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30th Ago2017

Reveers – To Find A Place

by Marcello Zinno

Reveers - To Find A PlaceDebuttanti i Reveers, tutti classe ’95, arrivano con questo To Find A Place sotto i nostri riflettori. E noi, come ogni buon osservatore con spirito critico, lo guardiamo ed ascoltiamo da più punti di vista. Ce n’è uno, quello del rock poetico, del rock maledetto che vuole delle code vocali, delle note collocate in maniera amara, un animo un po’ depresso, uno spirito che vorrebbe essere immortale; ecco questo richiede la scrittura di brani non veloci, quasi mai ritmati, piuttosto perdersi in scritture lisergiche che non si limitano ai 3-minuti-3 né ai ritornelli laccati. Poi c’è un altro punto di vista, quello che noi troviamo in un secondo strato di questi giovani Reveers, quello del post-rock, un post-rock non strumentale ma più avvicinabile da chi mastica rock (prevalentemente moderno). Le prime due tracce pongono forte l’accento su questo stile, come fossero dei Radiohead ancora più inglesi ma con una certa concezione della melodia. Poi c’è un terzo punto di osservazione, che guarda ai Marillion del periodo Hogarth, quelli introspettivi e meno orecchiabili e qui i Reevers dicono qualcosa. In generale risulta importante il ruolo delle tastiere che in alcuni brani, come in Music For A Silent Film, lasciano un segno indelebile, come volessero disegnare una stagione musicale, o tracciare le coordinate di un sentimento.

Thesis, Antithesis & Synthesis ha un po’ di verve in più e al di là delle strofe (che fanno l’eco a certi R.E.M.) cerca di far emergere un proprio specifico ruolo della batteria. In Spheres c’è qualche contaminazione elettronica che cambia un po’ le direttrici ma le linee vocali mantengono il timone sulla medesima direzione imboccata dalle altre tracce. Un esordio che non sembra un esordio. Una prova di certo matura e ricercata, ma che può piacere o non attecchire. Il percorso è all’inizio ma le idee sono già chiare.

Autore: Reveers

Titolo Album: To Find A Place

Anno: 2017

Casa Discografica: Music Forse, Toks Records

Genere musicale: Post-Rock, Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Reveers/

Membri band:

Elia Amedeo Martina – basso, chitarra

Fabio Tomada – chitarra

Giulio Ghirardini – batteria, basso, voce

Ismaele Marangone – tastiere, synth, voce

Tracklist:

  1. Low To The Ground

  2. Fortune Teller

  3. Thesis, Antithesis & Synthesis

  4. Music For A Silent Film

  5. Mosaico

  6. Spheres

  7. Waves From The Sky

  8. Blind Alley

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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10th Ago2017

Il Vuoto Elettrico – Traum

by Cristian Danzo

Il Vuoto Elettrico - TraumNel libretto di questo album leggiamo: “Paolo Toppa – Parole” e dopo l’ascolto del nuovo lavoro de Il Vuoto Elettrico dal titolo Traum capiamo perché. Paolo non canta, recita e declama i testi che accompagnano le canzoni che compongono il disco. Parole sputate fuori con enfasi e violenza quasi schizofrenica, alla maniera di Giovanni Lindo Ferretti, quasi senza seguire una metrica prestabilita o quella proposta dagli strumenti. E, checché se ne dica, anche questa è musica signori e signori. Se i futuristi fossero vivi, sarebbero entusiasti del modo di interpretare i vocaboli che ha Paolo, lo prenderebbero sotto la loro ala protettrice conducendolo in un bel bar a bere assenzio e Cinzano come se non ci fosse un domani.

