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16th Gen2021

Camel – Stationary Traveller

by Fabio Loffredo
Dopo lo scarso successo di The Single Factor di cui abbiamo parlato qui e i vari problemi legali con il primo manager della band, Andrew Latimer reinventa nuovamente la band, arrivano altri musicisti provenienti da altre formazioni, quasi sempre dal mondo del prog come Paul Burgess alla batteria, già con i Jethro Tull e i 10cc, Tom Scherpenzeel dei Kayak alle tastiere più altri ospiti tra cui Mel Collins al sax. Con questa formazione la band incide Stationary Traveller, sempre un buon album che fonde nuovamente il rock progressivo con tentazioni più pop. Pressure Points è un breve strumentale con basi di tastiere in parte elettroniche e la chitarra di Latimer che incanta con un guitar work anche tecnico e Refugee prosegue con quel progressive rock dal taglio più commerciale ma pur sempre marchiato Camel e Vopos torna a parlare un linguaggio più progressive, grazie a tastiere molto presenti e che creano paesaggi anche space rock. Ancora Cloak And Dagger Man, song più rock e trascinante con la voce di Chris Rainbow. La title track, Stationary Traveller è un altro ottimo brano strumentale, a tratti struggente e malinconico con Latimer che imbraccia la chitarra acustica nella parte iniziale e anche l’elettrica da metà a fine brano con solos molto poetici e melodici.

Si torna a una forma canzone più pop e radiofonica con West Berlin, mentre con Fingertrips si esplorano territori più fusion e da Canterbury sound e con la presenza di Mel Collins al sax. Ancora tre brani, Missing e After Words, due strumentali oramai marchio indelebile dei Camel e la suggestiva e romantica Long Goodbyes, in cui la band di Latimer torna al progressive rock degli esordi. Un album di transazione, ma Latimer rimarrà il collante per non far morire mai la band.

Autore: Camel Titolo Album: Stationary Traveller
Anno: 1984 Casa Discografica: Gama/Decca Records
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.camelproductions.com
Membri band:
Andrew Latimer – chitarra, pianoforte, basso, drum machine, synth, panpipes, voce
Ton Scherpenzeel – organo, synth, pianoforte, accordion
Paul Burgess – batteria, percussioni
Chris Rainbow – voce nei brani 4 e 10

Special Guests:
Haydn Bendall – fairlight nei brani 1 e 3, PPG nel brano 8, synth
Mel Collins – sax nel brano 7
David Paton – basso nei brani 3 e 4, basso fretless nei brani 7 e 10
Tracklist:
1. Pressure Points
2. Refugee
3. Vopos
4. Cloak And Dagger Man
5. Stationary Traveller
6. West Berlin
7. Fingertips
8. Missing
9. After Words
10. Long Goodbyes
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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13th Gen2021

Starbynary – Divina Commedia Paradiso

by Raffaele Astore
Apertura di album quasi alla Ted Nugent per un ritorno alle dimenticate origini quando l’hard rock ci copriva, anzi, proiettava i nostri sogni davanti ad uno specchio per suonare una chitarra fantasma. Poi la prima chitarra arrivò davvero, lo studio ed i primi pezzi che erano quelli dei Grand Funk Railroad e degli Humple Pie insieme a qualcuno della P.F.M. fino a quando il crescere non ci portò su altri orizzonti musicali un po’ meno ruvidi. Direte voi, ma che ce ne frega delle tue sensazioni, giusto, ma io sono convinto che molti di voi concorderanno con me che l’apertura di Divina Commedia Paradiso degli Starbynary, ha ereditato molto da quel rock che ascoltavamo in passato. Lo dimostrano i cinque minuti e qualcosa di quell’intro inaspettato dal titolo The Moon che, se in apparenza uno si attendeva di trovarsi nel mare della tranquillità, in realtà è tutto l’opposto per come si è bombardati con quel rock a tutto tondo che questa nostrana band sputa addosso (a me). Ma, al di là di queste iniziali considerazioni, in fase conclusiva bisogna affermare che il viaggio in questo lavoro, pur mantenendosi ben ancorato nel solco di un tosto rock, si rivela anche fantastico e progressivamente equilibrato perché tra fughe, fraseggi strumentali e non, il condensato generale è proprio quello di saper raccontare in “rock” quel Paradiso che Dante seppe descrivere così sapientemente. Se qualcuno poi dovesse dire che la componente progressive in questo disco appare proprio come un granello di grano, beh allora sappia che invece è proprio quella base progressiva a permettere agli Starbynary di calibrare quel giusto rock che non manca di colpire e, colpisce eccome!

