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24th Set2018

Queensrÿche – The Warning

by Marcello Zinno

Queensrÿche - The WarningSiamo agli albori della carriera dei Queensrÿche, la band che potrebbe essere definita un vero e proprio camaleonte dell’heavy metal tanta è stata la loro capacità di cambiare genere ad ogni uscita e creare sempre (o quasi) album di grandissimo spessore musicale ed artistico. Forti dei consensi ottenuti con il loro EP di debutto, la formazione volò a Londra per registrare il primo full-lenght della propria carriera, The Warning, a cui seguì Rage For Order, album da molti visto come il vero primo album (in termini di maturità) per i Queensrÿche (e da noi recensito a questa pagina). The Warning mette subito le cose in chiaro: non state ascoltando una musica qualsiasi creata da una band qualsiasi, ma un heavy metal di qualità a cui viene aggiunta una dose molto forte di progressive (che nell’EP non c’era). Certo, la produzione non è all’altezza, lo sarà molto di più nei successivi capitoli discografici, ma il songwriting e il pathos di pezzi come En Force o Take Hold Of The Flame sono di spessore impareggiabile. Quando si parla di pathos non si può non fare riferimento alla voce di Geoff Tate che non solo spicca per estensione ma fa mangiare la polvere a tantissimi colleghi in quanto ad interpretazione; non è un caso che per anni dal vivo i pezzi assumeranno sembianze molto diverse e le linee vocali saranno un contributo essenziale in queste rivisitazioni. Se non è chiaro cosa si intenda per “interpretazione vocale” si ascolti l’intermezzo di Child Of The Fire o la suadente Roads To Madness, due dei punti inarrivabili dell’album e forse della carriera di Tate.

La coppia di chitarristi è assolutamente solida e compatta, al tempo stesso riesce a creare momenti davvero inaspettati (come la parte finale di En Force, l’intermezzo di No Sanctuary con il supporto del resto della band, o ancora il finale di Roads To Madness quasi una ghost track), d’altra parte il contributo di ChrisDe Garmo nella prima parte della discografia della band è indiscutibile. Come dicevamo i suoni risultano spesso ovattati, anche nella versione remastered di The Warning, e questo conferisce un sapore molto vintage all’uscita; ciò nonostante l’irruenza viene fuori in ogni istante. Deliverance e Child Of The Fire fanno impallidire la nascente scena NWOBHM d’oltreoceano, la cybertecnica N M 156 fa sognare mondi di secoli a venire, Before The Storm è un esercizio di prog che disseta tutti gli amanti del genere.

Il brano che ha avuto più successo è Take Hold Of The Flame, una traccia che parte come una ballad intensa e cupa per poi esplodere lenta e cadenzata in cui ciascuno strumento e agli apici della propria espressività; nella versione remastered di The Warning è anche presente una versione live di questo brano che risulta ancora più veritiera e muscolosa: consigliato l’ascolto. Nel complesso The Warning è un album fondamentale per comprendere l’evoluzione dei Queensrÿche da heavy metal band a prog metal band, ovvero per capire il loro periodo del decennio ’80.

Autore: Queensrÿche

Titolo Album: The Warning

Anno: 1984

Casa Discografica: EMI

Genere musicale: Heavy Metal, Prog Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.queensryche.com

Membri band:

Geoff Tate – voce

Chris DeGarmo – chitarra

Michael Wilton – chitarra

Eddie Jackson – basso

Scott Rockenfield – batteria

Tracklist:

  1. Warning

  2. En Force

  3. Deliverance

  4. No Sanctuary

  5. N M 156

  6. Take Hold Of The Flame

  7. Before The Storm

  8. Child Of Fire

  9. Roads To Madness

  10. Prophecy (bonus Track)

  11. The Lady Wore Black (live)

  12. Take Hold Of The Flame (live)

Category : Recensioni
Tags : Progressive, Queensrÿche
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19th Ott2015

Operation: Mindcrime – The Key

by Marcello Zinno

Operation Mindcrime - The KeyIniziamo col dire che la telenovela con protagonisti Geoff Tate da una parte e i Queensrÿche dall’altra ci ha un po’ stancati, persino il sottoscritto che è un grande fan della band. Direte: “beh, ma in realtà, dopo la sentenza del giudice che ha dato diritto ai musicisti storici insieme al nuovo acquisto Todd La Torre di usare il moniker e invece a Geoff Tate di poter riproporre i brani di Operation: Mindcrime I e II dal vivo la questione è legalmente chiusa!”. Sì, a livello di cronaca sembrava tutto finito ma Geoff riesce sempre a metterci un puntino di malizia contro i suoi vecchi amici, quasi come Dave Mustaine che per decenni non riesce a cancellare l’odio nei confronti dell’accoppiata Hetfield/Ulrich per averlo cacciato. E quindi dopo quel Frequency Unknown (recensito da noi a questa pagina) che presentava in copertina le iniziali “F-U” con un pugno, quasi a simboleggiare il messaggio “fuck you” diretto ai vecchi “amici”, ebbene ora mette su una nuova band e la chiama Operation: Mindcrime, proprio come gli album che hanno generato il vero successo per lui e per i Queensrÿche. Senza parlare dell’artwork del nuovo album, dal titolo The Key, che propone simboli non nuovi per i fan della band…insomma sarà una storia che durerà ancora per molto?! Speriamo di no, anche perché The Key viene annunciato come il primo di una trilogia di concept e questo non promette incredibili stravolgimenti di sorta.