La band che fa da contraltare alla schizofrenia del cantato (attenzione, si badi bene che dietro questa schizofrenia c’è una logica, non siamo davanti ai deliri disarticolati e casuali di un qualsiasi folle) propone musiche essenziali, anche loro stralunate e “strampalate”, molto vicine a quel confine dove inizierebbe il noise duro e puro. E’ ovvio che con testi così profondi e claustrofobici, rigettati con una furia quasi iconoclasta verso l’ascoltatore, nulla si poteva sposare meglio. La sensazione suscitata è una sorta di disagio che contagia, che spinge comunque chi ascolta a proseguire affascinato fino alla fine di Traum. Merito anche di una produzione che rende tutto scarno e graffiante, senza inserire nulla che sia fuori posto di nemmeno un millimetro.

Il Vuoto Elettrico, per gli amanti di un certo genere, hanno centrato l’obiettivo: album riuscito in tutti i sensi, sia musicalmente sia come veicolo che deve condurre il messaggio proposto. Che è poi tutto quello di cui abbiamo scritto sopra.

Autore: Il Vuoto Elettrico Titolo Album: Traum
Anno: 2017 Casa Discografica: I Dischi Del Minollo
Genere musicale: Post-Rock, Sperimentale Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: http://www.ilvuotoelettrico.it
Membri band:

Paolo Toppa – theremin, trilobit, effetti

Davide Armanini – chitarra

Mauro Mazzola – chitarra

Giuseppe Vantagliò – basso, synth, voce

Walter Viola – batteria

Special guest:

Xabier Iriondo – chitarra whammy in Un Bagno Di Vita, registrazione di campo in Lame In Soffitta

Tracklist:

  1. In/Door
  2. Corridoio_41
  3. Camera Di Specchi
  4. Lame In Soffitta
  5. Un Bagno Di Vita
  6. Il Giardino Dei Segreti
  7. Sotto Il Tavolo In Cucina
  8. Un Pitone In Sala D’Aspetto
  9. Out/Door
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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28th Lug2017

Thalos – Event Horizon

by Marcello Zinno

Thalos - Event HorizonMai etichetta fu così calzante. I Thalos si presentano come una band che propone musicale elettronica mista a post-rock ed effettivamente chiariscono in pieno le radici del proprio suono. Una musica sicuramente molto aderente alla scena elettronica, soprattutto nella prima parte dell’album, ma incastrata in strutture post-rock. E per strutture non intendiamo solo lunghe parti completamente strumentali con arpeggi di chitarra effettata che cercano di dare colore ad un sound di base scuro, ma proprio il ripetersi di queste melodie un po’ artefatte tipiche della visione “post”. Ed è qui che si gioca la partita, perché si sa che un album post-rock non può essere analizzato chirurgicamente, piuttosto lascia un sapore che può essere intenso o blando, saporito o insipido. La partita a nostro parere e buona come approccio iniziale ma ha bisogno di una sua (decisa) evoluzione. Inizialmente si sente una forte influenza elettronica che poi con lo scorrere della tracklist lascia spazio ad elementi più elettrici (e l’elettronica viene relegata agli arrangiamenti), il che per noi è un punto a favore se però fosse utilizzata con più inventiva e non seguendo sempre delle costruzioni che si ripetono e talvolta avvicinano troppo anche tracce diverse.

Evoluzione quindi, che va letta come sperimentazione. Se è vero che i generi a cui fanno riferimento i Thalos sono tutt’altro che musica per tutti allora a nostro parere si dovrebbe osare di più e scommettere su qualcosa di più rischioso. Il rischio è di perdere ma se tutti gli elementi si inseriscono al posto giusto questo terzetto potrebbe avere sicuramente la vittoria a portata di mano. E una vittoria sicuramente schiacchiante.

