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10th Giu2014

Bad Apple Sons – My Dear No Fear

by Marcello Zinno

Bad Apple Sons - My Dear No FearIl rock a volte è viscerale, proviene dal di dentro e smuove tutto per poi implodere e creare trambusto. Alle volte è cupo e porta con sé una macchia nera indelebile, difficile da scrostar via. Così suonano i Bad Apple Sons nei primi minuti del loro secondo album dal titolo My Dear No Fear, il loro personale messaggio al prossimo. Difficile inquadrarli se ci si sofferma solo su questa traccia, sta di fatto che la scintilla sembra ormai essere avviata e quel momento prende il nome di Tempest Party, una cavalcata che strizza l’occhio al post-punk (il basso prende a mani basse da quella scena) pur puzzando di rock’n’roll alcolico, con un incedere martellante. Il sound si fa via via più tagliente e i Bad Apple Sons mettono in luce (meglio dire in evidenza) le chitarre, anche se queste non sono l’elemento principale della loro proposta. Gli incubi prenderanno il sopravvento in musiche dominate da una sezione ritmica che regge le fila del gioco mentre una voce lacerante e profondamente post-punk colora di nero la restante parte: il percorso diviene ostico nel lungo brano Ascend, un inno di dolore a tratti industrial, che lascia il segno pur non rendendolo visibile.

Lo scenario diviene interessante per il sound sofisticato ma c’è da ammettere che l’aria diviene pesante e che un album come My Dear No Fear non è per tutti. Cowards ad esempio è una prova ostile, difficile da assimilare, ancora meno convenzionale il brano No No che sembra un discorso tratto da un astronauta perso nello spazio dopo l’uso di opportune sostanze. In generale My Dear No Fear è una prova sicuramente originale, considerando il periodo in cui viene pubblicato, molto scura, per i fan di Nick Cave e dei Motorpsycho più introspettivi oltre che per tutti i fanatici della scena post-punk.

Autore: Bad Apple Sons Titolo Album: My Dear No Fear
Anno: 2014 Casa Discografica: Chic Paguro
Genere musicale: Post-Punk, Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.badapplesons.com
Membri band:

Clemente Biancalani

David Matteini

Andrea Cuccaro

Andrea Ligia

Tracklist:

  1. Free Neural Enterprise
  2. Tempest Party
  3. My Dear And Fear
  4. The Holiest
  5. Ascend
  6. Cowards
  7. Black Monkey
  8. No No
  9. Stop Shakin’ Rope
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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18th Feb2014

No Age – An Object

by Marcello Zinno

No Age - An ObjectDel fenomeno dei progetti musicali a due membri avevano già parlato, un vero nuovo movimento musicale che si sta diffondendo sempre più. E non è una tendenza localizzata bensì nei vari luoghi del mondo compaiono progetti di questo tipo. Certo lo spettro musicale che una band a due componenti può proporre non è ampissimo ma è comunque caratterizzante. Un’eccezione è data dai losangelini No Age, messi sotto contratto già da qualche anno dalla Sub Pop Records di Seattle, che contrariamente al nome non sforna solo artisti pop ma punta alla scena indipendente sottolineando i tratti che più si differenziano da ciò che si ascolta in giro. Infatti i No Age risultano fin da subito molto debitori alla scena punk pur non suonando riff grezzi e tempi velocissimi; il loro stile anche per questo potrebbe definirsi aderente al post-punk ma con un’allegria di fondo nelle melodie e nelle linee vocali differente da tutte quelle formazioni che mescolano il post-punk con la new wave e le atmosfere dark, altro fenomeno molto in voga negli ultimi anni. 11 tracce per mezz’ora di musica, già questo fa capire che Randy Randall e Dean Allen Spunt non ruotano intorno al discorso ma confezionano un buon prodotto, anche ben arrangiato (elemento fondamentale per un duo project) e che non passerà alla storia ma sicuramente farà trascorrere un pò di tempo spensierato a chi ama l’alternative e il post-rock.

