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14th Feb2019

Mayday Parade – Sunnyland

by Stedi
Uscito nel giugno 2018, Sunnyland è il settimo album della band americana Mayday Parade attiva ormai da una dozzina di anni e provenienti dalla Florida. Il loro suond è una mistura di punk rock emozionale molto pop, più vicino a certo alternative rock odierno che al vero e proprio punk rock. L’album è stato anticipato da ben tre singoli molto diversi tra loro che danno un’idea di cosa poter ascoltare nell’album intero. Il primo singolo è proprio la traccia di apertura, Never Sure, con il suono pesante che è logico aspettarsi da loro, per continuare con il secondo singolo It’s Hard To Be Religious When Certain People Are Never Incinerated By Bolts Of Lightning, altro pezzo potente e rabbioso, entrambi ottimi come apertura di un disco, e forse i due momenti più interessanti dell’intero album che contiene altre 12 tracce molto ben suonate e ben prodotte. Da segnalare anche Is Nowhere e Stay The Same tra i momenti più intensi.

In definitiva un album godibile ma che non offre nulla di nuovo ai loro fan, proponendo cose che sembrano già sentite negli altri album, senza nessun tentativo di cercare nuove vie nonostante l’importante cambiamento di etichetta. Speriamo che questo primo disco per Rise Records sia anche l’inizio di un percorso nuovo e più entusiasmante.

Autore: Mayday Parade Titolo Album: Sunnyland
Anno: 2018 Casa Discografica: Rise Records
Genere musicale: Punk Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.maydayparade.com
Membri band:
Brooks Betts – chitarra
Jake Bundrick – batteria, cori
Alex Garcia – chitarra solista
Jeremy Lenzo – basso e cori
Derek Sanders – voce
Tracklist:
1. Never Sure
2. It’s Hard To Be Religious When Certain Paople Are Never Incinerated By Bolts Of Lighning
3. Piece OF My Heart
4. Is Nowhere
5. Take My Breath Away
6. Stay The Same
7. How Do You Like Me Now
8. Where Are You
9. If I Were You
10. Satellite
11. Looks Red, Tastes Blue
12. Always Leaving
13. Sunnyland
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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03rd Gen2019

30 Miles – Short Tales For Braves

by Marcello Zinno
Contrariamente al nome i 30 Miles hanno percorso davvero tantissima strada arrivando ad esibirsi anche in Giappone (non a caso i vari titoli vengono riproposti anche in lingua nipponica), il che per una band di ragazzi giovani è un traguardo importante, ma anche un punto di partenza. In questo itinerario di certo un punto fermo è l’album Short Tales For Braves, un lavoro che svincola ogni classificazione: si potrebbe parlare di punk rock ascoltando la chitarra che sferza colpi veloci e continui ma anche facendo attenzione a qualche stacco di batteria, però la durata e alcuni arrangiamenti sono da band alternative rock, da menti a cui il punk rock sta troppo stretto e preferiscono spaziare; come se non bastasse si cela dietro il loro sound, anche se ben nascosto, un sapore pop punk che rende la loro proposta più moderna e affine a chi è abituato a consumare punk californiano. E dopo aver sezionato così l’album arriva una The Illusionist che vediamo benissimo nelle classifiche heavy rock statunitensi e ci fa pensare a quanto sia ampio il range musicale dei 30 Miles.

Uno dei brani che racchiude i diversi elementi della band è di sicuro Candle Thief, un pezzo che non striderebbe in un album metal anche se ritornello e sezione ritmica svelano la loro passione per un certo punk rock. Se non siete convinti provate ad ascoltare gli stacchi di Painter On Panic, la voce in controtempo, le battute che aumentato, e capirete davvero il potenziale live di questa formazione; un brano tra l’altro che supera i 7 minuti, complice un intermezzo strumentale coinvolgente che fa prendere il respiro. Un punk grind cattivo arriva con l’ultima The Beasts, la velocità è il cuore di questo pezzo insieme alle voci che si differenziano rispetto a tutti gli altri momenti dell’album; inoltre appaiono testi in lingua italiana e questa è una scelta davvero apprezzata. Tutt’altro discorso con Their Brains Upside Down, un pezzo che oscilla tra l’alternative e l’indie e che mostra un’altra personalità della band, più morbida e curata anche a livello vocale, non migliore in tutti i sensi ma significativa per un pubblico diverso (a qualcuno ricorderà qualche hit targata The Cranberries).

