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10th Feb2021

Primitive Mule – Mister Sister

by Marcello Zinno
Rock classico ed energico quello dei Primitive Mule, una band che arriva dopo un po’ di anni al full-length d’esordio dal titolo Mister Sister. Rock classico, con tutte le sfumature dei seventies ma che, grazie a dei suoni curati, non dà l’impressione di proporre un’opera obsoleta: certo, dei brani hanno un fortissimo richiamo al passato (si ascolti ad esempio la strofa di Grace’s Skin Smell) ma la scelta stilistica centra un rock praticamente immortale. Proprio in questo album si nota una certa versatilità (l’ultima traccia sfiora la psichedelia), infatti il quartetto si muove tra passaggi più eleganti e se vogliamo laccati a momenti più dirty come nell’opener che ci ha riportato alla mente le incandescenze targate Led Zeppelin. A noi convincono molto di più i secondi: Downtown è un grande pezzo, da ascoltare al massimo volume, con anche un ottima parte finale strumentale. Proprio quando i ragazzi spingono sull’acceleratore ci ricordano, per certi versi e fatte le dovute proporzioni, i Wolfmother: in questa similitudine citiamo la parte finale di Frenzy Bomb. Un altro elemento assolutamente lodevole della proposta dei Nostri è il potenziale in sede live, ascoltando infatti Burn My Fear non si può non immaginare i Primitive Mule esibirsi su di un palco e apprezzarne la resa sonora, l’irruenza e la potenza degli strumenti.

I Primitive Mule sono una band che mette pace tra il rock del passato e quello attuale, facendo capire a tutti i fan che esiste una ricetta che mette d’accordo tutti senza svendere un’oncia di sudore al dio degli ascolti. Mister Sister è un album da ascoltare, a nostro parere soprattutto dal vivo.

Autore: Primitive Mule Titolo Album: Mister Sister
Anno: 2021 Casa Discografica: Jetglow Recordings
Genere musicale: Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.primitivemule.com
Membri band:
Milo Mussini – voce, chitarra
Michele Tenca – voce, batteria
Francesco Tolin – chitarra
Andrea Gessa – basso
Tracklist:
1. Tonight Is A Good Night
2. Man On The Street
3. Grace’s Skin Smell
4. Downtown
5. Frenzy Bomb
6. Your Wife Rates Your Dick 2 Stars
7. Burn My Fear
8. Three Little Fuckers
9. Don’t Follow Me
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock
0 Comm
05th Feb2021

Luca Worm – Now

by Marcello Zinno
Abbiamo ancora nelle orecchie i brani del progetto Animatronic, album che personalmente avevo inserito in cima alla classifica delle migliori uscite del 2019 (a questo link) e a distanza di un anno arriva l’esordio di Luca Worm. Il progetto solista di uno dei due membri fondatori degli Animatronic (l’altro è Luca Ferrari dei Verdena) non ha nulla a che vedere con quel sound, in comune ha solo il fatto che anche qui i brani sono (per lo più) strumentali. Luca Worm da chitarrista, scrive e realizza un album in cui la chitarra è al centro della scena, se avesse optato per dei suoni più metal (in realtà il rock è molto deciso ma non si usano mai effetti che si sbilanciano verso l’heavy, eccezion fatta per I’ll Still Be Here e per l’ultima traccia) non avremo rinunciato a inserirlo nella vasta schiera dei guitar hero. Sicuramente vaste sono le sue capacità tecniche ma è l’approccio che lo avrebbe fatto finire in questo calderone: sezione ritmica per lo più di accompagnamento, assoli continui che lottano cercando di coprire la parte ritmica pur collocandosi come strumento solista, note che spesso si susseguono a velocità considerevoli, ricerca di una melodia ma assenza per lo più di strofe e ritornelli. Ci sono però dei momenti che ci hanno colpito: interessante Stands With A Fist che cerca di accontentare sia chi è attento alla sei corde sia chi cerca una musicalità orecchiabile; più elegante Nowhere, brano in cui davvero la chitarra sembra cantare.