Sta di fatto che i No Age non sono la classica band a due membri che attacca gli strumenti all’amplificatore e parte, molto è dato dalle sovraincisioni e da elementi sonori aggiunti in post-produzione: An Impression ne è un esempio, anche se in quel caso il prodotto finale risulta di un alternative troppo poco smussato. Crudo e sporco invece Defector/ed è un brano che piacerebbe molto a Billy Corgan, mentre in altri momenti come in Running from A-Go-Go le scelte diventano più suadenti e perdono di mordente. Le idee sono chiare, è l’estensione interpretativa del loro rock che è molto vasta toccando ora momenti interessanti ora passaggi più discutibili, un pò fatta per gli hypster, e cadendo in qualcosa difficile da digerire, che loro chiamano sperimentazione ma che per noi è “perdita di attrito”. Ma in fondo sono “solo” al quarto album.

Autore: No Age Titolo Album: An Object
Anno: 2013 Casa Discografica: Sub Pop Records
Genere musicale: Post-Punk, Post-Rock Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://www.noagela.org
Membri band:

Randy Randall – chitarra

Dean Allen Spunt – voce, batteria

Tracklist:

  1. No Ground
  2. I Won’t Be Your Generator
  3. C’mon, Stimmung
  4. Defector/ed
  5. An Impression
  6. Lock Box
  7. Running from A-Go-Go
  8. My Hands, Birch and Steel
  9. Circling with Dizzy
  10. A Ceiling Dreams of a Floor
  11. Commerce, Comment, Commence
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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06th Feb2014

Fusch! – Mont Cc 9.0 Second Act

by Amleto Gramegna

Fusch - Mont Cc 9.0 Second ActSeconda parte per la trilogia ideata e realizzata dai Fusch! Nell’arco di un solo anno i bergamaschi hanno ideato e pubblicato parte della loro opera (nell’aprile 2014 è atteso il terzo capitolo) creando un calderone post punk, new wave, shoegaze, stoner e dark. Difficile dunque poter dare un giudizio rapido e preciso proprio per l’abbondanza di tanto materiale. Questo secondo capitolo in realtà non ci ha colpito come il primo lavoro proprio perchè le idee sembrano essere più annebbiate, confuse. Basti ascoltare la opener Abba(gl)io: un mantra continuo e ossessivo costruito su un giro di basso e su una voce lontana e salmodiante. Le cose migliorano (anche se di poco) con il dark di Peso Piuma grazie ad una vivace batteria suonata in aperto contrasto con synth robotici. Lo stoner di Sara(‘) caratterizzata da reminescenze new wave ci è piaciuto molto anche se la registrazione non proprio eccellente ne rende farragginoso l’ascolto. Underground è onirica, un sogno a occhi aperti che si scontra con incubi post-cronenerghiani. Il brano migliore del disco senza dubbio. Signore Salga in Auto è sorretta da due note demoniache di synth sempre su una base post punk mentre Stelle è timidamente esoterica.

I protagonisti assoluti del brano di chiusura L’Ines sono dei grilli che placidamente chiudono il lavoro. Il consiglio che possiamo dare è di aspettare il terzo capitolo dell’opera così da avere una visione più completa. Al momento lo rimandiamo.

Autore: Fusch! Titolo Album: Mont Cc 9.0 Second Act
Anno: 2013 Casa Discografica: Jestrai Records
Genere musicale: Post-Punk, New Wave, Indie Rock, Shoegaze Voto: 5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/weare.fusch
Membri band:

Mariateresa Regazzoni – voce, tastiera, synth

Alessandro Dentico – basso

Pier Mecca – batteria

Mario Moleri – chitarra

Tracklist:

  1. Abba(gli)io
  2. Peso Piuma
  3. Sara (‘)
  4. Underground
  5. Signore Salga in Auto
  6. Stelle
  7. L’Ines
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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25th Set2013