Lo stesso discorso di The Moon e di tutti i brani a seguire sono strutturati proprio a mo’ di concept che ci permette di viaggiare con la mente in quell’universo dove i pianeti, le stelle e le galassie sono l’essenza del nostro essere infinitamente piccoli all’interno di un universo che, il paragone ci sta eccome, qui è rappresentato da una musicalità forte, convinta, tosta ma morbida allo stesso tempo. Non conosco però i precedenti album della band per poter dare un complessivo giudizio sulla loro crescita musicale (e per questo me ne faccio una colpa ma mi darò da fare a recuperarli), ma da quello che ho ascoltato devo affermare che se sono in molti a dichiarare la Divina Commedia un capolavoro, anche qui gli undici brani in cui è strutturato il disco degli Starbynary danno sia al testo dantesco che alle composizioni musicali quel connubio perfetto di congiunzione tra letteratura e musica, rock. Qui, nel disco, tra passaggi tosti di power, di rock e prog, ma sempre limpidi e passaggi puliti tutto scivola senza intoppi anzi, tutto è al di sopra di quello che si può aspettare da un genere che pur non essendoci molto affine ci ha davvero entusiasmato. Divina Commedia Paradiso è un album molto concreto e per certi versi anche molto solido, capace di coinvolgere sia chi si avvicina a questo genere per la prima volta che per quelli ormai provati come me da tanti ascolti di tutti i generi; un album che tra semplici melodie, riff chitarristici potenti ed un hard rock avvincente, pone gli Starbynary tra quelle band che fanno rock, anzi power rock e lo costruiscono a mo’ di concept come la migliore tradizione progressive. E mi accorgo solo ora, dopo rilettura di aver dato un voto così tosto a questa band. Sbaglio o mi capita di rado?

Autore: Starbynary Titolo Album: Divina Commedia Paradiso
Anno: 2020 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Progressive Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito: http://www.starbynary.com/
Membri band:
Joe Caggianelli – voce
Luigi Accardo – tastiere
Ralph Salati – chitarra
Sebastiano Zanotto – basso
Alfonso Mocerino – batteria
Tracklist:
1. The Moon
2. Mercury
3. Venus
4. The Sun
5. Mars
6. Jupiter
7. Saturn
8. Stelle Fixae
9. Primum Mobile
10. The Empyrean
11. Stars
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Progressive
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31st Dic2020

Métronhomme – Tutto Il Tempo Del Mondo – 1.Òikos

by Marcello Zinno
I Métronhomme tornano a distanza di un anno dal loro album 4 (di cui avevamo parlato qui) che ci aveva conquistati. Tornano con un EP, il primo (1.Òikos) solo in digitale e avrà un seguito, tanto da dar vita insieme ad un nuovo LP. Quindi sicuramente un’uscita che andrà letta nel lungo periodo, insieme alla sua continuazione ad oggi non disponibile, ma soprattutto un EP che non va assolutamente messo a confronto con 4, un LP quello di progressive rock con una produzione di alto livello dall’imprinting quasi metal. Tutto Il Tempo Del Mondo – 1.Òikos è un EP “fatto in casa”, realizzato nel periodo covid, quando non è stato possibile per la band ricorrere ad uno studio di registrazione e ad una produzione con tutti i mezzi che il quartetto merita. Così la band ne ha fatto di necessità virtù, e ha utilizzato i mezzi a propria disposizione; non è un caso che si avverte un uso di effetti e suoni nuovi (Supermarket e Il Rumore Del Mare su tutti), frutto di una realizzazione domestica ma che non spegne le idee del combo. Interessante quindi questa nuova loro declinazione, sicuramente più povera in quanto a suoni adottati, seppur sia molto più variegata e sperimentativa, perché la band si mette in gioco e in parte si reinventa.