In La Sottile Linea Orizzontale compaiono anche delle linee vocali e ci convincono di una sensazione che avevamo avuto già ascoltando le primissime tracce di questo Now: con testi e liriche giuste i brani avrebbero assunto tutt’altra forma, avrebbero abbandonato lo spirito puramente esecutivo e cercato un songwriting più rotondo, non per forza meno rock ma anzi più completo. L’esempio lampante viene da Il Piacere Di Vivere Male, un brano ben costruito con anche delle buone parti soliste e dei testi dal significato non banale. Parlavamo di suoni metal, su questo c’è un’eccezione ed è proprio il singolo Radio Ouija, brano deciso di cui la band ha diffuso un videoclip. Now è quindi un lavoro non unidirezionale ma troppo incentrato sulla sei corde, pensato per dar spazio ad essa. Sarebbe stato meglio concepirlo insieme ad una band completa.

Autore: Luca Worm Titolo Album: Now
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Crossover Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/lucawormofficial
Membri band:
Luca Worm – voce, chitarra
Cristian Negrini – basso
Mauro Ferretti – batteria
Tracklist:
1. The Way You Love
2. My Example
3. La Sottile Linea Orizzontale
4. Cheers!
5. Anime Nel Vento
6. Stands With A Fist
7. Nowhere
8. Il Piacere Di Vivere Male
9. I’ll Still Be Here
10. I Can Ride The Wind
11. Little Daisy
12. Radio Ouija
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock
0 Comm
21st Gen2021

Luframilia – Migliaia Di Frammenti Di Luce

by Marcello Zinno
Il bello dell’essere un musicista emergente è che non devi rispondere alle aspettative degli altri, che siano label o professionisti del settore. Se poi sei al primo album non devi dar conto a nessuno e puoi dare spazio a tutte le tue emozioni. Questo ci sembra di percepire dalla musica di Davide Bolignano, in arte Luframilia, un chitarrista che decide di scrivere e soprattutto suonare musica perché Migliaia Di Frammenti Di Luce è prima di tutto un album suonato. Un album che è solo un primo passo verso la maturazione di questo musicista (fonetica ma anche qualche costruzione migliorabili mettono in luce la, per ora, poca esperienza di Davide) ma che è prima di tutto un’esplosione di quello che sente lui, delle sue emozioni frutto della sua gioventù messe in musica. E quale migliore sound se non il punk rock per mettere in scena tutti i propri pensieri, le proprie esperienze di ragazzo e spararle in faccia all’ascoltatore? Così ROAC e Gravitazionale sono degli esercizi di punk rock melodico, ma ci sono spiragli diversi come le testi-centriche Non Pulite Questo Sangue e Amori Telecinetici o Nel Vuoto che sembra una rock song più completa, capace di puntare alle grandi playlist; a tratti ci sono echi dei primi Verdena in quest’ultimo brano, comunque dei riff di impatto che fanno muovere il collo.

Dietro tutti questi watt andrebbe a parer nostro rivista la personalità vocale che a volte risulta un po’ troppo debole rispetto al tutto, ma questa potrebbe cambiare con lo sviluppo del progetto. L’album mostra comunque un’evoluzione, gli ultimi brani della tracklist infatti risultano meno irruenti e più ragionati, probabilmente perché nella composizione c’è più “testa” e meno “cuore”. C’è però un elemento che ci convince più di tutti ed è la produzione, suoni davvero curati benissimo e che vivono di un’identità propria, limpida all’orecchio, in grado di farsi apprezzare pur nella loro essenza esplosiva.

Un’opera prima quindi, un album rock che sa di punk rock ma anche di esordio, un lavoro che si lascia ascoltare e che piacerà a chi apprezza da sempre il rock elettrico ma con buoni chorus.