Non ci stupiamo che Short Tales For Braves sia un album che abbia portato lontano i 30 Miles, un album che merita di restare in cima agli ascolti per molto tempo.

Autore: 30 Miles Titolo Album: Short Tales For Braves
Anno: 2018 Casa Discografica: Ghost Factory Records & Arts, Disconnect Records, Far Channel Records, 20 Chords Records
Genere musicale: Punk Rock, Alternative Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.30milesmusic.bandcamp.com
Membri band:
Samuele Matta – voce, chitarra
Tommaso Marchiani – basso
Giovanni Cilio – batteria
Michele Pirro – chitarra
Special guest:
Alessandro Biagiotti – chitarra (live)
Tracklist:
1. The Forest
2. Candle Thief
3. Brotherhood Spirit
4. Their Brains Upside Down
5. Painter On Panic
6. The Illusionist
7. The Beasts
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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19th Dic2018

Bad Mojos – I Hope You Od

by Marcello Zinno

Bad Mojos - I Hope You OdEra dagli anni in cui i Turbonegro avevano ancora da dire che non ci imbattevamo in una punk’n’roll band ignorante e veloce come i Bad Mojos. Produzione lo-fi, brani che non arrivano ai due minuti, testi nonsense e live incandescenti che finiscono al tempo di un batter di ciglio. Per chi ama queste sonorità i Bad Mojos sono birra fresca che zampilla, anzi potremo dire schiaffoni in pieno volto che ti tengono sveglio a qualunque ora del giorno e della notte. E la sorpresa è che arrivano dal cuore della Svizzera, Paese non di certo noto per band punk rock ma in cui i valori anarchici potrebbero davvero crescere fecondi. Il terzetto dice di ispirarsi a GG Allin e come non credere a questa dichiarazione: senza mezze misure i ragazzi non si prendono mai troppo sul serio…speriamo solo che on stage non ripetano le “esuberanze” di GG! Il punk inglese vive in brani come I Wanna Be Dead anche se è il punk’n’roll il contesto in cui meglio si muovono i Bad Mojos, un trio che non approva mai all’hardcore vero e proprio ma punta su suoni sporchi, accordi semplici e tempi veloci ma non super spinti.

Volete sapere quali brani consigliamo di I Hope You Od? Fanculo, sono 10 brani per 14 minuti di durata. Premete play e iniziate a fare festa!

Autore: Bad Mojos

Titolo Album: I Hope You Od

Anno: 2018

Casa Discografica: Voodoo Rhythm Records

Genere musicale: Punk Rock, Punk’N’Roll

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://badmojosshows.tumblr.com

Membri band:

n.d.

Tracklist:

  1. Diggin’ My Own Grave

  2. Baby I’m Doomed

  3. I Wanna Be Dead

  4. I Hate

  5. Commit A Crime

  6. Police Car

  7. I Hope You OD

  8. Too Drunk

  9. Out Of Control

  10. Everybody Hates Me

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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09th Dic2018

I Lobello – 220

by Marcello Zinno

I Lobello - 220Tra la schiera di band punk rock italiane (con cantato in italiano) ve ne sono tantissime dedite ad un impegno sociale forte e tematiche che trasmettono messaggi chiari pur se sovrastati da riff elettrici. Nei I Lobello, che tornano dopo tanti anni con un EP di 5 tracce e 10 minuti totali di ascolto, al contrario si parla di rapporti tra uomini e donne, per lo più contestualizzati in un’età giovane e nelle numerose difficoltà che un ragazzo trova relazionandosi con proprie coetanee. Non a caso i brani hanno i titolo di nomi di ragazze immaginarie, stereotipi che probabilmente i I Lobello hanno incontrato nelle loro vite personali dedicando loro questo EP che è bello fin dal suo artwork, una grafica che rappresenta non solo un gioco tra umano e tecnologia (il robot incarna il mondo di internet) ma che dimostra che, in fondo e nonostante le mille difficoltà, l’amore è anche un gioco (per di più a quella età). Un gioco che viene rappresentato perfettamente dallo stile della band, un punk rock veloce e scanzonato, compatto e ben registrato ma pur sempre da festa e da sculettate varie sotto una pioggia di note. E la festa si conclude con l’ultima traccia in cui “il ragazzo” ci rinuncia. Come? Questo ve lo facciamo scoprire da soli.

