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23rd Dic2018

Porco Rosso – Kuro Fune

by Raffaele Astore

Porco Rosso - Kuro FuneSecondo album per i Porco Rosso, band pisana che viaggia tra atmosfere post-punk e wave di innegabile fattura, alle quali si aggiunge una certa genialità che caratterizza questa loro seconda produzione. Infatti Kuro Fune, è ancora più crudo, ma anche più geniale, rispetto all’esordio perché interamente realizzato in presa diretta e quindi con sonorità immediatamente palpabili. Navi Nere (letteralmente Kuro Fune) è il nome che i giapponesi diedero alle quattro navi da guerra della marina statunitense che nel 1853, ancorandosi sulle coste giapponesi, voltarono pagina alla storia. E questa storia i Porco Rosso l’hanno voluta trasformare in canzoni interamente registrate con il supporto di un registratore a quattro tracce TASCAM 244 a cassetta. Un po’ a simboleggiare, anche per molti di noi, la nascita di una nuova era musicale anzi, un ritorno al passato che sembra ormai più da uomini delle caverne sonore quando in voga c’erano oltre alle musicassette i buon vecchi revox a bobinone. Ma il ritorno di audiocassette ed anche di vinili stanno a significare che sempre più artisti ormai si affidano a questi prodotti perché i suoni risultano così essere più fedeli e vicini alla realtà. E si sentono anche in questa audiocassetta che è priva di manipolazioni di qualsivoglia genere.

Kuro Fune è un inno contro l’egemonia dei potenti, e la musica sa essere dirompente con quel punk che, come lo definiscono i Porco Rosso, è un synth punk di buona fattura capace di proiettare, su chi ascolta, l’essenza di questa band. Certo però che a volte, da come Ricoveri utilizza la voce, non mancano certi richiami ai CSI di Giovanni Lindo Ferretti. Ma la band è anche un vero e proprio manifesto contro l’indifferenza latente di una società in estinzione, almeno quella sonora, e non solo quella che è mossa da idealismo sempre più lontani dall’essenza umana. Ecco perché Kuro Fune, con i suoi pezzi, è un album contro tutto e contro tutti ed in particolare contro un potentato che mira sempre più a governare le menti. E se da una parte può nascondersi Orwell, dall’altra sono i Jekyll e gli Hyde di turno che esplodono in tutta la loro essenza elettronica. Kuro Fune è tutto quello che non ti aspetti perché qui, in questa audiocassetta musica, parole e stile sono proprio lì, sul confine che separa i due generi che questa band predilige, il punk e la new wave. Una ventata d’aria nuova anche da queste parti!

Autore: Porco Rosso

Titolo Album: Kuro Fune

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Post-Punk, New Wave

Voto: 6

Tipo: Audiocassetta

Sito web: https://www.facebook.com/artpork

Membri band:

Michele Ricoveri – parole, voce, partiture elettroniche

Giovanni Sodi – organo elettronico, synth, miscellanee

Tracklist:

  1. IHVIPR

  2. Victor Criss

  3. Nothing N.O.F.

  4. Novità

  5. Scaffale#

  6. Punk

  7. Kuro Fune

  8. Marco&Gina

  9. Erede

  10. Divido!

  11. Bianca Nera

  12. Balada Atomica

  13. Hey$

  14. Perché + o –

  15. Questioni Design

  16. Dark Star

  17. Back Liars

  18. Mori Memento

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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14th Dic2018

PNGazers – Dove Il Mio Pensiero Brucia

by Marcello Zinno

PNGazers - Dove Il Mio Pensiero BruciaI PNGazers (abbreviati in PNG) mettono in scena un rock decisamente particolare, un rock che strizza l’occhio all’alternative rock degli anni 90 e che fu un po’ la nostra risposta al grunge imperante d’oltreoceano. Linee vocali e testi ispirati a teatro e poetica, corde elettriche che spesso giocano rifiutando il riff al servizio del ritornello di turno e da dare in pasto al pubblico, ritmica che è più un incedere, a tratti un crescendo (Canto D’amore); lo stile dei PNG sembra un affascinante connubio tra post-rock e post-punk con al centro la voce di Stefano Cantoni che conferisce personalità e valorizza le costruzioni sonore spesso legate ad ambientazioni più che a pattern. Un rock austero e viscerale, crudo, lontano dagli effetti in post-produzione che molte band moderne adottano; i PNG fanno dell’oscurità e dell’approccio introspettivo il loro biglietto da visita, toccando corde molto diverse, ora tristi e intime (Una Parola Di Cinque Leggere) ora più incisive (Alice). I rimandi sono tanti (The Cure, GarageVentiNove…) anche se il quintetto si propone in veste personale con soluzioni specifiche che si lasciano apprezzare: si ascolti ad esempio Polvere, un brano che all’inizio è indubbiamente figlio della scena post-punk ma in cui i ragazzi installano elementi targati PNG, in parte anche indurendo la proposta.