Autore: Luframilia Titolo Album: Migliaia Di Frammenti Di Luce
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Punk Rock, Grunge Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Luframilia/
Membri band:
Luframilia – voce, chitarre, basso, piano
Gianluca Costa – basso, voce
Alessio Mauro – batteria, basso, piano, voce
Tracklist:
1. Eclisse
2. Caos
3. Resisto E Non Combatto
4. L’eremita Postmoderno
5. ROAC
6. Migliaia Di Frammenti Di Luce
7. Nel Vuoto
8. Gravitazionale
9. Viaggio Nel Tempo
10. Non Pulite Questo Sangue
11. Amori Telecinetici
12. Estrema Unzione
13. Dimenticare La Polvere
14. Apocalisse

Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock
0 Comm
18th Gen2021

Ghost Track – Ghost Track

by Marcello Zinno
4 ragazzi all’esordio, una manciata di canzoni, un’autoproduzione e soprattutto tanta dose elettrica per dare grinta. La maggior parte delle band emergenti può essere riassunta così, anche se negli ultimi anni si cerca sempre più di sperimentare, di inventare qualcosa, di aggiungere pur di uscire dal mucchio. E invece i Ghost Track scelgono una strada differente: sì al connubio di generi ma nel loro omonimo album non inventano nulla, piuttosto si ricollocano diversi fattori che però sono già noti da qualche decennio. Ascoltare Gun Woman rende l’idea: cavalcate ritmiche in stile heavy metal (potremo dire NWOBHM) un sound alla sei corde decisamente figlio del grunge, linee di basso soliste dal sapore burtoniano (Cliff, si intende), solismi che hanno un retrogusto di prog e chi più ne ha più ne metta. Ma per trovare tutti questi fattori va analizzata la proposta dei Ghost Track nemmeno fosse un corpo da sottoporre ad un’autopsia, perché in realtà in cuffia altro non sono che una rock band con tanta carica e che vuole omaggiare le tantissime ore spese ad ascoltare i propri paladini tramite degli inediti. E cosa c’è di più bello nella musica che perseguire questa missione?

A noi piace Rain, il momento più roccioso del lotto, ma attenzione a Surrender: sarebbe davvero sbagliato intenderla come una ballad, anche solo per la prima metà; in realtà è un momento elegante e soffuso, “methenamente” (Pat, si intende) jazzy, che mostra la saggezza compositiva, prima di esplodere nella carica adrenalinica tipica del combo. Certo, la maturazione deve ancora arrivare (un esempio per tutti il finale di Baresian Friday, da migliorare), però ci sono tante idee, tanta grinta e soprattutto tanto rock! Bravi!

Autore: Ghost Track Titolo Album: Ghost Track
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Heavy Metal, Grunge Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/ghosttrackofficial
Membri band:
Loris Grifa – voce, chitarra
Marcello Pisconti – basso
Nico Giangregorio – chitarra
Angelo D’Addio – batteria
Tracklist:
1. The Awakening
2. Baresian Friday
3. Gun Woman
4. Rain
5. Surrender
6. The Hole
7. Today
8. Scorpion Mozkal
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock
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15th Gen2021

Madison Spencer – Madison Spencer

by Marcello Zinno
Dopo l’EP Magma, di cui avevamo parlato a questa pagina, i Madison Spencer decidono di dare alla luce un altro album, ancora una volta a metà strada tra un EP e un full-lenght (come Zirconia) e lo fanno in un periodo non molto fortunato (il 2020) che sicuramente ha influenzato la scrittura e la registrazione dei pezzi (di sicuro, come loro stessi confermano, ha condizionato l’artwork). I Madison Spencer guardano sempre dall’altra parte dell’Oceano, ad una produzione e un songwriting molto statunitensi (spesso rimarcati anche dallo stile delle linee vocali); in questo album omonimo lo fanno sia attraverso brani più pacati (la suadente Days in cui la voce e la chitarra piena di wah wah fanno quasi tutto e Reverie, un brano che parte lento per poi abbracciare il grunge nel ritornello) che tramite momenti più elettrici (Walk Alone che però trova proprio nelle linee vocali delle pecche che richiedono una profonda revisione e Monster con delle chitarre che perdono tutti i muscoli acquisendo un certo imprinting indie rock che si lascia apprezzare). Lasciamo da parte Turning Point invece con cui si esce fuori dal rock e si ripescano reminiscenze ottantiane.