Ma passiamo ora dalla cronaca ai fatti. Cosa vi sareste aspettati da Geoff Tate nel 2015? Sicuramente nienti ritorni agl ialbori, anzi se vogliamo il percorso di introspezione musicale che i Queensrÿche avevano imboccato di recente era anche merito (o colpa) sua quindi è giusto confrontare The Key non con lavori troppo passati bensì con il periodo 2006-2011, partendo appunto da quel Operation: Mindcrime II (recensito da noi a questa pagina) che aveva visto salutare il metal tagliente ed adottare una vena più cupa, in cui ambientazioni ed arrangiamenti assumevano un ruolo centrale. Certo in The Key c’è anche qualche momento più intimo e oscuro figlio di quel Promised Land che aveva spiazzato e stupito qualsiasi fan dei Queensrÿche, ma non si tratta della regola bensì dell’eccezione. L’album infatti parte così, tra passaggi cupi e piccole riminiscenze ai riff legati al passato (Re-Inventing The Future si dovrebbe chiamare “Repeat The Past”) giusto per ingolosire i fan, ma poi prosegue debole, soprattutto per le parti vocali, elemento da cui ci saremo aspettati tanto, visto che Geoff è innanzitutto un interprete, prima ancora che un cantante. Per avere qualche brano dall’effetto più metal bisogna attendere The Stranger mentre piccole novità (elettronica a gocce e sax) si hanno in On Queue un brano in cui le linee di basso imitano un Eddie Jackson del periodo Empire. Buono l’impatto di Hearing Voices, un brano duro e deciso, mentre sul finale compare uno spiraglio prog in The Fall che purtroppo è più un caso sporadico che altro.

Insomma poche novità, un album che può essere inserito più nel calderone rock che non in prove magniloquente e particolari come lo stile della band originaria ci aveva abituati. Tanto lavoro, tanta cura produttiva che di certo vanno apprezzate ma poca carne nuova che ci fa scomettere su cose davvero interessanti. Speriamo di doverci ricredere in futuro.

Autore: Operation: Mindcrime

Titolo Album: The Key

Anno: 2015

Casa Discografica: Frontiers Records

Genere musicale: Rock, Heavy Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://operationmindcrime.com

Membri band:

Geoff Tate – voce

Kelly Gray – chitarra

Randy Gane – tastiere

John Moyer – basso

Simon Wright – batteria

Brian Tichy – batteria

Scott Moughton – chitarra

Mark Daly – voce su Life Or Death?

David Ellefson – basso

Tracklist:

  1. Choices

  2. Burn

  3. Re-Inventing The Future

  4. Ready To Fly

  5. Discussions In A Smoke Filled Room

  6. Life Or Death?

  7. The Stranger

  8. Hearing Voices

  9. On Queue

  10. An Ambush Of Sadness

  11. Kicking In The Door

  12. The Fall

Category : Recensioni
Tags : Queensrÿche
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16th Lug2015

Queensrÿche a Roma

by Marcello

Queensryche 2015Dopo l’apertura il 19 luglio prossimo ai Dream Theater in occasione del Pistoia Blues Festival, i Queensrÿche si esibiranno il 24 luglio a Roma all’Atlantico Live. Saranno accompagnati da una band che non è stata ancora svelata e sarà quella l’occasione per presentare al pubblico romano il nuovo singer Todd La Torre con cui nel 2013 hanno pubblicato il nuovo album da noi recensito a questa pagina. Il nuovo album uscirà invece a fine anno e sarà prodotto da Chris “Zeuss” Harris (Rob Zombie, Hatebreed, Soulfly). Queste date rientrano nel loro 30th Anniversary Tour. Di seguito i dettagli della data romana.

 
QUEENSRYCHE
ROMA, ATLANTICO LIVE: 24 LUGLIO 2015
PREZZO INTERO € 28,75
PREZZO BIGLIETTO IN CASSA € 30,00
Apertura porte: h 18:00
Inizio show: h 21:30

Category : News
Tags : Queensrÿche
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12th Nov2013

Queensrÿche – Queensrÿche

by Marcello Zinno

Queensrÿche - QueensrÿcheLa scissione era annunciata: Geoff Tate si è separato dai Queensrÿche ed entrambi gli schieramenti hanno iniziato a lavorare su un proprio album. Quello che non ci saremo attesi e che entrambi avrebbero scelto il moniker Queensrÿche in fase di pubblicazione, generando anche un certo livello di confusione non tra i fan ma tra chi conosce meno la band di Seattle. Tate ha impiegato meno tempo per la pubblicazione del suo Frequency Unknown (recensito da noi a questo link), nonostante l’elevato numero di musicisti coinvolti nel progetto, mentre la “vecchia guardia” composta da Michael Wilton, Eddie Jackson e Scotto Rockenfield come “former members” ha optato per un album omonimo rafforzando il concetto che i veri Queensrÿche sono loro. E alla voce?! Questa la vera domanda che i fan di sempre si ponevano: chi sarebbe stato in grado di sostituire Geoff Tate dietro il microfono? Una domanda non da poco considerando le immense qualità non solo canore ma anche recitative di Tate e quindi un’incombenza che può far pendere l’ago della bilancia della nuova line-up da capolavoro a grande fiasco. I “nuovi” Queensrÿche vanno sul sicuro e scelgono Todd La Torre (ex Crimson Glory) un singer dal trimbo vocale eccessivamente simile a quello di Geoff Tate (quasi ai limiti della clonazione), una scelta questa a nostro parere errata perchè limita quello che la nuova line-up avrebbe potuto offrire in termini di creatività e anche di sviluppo futuro del sound. Probabilmente la paura del confronto (e l’impossibilità di proporre i vecchi cavalli di battaglia dal vivo) li ha vincolati nella scelta.