Perché, ricordiamolo, una parte del punk rock ha maturato un incredibile successo nei decenni prendendosi poco sul serio. E questa parte a noi piace tantissimo, come i I Lobello.

Autore: I Lobello

Titolo Album: 220

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Punk Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://lobello.bandcamp.com/

Membri band:

Snack La Fronte

Bobby Ridicolo

Marky Coccorullo

Tony La Mente

Tracklist:

  1. Patrizia

  2. Giovanna

  3. Barbara

  4. Daniela

  5. La Canzone Del Ragazzo

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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05th Nov2018

Punkreas – Instabile

by Piero Di Battista

Punkreas - InstabileSette mesi dopo l’EP Inequilibrio i Punkreas tornano con una sorta di continuazione, un nuovo EP dal titolo Instabile. Il filo conduttore che lega le due uscite del gruppo lombardo è la difficoltà del riuscire a star in equilibrio stabile, o instabile appunto, in una società come quella attuale, ricca di contraddizioni, discriminazioni fomentate da continue fake news e proprio su quest’argomento i Punkreas provare a cercar la verità, attraverso La Verità, primo singolo di questo disco, dove le sonorità si allontanano un po’ da quelle a cui ci avevano abituati, per cimentarsi con la cumbia, coadiuvati da un ospite speciale come Davide Toffolo, leader dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Instabile è anche sperimentazione a livello sonoro, la title track ammicca fortemente al sound tipico della West Coast di anni 90, grazie anche a cori stile Bad Religion, mentre se Baci Al Liceo riprende il sound dei Punkreas di inizio millennio, con chitarre però sempre più graffianti e pesanti, questo sin da Il Lato Ruvido, La Festa dà spazio a linee melodiche sempre più incalzanti che vanno a braccetto con un testo ruvido e senza fronzoli, ma questo non è affatto una novità.

I Punkreas stanno per tagliare il traguardo dei 30 anni di carriera; con Instabile non solo dimostrano di essere al passo con i tempi, vedi anche i due EP pubblicati a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, ma riescono a farlo senza affatto snaturarsi, mantenendo quell’indelebile identità che li accompagna da quasi tre decadi. E in un periodo dove le novità su questo genere tardano ad arrivare, ben vengano realtà come loro, che riescono a rimanere sulla cresta dell’onda senza alcuna difficoltà. Nell’attesa di capire anche noi dove sia finita Marta (seguire il profilo social della band per questo), ci godiamo questo nuovo ritorno, cercando di ritrovare quell’equilibrio stabile che pare andato perso.

Autore: Punkreas

Titolo Album: Instabile

Anno: 2018

Casa Discografica: Garrincha Dischi, Canapa Dischi

Genere musicale: Punk Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: www.facebook.com/punkreasofficial

Membri band:

Cippa – voce

Noyse – chitarra

Endriù – chitarra

Paletta – basso

Gagno – batteria

Tracklist:

  1. Marta

  2. Instabile

  3. Baci Al Liceo

  4. La Verità (feat. Davide Toffolo)

  5. La Festa

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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29th Ott2018

