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09th Gen2022

Labasheeda – Old Traditions

by Marcello Zinno
Il progetto Labasheeda è un pilastro storico della scena di Amsterdam. La band infatti è attiva da diversi anni e la seguiamo con costanza (a questa pagina avevamo parlato dell’ultimo Status Seeking ma troverete anche le precedenti uscite sul nostro sito). Un progetto cross-border che si muove all’interno del rock con una scioltezza tale da proporre brani così diversi per suoni ma dalla medesima intensità. Arrivano sul finire del 2021 con un EP di sole 4 tracce che si apre con una soave titletrack, che ci riporta ai momenti leggeri ma per nulla superficiali di Elusive Girl. E sono proprio queste le ambientazioni scelte per Old Traditions, un EP che dice molto già dal titolo: vengono abbandonate le rumorose distorsioni del passato a vantaggio di un suono più da camera che ricorda per certi versi gli Eels e che offre più spazio alla voce di Saskia van der Giessen. Ma conoscendoli questo EP è come un brano interlocutorio, nell’attesa che arrivi un nuovo album nella loro discografia, più rock ed altrettanto coraggioso.

Autore: LabasheedaTitolo Album: Old Traditions
Anno: 2021Casa Discografica: Presto Chango Record
Genere musicale: Alternative RockVoto: s.v.
Tipo: EPSito web: http://www.labasheeda.nl
Membri band:
Saskia van der Giessen – voce, chitarra, violino, viola
Arne Wolfswinkel – chitarra
Renato Cannavacciuolo – basso
Jan Tromp – batteria
Tracklist:
1. Old Traditions
2. Fireworks
3. Cold Days
4. In Reverse
Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock, Nuove uscite
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06th Gen2022

Collettivo Casuale – Aria

by Paolo Tocco
Che dire, ecco la mia prima recensione di questo 2022. E non si parte benissimo. Nel senso che avrei preferito un disco capace di schierarsi con sicurezza, da una parte o dall’altra e invece qui resto in “aria”, in bilico, poco scosso e molto poco convinto. E non capisco se ci sono cose buone o se mi prude troppo la pelle con le cose poco buone che sento. Aria: ecco il titolo dell’esordio del trio che si firma Collettivo Casuale. Parliamo di pop italiano, parliamo di canzoni che scivolano senza promettere rivoluzioni e senza dimostrare coraggio. Canzoni liquide che si affidano sempre alla forma pop/folk e che (finalmente) restituiscono anche spazio ai soli di chitarra (anche grazie a Piero Filoni che dei tre forse è l’anima più “americana” e roots del disco). Cosa non digerisco? Beh non digerisco questi testi che paragono molto alla voce di Diana Rossi (anima in rosa dei C.C.). Mi suonano impostati, forzatamente poetici quando invece si perdono dentro soluzioni liriche assai ingenue. Delle volte sembrano testi usciti da quei famosi Baci Perugina con queste metafore che non capisco mai se sono eccessivamente pop o eccessivamente adolescenziali. E perdo mordente nell’ascolto e qui chiamo in causa “Fabrizio” e quella sua espressione in cui appare un “di merda” nel testo. Ma quanto mi stona dentro tutto il quadro disegnato? Occhio, non sono bigotto o ce l’ho con l’espressione in sé. Ma punto il dito proprio nella soluzione lirica del tutto: totalmente dissonante, non trovate?

Non mi piace questo far scendere in campo l’inglese che, come sempre dico, mi piace sempre molto molto poco dentro la vocalità di un italiano. Si sente che non siamo inglesi, che non siamo americani. Il risultato raramente mi convince e quando non lo fa mi stona. E poi perché l’inglese con le sue trame folk dentro un disco pop italiano? Carne, pesce, frutta o verdura? Un minestrone che non capisco, ma se non lo capisco io un sonoro sticazzi ci sta bene, vero?! Non mi piace spesso la voce di Diana Rossi, come accennavo prima. Didattica, eccessivamente precisa e nell’arte della canzone non è un pregio secondo me. Beh il saggio qui potrebbe fare un bel parallelismo sociale con l’individuo di oggi attento solo che l’estetica sia precisa per fare nella mostra in piazza. Ma poi l’umanità fatta di meravigliose sbavature di espressione e di fragilità, che fine fa? Questa è la vera ricchezza secondo me e la voce in questo discorso è assoluta padrona, anzi dovrebbe esserlo e quando invece sento una vocalità così attenta all’esecuzione mi arriva rigida, fredda, didattica, poco espressiva, forse non è ancora capace di farla propria quella dannata precisione, si sente che è forzata, che è macchinosa, non mi piace questo. Non mi piace il suono di questo disco, non mi piacciono alcune soluzioni di drumming che forse avrei richiesto più “arioso” viste le lunghe aperture in maggiore di questi brani. I rullanti, i tom, la cassa…troppo chiusi, troppo fermi, troppo poco coerenti con il mood totale. Si ascolti ad esempio Trema La Pioggia: ho la sensazione che il suono sia fermo, plastico, mentre la voce pare avere tutt’altra natura.