Quindi non badate a chi legge questo EP come un cambio di rotta del quartetto, sono sempre ancorati al prog rock e a parer nostro i ragazzi non hanno da dimostrare proprio niente a nessuno. Ma siamo convinti che questo primo EP sia una parentesi per poi tornare ai binari tracciati in passato. Anzi il nostro augurio è che in fase di realizzazione dell’LP completo i Métronhomme possano riregistrare tutti i brani conferendo una produzione all’altezza del loro nome, all’altezza di 4.

Autore: Métronhomme Titolo Album: Tutto Il Tempo Del Mondo – 1.Òikos
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Progressive Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Digitale Sito web: https://www.facebook.com/metronhommeband/
Membri band:
Mirko Galli – basso
Tommaso Lambertucci – pianoforte, synth, programmazione
Andrea Lazzaro Grezzi – batteria, percussioni
Marco Poloni – chitarra
Tracklist:
1. Quarantine
2. Come La Neve
3. …Di Una Moneta Che Cade
4. Supermarket
5. Arkè
6. Il Rumore Del Mare
7. La Città Di K.
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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29th Dic2020

Muffx – Confini

by Raffaele Astore
E giunge così anche il nuovo momento dei Muffx, band progressive del Salento che ancora una volta dimostra le sue enormi capacità non solo nel fare musica ma soprattutto nel proporre idee sempre nuove ed affascinanti. Non mancano neanche le contaminazioni tanto care alla band che in questo nuovo album mostra senza veli di sorta la maturità raggiunta che li conduce a riservarsi direttamente un posto di riguardo nell’olimpo del progressive rock italiano. Con la coproduzione di Riccardo Rinaldi per la RiccardoRinaldiED snc e della Black Widow Records di Massimo Gasperini, la band guidata dal cantante e chitarrista Luigi Bruno, leader della Mediterranean Psychedelic Orkestra, fondatore del Collettivo Sbam e della Ill Sun Records, al quale si aggiungono Alberto Ria alla batteria, Mauro Tre alla farfisa, synth e tastiere e Ilario Suppressa al basso, propone sette brani – cinque live e due precedentemente registrati allo Sbam Club – per un disco più dolce, introspettivo ma con tocchi dal respiro psichedelico più vellutati in rapporto ai precedenti. E veniamo a queste stupende sette tracce, alcune delle quali come detto innanzi sono proposte dal vivo perché, come dice Luigi, suonare dal vivo rende più sincero ciò che arriva al pubblico. Concetto che lo accomuna ad un altro grande di cui solo io e lui ne conosciamo il nome avendone parlato.

Ma veniamo subito a Ritual, brano di apertura di Confini, una suite strumentale di quasi 18 minuti che trae ispirazione da sonorità cinematografiche seventies che navigano tra jazz, rock e psichedelia. E così, mentre siamo trascinati da questo grande pezzo di apertura, la cosa che salta subito all’orecchio per chi conosce bene la band, è la cosiddetta continuità con il precedente lavoro, L’Ora Di Tutti di cui parlammo qui, anche se Ritual è da considerarsi più una evoluzione di quel disco perché, qui, le sonorità sono decisamente più marcate in quanto nate di fronte ad un pubblico che il covid, per ora, ha tolto da quel contatto necessario per i musicisti (e non solo). L’istante Prima è invece scelto come primo singolo dell’album accompagnato da un video diretto da Gaetano Mangia e Luca De Paolis, che segna sia il ritorno al cantato, totalmente assente nel precedente lavoro, sia una sorta di “pace con il passato” da parte della band. Nell’album sono presenti due versioni de L’Istante Prima, una live più progressive ed un’altra più scarna e di trazione post-rock. Con Carovane, anche questa traccia live, si viaggia su sonorità psichedeliche, recuperando passaggi di world music per quel giusto pizzico di salentinità che la band non ha mai rinnegato. Il brano ruota attorno a un giro armonico ossessivo con una ritmica pseudo afro-salentina in tempo dispari e rappresenta la visione delle varie culture che Fulcignano, avamposto di una linea difensiva realizzata nel Salento meridionale dai Normanni, ha ospitato nel corso dei secoli, essendo principalmente luogo di scambi commerciali e ostello per viandanti. Ospiti in questo pezzo Claudio Cavallo Giagnotti, leader dei Mascarimirì, che suona ciaramella e nay, due antichi strumenti a fiato del Mediterraneo, e Gianluca De Mitri alla darbuka, percussione utilizzata tradizionalmente in Nord Africa, Medio Oriente e Asia centrale. Praticamente un pezzo per rimarcare le radici dei Muffx.