In generale però in Dove Il Mio Pensiero Brucia vige una visione decisamente cupa, evidente in brani come Altre Stanze che solo sul finire approda ad un rock più incisivo, più che uno stile è un’interpretazione del rock quello dei PNG che, per chi è in cerca di questi suoni, è in grado di regalare emozioni durature.

Autore: PNGazers

Titolo Album: Dove Il Mio Pensiero Brucia

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Post-Punk, Post-Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://pngazers.bandcamp.com/

Membri band:

Stefano Cantoni – voce

Orfeo Ciampa – batteria

Mirko Antoniolli – basso, chitarra

Matteo Lecce – basso

Francesco Martinello – chitarra

Tracklist:

  1. Alice

  2. Canto D’amore

  3. Una Parola Di Cinque Lettere

  4. Altre Stanze

  5. Polvere

  6. Quello Che Vedo

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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20th Ago2018

Gualty – Transistor

by Marcello Zinno

Gualty - TransistorSimone Tilli ha da sempre puntato su generi diversi nei suoi precedenti lavori e anche in Transistor non tradisce le proprie abitudini musicali. Si direbbe post-punk per questo nuovo lavoro ma i riferimenti sono più ampi, noi ritroviamo trame industrial, elettronica, Bluvertigo e un rock lisergico, anche se va riconosciuta la centricità dei suoni anni 80 tipici del post-punk. L’uso che viene fatto di questi suoni e i pattern scritti invece cambiano da brano a brano: se Stanotte e 30 Giorni Senza Sole possono essere facilmente inseriti nei classici brani post-punk, Zoobank e Gargantua sembrano esercizi avantgarde colorati anche dai fiati nel primo caso e dalle tastiere nel secondo, Try Vega e Sostanze Aliene virano verso la sperimentazione elettronica, mentre il rock viene fuori in pochi passaggi come Le Scimmie Cattive dove la sei corde trova la propria dignità. Gli strumenti adottati sono molti di più di quelli riportati in line-up e sono utili a stratificare la proposta anche, a volte per aggiungere trame interessanti, altre per rendere più introspettivo il songwriting.

In generale Transistor può essere visto come uno sfogo del musicista Simone Tulli e della sua band, non ha molto senso concentrarsi sul singolo refrain o sulla singola traccia, piuttosto va riconosciuto come evoluzione stilistica (o anche maturazione) di chi lo ha pensato e del periodo della sua vita che lo ha ispirato. Si tratta comunque di un album ostico e di certo non per tutti.

Autore: Gualty Titolo Album: Transistor
Anno: 2018 Casa Discografica: Red Cat Records
Genere musicale: Post-Punk, Avantgarde Voto: 5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Gualty-271260689553839
Membri band:

Simone Tilli – voce

Marco Zaninello – batteria

Antonio Inserillo – basso

Michele Senesi – chitarra

Tracklist:

  1. Stanotte
  2. Bethel
  3. Villaggio Morte
  4. Zoobank
  5. Try Vega
  6. Gargantua
  7. 30 Giorni Senza Sole
  8. Family Dream
  9. Sostanze Aliene
  10. Le Scimmie Cattive
  11. Transistor
  12. Outro
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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06th Lug2018