Ci sono band il cui posto è sicuramente il palco, la musica dei Madison Spencer noi la preferiamo ascoltare in cuffia, ci ispira posti lontani e classifiche diverse dalle nostre. E li che ci auguriamo che questo quartetto riesca ad arrivare.

Autore: Madison Spencer Titolo Album: Madison Spencer
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Grunge Voto: 6,5
Tipo: Digitale Sito web: https://www.facebook.com/MadisonSpencerband/
Membri band:
Marco Fersini – voce, chitarra
Filippo Longo – batteria
Mauro Varratta – chitarra
Carlo Cazzato – basso
Tracklist:
1. What You Gonna Do
2. Days
3. Walk Alone
4. Reverie
5. Turning Point
6. Monster
7. Nothing Compares 2 U
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock
0 Comm
27th Ott2020

Outwave – The Storm

by Raffaele Astore
La musica, da qualsiasi parte provenga, o ti colpisce direttamente o come spesso capita con certi esordi, non ti fa effetto ed allora pensi di aver perso solo tempo ascoltando. Con gli Outwave tutto ciò non potrà mai capitarvi perché questi ragazzi, pur divertendosi, fanno sul serio ed il loro è un esordio nel mondo del rock che ha una cosa straordinaria: avviene da subito con un concept album. Mi verrebbe da dire qui una parola forte, ma non posso farlo per ovvii motivi e bando alle ciance mi butto ora dentro questo splendido disco della band padovana che sembra essere stata illuminata dal loro santo patrono per come producono musica. È certo però che gli Outwave non si sono risparmiati se in questo esordio hanno addirittura voluto al loro fianco la partecipazione di Druga McBroom già corista dei Pink Floyd oltre che di un certo Steve Hackett; ma al di là della presenza di un nota artista, quello che più colpisce è la forza e la grande determinazione musicale che questi musicisti hanno. Fossero stati altri tempi li avremmo forse chiamati ragazzi, ma qui siamo al cospetto di una band formata da ottimi musicisti prima che da ragazzi. E veniamo ora ad analizzare il contesto nel quale quest’album di esordio si sviluppa: con la traccia d’apertura Crystallized il richiamo ad atmosfere di rock tipicamente a stelle e strisce è immediato, anzi più che richiamo sembra che questi ragazzi padovani abbiano la doppia cittadinanza, cioè italiana e statunitense, e ciò per il modo in cui il pezzo si sviluppa, tutto giocato su ritmica anche chitarristica.

Nel brano In the Spotlight si mobilitano addirittura avvii alla Foo Fighters di Dave Grohl e per tutto il tempo il pezzo è un susseguirsi di ottime cadenze vocali che riescono ad esaltare chi ascolta, mentre Song Of The Sea,che parte alla U2, è un pezzo che non può non piacere. Ed il bello di questa composizione è che se la musica si presta ad ammiccamenti utwo-diani, la voce richiama in maniera forte e consistente la vera vena di tutto il pezzo di natura britpopiana, che per fortuna non è Oasis. Il pezzo che dà poi il titolo all’album The Storm è infarcito di atmosfere pinkfloydiane anzi, per dirla tutta, gilmouriane per il modo in cui viene sfruttata la chitarra (probabile influenza della presenza di Druga McBroom) e comunque anche se qui la voce non è accattivante come nei precedenti pezzi, il sound invece è portentoso. Con Leave certe atmosfere alla Chris Cornell si fanno vive e qui, stavolta, la voce merita plauso così come lo meritano le chitarre che agitano e placano le sensazioni di chi si pone all’ascolto di questo…bello e piacevole esordio. Ed anche se l’ammiccamento ai Pink Floyd non manca, il brano merita davvero un bell’elogio. Con Leave, ritorniamo ad atmosfere di velluto giocate tra voce e tocchi di chitarra da brivido così come, quasi nella parte finale del brano, sembrano fare capolino atmosfere alla Pink Floyd, ma ne vale la pena perché questi musicisti sono veramente bravi. Il pianoforte è il mantra di apertura per Autumn Trees altro grande, meraviglioso pezzo di The Storm che potremmo già chiamare capolavoro d’esordio degli Outwave che brillano ancor di più quando la voce di Druga McBroom fa la sua comparsa in questo solco da mille e una notte che richiama apertamente i Pink Floyd.