Suez – Illusion Of Growth

by Marcello Zinno

I Suez, una giovane band ma in forza da parecchi anni, tocca con questo nuovo album un tema molto complesso e delicato: l’ “illusione di crescere” è riferito a chi passa da una fase della propria vita ad un’altra, chi si trova d’un tratto di fronte a delle responsabilità e a dei problemi a cui in passato non aveva avuto tempo e modo di darci peso. Un tema che risulta molto attuale, di sicuro interesse per i giovani e profondo quanto basta per comporre delle musiche che possono entrare dentro. Alt! È proprio qui che il percorso verso la nostra consapevolezza viene interrotto: se infatti le argomentazioni risultano già abbastanza crepuscolari, la musica si tramuta in goccia e fa traboccare completamente il vaso svuotando l’energia che esso stesso conteneva e che poteva offrire all’ascoltatore. Un tratto sicuramente di coerenza quello di pescare alla scena post-punk: ritmi rallentati, melodie in negativo e testi non sempre cantati, a metà tra il parlato ed il recitato, tutti aspetti che rendono la loro proposta molto particolare. Il tutto non suona nuovo e risulta anche un pò indigesto in alcuni passaggi. Richiami alla vena vocal-dark del tipico timbro di Nick Cave fa da spalla a passaggi timidamente più ironici come Boys Must Cry che abbraccia un mood che parte dai The Smiths fino ad arrivare ad alcuni suoni importati dal moderno indie rock.

Chains sembra omaggiare i The Velvet Underground in una danza quasi lugubre, schiava delle proprie catene che potrebbero essere uno degli elementi centrali dell’album, mentre con Things Don’t Change si approda a certa sperimentazione sonora che acquisisce insegnamenti orientali nella successiva Head Bang. Vari sono i tentativi di creare qualcosa di davvero originale, ma al di là della ricerca di musicalità profondamente legate al passato che potrebbero piacere alla schiera di hipster tanto in voga oggi, non si va. Un parto ostile, che sicuramente può interessare gli amanti del post-punk, ma che a nostro parere trova difficile collocazione in uno scenario musicale come quello attuale.

Autore: Suez Titolo Album: Illusion Of Growth
Anno: 2013 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Post-punk Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.soundcloud.com/suezband
Membri band:

Ivan Braghittoni – chitarra, synth

Marcello Nori – batteria

Manuel Valeriani – basso

Luigi Battaglia – voce, synth

Tracklist:

  1. 10.000 Years
  2. Bloop
  3. Boys Must Cry
  4. Chains
  5. Lighthouse
  6. Once You
  7. Things Don’t Change
  8. Head Bang
  9. Anything
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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19th Set2012

Sant’Antonio Stuntmen – Guardingo

by Marcello Zinno

L’intero concept che sembra girare intorno a questo lavoro è il Messico: una copertina che riprende i personaggi dei vecchi film messicani, un titolo che richiama lo spagnolo, un’opener suonata proprio in quelle ambientazioni con tanto di spagnolo dialettale poco sobrio che ci fa venire voglia di una bella siesta e delle informazioni rintracciabili sulle pagine web istituzionali della band sempre in lingua madre (solo dopo un pò ci accorgiamo che la band è veneta). Un piatto bello e servito no? Una buona confezione per scoprire il regalo al suo interno. Sì perchè dopo appena due minuti esce fuori ciò che veramente nessuno si sarebbe mai atteso, una band post-punk (e post-rock) che in alcuni tratti strizza l’occhio ad alcune tradizioni di radice death. Le parti vocali sono maltrattate a dovere, attingendo dalla storia del punk e risultando grezze più del necessario, ma si adeguano ai riff discordanti e alla batteria secca che spesso esce fuori dal seminato prendendo potere nella scena, il tutto creando comunque un quadro a tratti alternative. In Errajicho si nota qualche influenza di hardcore americano, ma dura pochissimo prima di entrare in una parte ben più sperimentale che velocizza i tempi e poi li adagia sul finire; ma è con Novanta che il sapore turbonegrino viene a galla, come fosse un’anima post-punk che sa di cadavere abbadonato, in un’ambientazione che potrebbe essere sicuramente più ricca di elementi innovativi.