L’ubriaco Venuto Dall’est è un brano strumentale ispirato alle storie degli antichi viandanti dediti al mercato del bestiame venuti dall’Est che svolgevano le loro attività sociali, lavorative ma anche mondane proprio nel casale di Fulcignano. La band qui tira fuori la passione innata per i tempi dispari, sfornando un brano dal sapore jazz rock. Scelgo Te è invece la confessione di un abitante di Fulcignano che si piega ai nemici ed alla sorte, si adegua alla nuova realtà e “sceglie” di sopravvivere adottando esteriormente usi, costumi e rituali dei vincitori, ma conservando con amarezza nella sua intimità profonda le proprie radici ed identità. Con Mater Flebilis, prima della chiusura con la versione studio de L’istante Prima, la band immortala la leggenda tramandata attraverso stornelli e poesie popolari con cui si racconta di una reggente (principessa nei canti) che durante l’assedio fu privata del figlio neonato e dovette assistere alla sua esecuzione ai piedi del casolare per non essersi arresa. Da qui la tradizione si perde in maledizioni e incantesimi esoterici. quasi una scena da film. Ormai i Muffx ci stanno pian piano abituando a prodotti che oltre ad essere degli ottimi dischi si rivelano anche nella loro veste letteraria; sì, perché ascoltare un disco come Confini equivale a leggere un buon libro dove la storia, quella delle proprie radici, è presente in tutte le tracce.

Il sunto di tutto ciò conduce ad un album dalle caratteristiche essenziali che lo fanno assurgere ad uno dei migliori prodotti che abbiamo ascoltato negli ultimi anni, una quinta produzione per i Muffx che rafforzando l’identità della band fa sì che la stessa si confermi alla stregua dei grandi nomi. Confini è un album assolutamente fantastico, non si può ignorare, non si può perdere.

Autore: Muffx Titolo Album: Confini
Anno: 2020 Casa Discografica: Black Widow Records
Genere musicale: Psichedelia, Progressive, Jazz Rock Voto: 9
Tipo: CD Sito: https://www.facebook.com/MUFFX-122893535105
Membri band:
Alberto Ria – batteria
Mauro Tre – tastiere
Ilario Suppressa – basso

Special guest:
Claudio Cavallo Giannotti – antichi strumenti a fiato
Gianluca Dimitri – darkuba
Tracklist:
1. Ritual
2. L’Istante Prima
3. Carovane
4. L’ubriaco Venuto Dall’Est
5. Scelgo Te
6. Mater Flebilis (studio version)
7. L’Istante Prima (studio version)
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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02nd Dic2020

The Space Octopus – Tomorrow We’ll Be Gone

by Fabio Loffredo
Gli Space Octopus sono una creazione di Dan Hoyos, abile chitarrista che decide di incidere un album strumentale a suo nome dopo vari anni di studi a Barcellona. L’album uscì nel 2006 e Space Octopus metteva in risalto le sue abilità chitarristiche, tecniche e di composizione. Il chitarrista scopre di essere anche un buon cantante e crea una sua band che prende il nome proprio dal suo primo album strumentale, The Space Octopus. È di recentissima uscita Tomorrow We’ll Be Gone, nuovo album che tralascia i soli virtuosismi per creare delle song, ritmate, aggressive e trascinanti ma senza tralasciare ottimi e tecnici guitar solo. Go On! inizia con arpeggi molto prog e melodici, ma poi il brano cresce con riff hard rock, la voce aggressiva di Danny Hoyos che sa ben districarsi anche con la chitarra, offrendo riff ma anche assoli pregevoli e ricchi anche di tecnica strumentale e anche il ritornello sa imprimersi nella mente. Our Time Is Running Out è sempre hard rock molto trascinante e il cantante/chitarrista ci offre un altro ottimo guitar solo, sempre più ricco di idee e ancora This Is The Last Time I’ll Feed che nella sua modernità cerca di conservare il gusto per una melodia ricercata e più virtuosa lasciando però da parte il prog per un brano che sa essere moderno ma anche hard’n’heavy.