Come suona il loro omonimo album? Il sound resta lontano dai riff taglienti degli esordi, il metal si avvicina più ad un rock a tutto tondo pur mantenendo (ed in questo si differenzia dalla nuova esperienza di Tate) una corposità d’impatto che trattiene ritmo ed energia e accontenta anche gli appassionati di altri generi. Where Dreams Go To Die mostra delle idee molto chiare, un ottimo connubio tra parti tirate (del passato) e passaggi più melodici (delle ultime produzioni) e su questa linea potrebbe davvero svilupparsi il futuro della band, peccato che le idee non risultino sempre costanti nel corso dell’ascolto delle tracce. Quasi blasfemo dare il titolo di Redemption ad una traccia (dopo le redenzioni dei vari protagonisti della storia che si cela dietro il concept Operation: Mindcrime) ma, a parte il ritornello, il brano scorre ben composto. È proprio sui ritornelli che si giocano le parti eccessivamente mainstream dei Nostri che puntano ad un’orecchiabilità marcata, mentre lasciano alle strofe, ai bridge e in parte agli assoli i momenti più interessanti (Vindication, Open Road). Sul finire emergono dei buoni contributi: da segnalare A World Without che riprende un pò di quella oscurità tanto inniettata in Promise Land, interessante anche l’incedere di Don’t Look Back, molto più affine al metal e bello anche il mood di Fallout.

Una prova nel complesso buona ma che si tratti di una formazione o dell’altra ci saremo attesi qualcosa di più da questo grande moniker.

Autore: Queensrÿche Titolo Album: Queensrÿche
Anno: 2013 Casa Discografica: Century Media
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.queensrycheofficial.com
Membri band:

Todd La Torre – voce

Michael Wilton – chitarra

Parker Lundgren – chitarra

Eddie Jackson – basso

Scott Rockenfield – batteria, tastiera

Tracklist:

  1. X2
  2. Where Dreams Go to Die
  3. Spore
  4. In This Light
  5. Redemption
  6. Vindication
  7. Midnight Lullaby
  8. A World Without
  9. Don’t Look Back
  10. Fallout
  11. Open Road
Category : Recensioni
Tags : Queensrÿche
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27th Mag2013

Queensrÿche con La Torre: disponibile il primo brano

by Marcello

Dopo la pubblicazione di Frequency Unknown dei Queensrÿche di Geoff Tate, giungono ora notizie dall’altro fronte dei Queensrÿche, quello composto dalla vecchia formazione con in aggiunta Todd La Torre (noto per la militanza nei Crimson Glory) alla voce. Il loro nuovo album, che avrà come titolo lo stesso moniker della band, sarà pubblicato a breve e in questi giorni è stato presentato il primo singolo dell’album che potete ascoltare al seguente link. I pronostici si fanno difficili.

Category : News
Tags : Queensrÿche
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18th Mag2013

Queensrÿche – Frequency Unknown

by Marcello Zinno

E così avvenne la diaspora. Era nell’aria, parliamoci chiaro. Dagli ultimi lavori in studio dei Queensrÿche era lampante che Geoff Tate lavorara su registri completamente diversi rispetto alla band. L’ultimo Dedicated To Chaos (recensito da noi a questo link) ma ancora di più il precedente American Soldier (concept album dedicato ai militari statunitenti ed alla guerra infinita, recensito da noi a questa pagina) puntavano i riflettori su un lavoro vocalcentrico, in cui i riff da sempre marchio di fabbrica della band di Seattle (una delle poche del luogo a non essere cannibalizzata dal fenomeno grunge) lasciavano spazio a melodie sinuose tutte al servizio della voce di Tate. Di certo Geoff ha delle doti interpretative straordinarie ma probabilmente i restanti membri del gruppo mancavano anche di ispirazione e dopo varie vicissitudini lo stesso leader ha deciso di mollarli. Inaspettatamente ciascuna delle due formazioni ha voluto mantenere il moniker Queensrÿche, facendo sorgere così i Queensrÿche di Todd La Torre (ex cantante dei Crimson Glory scelto dalla formazione dei Queensrÿche come vocalist) e i Queensrÿche di Geoff Tate. Questi ultimi hanno dato da pochissimo alle stampe il nuovo lavoro dal titolo Frequency Unknown mentre Todd e la storica combriccola daranno alla luce un album omonimo (titolo inevitabile: Queensrÿche) tra qualche mese.