A cosa ci riferiamo? Proprio a quel desiderio di osare che si intravede nei brani ma che non prende il volo: tempi maggiormente dispari, riff ancora più trasversali, tutti elementi che caratterizzerebbero ancora di più la proposta dei Sant’Antonio Stuntmen. In Armando Sabe questo atteggiamento riesce in parte ad uscire e prendere la forma giusta perchè è oltre gli schemi logici che la band acquisisce un sapore differente e si lascia apprezzare non solo per sfuriate ma per inondazioni oltre i canoni definiti normali. È tutto un gioco di chitarre che regge la teatralità di Hype, un brano che a tratti richiama un’esperienza cinematografica per poi trascinarci in un turbinio di rock e punk deciso e compulsivo, il tutto ancora più irriverente in Lesplorateur, una sorta di crescendo esplorativo e sperimentale a cui i Sant’Antonio Stuntmen ci hanno condotto dalla prima alla penultima traccia. E l’ultima? Semplicemente un incubo.

Sicuramente un prodotto che non ci saremmo aspettati guardando la sola copertina. Quindi non vi fermate all’artwork perchè qui l’abito non fa il monaco. Per niente.

Autore: Sant’Antonio Stuntmen Titolo Album: Guardingo
Anno: 2012 Casa Discografica: Black Nutria
Genere musicale: Post-punk Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/santantoniostuntmen
Membri band:

San Silva dela madoneta dej salcedi pianjenti – voce

Santo cò fillio de Dios Y sorello del flebo – chitarra

Sant’Andrea martire del mordente manjavernice – basso

Santo Ale apostolo de los cocones y rey del pajaro – batteria

Tracklist:

  1. Cuando Me Besan Tiemblo
  2. Fffttonica
  3. Il Braccio Di Eleonora
  4. Brutabaean
  5. Errajicho
  6. Novanta
  7. Intervallo
  8. Hype
  9. Armando Sabe
  10. Lesplorateur
  11. Tutti Per Sempre
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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16th Mag2012

Death Disco – End Is Beginning

by Marcello Zinno

Facciamo un salto indietro, dimentichiamo le nostre infanzie e proiettiamoci direttamente ai fantastici anni ’70, verso la fine, quando la curva di successo del punk stava ormai cambiando direzione e la sperimentazione tra i generi che poi esploderà negli anni ’80 stava prendendo piede. Cerchiamo di fare mente locale con la scena new wave che stava nascendo a quei tempi: un qualcosa che fosse interpretato soggettivamente da ciascuna singola nuova band ma che assumeva di volta in volta una forma differente. Un elemento però rappresentava il collante dell’idea musicale new wave: il synth. C’era un’anima dannata dietro tutto ciò, un’anima destinata a prendere con il tempo vie diverse: una prima forma più sperimentale abbraccerà il post-punk mentre un’altra sfocerà nella disco e nell’elettronica che riscuoteranno un grande successo nel decennio a venire. È proprio in questa scena new wave/post-punk che ci collochiamo per parlare dei Death Disco, una band che molto deve anche a come è nata questa scena e sviluppata in seguito (dal rock dei The Smiths al dark alla The Cure).

Il sound è cupo, i brani costruiti dietro atmosfere quadi dark, il basso che si pone come principe in un reame in cui la sezione ritmica assume peso rispetto ad una parte melodica ben costruita ma di supporto. Il cantanto è naturalmente viscerale per far da collante con il basso e dare quel sapore oscuro. Ci sono però delle divagazioni sul tema principale: Things Gone Bad è il brano per tutti, il tentativo di rendere semplice la proposta dei Death Disco ma senza perdere molto mordente, con quella chitarra art rock messa lì a dovere; The Proof invece contiene un’esplosione elettrica che ci porta direttamente alla fine dello scorso secolo riacquistando modernità. Nothing Really Ends è il punto più alto dell’album, un punto che vale la pena di essere esplorato perchè, diciamolo, questo genere musicale non può essere valorizzato se non rappresenta un catalizzatore di emozioni e questo brano lo è in maniera pregnante. Il synth emerge tutto in The Beginning Of Everything e ci porta alla scena da catacomba tipica della band fino poi a mutare e tornare sull’elettrico come un costante bilico su cui il quintetto intende giocare piazzando un briciolo di dance che stranamente non dispiace.

I Death Disco stanno crescendo e lo fanno giocando con delle scene particolari, segno di apertura mentale, e con un approccio che a noi piace molto. Ascoltare per credere.