Autore: Thalos

Titolo Album: Event Horizon

Anno: 2017

Casa Discografica: Antigony Records

Genere musicale: Post-Rock

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: http://thalosband.com/

Membri band:

Andrea Giachetto

Marco Mazzucato

Stefano Franceschetto

Tracklist:

  1. Voices

  2. Berlin

  3. Blue

  4. Dust

  5. Quantum

  6. Progress

  7. Union

  8. Storm

  9. Limbo

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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23rd Mag2017

The Chasing Monster – Tales

by Ottaviano Moraca

The Chasing Monster - TalesCoraggio. E’ questo quello che si apprezza in prima battuta dei viterbesi The Chasing Monster. Innanzitutto ce ne vuole una buona dose per cambiare genere tra la fondazione del progetto, nel 2014 quando erano ancora impegnati in varie derive “core” e la pubblicazione del primo disco nel 2017. Ma ce ne vuole anche di più per abbracciare una proposta impegnativa come la loro. La musica di questo quintetto non può essere infatti definita solamente post-rock e, sebbene certamente la definizione calzi abbastanza bene, non è comunque assolutamente esaustiva. Ci sono mille diverse sfumature di colore e altrettante sensazioni differenti nelle atmosfere ipnotiche, sognanti e rallentate di queste sette tracce. L’esperienza fornita da questo CD è quindi liquida ed inusuale e trova un suo solido punto di riferimento solo nelle dilatate, e ormai onnipresenti, spoken words con cui i Nostri hanno scelto di narraci i loro racconti e veicolare il loro messaggio. Le tematiche dei testi hanno risvolti altrettanto impegnativi e sono perfettamente accordate al mood della musica che perciò non è affatto adatta ad un pubblico casuale. Un ascolto distratto infatti porterebbe quasi certamente alla noia o a sottostimare il reale valore del gruppo e sarebbe un peccato perché qui c’è tanto da ascoltare, da percepire e da apprezzare. Ad iniziare dalla tecnica solidamente espressa nei lunghi assoli incrociati di chitarra che impreziosiscono ogni passaggio di questi trentasei minuti. Una lunghezza giusta vista l’intensità dell’album e l’impegno richiesto all’ascoltatore.

Nemmeno la produzione presta il fianco ad alcuna critica e anzi è perfettamente adatta ad una proposta che ha bisogno del massimo della limpidezza per poter essere gustata fino in fondo. Una ulteriore nota di merito i Nostri la guadagnano per il digipack che è così appagante da lasciar pensare più facilmente a produzioni dal ben diverso blasone che ad un esordio discografico. Insomma, a meno che non siate dei tipi estremamente irrequieti ed esagitati, se avete voglia o bisogno di estraniarvi dalla vostra routine quotidiana per una mezz’oretta, io vi consiglio un viaggio in questo Tales che vi renderà impossibile rimanere attaccati alla realtà e vi ruberà tutta la concentrazione di cui siete capaci ripagandola con le emozioni e la teatralità di un album difficile ma estremamente ispirato.

Autore: The Chasing Monster

Titolo Album: Tales

Anno: 2017

Casa Discografica: Antigony Records

Genere musicale: Post-Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.thechasingmonster.com

Membri band:

Leonardo Capotondi – chitarra

Edoardo De Santis – batteria

Riccardo Muzzi – basso

Daniele Pezzato – chitarra

Alessio Bartocci – chitarra

Tracklist:

  1. Itai

  2. The Porcupine Dilemma

  3. The Girl Who Travelled The World

  4. Albatross

  5. La Costante

  6. Creature

  7. Today, Our Last Day On Earth

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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23rd Mag2017

We Fog – Float

by Marcello Zinno

We Fog - FloatBrani razzi, in quanto a durata, nel debutto autoprodotto dei We Fog, ex duo ora trio che si introduce nella scena post-rock con un passo forte e caratteristico. A dispetto dei colleghi che fanno forza per lo più su melodie lisergiche, effetti fluorescenti e composizioni psichedeliche, i We Fog fanno sentire i loro strumenti attraverso trame decise; non ci sono riff ma idee che si fanno sentire, composizioni che delineano più marcatamente i confini tra strofe e ritornelli (altra caratteristica quasi assente nella scena di riferimento) pur in mancanza di linee vocali nel senso stretto. Le voci infatti sono di contorno, quello che esce è la musica, come fosse un timido rifacimento delle folli idee targate The Mars Volta ma inserite in un contesto strumentale e con forti dosi di LSD ingoiate da chi dà voce alla batteria. Il brano più lungo del lotto è Warm Bed che strizza l’occhio ai Radiohead più sperimentali ma proponendo il tutto in una chiave più orecchiabile e con una sezione ritmica sicuramente più presente. EPO è puro rock, con una struttura semplice ma che lascia spazio alla forte distorsione, come piaceva alle nostre orecchie venti anni or sono.