Le atmosfere progressive tornano più accentuate nella title track, Tomorrow We’ll Be Gone, grazie anche a timide tastiere che lasciano subito spazio ai fraseggi della chitarra di Hoyos e il refrain è sempre più melodico e ci sono anche atmosfere funky, grazie anche all’ottimo lavoro della sezione ritmica con Josu Holy Brandy al basso, in questo caso anche slap e al drumming di Oier De Pedro. Bello il brevissimo intro di chitarra acustica di Closer, ma prende subito il sopravvento l’elettrica e quando entra il cantato torna, ma solo come accompagnamento, la chitarra acustica. Altri brani da segnalare, anche se ognuno di loro ha il suo valore e le sue potenzialità, sono Paralyzed, dove emerge il lato più progressive della band spagnola, Pause, beve interludio strumentale per sola chitarra acustica e React, hard rock ballad di grande impatto. Un’ottima band che sicuramente avrà molte cose da dire in futuro.

Autore: The Space Octopus Titolo Album: Tomorrow We’ll Be Gone
Anno: 2020 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.spaceoctopus.es
Membri band:
Dann Hoyos – voce, chitarra
Josu Holy Brandy – basso, cori
Oier De Pedro – batteria, cori
Tracklist:
1. Go On!
2. Our Time Is Running Out
3. This Is The Last Time I’ll Feed
4. Tomorrow We’ll Be Gone
5. Closer
6. Only The Brightest Star
7. To Die For The Outside
8. Paralyzed
9. Involved
10. Pause
11. React

Category : Recensioni
Tags : Progressive
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28th Nov2020

Camel – Moonmadness

by Fabio Loffredo
Camel non riceve molti consensi, ma i Camel sono solo all’inizio e cercano di reinventarsi subito avvicinandosi di più al Canterbury sound, aggiungendo solo un flauto, Andy Latimer se ne prende l’onere e visti poi i risultati ottenuti, anche l’onore. Dopo un solo anno, nel 1975 esce Mirage, (recensito a questa pagina) sicuramente uno dei loro album migliori e nel 1975 pubblicano Music Inspired By The Snow Goose, per tutti poi semplicemente The Snow Goose (di cui abbiamo parlato qui), un album interamente strumentale e molto ambizioso. I Camel quindi hanno trovato la loro strada, hanno creato un sound molto personale e nel 1976 è la volta di Moonmadness, altro ottimo album che unito ai due precedenti formano i tre album fondamentali dell’intera storia dei Camel. Aristillus è un breve intro strumentale molto prog e creato da tastiere molto efficienti e Song Within A Song è un brano splendido e molto pinkfloydiano più che altro per le parti vocali e la lunga parte strumentale è dettata dalle sempre molto affascinanti tastiere di Peter Bardens e dal flauto di Andy Latimer. Segue Chord Change, dove Latimer si fa sentire di più con la sua chitarra, creando fraseggi che sono rimasti nella storia per un altro ottimo strumentale e ancora Spirit Of Water, altro ottimo brano che riassume tutte le particolari melodie che la band sa creare.

Chiuso il Lato A dell’allora vinile, il Lato B si apriva con Another Night, brano più energico e trascinante e proseguiva con Air Born, prog elegante e soffuso con il ritorno del flauto di Latimer e chiudeva con Lunar Sea, inno dei Camel, uno dei loro migliori brani dove Latimer, Ferguson, Bardens e Ward hanno il loro spazio, creando una cavalcata prog e melodica che ha pochi eguali e prendendosi ognuno di loro il proprio spazio per dimostrare il loto talento. Nella versione in doppio CD e deluxe edition del 2009, oltre ad un packaging molto elegante, è stato aggiunto l’intero concerto della band all’Hammersmith Odeon di Londra del 1976. La storia della band va avanti e il sound si arricchirà di nuove fantasie sonore.