Lechuck – Dovresti Farlo Adesso

by Marcello Zinno

Lechuck - Dovresti Farlo AdessoI Lechuck arrivano da Torino e risultano in buona parte molto legati al rock di sottobosco che visse in quella città. Ma i Lechuck nascono verso la fine degli anni ’10 e non intendono replicare quegli schemi tanto in voga nell’underground di fine secolo scorso. Preferiscono piazzare dei buoni chorus, un cantato alquanto urlato che strizza molto l’occhio all’indie attuale (di sponda Voina) e una ritmica incalzante che piace (come ad esempio in Tubo). Le composizioni sono interessanti, sembrano semplici perché i brani arrivano al primo ascolto ma sono ricche, per nulla scritte di getto; c’è della testa e del cuore dietro la scrittura di questi brani, pur essendo diretti ad un pubblico che spesso non coglie alcune sottigliezze. Quello che più ci colpisce però non sono le strutture delle tracce ma i suoni che sono davvero l’asso nella manica di questa produzione: basso, chitarra e batteria si fondono in un collante pur restando chiara la singola personalità che si può toccare e assaporare in ogni singolo momento. Musicalmente a brani come Mattonella, con voci che si sovrappongono ad una struttura standard, preferiamo il rock svergognato di Carogna o di Colla Vinilica due momenti che presentano mille metamorfosi, o ancora il basso post-punk incalzante di Colpa.

Un album tutto da gustare, cercando di assaporare i singoli strumenti e tutti i contributi più che la forma canzone nel suo complesso che risulta comunque appetibile per palati molto diversi tra loro.

Autore: Lechuck

Titolo Album: Dovresti Farlo Adesso

Anno: 2018

Casa Discografica: Dotto, Scatti Vorticosi, Dreamingorilla, Brigante, Entes Anomicos

Genere musicale: Rock, Post-Punk

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://lechuck.bandcamp.com/

Membri band:

Ulisse Moretti – voce, batteria

Loris Spanu – voce, basso

Enrico Viarengo – voce, chitarra

Special guest:

Solotundra – voce, chitarra in Carogna

Neverwhere – basso in Colla Vinilica

Tracklist:

  1. Colpa

  2. Molla

  3. Tubo

  4. Truffa Semantica

  5. Mattonella

  6. Carogna (ft. Solotundra)

  7. Stilema

  8. Colla Vinilica

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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03rd Giu2018

Moaning – Moaning

by Marcello Zinno

Moaning - MoaningCi sono dei suoni che indiscutibilmente ti lanciano in un’altra epoca passata. Questo tutti i musicisti lo sanno, c’è chi ci inciampa e si innamora (magari per sapore nostalgico della propria adolescenza o magari perché l’ha sentito sui vinili di papà) e c’è invece chi consapevolmente intende ricreare certe atmosfere inquadrando di preciso un contesto storico. Secondo noi i giovani Moaning rientrano nel secondo gruppo di musicisti e, ricalcando le regole sonore degli anni 80, non disprezzano certe declinazioni rock più vicine agli anni 90 che meglio si sposano anche al pubblico della Sup Pop, etichetta stra-nota proprio nell’ultimo decennio del precedente secolo. Così possiamo presentarlo come post-punk/new wave quello che gli americani Moaning ci propongono attraverso il loro album omonimo, un turbinio di volumi elettrici subissato da linee di basso e synth ottantiani che ne contaminano il sapore e se vogliamo ne caratterizzano la presentabilità. Ascoltare i primi secondi di brani come Close e pensare che si tratti di un album targato 2018 è compito arduo ma non bisogna cadere nell’errore di inquadrare Moaning come un album nostalgico, perché riff ce ne sono e quelli piaceranno a chiunque mastica il rock del nuovo millennio (e la stessa Close ci insegna questo).

Tracce contenute in quanto a durata ma intense in fatto di suoni: la trama di batteria costante di Does This Work For You vestita di riff così diversi tra strofa e ritornello trasmette bene il senso di variazione musicale di cui il power trio è portatore. A noi piace anche l’intensa The Same, rock fino al centro della Terra mentre, al contrario, il ritornello di Tired che ha quel retrosapore alla The Cure o Misheard che sa di latte e di fughe dalla scuola spingono ad esercitare la nostra memoria, come una lunga equazione che ha come risultato quello di un rock. L’ultima Somewhere In There ci apre a spiragli da band alternative rock pesante, sarà questo il sound che ci dovremo aspettare dal loro futuro?!

Autore: Moaning

Titolo Album: Moaning

Anno: 2018

Casa Discografica: Sub Pop

Genere musicale: Post-Punk, New Wave, Alternative Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://moaningmusic.com

Membri band:

Sean Solomon – voce, chitarra

Pascal Stevenson – basso, synth

Andrew MacKelvie – batteria

Tracklist:

  1. Don’t Go

  2. Tired

  3. Artificial

  4. Close

  5. Does This Work For You

  6. The Same

  7. For Now

  8. Useless

  9. Misheard

  10. Somewhere In There

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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19th Gen2018