E anche il resto, suona molto elettrico e poco acustico per quanto questo lavoro è proprio nell’acustico che vuol mettere radici. Ascoltando ad esempio L’io Egemone, tra archi e questo shaker (se è uno shaker perché sinceramente ne perdo anche l’intelligibilità), il suono diviene troppo “finto”. Non mi piace inoltre, e questa la trovo una cosa assai ingenua, quando i soli si sovrappongono. Sono soluzioni di arrangiamento davvero poco mature. Si prenda ad esempio Going Away dove la chitarra e il “violino” fanno cose diverse. Non capisco nulla. Come fossero due persone che parlano assieme. Oppure in Un Po’ Di Sole Ancora dove la chitarra elettrica e l’armonica si parlano sopra. Se vogliamo farlo dobbiamo scrivere parti davvero funzionanti per suonare assieme e il mix dev’essere davvero un gigantesco problema da risolvere. Cambiando bandiera, invece in brani come Giuly o Strade Di Luce il disco mette in scena quelle cose che forse per me potevano essere i veri grandi quid pluris dell’opera prima dei Collettivo Casuale. Semplicità non sforzata e non ricercata a tutti i costi. Un suono libero. Una vocalità che è rilassata e che dunque diviene morbida e non pensa solo alla didattica. Una coerenza (questa volta raggiunta), tra tutti gli attori della scena dentro una semplicità (ripeto ostinatamente) che secondo me al resto del disco manca a forza di volerla cercare troppo.

Dunque, Aria è un primo disco e ai primi dischi vanno perdonate molte cose ma il collettivo in oggetto è formato da persone come Konrad dei Radiolondra (che stimo parecchio) e a cui non avrei mai associato un simile risultato. Insomma troppe ingenuità al mio orecchio (e alla mia vista, perché tante cose simili potrei dirle dei video che troviamo in rete) a firma di persone che insomma hanno fatto non poche cose nella loro pur giovane carriera. Ahimè c’è tanto tanto ancora da migliorare…sempre per quel poco che può valere il mio orecchio e la mia parola. Che qui prende tempo per dir la sua e qui lo lascia che una birra vale sicuramente di più.

Autore: Collettivo CasualeTitolo Album: Aria
Anno: 2021Casa Discografica: Music Force
Genere musicale: Pop FolkVoto: 4,5
Tipo: CDSito web: https://m.facebook.com/CollettivoCasuale
Membri band:
Konrad – voce, chitarra
Diana Rossi – voce, percussioni
Piero Filoni – chitarra, voce
Tracklist:
1. Aria
2. Nessun Reso Previsto
3. L’io Egemone
4. My Little Things
5. Giuly
6. Going Away
7. Fabrizio
8. Trema La Pioggia
9. Strade Di Luce
10. Un Po’ Di Sole Ancora
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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05th Gen2022

La Nausée – Battering Ram

by Marcello Zinno
Non bisogna farsi ingannare dal titolo dell’EP d’esordio dei La Nausée, quel Battering Ram (tradotto “ariete”) che fu anche titolo di un fortunato recente album dei Saxon. Il combo belga punta a delle sonorità ben più moderne ed estreme, prendendo il sound che ha reso noti i Deftones e aggiungendo dei pattern ritmici se vogliamo ancora più estremi, capaci di rende appetibili le cinque tracce per un pubblico che non vive di solo nu-metal ma anche di heavy moderno. Con Lighted By A Torche gli spigoli si fanno più appuntiti percependo un estremismo che ricorda più i Sepultura che non la scena nu-metal; addirittura con Mass Drown il cupo sound diventa ancora più denso, quasi math ma di sicuro la sensazione è quella di vivere all’interno di un incubo con immagini sfocate e repentini cambi di scena. Non mancano riff di scuola djent e saggi cambi di ritmo per variare l’ascolto.

Una band determinata che pesca dal passato cercando di rivestire il tutto con abiti moderni: in parte ci riesce ma dovrà anche inventarsi elementi realmente nuovi per incuriosire circa il proprio futuro.