Come suona Frequency Unknown? Una via di mezzo tra le ultime produzioni ed un piccolo sforzo di Geoff Tate nel creare qualcosa di più originale. L’opener Cold ad esempio ci trascina ai tempi di Operation Maindcrime Pt. II, con una ricetta musicale molto semplice e una voce super prodotta. Nella successiva Dare le divagazioni che richiamano certe sfumature pseudo elettroniche si fanno più forti ma sarebbe da miopi dire che la band ha voluto tradire le radici heavy metal, si tratta di un’evoluzione naturale nella mente di Geoff ma soprattutto in quella del suo braccio destro Kelly Gray (da ricordare che Gray negli ultimi album ha assunto vari ruoli fondamentali, da chitarrista a produttore). Qualche divagazione heavy sorge in Give It To You dove se Geoff punta al romanticismo, le chitarre riescono a dire la loro e caratterizzare la traccia in un crescendo che solo in Slave si trasforma in headbanging puro: uno dei pezzi più convincenti dell’intero lavoro propone un ottimo connubio tra una voce importante, dei cori azzeccati e un refrain che arriva dritto come il pugno rappresentato dall’artwork.

Insieme a questa traccia va apprezzata Life Without You che presenta un riffing con uno stile molto personale nella strofa capace di riportarci alle prime ricette stoppate proposte nel passato; è un peccato che durante il ritornello il sound si perda invece di dare il colpo di grazia. Medesimo copione in Running Backwards in cui, dopo l’inizio sincopato, si cade in un tonfo a tratti alternative nel ritornello senza una destinazione precisa. Più crepuscolare In The Hands Of God ricorda qualcosa di Promise Land se non fosse per i tempi piuttosto veloci; la stessa attenzione agli arrangiamenti, anche se convince di più Everything, un brano per tutti i palati e che cela una certa maestria in fase di composizione. Si vive comunque nell’attesa di un colpo d’ascia che turbi le nostre emozioni (ricordate The Needle Lies o Speak??) ma anche Fallen e la mezza ballad The Weight Of The World non riescono a dissetarci in tal senso.

Nella parte finale quattro classici del passato della band ovvero I Don’t Believe In Love, Empire, Jet City Woman, Silent Lucidity, risuonati per l’occasione dai nuovi musicisti che accompagnano Geoff Tate in questo viaggio. L’esecuzione è fedele all’originale e non è molto chiara la scelta di reinserire queste tracce all’interno di questo album (per ricordare chi sono?! Ma ce n’era bisogno?!). La partecipazione in termini di artisti è enorme. Tate ha davvero coinvolto una schiera vastissima di musicisti, alcuni che portano semplicemente il contributo tramite qualche assolo, qualche altro in pianta stabile in varie tracce. Sarà per controbattere i nomi ingombranti dell’altra formazione dei Queensrÿche? Questo non possiamo saperlo ma una cosa è certa: la sfida è lanciata!

Autore: Queensrÿche Titolo Album: Frequency Unknown
Anno: 2013 Casa Discografica: Deadline Music
Genere musicale: Heavy Metal, Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.queensryche.com
Membri band:

Geoff Tate – voce

Brad Gillis – chitarra

Rudy Sarzo – basso

Craig Locicero – chitarra

Kelly Gray – chitarra

Dave Meniketti – chitarra

Jason Slater – basso, tastiere

Robert Sarzo – chiatatta

Simon Wright – batteria

Randy Gane – tastiere

Chris Poland – chitarra

Ty Tabor   – chitarra

Tracklist:

  1. Cold
  2. Dare
  3. Give It Ot You
  4. Slave
  5. In The Hands Of God
  6. Running Backwards
  7. Life Without You
  8. Everything
  9. Fallen
  10. The Weight Of The World
  11. I Don’t Believe In Love (bonus track)
  12. Empire (bonus track)
  13. Jet City Woman (bonus track)
  14. Silent Lucidity (bonus track)
Category : Recensioni
Tags : Queensrÿche
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05th Ago2012

Queensryche – American Soldier

by Marcello Zinno

Si può tranquillamente affermare, senza rischio di smentita, che American Soldier è stata una delle uscite più attese del 2009: i Queensryche, ormai diretti dal rigido timone di Geoff Tate, dopo aver ultimato le proprie energie con il sequel del mai tanto premiato Operation Mindcrime e dopo un rapido passaggio nel mondo delle cover, sono tornati sulla scena con un nuovo concept album, stavolta ben lontano dal giallo di Sister Mary. American Soldier il titolo, il racconto della guerra vista direttamente dagli occhi di un soldato, scevra da condizionamenti mediatici e da commenti razionali fatti da giornalisti o figure istituzionali. Il concept si presenta sicuramente interessante e piacevole. Peraltro una sua valutazione non può prescindere dall’evoluzione continua che la band di Seattle ha vissuto: alla luce infatti delle mutevoli forme di heavy proposte dai Nostri, American Soldier non rappresenta alcun passo coraggioso verso sonorità innovative e questo è bene specificarlo per chiunque si aspetti un ennesimo cambiamento di rotta. A ben vedere l’album rappresenta una intelligente e fisiologica fusione tra la maturazione raggiunta dalla band (Operation Mindcrime Pt.II) e la sua capacità di creare musiche introspettive e complesse da lasciar senza fiato solo gli ascoltatori più attenti e profondi (Promise Land). L’ exemplum perfectum è dato da At 30,000 FT che nelle sue strofe iniziali accarezza la piacevolezza della musica d’atmosfera, intricata e suadente, (davvero toccante l’interpretazione di Tate) caratteristica emblematica della “Terra Promessa” osannata quindici anni or sono, mentre nel ritornello e nella seconda parte giunge inevitabile il nuovo approccio, quello le cui note ci hanno consegnato il cadavere di Dr.X.