Autore: Camel Titolo Album: Moonmadness
Anno: 1976 Casa Discografica: Decca, Universal
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 9
Tipo: LP, CD Sito web: https://www.camelproductions.com
Membri band:
Andy Latimer – chitarra, flauto, voce
Peter Bardens – tastiere, voce
Doug Ferguson – basso, voce
Andy Ward – batteria, percussioni, voce
Tracklist:
Disc 1:
1. Aristillus
2. Song Within A Song
3. Chord Change
4. Spirit Of The Water
5. Another Night
6. Air Born
7. Lunar Sea
Bonus Tracks nella versione rimasterizzata in doppio CD nel 2009
8. Another Night (A-Side Off Single – May 1976
9. Spirit Off The Water (Demo Version – 26th January 1976
10. Lunar Sea (B-Side Of Single – May 1976 – Recorded Live At Hammersmith Odeon, London On 14th April 1976)

Disc 2:
The London Hammersmith Odeon Concert  14th April 1976
1. Song Within A Song
2. Excerpts From The Snow Goose
3. Air Born
4. Chord Change
5. The White Rider
6. Preparation/Dunkirk
7. Another Night
8. Lady Fantasy
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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21st Nov2020

Camel – Camel

by Fabio Loffredo
Era il 1964 quando un giovanissimo ragazzo inglese, Andrew Latimer, decise di formare una band con il fratello Ian Latimer, con Richard Over e Alan Butcher. Il nome della band era The Phantom Four e dopo cambi di formazione trasformarono il loro nome in Strange Brew, poi semplicemente in Brew e dopo aver trovato una formazione stabile con Peter Bardens, Doug Ferguson e Andy Ward, cambiarono nome in Camel. Camel (l’album omonimo) esce nel febbraio del 1973, registrato ai Morgan Studios di Willesden, Londra e presenta un sound ancora un po’ acerbo e sorretto più che altro dalle tastiere di Peter Bardens. Slow Youself Down ha influenze jazz e fusion e dopo un guitar solo molto acido di Andy Latimer parte un bellissimo assolo d’organo di Peter Bardens che trasporta il tutto verso soluzioni sonore più progressive. Mystic Queen è introdotto da un avvolgente arpeggio di chitarra acustica e poi cammina su un prog molto vellutato e romantico e dove a regnare sono più che altro le tastiere di Bardens, brano letteralmente splendido e avvolgente. Six Ate è un brano strumentale che apre le porte a quello che sarà il sound futuro dei Camel e Separation, dove emerge di più la chitarra di Latimer portando il sound verso l’hard rock, che chiudeva il lato A del vinile di allora.

Il lato B si apriva con Never Let Go e con arpeggi di chitarra acustica, un mellotron e poi arpeggi di chitarra elettrica e l’organo di Bardens, qui anche in veste di cantante. Gli ultimi due brani sono Curiosity, tra prog, fusion e ammalianti momenti sinfonici dettati più che altro da un pianoforte e Arubaluba, secondo strumentale dell’album, brano più aggressivo e trascinante. Nella versione rimasterizzata nel 2002, sempre dalla MCA Records ci sono altri due brani, una diversa versione di Never Let Go e Homage To The Gold Of Light, una lunga suite di 19 minuti eseguita spesso dal vivo, in questo caso al Marquee Club di Londra nell’ottobre del 1974. Camel non ha un buon successo, ma la band non demorde e cerca di elaborare di più il proprio sound.