Autore: La NauséeTitolo Album: Battering Ram
Anno: 2021Casa Discografica: Spectral Hound Records
Genere musicale: Sludge, Nu-metalVoto: s.v.
Tipo: EPSito web: www.facebook.com/la.nausee.official
Membri band:
Jelle de Bock
Tracklist:
1. Like Coin
2. Controlled
3. Lighted By A Torche
4. Mass Drown
5. Split
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Sludge
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04th Gen2022

10000 Russos – Superinertia

by Cristian Danzo
Il trio portoghese 10000 Russos giunge al quinto album con questo Superinertia composto da soli cinque pezzi ma che arriva ad una durata superiore ai 40 minuti. Fanno dell’ostinazione e della ripetitività il loro tratto marcato, dato che riff e soluzioni vengono proposte come se fossero delle loop infinite su trame intessute, in passato, dai Suicide, a cui, se levassimo la chitarra ed aumentassimo la violenza del cantato, sembrano direttamente ispirarsi, ma solo dal punto di vista dell’ossessività musicale. Andando a scavare in profondo, in realtà chi scrive ci vede molta più vicinanza ai The Residents, come sensazioni suscitate e risultato finale, rispetto al duo newyorkese o ai citati Neu! nell’allegato promozionale pervenutoci dalla casa discografica. Forse l’inerzia evocata nel titolo sta proprio in questa ripetitività voluta, che ritrae il mondo tecnologico e dipendente dalle macchine nel quale viviamo, dove si ripetono gli stessi riti e le stesse cose in un loop infinito di cui non ci rendiamo nemmeno pienamente conto. Va dato merito alla title track di vedere inseriti suoni che provengono direttamente dagli arcade anni 80 i quali, in realtà, sembrano impregnare tutto il sound che ispira i lusitani. Sembra proprio di trovarsi dentro un gigantesco video game distopico a 64 bit la cui colonna sonora che ci accompagna è Superinertia.

Difficile esprimere in altre parole il lavoro dei 10000 Russos i quali si fanno summa totale di no wave, post-punk, elettronica, e di tutta quella corrente di rock sperimentale che a partire dagli anni 70 vide la sua più grande scuola fiorire in Germania. Consigliatissimo a chi abbia voglia di esplorare sonorità nuove e minimali e a chi voglia trovare nuove frontiere sonore diverse da quelle a cui è normalmente abituato. Non per tutti i palati.

Autore: 10000 RussosTitolo Album: Superinertia
Anno: 2021Casa Discografica: Fuzz Club Records
Genere musicale: Electro Rock, SperimentaleVoto: 7
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/10000Russos
Membri Band:
João Pimenta – voce, batteria
Pedro Pestana – chitarra
Nils Meisel – synth
Tracklist:
1. Super Europa
2. Saw The Damp
3. Super Inertia
4. A House Full Of Garbage
5. Mexicali / Calexico
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock, Nuove uscite
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03rd Gen2022

Dead Alive – Rise Of The Skeleton Army

by Marcello Zinno
I Dead Alive (nome tra l’altro che non spicca per originalità) sono la belva creata e diretta da Count Scapula che da Nashville (città altresì nota per la scena rock e metal) cerca di portare il proprio heavy sound a tutto il globo. Il loro Rise Of The Skeleton Army, alla luce di questa presentazione del progetto, non può non essere da meno: cliché che piovono inesorabili, scheletri e teschi veri protagonisti di tutto, heavy metal leggermente condito da un incedere thrash di stampo USA, tupa-tupa come regola di vita (Deadites ne fa colonna portante), testi che parlano di oscurità, di morte e tutti i riferimenti del caso, artwork bello esecutivamente ma decisamente scontato…insomma tutto quello che potete aspettarvi in un disegno che non esce mai fuori dai bordi, resta nei suoi confini e che forse ha come eccesso di coerenza uno dei suoi principali difetti. A livello tecnico ed esecutivo i ragazzi ci danno dentro senza timore, infatti la parte squisitamente musicale è di sicuro interesse: non prima di 30 anni fa avremo fatto la fila al negozio per un esordio di questo tipo, ma oggi che il livello compositivo e la tecnologia hanno fatto passi da gigante ci si aspetta qualcosa di più. Tecnologia, qui tocchiamo un altro punto dolente di Rise Of The Skeleton Army: la produzione infatti è molto povera, quasi scarna, rispetto al profilo musicale; le chitarre sono incombenti a livello stilistico ma hanno poco mordente in termini puramente sonori, ricordano le produzioni old school dei primi anni del thrash; la batteria sembra davvero registrata in casa, il tutto in un miscuglio che ci riporta alle produzioni anni 80.