Il songwriting non è per nulla banale anche se talvolta si soffre la mancanza di un chitarrista che faccia la differenza con dei riff che innalzino il valore dell’album (per l’occasione è stato ripescato Kelly Gray ma miracoli alla DeGarmo sono ormai una reminiscenza storica) e l’impostazione musicale è molto “Tate-centrica”: la voce è l’elemento principale e spesso si cerca di rimediare alla lacuna suddetta tramite l’inserimento di effetti, aspetto per altro non nuovo nella tradizione queensrychiana. Il tutto crea un effetto altalenante nelle sensazioni sprigionate da American Soldier: in alcuni tratti si perde mordente (Middle Of Hell, If I Were King), in altri invece è molto più piacevole apprezzare la proposta musicale (Sliver, Unafraid, Man Down!) nonostante non sia più la band a 360° a dedicarsi al lavoro di composizione ed ideazione ma il tutto sia partorito dalla mente di Geoff coadiuvato dal produttore Slater.

Un album che ha fatto discutere e che sicuramente non troverà pareri concordi. Consigliato per gli appassionati degli album su citati, meno per i sostenitori di sonorità legate agli esordi della band.

Autore: Queensryche Titolo Album: American Soldier
Anno: 2009 Casa Discografica: Rhino Entertainment
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.queensryche.com
Membri band:

Geoff Tate – voce

Michael Wilton – chitarra, voce

Eddie Jackson – basso, voce

Scott Rockenfield – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Sliver
  2. Unafraid
  3. Hundred Mile Stare
  4. At 30,000 FT
  5. A Dead Man’s Words
  6. The Killer
  7. Middle Of Hell
  8. If I Were King
  9. Man Down!
  10. Remember Me
  11. Home Again
  12. The Voice
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Queensrÿche
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22nd Lug2012

Queensryche – Operation: Mindcrime II

by Marcello Zinno

Dopo un’attesa interminabile e mille voci arriva la seconda parte di Operation: Mindcrime, il seguito di quello che possiamo definire uno degli album più belli della storia dell’heavy senza timore di essere smentiti. E subito le domande prevalicano ogni tentazione: ” È all’altezza del suo predecessore? Sono passati invano questi 18 anni che separano la prima dalla seconda parte?”. Ecco le risposte: non si tratta di un album immortale come il primo, ma è comunque unico nel suo genere, si tratta pur sempre di un album originale. Risulta simile e diverso allo stesso tempo rispetto al suo predecessore: simile per la ricerca di alcune sonorità eighteen, per l’approccio molto hard rock alle song, per la scelta dell’artwork giustamente affidata a chi aveva già curato quella del primo (Reiner Design) oltre che ad alcune similitudini soprattutto nello stacco tra una canzone e l’altra; ma differente in quanto a concetto stesso dell’opera, più epica (forse sarà l’influenza di Ronnie James Dio ad impersonare il famoso Mister X) e più “vocal-oriented” (si sente la mancanza di DeGarmo ed il tutto è lasciato nel potere delle lyrics). L’opera può essere sostanzialmente divisa in due parti, una prima composta da tracce dalla struttura tutt’altro che complessa ma che producono comunque un notevole impatto sonoro (è proprio il loro gusto che spiazza la semplicità e l’ascoltatore stesso); ed una seconda di maggiore contenuto, molto più intimista, riflessiva e dolorosa, che prende più spunto da Promise Land che non da Operation Mindcrime (quell’ “Am I” gridato in uno stacco di tempo durante Murderer? la dice lunga).

I’m American rappresenta un baluardo, con il suo cantato scattante, oltre che l’opener, mentre One Foot In Hell ci porta un sound molto più groove e cadenzato dove è Tate al centro della scena; Hostage è un altra pseudo-ballad con un basso enorme che copre il drumming e le chitarre soffuse prima di spiegarsi in riff duri (questa volta il lavoro di produzione e di scelta del sound ha richiesto molto più tempo e si sente). Con The Hands iniziano i grossi richiami al caposaldo dell’88 (I Don’t Believe In Love per la parte iniziale per citarne uno), mentre con Speed Of Light si riprendono tempi lenti. Non molto da dire anche per Signs Say Go diretta come un tuono che costituisce il limite oltre il quale si apre il paradiso (o forse l’inferno, dipende dai punti di vista): Re-arrange You è maestra negli arrangiamenti, con delle tastiere avvolgenti su una sezione ritmica compatta, il tutto condito da riff taglienti come non mai anche se non impossibili; e di qui giunge The Case cantata dall’immenso Ronnie James Dio, è incredibile come lui riesca a conferire un sapore di magniloquenza a tutto ciò in cui è presente. Impattante, piena, epica ma mai spocchiosa; inarrivabile. La già citata Murderer?, psicopatica nel suo genere, ripresenta dei cambi di tempo che solo i Queensryche possono vestire senza disagio in un album molto meno prog dei precedenti e Circles rappresenta l’intermezzo prima di un altro volo verso il cielo.