Autore: Death Disco Titolo Album: End Is Beginning
Anno: 2012 Casa Discografica: Friends Of Music
Genere musicale: New Wave, Post-punk Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/deathdiscoband
Membri band:

Fabio Raducci – Vox/Guitar

Fabio Lorusso – Guitar

Enzo Morreale – Bass

Daniele Bosticco – Synth

Andrea Cilano – Drums

Tracklist:

  1. White Easter
  2. Ideal End
  3. Things Gone Bad
  4. The Proof
  5. Nothing Really Ends
  6. Robot
  7. Before The Fury
  8. The Beginning Of Everything
  9. Hurts
  10. American Sunday
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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05th Apr2012

Ultimo Attuale Corpo Sonoro – Io Ricordo Con Rabbia

by Federico Cacciatori

Testi duri, sonorità non meno dirompenti e righianti…il mix perfetto per trasmettere un senso di rabbia che sembra senza fine. Io Ricordo Con Rabbia, il secondo lavoro degli U.A.C.S è un album difficile da inquadrare. La sfera ‘sensazionale’ è talmente sollecitata e chiamata in causa, che considerazioni stilistiche, sonore…etc…possono quasi sembrare secondarie. 12 tracce che possono essere assimilate a 12 mini-cortometraggi sonori, in cui le sonorità accompagnano la descrizione dei fatti di cronaca che hanno segnato drammaticamente un’intera stagione (e una o più generazioni): la strage di Ustica, la P2, le stragi della mafia e della camorra…Il risultato di queste 12 operazioni ‘sonorografiche’ è un album in cui le citazioni, gli spunti e i rimandi di ogni singolo brano (difficili molto spesso), si fondono alla musica in maniera disarmante, scuotendo e sbattendo l’ascoltatore come uno straccio…senza tregua.

La poesia la fa da padrone, ma non prendendo a scuola il classico approccio alternativo italiano (Teatro Degli Orrori, Afterhours), bensì scegliendo aculatamente delle parole al fine di dipingere degli scenari drammatici e toccanti, ma al tempo stesso reali come pochi. Perchè sono proprio le idee che la band vuole mettere in gioco al servizio della musica, non dimenticando che la musica è un linguaggio e come tale è futile se non si è in grado di trasmettere contenuti di valore. Undici Settembre Millenovecentosettantatré è un brano di protesta esplicita nei confronti della cultura economica occidentale, e così la seconda parte dell’album non si stanca di trattare temi di attualità e questioni politico-militari messe in una musica dal sapore amaro.

Un lavoro dal quale le band su citate avrebbero da imparare. Avviso ai naviganti: l’ascolto dell’album può creare serie incazzature.

Autore: Ultimo Attuale Corpo Sonoro Titolo Album: Io Ricordo Con Rabbia
Anno: 2011 Casa Discografica: Manzanilla
Genere musicale: Rock, Post-punk Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/ultimoattualecorposonoro
Membri band:

Fabio Ridolfi – batteria, percussioni, cori

Marcello Marchiotto – basso, cori

Giacomo Zorzan – chitarre, pianoforte, piano elettrico, violino, percussioni, cori

Gianmarco Mercati – voce

Tracklist:

  1. L’impero Del Male
  2. Flight Data Recorder
  3. Della Tua Bocca
  4. Non Ora, Non Qui
  5. Fortapàsc
  6. Undici Settembre Millenovecentosettantatré
  7. Casablanca
  8. Mio Sole Dei Morenti
  9. Non Tacciano I Canti
  10. La Ballata Di Itamar
  11. Tessera P2 #1816
  12. Io Ricordo Con Rabbia
Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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11th Dic2011