Lasciate le atmosfere vellutate, il ritorno a movimenti più rock avviene con The Road That I Will Cross che, lasciatemelo dire, è proprio rock a 360 gradi così come la stessa Resurrection che se ha una partenza morbida quasi alla Steven Wilson (!) pur perdendosi poi in un brit pop alla semi Oasis con un rock che diventa ben presto foo fightersiano-pinkfloyano si rivela un pezzo da riascoltare in auto col finestrino abbassato e la testa fuori quando ricompare la bellissima, stupefacente, immensa voce di Druga McBroom che apre la porta ad uno strabiliante pezzo di chitarra solista. E per farci riprendere un po’ ci voleva giusto quell’aria di festa che ci mancava ed infatti con Festive Air si sta per giungere alla fine di un album semplicemente fantastico per la musicalità e la storia raccontata, vale a dire la storia di un ragazzo le cui sorti sono legate a fenomeni naturali che lo cambiano per sempre quando la tempesta lo prende per calarlo in una maggiore comprensione del perché sia stato privato della sua libertà grazie purtroppo alle banalità spesso protagoniste del nostro vivere quotidiano.

Con Moving Tangle finisce l’album d’esordio che più ci ha colpito in questi ultimi tempi di ascolti diversificati, un album che prende anzi, lascia subito il segno sia per come si propone nella registrazione live, sia per la storia che racconta, sia per il fatto che gli Outwave, pur essendo italiani, cantano solo in inglese, un po’ come quando esordì Elisa. Stranezze del mondo musicale.

Autore: Outwave Titolo Album: The Storm
Anno: 2020 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Pop Rock, Post-Grunge Voto: 8
Tipo: CD Sito: https://www.facebook.com/Outwaveband
Membri band:
Luca Ceccato – chitarra, voce
Leonardo De Sisti – basso
Giovanni Masiero – batteria
Alessandro Andrian – chitarra

Special guest:
Druga McBroom – voce
Tracklist:
1. Crystallized
2. In The Spotlight
3. Song Of The Sea
4. The Storm
5. Leave
6. Autumn Trees
7. The Road That I Will Cross
8. Resurrection
9. Festive Air
10. Moving Tangle
Category : Recensioni
Tags : Rock
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04th Ott2020

Syrius – Tourisme

by Marcello Zinno
Parliamo di abitudini. Per gente (come noi) che ascolta decine di nuovi album a settimana la tendenza ad abituarsi a testi cantati in italiano o in inglese è fortissima tanto che dopo svariati ascolti è facile intravedere somiglianze, particolarità, timbriche uniche ed altre prive di personalità. Già solo per questo il nuovo album dei francesi Syrius suona originale, testi in lingua madre all’interno di una struttura rock decisa ma comunque semplificata (a tratti indie rock). Sembra che i ragazzi non si inventino nulla di trascendentale, anzi potremo dire che asciugano molto l’hard rock presentandolo come rock essenziale ma lo fanno molto bene. Ascoltando Philanthropia e soprattutto la sua parte centrale si intuisce che la loro scrittura va oltre la semplice strofa o il singolo riff, vanno però segnalati i diversi momenti in cui la band incalza con la ritmica, come Des Illusions che ricorda molto da vicino i White Stripes o Menteurs! che ci sembra un vagito grunge con chitarre fuzz o ancora la quasi metal Front Médiatique. Eppure sarebbe stato semplice scrivere un album di rock facile e di primo acchito, ma non è questo quello che vogliono i Syrius: infatti con Cage De Velours si aprono ad un songwriting più intricato, una ballad di art rock in cui basso e chitarra solista si prendono i propri spazi arricchiti da strumenti particolari non canonici per l’ambito rock, ma anche con Prière escono fuori dal seminato.