If I Could Change It All è struggente in ogni sua parte, dolorosa e nostalgica, anch’essa molto ben arrangiata, ricca di emozioni, soprattutto quando i cori molto Suite Sister Mary dicono la loro su un assolo di floidiana memoria, ma inscindibilmente legata ad An Intentional Confrontation, una perla di splendore in cui le vette raggiunte travalicano il razionale umano e la chitarra solista incanta con la sua voce. Con A Junkie’s Blues si torna sulla terra tra l’altro rappresentando un passo indietro rispetto alle precedenti tracce, ma non un neo nel complesso dell’opera, non appena Fear City Slide spezza gli animi lenti con un ritmo allegro che piace ma non fa gridare al capolavoro. All The Promises chiude questo viaggio con una lacrima condita da tanto romanticismo (anche qui  l’introspettività di Promise Land la fa da padrone, forse con un approccio meno intricato).Tutto è delineato tranne la trama. Quella è una chicca che lascio a voi scoprire (come fa Geoff Tate con i suoi intervistatori).

Una curiosità: nella parte dedicata ai credits non è riportata la band con l’elenco dei suoi membri. Probabilmente è difficile trovare qualcuno che non li conosca.

Autore: Queensryche Titolo Album: Operation: Mindcrime II
Anno: 2006 Casa Discografica: Rhino Entertainment
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: http://www.queensryche.com
Membri band:

Geoff Tate – voce

Michael Wilton – chitarra, voce

Mike Stone – chitarra, voce

Eddie Jackson – basso, voce

Scott Rockenfield – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Freiheit Ouvertüre
  2. Convict
  3. I’m American
  4. One Foot In Hell
  5. Hostage
  6. The Hands
  7. Speed Of Light
  8. Signs Say Go
  9. Re-Arrange You
  10. The Chase
  11. Murderer?
  12. Circles
  13. If I Could Change It All
  14. An Intentional Confrontation
  15. A Junkie’s Blues
  16. Fear City Slide
  17. All The Promises
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Queensrÿche
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15th Lug2012

Queensryche – Operation: Mindcrime

by Marcello Zinno

Spesso ci si chiede da dove provengano certe sonorità heavy prog anni ‘80, quale sia il gruppo che per primo abbia scolpito il proprio sound in quel periodo in modo talmente incisivo da portarsi dietro di sé centinaia di altre band a venire. Sembra quasi di risolvere un giallo partendo però da un’informazione certa: il gruppo che più di tutti è stato significativo in tal senso e che abbia ispirato tantissimi altri artisti (e ci riferiamo anche ad uscite del tutto attuali) ha come nome Queensryche. La band si forma a Seattle nel 1981 (è una delle poche che non seguirà il filone del grunge, tipico di quella zona) grazie ad un negozio di dischi in cui questi cinque grandi artisti si incontrano. Il magistrale cantante, che allora faceva parte dei Myth, è uno dei primi a cui venne l’idea di formare il gruppo il cui primo EP sarà proprio prodotto dal proprietario del negozio (i fan dei Metallica ricorderanno alcune similitudini). Subito il nome inizia a circolare. I Queensryche forgiano un sound personalissimo, molto intimista, d’impatto da un lato ma complesso da interiorizzare dall’altro. È prog puro, molto più heavy rispetto a quanto ci avevano abituati i Rush del tempo (che in fondo heavy non lo sono stati nemmeno successivamente) ma di un suono tutto da assaporare e da farsi trasportare verso un’altra frontiera. Operation: Mindcrime è il loro secondo full album, storico, un capolavoro, un concept che si dipana tra un assassinio ed un omicida, tra dolore e stupore, tra esplosione e pazzia.

Già l’inizio fa scena. Come potrebbe iniziare un concept basato su un assassinio? In ospedale. Mille sono le voci e spazio alla fantasia, iniziano i ricordi. Un’intro per calibrare le intenzioni e subito dopo si parte con Revolution Calling, Geoff Tate alla voce esprime tutto ciò che sa dare. Chi ha detto che un buon cantante si misura dalle qualità vocali? Un buon cantante deve riuscire ad interpretare ogni singola nota, a sprigionare l’emozione che si vuole dare ad ogni respiro ed in questo Geoff non ha rivali. Chris De Garmo inizia subito a farsi conoscere parlando il prog a maniera sua, come andrebbe fatto e il primo assolo entra dentro nel profondo continuando a parlarci anche al termine della traccia. La title track inizia con il trillo di un telefono: l’omicidio sta per essere annunciato, le sonorità diventano cupe, la voce è affilata come la punta di una spada, la ritmica spinge ad un headbanging violento, l’avventura è solo cominciata. L’album ha anche uno spiccato significato politico e lo si riscontra in varie strofe, una per tutte: “Politicians say no to drugs while we pay for wars in South America, fighting fire with empty words while the banks get fat and the poor stay poor and the rich get rich and the cops get paid to look away”.