Unoauno – Cronache Carsiche

by Marcello Zinno

Unoauno - Cronache CarsicheSperimentazione, effetti, spoken words, distorsioni. Uno a uno gli ingredienti della proposta degli Unoauno. Una band essenziale nella sua composizione ma intricata nelle sue composizioni: un trio, non tanto power, per l’ 80% ritmico, poi per il resto ci sono parole e piccoli effetti, se il synth per come è usato possiamo considerarlo un effetto. Poetica, in parte, irruenza, a tratti; il binomio basso/batteria sembra molto collaudato, i testi e il resto giocano (e ci riescono) nel rendere più particolare lo stile della band, un’ambivalenza che notiamo anche in Aleppo nonostante le due parti siano sostanzialmente differenti, una più intima l’altra più ritmata. Sperimentazione anche nei suoni, per il basso noi preferiamo l’opener con un quattro corde deciso e che esce fuori dalle linee tracciate dalla batteria, come fosse un disegno fatto a 2 anni d’età, rispetto al suono di Aleppo (Parte 2) che resta un filo indietro. Nulla di indigesto perché batteria elettronica e synth “come-indie-insegna” arrivano con Figlio e quindi si cerca di piazzare anche qualche brano dalle sonorità più ammiccanti, pur corteggiando sempre CSI. Noi li preferiamo nell’animo più rock come in Giochi, dove compare anche una certa ricerca alternativa del rock proposto ma non ci dispiace ascoltarli laddove osano nella sperimentazione. Da seguirne l’evoluzione.

Autore: Unoauno

Titolo Album: Cronache Carsiche

Anno: 2017

Casa Discografica: Ribéss Records

Genere musicale: Post-Punk

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/unoauno1.1/

Membri band:

Mauri – batteria

Giangi – voce

Rocco – basso

Tracklist:

  1. De

  2. Restare Vivi

  3. Carsica

  4. Aleppo (Parte 1)

  5. Aleppo (Parte 2)

  6. Figlio

  7. Giochi

  8. Clausura

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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01st Gen2018

Porco Rosso – Living Dead

by Marcello Zinno

Porco Rosso - Living DeadUscite come queste ti fanno immaginare il noise, le produzioni che prendono come esempio gli OvO o i Buffalo Grillz, le chitarre dalle note irriconoscibili, le bestemmie e le cantine zozze dove cercare di provare dei pezzi che poi dal vivo saranno fatti un tutt’altro modo. E invece no. I Porco Rosso questo spirito lo custodiscono probabilmente nelle idee, quelle di un mondo fatto di maiali o peggio di creature che non sono equiparabili né ad animali né ad esseri umani, ma loro, i Porco Rosso, non lo esprimono attraverso la propria musica. Si vive in questo costante scontro tra uno spirito ideale rivoluzionario ed una espressione artistico-musicale di sponda industrial/darkwave che contribuisce bene a creare quelle ambientazioni da “fine del mondo” a cui forse il duo sembra essere attratto. Loro lo chiamano “synth punk”, dove probabilmente il synth è a sottolineare la principale origine sonora della loro proposta e il punk a spiegare il loro spirito di rottura (oltre che forse voler accarezzare la scena post-punk/dark wave da cui prendono spunto).

In una creazione comunque intricata e a tratti sperimentale, avanguardistica e orwelliana, vi sono comunque momenti più abbordabili come il synth pop di Alma Maruska o l’electro pop di The Living Dead In Rome; a noi accanto alle loro cyber-filastrocche piacciono i momenti in cui il terrore prende il sopravvento come nell’elettronica di Metatron, pezzo molto ottantiano e che si presta a molti usi. Da seguire per scoprire se in futuro non si tramuteranno in zombie.

Autore: Porco Rosso

Titolo Album: Living Dead

Anno: 2017

Casa Discografica: New Model Label

Genere musicale: Post-Punk, Dark Wave, Synth Pop

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/artpork

Membri band:

Michele Ricoveri – voce, elettronica

Giovanni Sodi – organo elettronico, synth

Tracklist:

  1. Introne

  2. Baci E Abbracci

  3. Alma Maruska

  4. La Marcia Dei Maiali

  5. Profondo Nero

  6. The Living Dead In Rome

  7. Metatron

  8. Il Traviatore

  9. Night Breed

  10. Outrino

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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07th Nov2017