Duracel – Supermarket

by Stedi

Duracel - SupermarketLa band è attiva di circa 15 anni e dopo qualche anno di gavetta passato tra concorsi per band emergenti e concerti di supporto a diverse band nazionali ed estere anche di spessore come Queers, Punkreas, No FX, Ska P ed altre, nel 2007 fimano per la IndieBox Music di Milano. Molto apprezzati dalla critica che nel 2009 li premia al MEI come “Migliore Punk Band” di quell’anno. A distanza di ben 4 anni dall’ultimo, i veneziani Duracel tornano con un 12 nuovi pezzi. Il nuovo disco intitolato Supermarket ce li restituisce in gran forma. Con Zamu (basso e voce) accompagnato dai fratelli Cadamuro (chitarra e batteria) e dalla chitarra solista di Umbre, il quartetto sprigiona un classico punk rock scanzonato per giovani punk. Chitarroni in downstroke, batteria in stile Ramones e tanta melodia nel cantato in italiano Testi ironici e sarcastici che argomentano sulla condizioni di lavoro attuali Mi Licenzio, e del La Scena punk odierna; sulla moda del Tattoo, sulla voglia di tornare in Olanda e tanto altro ancora.

Forse proprio questa è la caratteristica che li rende molto simili al punk rock dei Derozer. Non solo una coincidenza quindi il fatto che il cantante/bassista abbia sostituito Mendez nella band di Seba e compagni. Niente di nuovo sotto al sole insomma, ma un piacevole ritorno a quello che furono i primi anni novanta in Italia in fatto di punk rock ben suonato, ben arrangiato e di facile ascolto.

Autore: Duracel

Titolo Album: Supermarket

Anno: 2018

Casa Discografica: IndieBox Music

Genere musicale: Punk Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.duracel.it

Membri band:

Zamu – voce, basso

Umbre – chitarra

Vale Cadamuro – chitarra

Bocia Cadamuro – batteria

Tracklist:

  1. Come Una Volta

  2. Olanda

  3. Nessuno E’ Mai Uscito Vivo Dagli Anni ’90

  4. Tattoo

  5. Ritornare A Casa

  6. Mi Licenzio

  7. La Mia Vita E’ Uno Shot

  8. Supermarket

  9. La Scena

  10. Fantasmi

  11. Uccidimi Adesso

  12. Specchio – Riflesso

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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16th Giu2018

Second Youth – Dear Road

by Marcello Zinno

Second Youth - Dear RoadLi abbiamo visti al Malt Generation Music Festival (a questa pagina il report) e ci sono piaciuti. Di certo il loro nome rimanda alla scena punk rock degli anni d’oro, non ci sono grandissime aspirazioni di originalità, piuttosto omaggiare un genere con cui questi musicisti sono cresciuti. Questo di solito è presagio di scopiazzamenti vari e poca identità: di certo Dear Road non passerà alla storia come il disco punk rock della decade ma a noi è piaciuto davvero. Il loro stile è sì punk rock ma molto ripiegato sulla ricerca melodica e in diversi momenti sembra avvicinarsi molto al pop punk. Un brano ad esempio che ci sembra un buon riassunto delle loro idee è This City con una strofa molto punk rock, un ritornello con tanto di voci sovrapposte che farà cantare tantissimo in sede live (una volta divenuti più famosi) e degli intermezzi che placano gli animi e caricano per l’esplosione dei ritornello stesso. Una ricetta non nuova ma che “ci sta” e che dimostra che i Second Youth non sono una band da 4 accordi e basta. Altra hit da concerto è 1992, un pezzo fatto proprio per essere cantato con il pubblico, forse in questo caso l’intermezzo centrale poteva essere evitato ma il brano non ne perde affatto.

C’è qualche momento più semplice, più classico, meno interessante come Suzanne (fatto salvo l’assolo di basso) o Worst Case Scenario, ma in una proposta musicale come la loro sono pezzi utili a confermare le radici della band, almeno per quello che è il loro primo LP. Noi preferiamo pezzi come Close, istintivi e che per la loro attitudine rock sono in grado di racimolare fan anche al di fuori della cerchia dei punk rocker. Discorso a parte lo merita l’artwork dell’album, assolutamente sopra le righe, azzeccatissimo per il genere, molto curato e davvero accattivante; fa già piacere possedere il CD per il suo vestito, figuriamoci poi quando premete play! Se amate il genere i Second Youth sono una realtà da seguire.