Al fulmicotone sono Speak e Spreading The Desease ma l’apice lo si inizia a raggiungere con The Mission, opera in cui Geoff esprime tutto il dolore della morte, prima con un cantato pacato e cupo, poi con una forza sprigionata e seguita come un’ombra dal batterista, Scott Rockenfield, che sembra di secondo ordine ma in realtà grazie a lui i brani hanno tutto un altro sapore. Le chitarre si intrecciano per prepararsi alla lunga composizione: Suite Sister Mary, la parte centrale dell’album, con cui la band introduce sonorità molto epiche, con tastiere e cori, ma la forza dell’impatto con il sound targato Queensryche è sempre forte; i campi di tempo sono repentini come i cinque di Seattle ci hanno abituati e la carica non viene dalla potenza sonora delle chitarre bensì dalla loro capacità di scuotere l’ascoltatore, di tenerlo sempre sul filo del rasoio, di corteggiarlo e di cullarlo. Si continua con The Needle Lies, caratterizzata da una vena molto power che ha ispirato da sola almeno cinquanta gruppi (Helloween in testa, basta ascoltare Keeper of the Seven Keys Pt.1 e 2), non lascia per niente indifferenti nonostante si trovi dopo una composizione stupenda di 10 minuti e mezzo. 3 minuti bastano per fissare le fondamenta per altri 20 anni di musica.

Solo con queste 9 traccie avrebbero composto un album completissimo in quel periodo ma….c’è ancora qualcosa da dire. Dopo un intermezzo molto intimo, quasi sacrificale, c’è la potente ed energetica Breaking The Silence, che lo rompe davvero il silenzio. Il tempo è scandito dal basso, sempre preciso e completo; la canzone chiarisce ancora una volta le intenzioni del gruppo: non avere rivali. Altri due capolavori aspettano il povero ascoltatore che ha acquistato il disco aspettandosi un gruppo pari a quelli sentiti in giro: I Don’t Believe In Love è un concentrato di gioia e di sofferenza che si mescolano, Eyes Of A Stranger è la parte finale che ci fa rammaricare perché il sogno sta giungendo alla fine anche se quel pezzo stesso è un sogno e chiude egregiamente un album che non presenta cedimenti, nemmeno inpolverito da un ventennale di altra musica. I Queensryche, dopo quest’album, si trasformano imparando da loro stessi, cambiano spesso pelle pur lasciando sempre tracce indelebili del loro transito.

Autore: Queensryche Titolo Album: Operation: Mindcrime
Anno: 1988 Casa Discografica: EMI
Genere musicale: Heavy Metal, Progressive Voto: 10
Tipo: CD Sito web: http://www.queensryche.com
Membri band:

Geoff Tate – voce, tastiere

Chris De Garmo – chitarra

Michael Wilton – chitarra

Eddie Jackson – basso

Scott Rockenfield – batteria

Tracklist:

  1. Remember Now
  2. Anarchy-X
  3. Revolution Calling
  4. Operation: Mindcrime
  5. Speak
  6. Spreading The Disease
  7. The Mission
  8. Suite Sister Mary
  9. The Needle Lies
  10. Electric Requiem
  11. Breaking The Silence
  12. I Don’t Believe In Love
  13. Waiting For 22
  14. My Empty Room
  15. Eyes Of A Stranger
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Heavy Metal, Queensrÿche
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30th Giu2012

Queensryche – Rage For Order

by Marcello Zinno

Il primo importante album (anche se non prima uscita) dei Queensryche è Rage For Order, un pacchetto di tracce che tenta di urlare l’ordinata rabbia dei 5 grandissimi artisti ma che allo stesso tempo vuole fondere così due attributi diametralmente opposti tra loro, come sempre non senza raggiunge l’intento. Se state leggendo con l’album nelle vostre mani incuriositi da un primo ascolto che ancora deve avvenire, tenetevi pronti a degustare tutta la musica anni ‘80 mista ad un heavy direttamente proiettato nel futuro e a trovare proprio in questo full-lenght le basi per centinaia di gruppi dell’epoca e non. Band etichettata principalmente come prog metal band ma che ha cambiato pelle ad ogni uscita, sfoggia una destrezza nel danzare tra un genere e l’altro senza timore. Complessivamente il sound di Rage For Order è accostabile ad Empire ma in modo molto più cattivo, ricercato e meno diretto, nonostante sia passato di mezzo l’amatissimo e incontrastato capolavoro Operation Mindcrime che ha stravolto la storia ed appassionato legioni di fan. Le basi qui riscontrate sono un hard rock raffinato e ricco di contenuti contornato da un’attenzione agli arrangiamenti senza fine. Il protagonista dell’album è senza dubbio Geoff Tate cantante dalla voce eccellente e dal carattere intriso in ogni singola nota.