Monsieur Gustavo Biscotti – Rabid Dogs

by Alessio Capraro

Monsieur Gustavo Biscotti - Rabid DogsTerzo album per i mantovani Monsieur Gustavo Biscotti che, dopo il primo album omonimo e The Disastrous Fall Of…, realizzano Rabid Dogs, 7 tracce spinte ed immediate in chiaro stile punk e suoi derivati. Si parte forte con Louis’ Wine, con un intro di chitarre distorte in lontananza che lasciano subito spazio ad una prorompente sezione ritmica ed un cantato che strizza l’occhio all’hardcore. La successiva Little Bastard presenta un sound molto più melodico, frammenti di brano molto ambient che colpisce per sperimentazione, un brano meno d’impatto ma molto interessante. La scarna e aliena First Time Shadows presenta un riff onnipresente e continuo, una canzone particolare ma sotto tono. In Twenty Tunnel è senz’altro protagonista la voce, martellante e sofferente, che trova sfogo in una batteria dall’ottimo groove, ascolto piacevole. La vorticosa e graffiante Paralyitic Taylor coinvolge non poco, forse uno dei miglior brani di questo album, incisivo e diretto, lascia il segno. Non tengono il passo, però, le conclusive Modernism Is My Past Continuous e Johnny Glamour, apprezzabili per la loro voglia di distaccarsi dal genere e di giocare con i suoni, ma che non hanno lo stesso appeal delle precedenti tracce.

I Monsieur Gustavo Biscotti sono un’ottima band, con un sound ben definito e un impatto live sicuramente esplosivo ed è decisamente apprezzabile il loro voler sperimentare all’interno dei brani, cercando di non racchiudersi in un unico genere e azzardano delle scelte che, a prescindere se riescono bene o meno, sono da premiare per il coraggio. Insomma Rabid Dogs è senz’altro un album piacevole, scorrevole, con i dovuti e forse naturali alti e bassi, ma che lascia la voglia di riascoltarlo di nuovo.

Autore: Monsieur Gustavo Biscotti

Titolo Album: Rabid Dogs

Anno: 2017

Casa Discografica: Annoying Records, Sonatine Produzioni, Antena Krzyku, Frammenti Di Un Cuore Esploso, È Un Brutto Posto Dove Vivere

Genere musicale: Post-Punk

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/MonsieurGustavoBiscotti/

Membri band:

Paolo – basso; chitarra; voce

Giandomenico – chitarra; voce

Filippo – basso; voce

Lorenzo – batteria; voce

Jacopo – farfisa

Tracklist:

  1. Louis’ Wine

  2. Little Bastard

  3. First Time Shadows

  4. Twenty Tunnel

  5. Paralytic Taylor

  6. Modernism Is My Past Continuous

  7. Johnny Glamour

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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27th Ott2017

Mush – Mush

by Alessio Capraro

Mush cover“Mush è nato dopo un periodo difficile, qualche mese prima avevamo deciso di sciogliere i Kaleidoscopic (progetto precedente dove suonavamo) e ci siamo trovati in una situazione poco chiara, con un futuro incerto davanti. Non abbiamo mollato e ci siamo spinti a suonare cose differenti, sonorità più veloci e melodiche che ci accomunavano; il processo di scrittura è stato molto veloce perché le idee abbondavano“. Così gli stessi Mush spiegano la genesi del loro primo album omonimo e allo stesso tempo anche la creazione di questo power trio che affonda le radici nel post-punk e nell’emocore. L’album presenta 10 tracce scritte quasi di getto, con una grinta ed una urgenza molto sentita e percepibile, a cominciare dalla teatrale Aspettando Godot, brano d’apertura, caratterizzata da una miscela di chitarre senza controllo e rabbia urlata in coro, così come la successiva L’inverno che segue la stessa scia. Ci si distacca leggermente dal genere entrando in sonorità più punk con Dov’è La Fine anche se il tocco hardcore non manca, mentre Vona tende a portare un po’ di calma e riflessione all’interno del disco.

Il marchio di fabbrica del genere, specie nell’emocore, è senz’altro la sovrapposizione delle vari linee vocali con testi gridati in coro, e anche i Mush non smentiscono questa particolarità: messaggi sparati in faccia assistiti da una martellante sezione ritmica. Si ritorna al classico punk-rock nel brano È lunedì prima di lasciare spazio all’oscura quanto lunga Tutto (O quasi). L’album scorre veloce e piacevole fino alla conclusione, forse fin troppo: i brani sono così fedeli al proprio genere che tendono a confondersi tra loro per un orecchio non attento e, nonostante siano indubbiamente suonati bene, non lasciano il segno.

