentali. Il primo è la personalità della vocalist Beatrice Bini che ci coinvolge nell’ascolto date le tonalità molto alte e la eccelsa pulizia, ma non ci stupisce visto che la presenza di un’ottima singer nella scena sinfonica è quasi un must; il secondo è la componente musicale che è capace di inglobare influenze progressive anziché puntare sui triti e ritriti riffoni metal a cui già troppe formazioni ci hanno abituato. Certo non mancano pezzi in cui voce e sei corde la fanno da padroni reggendo per intero la componente compositiva (Golden Threads), ma i ragazzi sanno esprimersi anche dal punto di vista strumentale e raggiungere un metal più variegato del solito copione ascoltato da band metal con voce femminile. Basta ascoltare Eerie Euphoria e Omniscient Oblivion (due dei più bei brani dell’album) per comprendere che questo sestetto musicalmente possiede diverse carte nel proprio manico capaci di giocare una partita a livello continentale più che nazionale. Lo stile andrebbe a nostro parere personalizzato ulteriormente ma le basi sono evidenti e gli amanti del prog metal sinfonico troveranno diversi momenti appaganti in questo Tides Of Entropy.

È qui secondo noi che i Constraint si giocano il loro futuro: se intendono perseguire lo stile di brani come Broken Threads, un metal sinfonico duro e puro, si scontreranno contro un’inflazione poderosa e sarà difficile per loro emergere; se al contrario valorizzeranno le componenti prog magari rendendo ancora più particolari le proprie idee, potranno guadagnare una marcia in più e uscire dai confini nazionali per estendere il proprio pubblico.

Autore: Constraint Titolo Album: Tides Of Entropy
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Prog Symphonic Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/ConstraintOfficial/
Membri band:
Beatrice Bini – voce
Matteo Bonfatti – chitarra
Davide Borghi – violino
Gabriele Masini – basso
Enrico Bulgaro – tastiere
Alessandro Lodesani – batteria
Tracklist:
1. Remanent
2. Einmal Ist Keinmal
3. Golden Threads
4. Eerie Euphoria
5. The Big (B)End
6. Omniscient Oblivion
7. Broken Threads
8. Leben Ist Streben
9. Coercive
Category : Recensioni
Tags : Epic/Symphonic, Nuove uscite
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