Autore: Camel Titolo Album: Camel
Anno: 1973 Casa Discografica: MCA Records
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7
Tipo: LP, CD Sito web: https://www.camelproductions.com
Membri band:
Andy Latimer – chitarra, voce in Slow Youself Down e in Separation
Peter Bardens – organo, mellotron, pianoforte, sintetizzatore, voce in Never Let Go
Doug Ferguson – basso, voce in Mystic Queen e Curiosity Andy Ward – batteria, percussioni

Special Guest:
Eddie – congas in Slow Youself Down
Tracklist:
1. Slow Youself Down
2. Mystic Queen
3. Six Ate
4. Separation
5. Never Let Go
6. Curiosity
7. Arubaluba

Bonus Tracks nella versione rimasterizzata in CD nel 2002
8. Never Let Go (Single Version Originally Released A A_Side Of MUS 1177 Previously Unreleased)
9. Homage To The God Of Light (Recorded Live At Marquee Club 29th October 1974 Previously Unreleased)
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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16th Nov2020

Melissa – Midnight Trampoline

by Gabriele Rusty Rustichelli
I Melissa sono un progetto nato nel 1964 ed è davvero particolare e interessante recensire oggi un album registrato nel 70. In un mondo musicale dove tutto è tirato a lucido trovarsi davanti un lavoro registrato di notte (per contenere i costi) e durato diversi mesi è davvero singolare. Ultimamente mi trovo davanti molti progetti fatti a computer, registrati con le ultime tecnologie, con suoni potenti e produzioni impeccabili. Qui siamo davvero di fronte ad un’opera di quelle che vanivano fatte da musicisti di capacità straordinarie e dove il margine di errore era davvero zero. O la band suonava oppure non c’era spazio per editing o correzioni in post produzione. Un viaggio nel passato dove la musica aveva altro spessore e altra collocazione nel marcato (nulla da togliere alla musica moderna e come oggi la si interpreta), ma da nostalgico credo che sia la forma più bella che abbia avuto la musica. Il disco in questione si può definire “progressive” per l’infinità di sfumature che abbraccia.

Il basso di Joseph è sicuramente sempre molto presente ma anche gli altri strumenti hanno il loro spazio. Chitarre acustiche, flauto e batteria si intrecciano e costruiscono arrangiamenti davvero suggestivi. Si sentono le influenze dei vari gruppi dell’epoca (The Animals, The Rolling Stones, The Beatles) specialmente nelle melodie e nell’atmosfera di quello che era in primo “rock” inglese. Un piacere ascoltare il disco e immergersi in questo viaggio che riporta alla mente paesaggi e immaginari di quello che la musica all’epoca significava. Il disco è stato rimasterizzato ed è uscito in LP e in “limited edition” con 7pollici e 3 bonus track. Per gli amanti del genere è una cosa da non perdere.

Autore: Melissa Titolo Album: Midnight Trampoline
Anno: 2020 Casa Discografica: Black Widow Records
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7
Tipo: LP Sito web: n.d.
Membri band:
Joseph Creighton – basso, voce
Richard Barrett – chitarra
Robert Gunn – flauto, voce
Warren Sparke – batteria, percussioni
Tracklist:
1. Matalla
2. Getting Through
3. Young Lovers Do
4. Out In The Country
5. Cuckoo
6. Jennifer In New York
7. Madame George
8. Into Your Head (bonus track unreleased)
9. Mississippi Mama (bonus track from 7’ -1970)
10. Too Much Of Nothing (bonus track from 7’ -1970)
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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07th Nov2020

Pallas – Wearewhoweare

by Fabio Loffredo
Dopo XXV di cui avevamo parlato qui, ottimo album che rimane ugualmente in sordina, la band scozzese si prende tre anni di pausa e decide di autoprodursi avendo già una serie di brani pronti che finiranno in Wearewhoweare, nuovo album di inediti che rimane anche stavolta per pochi adepti, anche se racchiude una serie di ottimi brani. Tastiere misteriose e magnetiche aprono Shadow Of The Sun, poi fraseggi melodici di chitarra e parte il rock progressivo dei Pallas del nuovo millennio, prog suonato con grinta  ma sempre con una particolare attenzione ad una melodia avvolgente e New Life, brano lento e dalle melodie oscure e su tappeti tastieristici e melodie malinconiche di pianoforte si staglia un eccellente lavoro chitarristico di Niall Mathewson. Segue Harvest Moon continua a parlare con melodie carezzevoli e sempre con vena malinconica. Ancora, c’è And I Wonder Why, brano più orecchiabile, fluido e solare e Dominion, più sul versante hard rock, grazie sempre ad un attento ed intenso guitar work. Wake Up Call ha linee di basso profonde ed un certo magnetismo musicale grazie anche a momenti elettronici e In Cold Blood è soffusa e atmosferica.