A proposito dei testi in francese è chiaro che in alcuni passaggi, quando questi sono in assoluto primo piano, sembra quasi di ascoltare una proposta lontana miglia e miglia dal classic rock (la quasi ballad Mon Gars è un esperimento da provare e da giudicare soggettivamente), ma come detto noi premiamo questo sapore diverso giunto alle nostre orecchie. Davvero buona la produzione che valorizza i suoni, concepita e realizzata con intelligenza e sapienza. C’è tanta voglia di evolvere il proprio sound e noi siamo certi che il prossimo album sarà molto diverso da questo. Insomma una band per tutti gli appassionati di rock che mette d’accordo un po’ tutti senza svendersi e con qualche elemento di spicco, a patto che vi piaccia la “r” moscia.

Autore: Syrius Titolo Album: Tourisme
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/syriustheband
Membri band:
n.d.
Tracklist:
1. Ouverture
2. Ambidextre
3. Philanthropia
4. Mon Gars
5. Des Illusions
6. Cage De Velours
7. Prière
8. Menteurs!
9. Front Médiatique
10. Le Magasin De Vie
11. Substance
12. Ma Vie Aux Enchères
13. Clôture
Category : Recensioni
Tags : Rock
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05th Lug2020

Monolite – Monolite

by Marcello Zinno
EP per i Monolite, power trio che riprende le strutture sonore e ideative del rock anni 90. Sonore perché in queste 5 tracce c’è davvero poca cura all’aspetto produttivo, il sound è genuino e non filtrato; la chitarra è attaccata all’ampli e così come esce fuori è incisa, senza la volontà di cercare una caratterizzazione del sound. Ma anche dal punto di vista ideativo la band si rifà molto ai tempi dell’underground italiano: riff grossi che strizzano l’occhio al post-grunge, distorsione intensa, poca tecnica, zero sovraincisioni (eccezion fatta per gli assoli) e tanto spirito emergente. Non a caso Monolite suona proprio come un demo di quegli anni, un buon prodotto per conoscere la band ma con i mezzi a disposizione oggi si potrebbe fare molto di più. Un fattore innalza la qualità della proposta ed è la voce di Vincenzo Stomaci, anch’essa che richiama per spirito alcune band rock di allora (Timoria?!) ma che per timbrica e intensità ci colpisce e dona colore ed efficacia alla proposta. Salviamo anche le linee di basso in La Stanza e poco altro.

Insomma nell’anno 2020 ci si poteva attendere di più da una rock band, ma siamo al primo vagito, speriamo in una loro crescita.

Autore: Monolite Titolo Album: Monolite
Anno: 2020 Casa Discografica: Seahorse Recordings.
Genere musicale: Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/monoliterock
Membri band:
Vincenzo Stomaci – voce, chitarra
Alessandro Pellegrini – basso
Gianluca Riccio – batteria, voce
Tracklist:
1. Velo Nero
2. Resti Di Me
3. La Stanza
4. Salvami
5. Tra I Miei Difetti
Category : Recensioni
Tags : Rock
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21st Apr2020

Retrolove – Soundtrack

by Marcello Zinno
Tornano i Retrolove, noi li avevamo conosciuti ai tempi di Il Costo Del Rischio (2014) di cui avevamo parlato a questa pagina, ma ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, hanno perfino pubblicato un album in digitale e live in bottiglia, nel formato “Beer EP”. Tornano e lo fanno con un sound che pur rifacendosi al passato suona benissimo nelle playlist d’annata: la produzione, molto curata, riprende dei suoni da epoche lontane (effetti e suoni che ci ricordano alcune realizzazioni degli anni 80, in alcuni momenti come She’s AliveI, o anche alcune riminiscenze psichedeliche gypsy come in Hit The Vulture) e comunque molto più d’oltreoceano rispetto al loro passato. Infatti Soundtrack è un lavoro che potrebbe trovare grande appagamento nelle classifiche americane, con quella sua teatralità cooperiana (di nuovo She’s Alive), quel velo di rock’n’glam di kissiana memoria (The Price Is Set) ma anche quella potenza grunge rock (The Man). Si nota quando il rock è molto curato, quando la composizione è coccolata e la produzione è all’altezza, inserti diversi, brani che non dicono tutto in un riff…un’attenzione particolare, un ottimo bilanciamento tra brani che arrivano, che lasciano segni dopo il loro ascolto e momenti affascinanti che appagano palati raffinati e che sono alla ricerca di uno stile, prima che di un sound.