Float è interessante, ci affascina la capacità di concentrare in pochi minuti uno stile che solitamente si prende il lusso di non lottare contro il tempo, e per far ciò sicuramente stacchi ed accelerate giocano un ruolo cruciale nel marcare il loro sound. Un full-lenght potrebbe sicuramente aiutare a capire se ci troviamo dinanzi alla next big thing del rock.

Autore: We Fog

Titolo Album: Float

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Post-Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://wefog.bandcamp.com

Membri band:

Donato Fusco – chitarra, voce

Victor Bettencourt – basso, voce

Giulio, Corradi – batteria, voce

Tracklist:

  1. Welcome

  2. Waiting For The Title

  3. Pixed

  4. Warm Bed

  5. Infinite

  6. EPO

  7. Thursday Drop

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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16th Mag2017

Northway – Small Things, True Love

by Marcello Zinno

Northway - Small Things, True LoveImpossibile non percepire le influenze dei The Cure nell’opener del primo album dei Northway, scevri però dalle lancinanti linee vocali di Mr. Robert Smith. Ma non è questo il riferimento principe della band che punta ad un post-rock completamente strumentale seppur non sperimentale nella sua essenza. Arrival infatti è il classico crescendo che parte come esercizio pseudo ambient per poi incrementare di intensità, ricetta che si ripete anche in altri momenti; The King lascia grande spazio alle due chitarre e agli effetti aggiunti, come post-rock ordina, per spirito e stile ma risulta difficile trovarvi delle coordinate davvero innovative. Da qui partono i vari cliché del post-rock e purtroppo c’è poco da aggiungere: le ambientazioni sono le classiche soluzioni di genere già sentite da tante band italiane che guardano all’estero, gli effetti e gli echi alla sei corde giungono come se piovessero, il sapore è volutamente arido per conferire quell’alone ambient al tutto, un pizzico di elettronica viene aggiunto per arricchire certe soluzioni, infine la durata dei pezzi molto consistente, in alcune tracce (come Jukes Verne) anche troppo. Il risultato finale è qualcosa che può essere apprezzato solo da chi segue con passione il genere ma che non convincerà invece chi lo ritiene indigesto.

C’è qualcosa che ci è piaciuto? Sì, la produzione va premiata, lavoro non facile per un album che è comunque ricco di suoni. Il suggerimento che diamo alla band è quello di ragionare “out of the box” e spingersi verso qualcosa di più personale.

Autore: Northway

Titolo Album: Small Things, True Love

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Post-Rock

Voto: 5,5

Tipo: CD

Sito web: https://northwaytheband.bandcamp.com

Membri band:

Antonio Tolomeo – chitarra

Beppe Procida – chitarra

Matteo Locatelli – basso

Andrea Rodari – batteria

Tracklist:

  1. Arrival

  2. The King

  3. The Martian

  4. Jules Verne

  5. Small Things

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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09th Mar2017