Autore: Second Youth

Titolo Album: Dear Road

Anno: 2018

Casa Discografica: Indiebox Music

Genere musicale: Punk Rock, Pop Punk

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.secondyouthpunk.com

Membri band:

Andrè Suergiu – voce

Dick Smith – chitarra

Zalu – basso

Andrea Folino – chitarra

Sandrino – batteria

Tracklist:

  1. Friday Night

  2. This City

  3. Letter Home

  4. Suzanne

  5. 1992

  6. Homeward Bound

  7. Boots And Mohicans

  8. Close

  9. Worst Case Scenario

  10. Dear Road

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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06th Giu2018

Viboras – Eleven

by Francesco Mureddu

Viboras - ElevenTerzo album per i Viboras che propongono un punk rock americano dallo spirito californiano ma composto e suonato a Milano. Pray inizia tranquilla con chitarra e voce pulita per poi esplodere aggressiva con chitarroni che sparano un giro di accordi che non subirà variazioni sino alla fine del brano, seguito a ruota da I Don’t Care più veloce e potente caratterizzata da un bel solo di chitarra. Where Were You è un brano più melodico e accessibile (andate a vedervi il videoclip) con un ritornello che prende subito, mentre Leave This Place è un brano più ritmato e aggressivo alla Misfits (ma quante band emergenti sono ancora fortemente influenzate da Jerry & co.?). L ‘album scivola via veloce con brani come Drives Me Insane e No More che racchiudono tutto lo spirito punk melodico della band, ma con Can’t Breathe le idee iniziano un po’ a scarseggiare e la sensazione di già sentito fa capolino (il brano è inquietantemente simile alla già citata Where Were You) anche se i Viboras compensano la mancanza di ispirazione con un approccio veloce ed energico per ogni brano.

In generale un buon album suonato bene e prodotto meglio, si sente forte l’amalgama e il groove della band che sa come muoversi all’interno del genere arrivando a toccare saltuariamente punte hardcore; se pensavate che i Green Day fossero riusciti a uccidere il punk i Viboras vi faranno ricredere.

Autore: Viboras Titolo Album: Eleven
Anno: 2018 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Punk Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/viboras.rock/
Membri band:

Irene V – voce, chitarra

Sal Rinella – chitarre, voce

Gio Poison – basso, voce

Beppe – batteria

Tracklist:

1.      Pray

2.      I Don’t Care

3.      Where Were You

4.      Run Away

5.      Leave This Place

6.      Drives Me Insane

7.      Cant’t Breathe

8.      No More

9.      Jaime

10.  Away From Here

11.  Rise

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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19th Mag2018

77 Gianky Project – Non Mi Fermerò Mai

by Marcello Zinno

77 Gianky Project - Non Mi Fermerò MaiArrivano i 77 Gianky Project, progetto creato da Giancarlo “Gianky” Capicotto e da cui prende chiaramente il nome. Siamo nel panorama del pop punk americano ma con testi in italiano, lo stile musicale arriva in pieno con tutta quella ventata di sole e onde, anche se la produzione è differente (seppur buona) rispetto a quanto ci hanno abituato gli album californiani et similia di genere. Riff più grezzi, strutture comunque semplici, tempi meno veloci, brani appunto più cadenzati (si superano in alcuni casi – addirittura!- i 4 minuti). E poi ci sono le parole cantate in italiano che contribuiscono ulteriormente a caratterizzare un genere per il quale siamo troppo abituati all’americano: questa è una nota sicuramente positiva che permette di far aderire meglio l’album ai nostri ascolti e che forse giustifica anche l’interesse di etichette come la Duff Records (creata proprio dai simpaticoni Duff); d’altro canto però, a parere nostro, si poteva approfittare per spingere su argomenti più degni del punk, come la band fa ad esempio in Congratulazioni, rispetto invece a temi un po’ sempliciotti come Semplice Sfortuna o Tutto Può Cambiare (più pop che pop punk).