Madame X – Dive Cattive

by Antonella Cerbone

Scrivere recensioni di cd “a sorpresa” (ossia non scelti direttamente dalla persona che si occuperà di tirar giù impressioni a riguardo) è davvero un’occasione costruttiva sotto molteplici punti di vista. Innanzitutto permette di approcciarsi al materiale scevri da nozioni particolareggiate riguardo al gruppo; poi consente di avere delle sorprese piacevoli tramite la scoperta di nuove sonorità che magari negli ascolti quotidiani non si andrebbero a ricercare per questione di gusti. Quando ho avuto tra le mani Dive Cattive non avevo mai sentito nominare (mea culpa) di Madame X. Un promo cartonato molto semplice e con delle immagini (fronte/retro) esplicite e curate. Esplicite perchè già visivamente fanno immettere il futuro ascoltatore in quello che sarà il percorso musicale che verrà vissuto. Quattordici brani inediti che attraversano con sonorità punk, garage e chitarre iperdistorte la gran parte delle tracce. Le prime tredici sono ognuna liberamente ispirata ad un film del filone dei thriller e b-movie anni ’60-’70 di repertorio italiano mentre la traccia conclusiva Le Dive Cattive è come se regalasse un sunto del viaggio che si sta per concludere e che ha tracciato, per bene o male un’ora d’ascolto, il racconto di queste figure femminili che, venendo fuori da atmosfere quasi eteree, prendono pian piano forma e corpo e si trasformano in La Donna Tarantola, La Dama Rossa per arrivare a La Sposa In Nero (in cui è ospite Maria Vittoria Alfieri). Donne avvolte in una Danza Macabra su efficaci tocchi di basso e culminano in un vellutato tappeto elettronico che si apre con vigore nel ritornello.

In questo ben assortito concept album sono presenti inoltre due brani strumentali Paranormale che inghiottisce in uno stato di trance e Il Ritorno Di Evelyn che riesce in meno di due minuti a costruire attorno a sé un’atmosfera davvero inquietante e sinistra. Le citazioni da lavori cinematografici sono particolarmente evidenti in Cosa Avete Fatto A Solange? di Massimo Dallamano (che iniziò la sua carriera al fianco di Sergio Leone) e In 9 Minuti Sei Morta ispirata (liberamente) a “Chi l’ha vista morire” diretto da Aldo Lado (apprezzato regista thriller anni ’70-’80). Gli interventi del sax baritono nel primo brano Reazione A Catena, le suggestioni del sitar che percorre La Morte Cammina Su Tacchi Alti e il contributo del vibrafono in Vergini Di Luce sono perfettamente a loro agio nella cornice rock che confeziona l’espressività totale di questi brani.

Se poi facciamo riferimento alla produzione del lavoro, targata Alberto Fabris (ex Blonde Redhead) e Gianluca Mancini (già al lavoro con Ludovico Einaudi) possiamo capire ulteriormente la perfetta sinergia instaurata tra le variegate parti musicali. I testi curati e conditi da cadenze ritmicamente centrate rapiscono l’ascoltatore e incuriosiscono ad andare avanti nella storia. Da non trascurare il contributo di Max Zanotti dei Deasonika nel breve ma efficace Un Giorno Disperato e i cori inquietanti, a tratti opachi a tratti prepotenti, di Patrizia Laquidara in La Morte Cammina Su Tacchi Alti. Il mio parere su questo secondo album dei Madame X è nettamente positivo. Lo consiglio agli amanti del genere e anche a chi, per curiosità, viene indotto anche solo da uno dei titoli ad avventurarsi in qualcosa di diverso dai classici prodotti degli indipendenti italiani.

Autore: Madame X Titolo Album: Dive Cattive
Anno: 2011 Casa Discografica: Ponderosa Music & Arts
Genere musicale: Post-punk Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/madamexdeluxe
Membri band:

Alessandro De Benedetti – voce

Sara Bertagnolli – chitarra e voce

Gianluca Mancini – tastiere, synth, moog

Alberto Fabris – basso, synth

Tracklist:

  1. Reazione A Catena
  2. Danza Macabra
  3. La Donna Tarantola
  4. La Morte Cammina Su Tacchi Alti (feat. Patrizia Laquidara)
  5. La Decima Vittima
  6. Paranormale
  7. La Dama Rossa
  8. Il Ritorno Di Evelyn
  9. Vergini Di Luce
  10. La Sposa In Nero (feat. Maria Vittoria Alfieri)
  11. Un Giorno Disperato ( feat. Max Zanotti)
  12. Cosa Avete Fatto A Solange!
  13. In 9 Minuti Sei Morta!
  14. Le Dive Cattive

 

Category : Recensioni
Tags : Post-punk
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