E’ senz’altro un disco destinato agli amanti del genere, racchiuso in un determinato spazio anche se, per chi ascolta rock, non risulta essere di certo “fastidioso” ma forse stancante con l’avanzare delle tracce. Ad ogni modo, è un inizio non male per i Mush, aspettando un seguito più avvincente (e non solo Godot).

Autore: Mush

Titolo Album: Mush

Anno: 2017

Casa Discografica: Valuum Records, È Un Brutto Posto Dove Vivere, Entes Anomicos, Dreamingorilla Records, Dotto, Controcanti, Atomic Soup records, ’59 SRS, Insonnia Lunare Records

Genere musicale: Post-Punk, Emocore

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.mush.band

Membri band:

Francesco Magrini – voce, basso

Marco Ciardo – chitarra, voce

Francesco Mazzi – batteria

Tracklist:

  1. Aspettando Godot

  2. L’inverno

  3. Dov’è La Fine?

  4. Non È Più Agosto

  5. Vona

  6. Sospeso Nel Vuoto

  7. È Lunedì

  8. Tutto (O Quasi)

  9. Autunni Sbiaditi

  10. Il Mio Grido Più Forte

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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14th Ott2017

Algiers – The Underside Of Power

by Giuseppe Celano

Algiers - The Underside Of PowerGli Algiers sono una band americana, sperimentale, con già all’attivo un disco prodotto nel 2015. Provengono da Atlanta, Georgia, ne fanno parte il vocalist e chitarrista Franklin James Fisher, il bassista Ryan Mahan, il chitarrista Lee Tesche e il batterista Matt Tong. Si sono ufficialmente formati a Londra nel 2007. Il moniker si riferisce alla guerra anticoloniale e rappresenta un posto ipotetico dove la violenza, il razzismo, la resistenza e la religione convivono mescolandosi fra loro. Un combo capace di fondere genere musicali opposti e dissonanti, che vanno dal post-punk al gospel misto a elettronica su cui s’innesta una certa letteratura gotica. The Underside Of Power è stato prodotto da Adrian Utle, già alla corte dei Portishead e dal collaboratore Ali Chant. Canto soul e afro-folk (Cry Of The Martyrs) per una musica disturbante che non permette distrazioni pretendendo la massima presenza (psicofisica) di chi si è posto all’ascolto di questa creatura mutante (Walk Like A Panther). Le atmosfere cupe, la sezione ritmica marziale, il canto sghembo e il continuo cambio di atmosfere li rendono apparentemente inafferrabili. Ascoltando bene si può rintracciare il bandolo che vi permetterà d’entrare nei brani segnando gli snodi chiave per comprendere l’evoluzione delle linee armoniche (A Murmur, A Sign). Irresistibile, magistralmente affascinante e tenebrosa, sì e ce ne vorrebbero altri di aggettivi, è la ballad MME Rieux. Take viscerale, laida e malata, sostenuta dal pianoforte, lancinanti dissonanze di fondo e voce vellutata.

The Underside Of Power richiama Fela Kuti e i Depeche Mode, passando per i Throbbing Gristle. Parla del presente teso allo spasmo, complesso, macchinoso e povero d’idee il cui futuro risulta molto incerto e lo fa sfruttando una sana violenza nell’approccio e nei suoni. I suoi colpi in canna sono ovviamente le canzoni, sputate a denti stretti e nervi tesi. Gli Algiers riportano alla memoria gli slogan urlati dagli MC5 in apertura a Kick Out The Jams e, andando a scomodare il futuro di 1984, mira a scuotere le coscienze spingendo in modo incalzante a non sedersi, alla reazione (anche violenta se le parole non dovessero bastare). Rivoluzionari.

Autore: Algiers

Titolo Album: The Underside Of Power

Anno: 2017

Casa Discografica: Matador Records

Genere musicale: Post-Punk, Rock

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://algierstheband.com/

Membri band:

Franklin James Fisher – voce, chitarra

Ryan Mahan – basso

Lee Tesche – chitarra

Matt Tong – batteria

Tracklist:

  1. Walk Like A Panther

  2. Cry Of The Martyrs

  3. The Underside Of Power

  4. Death March

  5. A Murmur. A Sign.

  6. Mme Rieux

  7. Cleveland

  8. Animals

  9. Plague Years

  10. Hymn For An Average Man

  11. Bury Me Standing

  12. The Cycle / The Spiral: Time To Go Down Slowly

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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