Chiue il CD Winter Is Coming, prog rock con tastiere atmosferiche ma con chitarre grintose e cantato teatrale e non mancano ottime partiture strumentali e anche una certa tecnica, ma tutto sempre al servizio di un progressive rock a tratti intellettuale. I Pallas si prendono un’altra lunga pausa per decidere il proprio destino e un altro album è nella mente della band anche e preferiranno reinterpretare alcuni loro brani.

Autore: Pallas Titolo Album: Wearewhoweare
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.pallasofficial.com
Membri band:
Paul Mackie – voce
Ronnie Brown – tastiere, voce
Colin Fraser – batteria, voce
Niall Mathewson – chitarra
Graeme Murray – basso, Taurus bass pedals, chitarra 12 corde, voce
Tracklist:
1. Shadow Of The Sun
2. New Life
3. Harvest Moon
4. And I Wonder Why
5. Dominion
6. Wake Up Call
7. In Cold Blood
8. Winter Is Coming
Category : Recensioni
Tags : Pallas, Progressive
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28th Ott2020

Methodica – Clockworks

by Marcello Zinno
“Quale forma dovrebbe avere la musica dei Methodica per stupirci davvero?” questa era la domanda che ci ponevamo ai tempi di The Silence Of Wisdom di cui avevamo parlato a questa pagina, album che non ci aveva convinti a pieno. Con il nuovo Clockworks i registri cambiano e questa domanda non ha più ragion d’essere. I punti di contatto con il precedente album sono legati allo stampo prog metal ormai noto, ma si avverte qui il desiderio di essere più d’impatto, di non dedicare tanta attenzione all’aspetto melodico ma di spingere sulla vena metal con diverse sfumature. L’opener ad esempio è un pezzo di stampo Vanden Plas, ma già con la seconda traccia ci si approccia ad un animo molto più sperimentale in cui l’elettronica, il prog strumentale, la vena dark si fondono in un brano che è davvero completo e che calibra i Methodica tra le nuove importanti realtà del prog nazionale. Con The Door To You si accarezza qualche soluzione targata Pain Of Salvation (band che resta inarrivabile in quanto a prog metal emozionale), mentre in diversi momenti la band preferisce inserire elementi di elettronica (Before The Wrath è un brano riuscitissimo in questo, mentre Nail In My Hand nella sua versione rivista esce fuori dal seminato) per insaporire il tutto.

Certo, l’ombra dei Dream Theater si sente anche in questo nuovo lavoro dei Methodica (nel bellissimo brano prog 1994 le somiglianze sembrano più che delle citazioni), però sembra che il desiderio di uscire fuori dal bozzolo sia maggiore e così i ragazzi sembrano ripagati da questo loro tentativo di mettersi in ballo. La ballad prende il nome di Wreckage e lascia il palcoscenico alla voce di Massimo Piubelli; in A Dystopian Tale c’è il featuring con Todd La Torre dei Queensryche (band con cui i Methodica hanno condiviso il palco in passato), ma a nostro parere non è un brano che svetta rispetto agli altri. Clockworks è un album più maturo del precedente e grazie a questo lavoro la band può davvero farsi conoscere al grande pubblico. Il nostro consiglio è di osare ancora di più e di staccarsi dai canoni prog già noti.

Autore: Methodica Titolo Album: Clockworks
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Prog Metal Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: https://www.methodicaofficial.com
Membri band:
Massimo Piubelli – voce
Marco Baschera – tastiere
Marco Ciscato – chitarra
Paolo Iemmi – basso
Marco Piccoli – batteria
Tracklist:
1. A Trick
2. When I Fell Out Of The Sky
3. The Door To You
4. Shooting Stars
5. A Dystopian Tale (feat. Todd La Torre)
6. 1994
7. Before The Wrath
8. Cold Sun
9. Wreckage
10. Nail In My Hand (redubmix)
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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