Un album di pop punk acerbo e semplice, piacevole all’ascolto anche se da musicisti con un’esperienza come la loro ci si poteva aspettare di più. Nulla è perso, li aspettiamo al prossimo album.

Autore: 77 Gianky Project

Titolo Album: Non Mi Fermerò Mai

Anno: 2018

Casa Discografica: Overdrive Records, Duff Records, Scatti Vorticosi Records

Genere musicale: Pop Punk, Punk Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/77giankyproject/

Membri band:

Giancarlo “Gianky” Capicotto – voce, chitarra

Eugenio Pullano – basso

Simone Matarese – batteria

Tracklist:

  1. Quello Che Non C’è

  2. Congratulazioni

  3. Semplice Sfortuna

  4. Provo A Distinguermi

  5. Nessuna Verità (Impact Cover)

  6. Tutto Può Cambiare

  7. Neve

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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11th Apr2018

Patti Smith – Easter

by Raffaele Astore

Patti Smith - EasterEaster è il terzo album della poetessa cantante Patti Smith, un album che la consacra a livello mondiale facendola così entrare nella storia quale icona della scena rock. Eh sì, perché Easter è uno degli album più importanti mai realizzati, un album che merita il posto all’interno non solo delle discografie ma di un museo visivo ed auditivo. Capita però che in molti identificano la Smith con quella Because The Night che pur essendo il brano universalmente conosciuto, molto usato come sigla in programmi vari, in realtà narra di storie che solo la Smith ha saputo mettere in poesia e musica. In realtà questo stupendo pezzo parla di un’attesa che precede l’incontro con chi si ama e ne racconta gli stati d’animo, quegli stessi stati d’animo che la sacerdotessa del rock ha provato aspettando il suo Fred Sonic Smith. Ma come nasce questo pezzo è la stessa Patti a raccontarlo in una delle sue tante interviste rilasciate all’epoca: “Quella sera avevo appuntamento telefonico con Fred”, racconta la Smith, “mi disse che mi avrebbe chiamata alle 18:00 e io ero in casa ad aspettare. Le ore passavano ma lui non chiamava, diventavo sempre più nervosa anche se non volevo ammetterlo a me stessa. Per passare il tempo, mi guardavo intorno e vidi la cassetta che Bruce (Springsteen) mi aveva regalato durante le fasi di registrazione di Darkness On The Edge Of Town. La presi, la ascoltai. La musica era magnifica. Mi misi a scrivere il testo come in preda a una febbre, e venne fuori l’urgenza amorosa che mi travagliava. Fred chiamò, finalmente, alle 2:00 di notte. E la canzone era ormai finita”.

E se Because The Night oltrepassa il tempo, anche Easter si merita questo appellativo, perché questo è un album che va oltre i confini del tempo, sia di quello della generazione alla quale Patti Smith appartiene, sia di quelle attuali, come oltre il tempo vanno le cose che ci hanno lasciato i suoi amici poeti come Burroughs. E se Easter vuol dire Pasqua la Smith non è quella donna che necessita di resurrezione ma l’artista che con questo disco è capace di abbracciare, finalmente, il rock’n’roll con uno stile di lettura elegante, unico, poetico, necessario anche per stravolgere quello che circola. Probabilmente quello che non si riusciva a capire della Smith in quel periodo era che dopo i primi album, nella composizione il Patti Smith Group aveva invertito la rotta; già da Till Victory si capisce questa inversione, il rock’n’roll semplice e lineare su cui il pezzo è basato, diventa, con la voce roca e tosta di Patti una preghiera, per poi trasformarsi in una cavalcata d’amore viscerale verso la musica. Con Space Monkey assistiamo invece all’irruenza della caratteristica voce della sacerdotessa che abbandona l’apertura offerta da Till Victory per catapultarsi in svariati stili che si muovono, in maniera spasmodica, verso cambi di ritmo che rendono il pezzo piacevole e lineare. Poi quando arriva Because The Night, riallacciandoci a quanto dicevamo all’inizio, basta leggere questa parte del testo per capire di cosa stiamo parlando:

Prendimi adesso baby qui come sono 
Stringimi forte, prova a capire 
Il desiderio è forte è il fuoco che respiro 
L’amore è un banchetto sul quale ci sfamiamo 
Avanti ora prova a capire 
Come mi sento quando sono nelle tue mani 
Prendi la mia mano, vieni al riparo 
Loro non possono ferirti ora 
Non possono ferirti ora non possono ferirti ora 
Perché la notte appartiene agli amanti 
Perché la notte appartiene al desiderio 
Perché la notte appartiene agli amanti 
Perché la notte appartiene a noi 

Questa è poesia pura per un’amore, è amore per il proprio uomo, ma è anche amore per ciò che ci circonda, per ciò che ci rende felici e ci fa vivere, e Patti vive anche di quella poesia che è amore per le cose della vita, non solo per il proprio uomo che sta attendendo. Con Ghost Dance arriva finalmente la sacerdotessa Patti che tanto amiamo perché è questo di sicuro il pezzo più bello dell’intero disco, cucito su una melodia che oggi è diventata world music ma che, come è capitato a chi scrive, ha avuto modo di ascoltare in svariate forme durante un’escursione desertica alla ricerca dei suoni Gnawa. Babelogue è un recitato che fa solo da introduzione alla successiva Rock N Roll Nigger, bel pezzo di rock’n’roll perché “sporcato” dalle influenze punkiane della Smith e che ci ricorda certi Fugazi del tempo che fu, di certo un pezzo più lento questo, ma molto vicino al genere del quale ci siamo spesso occupati. Privilege (Set Me Free) è ancora un altro capolavoro lento ed angosciante ma con un ritmo forte e trascinante allo stesso tempo, di certo una delle migliori interpretazioni di Patti Smith, un brano di rara bellezza come lo è tutto l’album di cui ci stiamo occupando. Il pianoforte apre le porte ad un’altra recitazione alle quali la Smith ha abituato il suo pubblico, We Three vuole essere, anche questa, una preghiera e lo si capisce in queste parole “Baby, Don’t take my hope away from me“ (Tesoro, Non portarmi via la speranza), e quanti di noi ci sono oggi a chiedere questo perché la speranza è l’angoscia con la quale conviviamo, come lo è l’aiuto che a volte cerchiamo negli altri. Poi l’ingresso della chitarra in stile slow sembra aprire a quelle porte della percezione di cui Morrison ne fu l’artefice. Non portate via la speranza di vedere un mondo diverso attraverso l’amore…questo il messaggio di una immensa Patti Smith.

Segue 25th Floor, anche questo uno dei pezzi più conosciuti e praticati da chi la Smith l’avrebbe abbracciata e non solo, un pezzo che richiama le sonorità degli anni settanta, quella di una generazione perduta, che ben si ricollega alla successiva High On Ribellion, due minuti e trentasette di pura ribellione stile anni andati che oggi le nuove generazioni neanche se la immaginano. Chiude la lenta preghiera Easter dove basso e piano si intrecciano per un’ulteriore, toccante, pezzo. La voce sembra quella di un tempo che non c’è più, un lamento lontano insieme agli strumenti che tracciano la strada infida che ogni giorno siamo costretti a percorrere. E’ questo il nuovo percorso che Patti Smith inaugura con la musica e le parole, un percorso che al di là di quel che in tanti pensano non si fermerà qui. La sacerdotessa del rock è ancora tale anche oggi anche a 72 anni.

Autore: Patti Smith

Titolo Album: Easter

Anno: 1978

Casa Discografica: Arista Records

Genere musicale: Punk Rock

Voto: 9

Tipo: CD

Sito web: http://www.pattismith.net

Membri band:

Patti Smith – voce

Ivan Kral – basso

Lenny Kaye – chitarra

Jay Dee Daugherty – batteria

Bruce Brody – tastiere

Tracklist:

  1. Till Victory

  2. Space Monkey

  3. Because the Night

  4. Ghost Dance

  5. Babelogue

  6. Rock N Roll Nigger

  7. Privilege (Set Me Free)

  8. We Three

  9. 25th Floor

  10. High on Rebellion

  11. Easter

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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