Rickson – Chi Ti Aiuterà

by Paolo Tocco

Rickson - Chi Ti AiuteràBelle sensazioni quelle di ritrovarsi dischi e artisti (spesso alle prime armi) che in qualche modo mi hanno contattato tempo fa e ora li ritrovo nelle mani sapienti dei colleghi a fare i loro primi passi. Nessuna invidia e nessun acido in corpo, tutt’altro! Segno che c’è fermento e voglia di fare, segno che non ci si ferma alle prime battute. Insomma, segno che la musica è viva. E il primo disco dei Rickson dal titolo Chi Ti Aiuterà sembra quasi parafrasare e racchiudere in sé quanto ho scritto poc’anzi. Conoscevo il singolo di lancio Estate con un video decisamente urban. Tutto il lavoro, questo video e i suoi personaggi, i suoni e la produzione…ogni cosa può essere discutibile in termini di maturità e di esperienza ma c’è una cosa che mi ha subito colpito dei Rickson ed ora che ho ascoltato tutto il disco penso proprio di averci preso. La coerenza. Oggi che siamo in un momento storico in cui l’ignoranza dilaga ed è ben mascherata dalle facili opportunità tecniche che vengono letteralmente regalate a tutti, i Rickson non cedono al fascino del mouse veloce e saccente ma realizzano un disco vero, sincero e decisamente leale. Lealtà intellettuale prima ancora che culturale: segni ormai perduti in questa cazzo di civiltà di plastica in cui ci siamo ritrovati schiavi delle apparenze. E chi prima può apparire lo fa.

A questo disco di apparire e di farsi figo non frega un cazzo. E scusate se sono diretto ma così ci capiamo. Ed è questa la vera bellezza del loro lavoro. Per il resto ci troviamo di fronte ad una ingenua (ma coerente) sceneggiatura indie pop all’italiana mescolando assieme sentori assai lontani tra loro (apparentemente) come Ligabue e REM o momenti visionari alle ballad largamente psichedeliche della scena inglese come accade nella splendida Star che chiude la tracklist. Ci troviamo anche l’America dagli scenari apertissimi dei Fleet Foxes o di Bon Iver in qualche modo e con il giusto rispetto delle parti. Quando suonano lo strumentale Ti Presento Il Mio Cane c’è la commistione tra Mokadelic e U2. E se il singolo Estate dalle prime sembra una hit alla Battiato in Battiti ci sono i Beatles che vanno a scuola di pop finto rock all’italiana maniera, la stessa che di quando in quando prova a fare anche De Gregori!

La chiusura del disco raggiunge secondo me l’apice di gusto di tutto il lavoro in cui immagino i nostri fermarsi a dar respiro e spazio aperto ai suoni e alle parole. In queste due ultime tracce, Fidati Di Me e la già citata Star regalano davvero belle sensazioni di viaggio e di evasione, di riflessione personale…forse, dal mio umile punto di vista, sono queste le due tracce che più somigliano all’arredamento di casa dei Rickson. Insomma questo esordio mi piace, un post-rock alla cannella italiana che nasce e vive nella provincia, dai garage e dal dopo scuola. Niente di nuovo sul fronte occidentale, l’Italia ha smesso di coltivare novità da quando abbagliato dal vil profitto dei singoli ha smesso di dare precedenza agli uomini della sua terra.

Autore: Rickson

Titolo Album: Chi Ti Aiuterà

Anno: 2017

Casa Discografica: The Beat Production

Genere musicale: Post-Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://soundcloud.com/ricksonband

Membri band:

Cesare Capuani – voce, basso, chitarra, pianoforte

Adriano Capuani – voce, chitarra, basso, synht

Francesco Menghini – chitarra, basso

Fabrizio Aiudi – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Estate

  2. Ti Presento Il Mio Cane

  3. Inferno Di Apparenze

  4. …E Non Svegliarti Mai

  5. Battiti

  6. Tutti Padroni

  7. Fidati Di Me

  8. Star

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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23rd Feb2017