Con No Rest In Piece sembra voler pescare alcune influenze death metal, il resto rimane nei confini prima citati. Album come questi avrebbero bisogno di due voti differenti, uno per il profilo musicale e tecnico per i quali sarebbero promossi a pieni voti pur non regalando un’eccessiva dose di originalità, e uno per la produzione e la parte ideativa secondo cui sarebbe quasi tutto da rivedere. Un ascolto a brani come Gravestoned o Army Of Darkness è comunque consigliato.

Autore: Dead AliveTitolo Album: Rise Of The Skeleton Army
Anno: 2021Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Heavy Metal, Thrash MetalVoto: 5
Tipo: CDSito web: https://deadaliveofficial.com
Membri band:
Count Scapula – voce
Manthing – chitarra
Soul Taker – chitarra
V – batteria
Tracklist:
1. Rise
2. Prepare For The Skeleton Army
3. Triumph Of The Dead
4. Gravestoned
5. No Rest In Peace
6. Deadites
7. Army Of Darkness
8. Spooky Scary Skeletons
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Nuove uscite
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02nd Gen2022

Circus Punk – Fuori Tutto

by Marcello Zinno
Un nuovo duo project si presenta nella scena rock e lo fa con un EP autoprodotto. Roboante, distorto, groovy…meglio ancora rock’n’roll! Un vagito ma allo stesso tempo un’esplosione: questo Fuori Tutto non intende optare per mezze misure (“sapessi quanto è bello rotolarsi nella merda e dire questo è il posto giusto”) e con un sound più che graffiante, una ritmica accelerata, dei testi che mettono ben in chiaro l’intenzione di andare in controtendenza, il duo crea dei presupposti per dei live davvero interessanti. Chili di watt, riff e urla, chitarre talvolta fuzz, talaltra stoner innalzano un muro invalicabile ma che ondeggia grazie a degli ampli settati al massimo. Non poteva mancare una (pseudo) ballad, Signor Dottore, quasi hendrixiana nella parte iniziale ma che poi esplode nel ritornello per spettinare.

Un ottimo biglietto da visita per una rock band che offre un assaggio delle sue potenzialità e che ha tutti gli elementi giusti per creare un grosso seguito nella scena rock moderna.

Autore: Circus PunkTitolo Album: Fuori Tutto
Anno: 2022Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Stoner, RockVoto: s.v.
Tipo: EPSito web: https://www.facebook.com/circuspunkband
Membri band:
Arianna Muttoni – voce, chitarra
Antonio Squillante – batteria
Tracklist:
1. Febbre
2. Il Posto Giusto
3. Salutami I Tuoi
4. Signor Dottore
5. Messico
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Stoner
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01st Gen2022

Willy Wonka Was Weird – Lasciamoci Il Nulla Per Questo Infinito

by Marcello Zinno
Il seguito di 022016032019 (coraggiosissimo titolo del precedente lavoro di Willy Wonka Was Weird di cui avevamo parlato qui) si chiama Lasciamoci Il Nulla Per Questo Infinito ed ha una durata da EP, quasi dimezzata rispetto al suo predecessore. Paolo Modolo, l’artista che c’è dietro questo progetto, prosegue nel suo percorso di stampo cantautorale anche se in queste nuove tracce cerca una forma musicale più completa, distaccandosi dal concetto di sola chitarra (acustica o elettrica che sia) e voce; la stessa Cala La Nebbia A Sedriano presenta una certa attenzione negli arrangiamenti e nella costruzione atmosferica, pur presentando un ritornello eccessivamente ripetuto, caratteristica quest’ultima evidente anche in altri brani. A livello compositivo c’è un uso diverso degli strumenti, un ampliamento del range musicale, che dà un significato diverso alla proposta delle “4W”, ma in generale resta comunque un album in superfice, che non incalza mai, che pone un po’ troppo l’enfasi sulle melodie orecchiabili (Nato Sotto Il Segno Di Nessuno, Sorridere A Berlino) e che non costruisce una personalità decisa.

Autore: Willy Wonka Was WeirdTitolo Album: Lasciamoci Il Nulla Per Questo Infinito
Anno: 2021Casa Discografica: (R)esisto
Genere musicale: Alternative RockVoto: s.v.
Tipo: EPSito web: https://www.facebook.com/willywonkawasweird
Membri band:
Paolo Modolo – voce, chitarra
Tracklist:
1. Il Suicidio Della Note
2. Cala La Nebbia A Sedriano
3. Di(o)dio
4. Nato Sotto Il Segno Di Nessuno
5. Sorridere A Berlino
6. Lasciamoci Il Nulla Per Questo Infinito
Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock, Nuove uscite
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