Anche in questo album vediamo i Retrolove più vicini ad un rock curato e di certo maturo ma non propriamente rock’n’roll: la doorsiana One Bullet, il dirty rock blues di Shoot Your Desert On Me che non disdegna accarezzare alcune influenze più heavy ma anche ottime aperture da rock anthem. Un vero sigillo su questo 2020 discografico che vi consigliamo di non lasciarvi sfuggire.

Autore: Retrolove Titolo Album: Soundtrack
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/loveretrolove
Membri band:
Marco Battistella – basso, cori
Zimo Cristiani – voce, chitarra
Lorenzo Martelli – chitarra, cori
Francesco Saracino – batteria, percussioni
Tracklist:
1. Outer Space
2. The Price Is Set
3. She’s Alive
4. One Bullet
5. Glue
6. Shoot Your Desert On Me
7. Hit The Vulture
8. The Man
9. In Waves
Category : Recensioni
Tags : Rock
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11th Apr2020

Marrano – Perdere

by Marcello Zinno
Tornano i Marrano, con il secondo album dal titolo Perdere. Li avevamo conosciuti ai tempi del loro EP d’esordio di cui abbiamo parlato qui e il sound già era deciso e fortemente rock. Cosa è accaduto in tutti questi anni? È accaduto che hanno calcato tantissimi palchi, risultato che avevamo previsto già ai tempi di quella recensione visto che i Marrano sono innanzitutto una live band. Perdere conserva l’animo rock che da sempre li ha caratterizzati, con una produzione però più curata, delle chitarre che stavolta non risultano semplicemente uno sfogo ma hanno una loro forma, figlie sicuramente del grunge anni 90 ma che si ascolta con molto piacere anche in questi anni. Il connubio con il basso è seducente (Golf), il riffing è potente (Blue Whale) ma i ragazzi hanno optato anche per una cura delle liriche, sia dal punto di vista contenutistico che melodico (L’odore Del Distacco è un pezzo che richiede una maturità di un certo livello). Il sound dei Marrano si muove proprio lungo le longitudini canoniche del rock, quello che non ama attingere da influenze variegate e che ha portato al successo band come Placebo (ascoltare Oceano Dei Vivi) ma anche sulle latitudini di un sound elettrico e curato, paradossalmente pulito che può far alzare le sopracciglia anche a chi ama i suoni moderni a patto che ci si muova sempre con strumenti previsti dal rock.

Brani come Gente vi faranno ricordare perché il rock vi regala così tante emozioni e Amore Liquido che ogni tanto bisogna dare qualche calcio nel di dietro al momento giusto. Perdere è un album rock, questa è una garanzia; seguite questa band perché promette bene. Speriamo solo che mantengano la carica calorica anche nel loro futuro.

Autore: Marrano Titolo Album: Perdere
Anno: 2020 Casa Discografica: Floppy Dischi, Altini Cose
Genere musicale: Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/noisiamomarrano/
Membri band:
Andrea Fantini – basso, voce
Daniele Paglialonga – voce, chitarra
Nicola Abati – batteria, synth
Tracklist:
1. Pioggia Del Diavolo
2. Blue Whale
3. Golf
4. L’odore Del Distacco
5. Oceano Dei Vivi
6. Quattro Venti
7. Gente
8. Amore Liquido
9. Sam
10. A Perdere
Category : Recensioni
Tags : Rock
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