Pin Cushion Queen – Settings_3

by Marcello Zinno

Pin Cushion Queen - Settings_3E siamo alla chiusura dei conti. La trilogia realizzata dai Pin Cuschion Queen giunge al suo ultimo capitolo, Settings_3, successore di Settings_2 recensito da noi a questa pagina e Settings_1 approfondito a questo link. L’idea di presentarla come una trilogia appunto segue l’immaginario cinematrografico e scomposto che la band ha inteso con la propria evoluzione sonora; con altra soluzione i brani presenti nelle tre uscite potevano essere inseriti tranquillamente in un unico full-lenght in quanto a durata. Così anche Settings_3 contiene 3 tracce che chiudono il cerchio non presentando elementi speciali rispetto ai due capitoli gemelli: musica atmosferica e profondamente elettronica, ritmica comunque in buona luce a differenza delle linee vocali che giocano sulle fasce. Una caratteristica che accomuna Settings_3 e Settings_2 è l’ncisività rock dell’ultima traccia: così come era accaduto con Craco, qui Wachosky espone i fianchi dei Pin Cushion Queen sconfinando in una sorta di grunge futuristico o se vogliamo industrial rumoroso, il tutto tralasciando le canoniche influenze floydiane compresse invece in Backward Future.

Chiusa una trilogia si aprirà un nuovo futuro per la band che potrebbe continuare ad essere in bilico tra rock e musica ambient/elettronica oppure essere molto più circoscritto.

Autore: Pin Cushion Queen

Titolo Album: Settings_3

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Post-Rock, Elettronica

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://pincushionqueen.bandcamp.com

Membri band:

Igor Micciola – synth, chitarra, voce

Marco Calandrino – basso, synth, voce

Nicola Zanardi – batteria

Tracklist:

  1. The Tunnel

  2. Backward Future

  3. Wachosky

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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09th Feb2017

Nova Sui Prati Notturni – Non Expedit

by Paolo Tocco

Nova Sui Prati Notturni - Non ExpeditNel mio secondo disco c’è un brano che ho intitolato Come Le Formiche, giocando con la metafora di vedere come un mare di formiche tutti noi in questo mondo che stiamo vivendo. Poi lancio in play il video molto interessante del singolo Plastic Sun Rising (unica traccia totalmente strumentale) e trovo il mondo per lo più assediato da formiche. Ed è un po’ come sentirsi a casa…ed è così che i tratti metropolitani, notturni, eterei e visionari non solo si alternano casualmente ma dettano le regole del gioco per tutto l’ascolto di questo nuovo disco dei Nova Sui Prati Notturni. Ed in questo periodo che ho visioni assai nebbiose ed in tonalità di grigio, a me che ho sempre amato l’Islanda dei Sigur Ros o gli espedienti sospesi dei Radiohead, direi che ho trovato questo Non Expedit davvero molto interessante e contemporaneo al mio personale stato di cose. Un bel disco che non bada affatto all’estetica e alla forma lasciando che testi semplici e poco raffinati condiscano un background musicale che sa di aria e di ferro, che ha la forza di restare nelle orecchie più come sensazione di benessere (si insomma per me è assoluto benessere…ad ognuno il suo) che come cellula melodica da fischiettare.

Non ci sono particolari suoni né particolari esecuzioni, un ensemble decisamente sintetico ma molto molto efficace per un post-rock che per molti tratti non sembra neanche italiano. Quando suona Duane Barry direi che si raggiunge l’apice del disco con questo suono reso velina, spirituale e poco concreto…ai Nostri piace spesso e volentieri tradurre il drumming in “cavalcate” ritmiche lontane, passeggere, che ci raggiungono e ci sorpassano…ai Nostri piace la ciclicità del suono e del messaggio, il mondo attorno che assume le sembianze di una sfera di lamina lucida che consuma km di nuvole. Con Tiresia c’è del gusto femminile non solo nella voce ma anche nel brano che quasi pareggia i conti con i meno avvezzi alle trasgressioni strutturali…”scorre il tempo, scivola, non si conclude mai…“. Anche nella seconda traccia A Casa – forse il punto meno forte del disco – i Nova riprendono a dialogare con forme più embrionali di canzone e il timbro (questa volta maschile) è un biglietto di sola andata per la musica dei Baustelle. La stessa che ritroviamo in chiusura con la title track del disco Non Expedit che chiude l’album con la sua coda lungamente strumentale e sempre pregna delle caratteristiche che fanno di questo disco un ascolto importante e ricco di ispirazione. Provincia, prati notturni, indifferente normalità di una serata come tante altre…ritrovarsi in una pizza/bar…l’Italia delle piccole cose, invito a volerci tornare perché la musica dei Nova non punta ad orpelli di grande radiofonia e palchi smisurati…fa il suo dovere per se stessa…video e singolo L’ombra Di Un’idea per me è tutto questo.