L’album non presenta nessun cedimento, nemmeno ad osservarlo con il microscopio; l’opener Walk In The Shadows mette in campo il meglio che possono proporre i Queensryche con dei testi molto meno complicati del già citato Operation Mindcrime ma potentissimi per impatto senza raggiungere a tutti i costi vette altissime; Chris De Garmo ovviamente ci mette il suo e sappiamo che quando si impegna ha veramente pochissimi rivali (non ci riferiamo alla velocità, nella quale Chris mostra comunque tutta la sua tecnica, ma nell’arte e nella disinvoltura con cui unisce note e crea melodie immortali). Anche la presenza di ritornelli in vista, fattore ripreso solo due album dopo ed abbandonato nel successivo concept-album, convince ed appassiona; non ci sono scuse, un ottimo cantante riesce a tradurre la musica in emozioni con la forza di un respiro. I Dream In Infra-red è la canzone che più di tutte riprende lo stile “Queensryche” conservandolo più a lungo, mentre The Whisper apre il sipario ad un riff intricato ed appassionante che dà alla luce un tempo fresco e studiatissimo. Il power la fa da padrone mentre le chitarre si destreggiano a seminare note avvolgenti; quel “listen” urlato con rabbia e convinzione è proprio ciò che viene richiesto ai fan, ma inteso nel doppio senso della sua traduzione perché la musica può essere ascoltata ma anche sentita.

L’atmosfera cambia con Gonna Get Close To You: le chitarre cuciono una trama intricatissima che fa da cornice all’intero brano, un muro invalicabile in cui Geoff dirige egregiamente il combo ed interviene senza uno struttura precisa ma solo quando il suo cuore batte più forte diventando davvero rovente quando Eddie Jackson entra con un basso groove che penetra dentro e spiazza qualsiasi mente pazza all’ascolto. Il bridge enfatizza ancora più l’anima cupa della track vendendo claustrofobia a manetta e trasmettendo sensazioni uniche. The Killing Words apre con una tastiera molto anni ’80 ma i riff fanno ingresso e lanciano nel tunnel dei novanta il brano, la voce strozzata dal pianto esprime il dolore di una storia finita. Ogni singola nota trasuda disperazione, senza nessuna forma di conforto ma sputato in faccia a chi, debole di cuore, non riesce ad accettare la realtà. Il titolo in effetti l’aveva preannunciato. È solo Surgical Strike che rimette in careggiata il combo ed esprime tutta la compattezza di cui solo i Queensryche sono portatori, mentre Neue Regel si lancia in un riff acustico complesso in una sua suddivisione con un sound profondamente hard rock; anche qui, come in tracce precedenti, la simbiosi che assiste la sezione ritmica crea una crepa rispetto al resto della song che procede strafottente con le due guitar quasi l’una la mente dell’altra, ed un Geoff straordinario. Si aggiunge un coro azzeccatissimo ed il tipico sound della band che non ha bisogno di essere commentato. Gli assoli come sempre giungono irruenti all’interno del brano e spazzano via la pesantezza delle parole e dei tempi facilmente suonati.

È Chemical Youth che avvolge il sorpreso ascoltatore in più calde sfuriate di riff e rullanti, le linee vocali si intrecciano come se il brano fosse semplice da digerire mentre il tutto è in continuo mutamento intorno a noi. Una strofa parlata spezza la canzone, un assolo pronunciato di batteria con un flangers molto kissiano lo copre, un De Garmo ispiratissimo e floidiano come non lo è mai stato, un sapore unico che solo Rage For Order sa dare. Ma il vero dolore, il sacrificio umano senza ricorrere a mezzucci blasfemi, deve ancora giungere. Ed è London che a voce bassa splende uno stato da rianimazione latente, una sferzata di aria del doppio assolo ed il tutto diviene molto più power e mai epico anche se molto atmosferico. La voce sale, i sogni si realizzano in un luogo per noi nuovo ma molto ben raffigurato dai cinque, gli scatti delle chitarre continuano come colpi di spada diretti al petto, il sacrificio non è terminato. Screaming In Digital, anch’essa con un tempo intricatissimo, un basso “effettato” allo sfinimento, vuole essere a tutti i costi protesa nel futuro fino a quando la strofa piena non raggiunge lidi ben conosciuti. Complesso e coraggioso come brano, cupo e sanguinante senza essere ruffiano, ben delineato l’assolo in classico stile heavy metal; il tutto ripreso in I Will Remember un brano acustico con un refrain struggente e mentre Geoff esprime tutta la sua amarezza i riff si intrecciano ed amplificano il proprio urlo e il brano termina con un senso di rammarico, un altro capolavoro è terminato.

Un album da non perdere, consigliata la versione rimasterizzata in cui è presente anche Gonna Get Close To You 12” version, The Killing Words (totalmente stravolta e molto più intimista) e Walk In The Sadows versione live (ancora più catchy dell’originale) ed una versione acustica di I Dream In Infrared. Spettacolo.

Autore: Queensryche Titolo Album: Rage For Order
Anno: 1986 Casa Discografica: EMI
Genere musicale: Prog Metal Voto: 9
Tipo: CD Sito web: http://www.queensryche.com
Membri band:

Geoff Tate – voce

Chris De Garmo – chitarra

Michael Wilton – chitarra

Eddie Jackson – basso

Scott Rockenfield – batteroa

Tracklist:

  1. Walk In The Shadows
  2. I Dream In Infrared
  3. The Whisper
  4. Gonna Get Close To You
  5. The Killing Words
  6. Surgical Strike
  7. Neue Regel
  8. Chemical Youth (We Are Rebellion)
  9. London
  10. Screaming In Digital
  11. I Will Remember
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Progressive, Queensrÿche
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