Certamente, direbbe il saggio, molti come loro, prima e dopo di loro…direbbe il saggio…ma il saggio non sa che per fare questa musica, che sembra così “banale” ed immediata, che sembra così ovvia per la sua capacità di arrivare allo spirito di ognuno di noi, forse il saggio non sa che prima di ascoltarla la si deve scrivere. E i Nova Sui Prati Notturni (ovviamente notturni) la sanno scrivere. Ancora grezzi in molti cliché e nella produzione, certamente non c’è dietro una macchina di chissà quale potenza operatrice…si sente…ma alla fine importa? E piano piano ho cercato e voluto anche io suoni e arie simili per il mio nuovo disco…super Nova!

Autore: Nova Sui Prati Notturni

Titolo Album: Non Expedit

Anno: 2016

Casa Discografica: Dischi Obliqui

Genere musicale: Rock, Post-Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://novasuipratinotturni.wordpress.com/

Membri band:

Massimo Fontana – chitarra, voce

Gianfranco Trappolin – batteria, chitarre, voce, basso

Federica Gonzato – basso, voce

Giulio Pastorello – batteria, chitarre, voce

Tracklist:

  1. Plastic Sun Rising

  2. A Casa

  3. Duane Barry

  4. Tiresia

  5. Fabio Ferrando

  6. L’ombra Di Un’idea

  7. Lunghe Distanze

  8. Non Expedit

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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11th Dic2016

Anice – Waste

by Marcello Zinno

anice-wasteGli Anice tornano, seppur per un passaggio veloce quanto quello di un meteorite. Un EP di una dozzina di minuti, probabilmente un intermezzo dopo il precedente The Embrace Is A Perfect Circle (recensito da noi a questa pagina) e il prossimo, futuro, full-lenght. Il duo non molla l’attitudine rock che lo aveva contraddistinto in brani del passato come Sand In My Shoes e decide di aprire questo Waste proprio con un pezzo crudo, strumentale e veloce come Bloody Square. È questa la loro formula attuale: rock strumentale duro e puro, un po’ indie ma senza arpeggi, né effetti né giochi di contorno; si va dritti al sodo, chitarra e batteria e si costruiscono interessanti trame in bilico tra rock strumentale, post-rock e un pizzico di post-grunge. In The Truth In The Middle la sei corde assume un doppio animo sulla coda del brano, ma è nell’ultima più lunga Obsolescence che il duo esprime un’altra vena della propria creatività. I tempi si rallentano, viene a galla lo spirito post-rock e un intimo sapore di psichedelia si fa spazio tra i pattern; intricato e arguto il brano procede con una marcia omogenea ma apportando variazioni sapienti e trascinando l’ascoltatore in un trip difficile da sciogliere.

Rock innanzitutto ma di ampie vedute, con questi presupposti non vediamo l’ora di ascoltare il prossimo album e seguire il percorso artistico degli Anice.

Autore: Anice

Titolo Album: Waste

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock, Post-Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://anice1.bandcamp.com/

Membri band:

Tommaso Di Tullio – batteria

Mali Yea – Chitarra

Tracklist:

  1. Bloody Square

  2. Slow Life

  3. The Truth In The Middle

  4. Obsolescence

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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