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16th Gen2015

Lo stato del MISSISSIPPI, U.S.A.

by Aldo Pedron

Mississippi cartinaL’ombelico del mondo! Il Mississippi (la terra del Delta) dove il cotone cresceva più alto della testa di un uomo e dove gli argini erano ancora troppo bassi per proteggere le piantagioni dalle piene annuali del fiume, è uno stato federato degli Stati Uniti d’America la cui capitale è Jackson. Confina a nord con il Tennessee, ad est con l’Alabama, a sud con il Golfo del Messico e con la Louisiana ed ad ovest con l’Arkansas (si legge “arkansò”). Prende il nome dal grande fiume Mississippi che scorre lungo il suo confine occidentale e deriva dalla parola indiana misi-ziibi che vuol dire grande fiume. La superficie dello stato del Mississippi è di circa 125.443 km quadrati ed è stato abitato per la maggior parte da afroamericani.Le principali città sono: Jackson, Gulfport, Hattiesburg, Biloxi, Southaven, Meridian, Greenville, Tupelo, Olive Branch, Clinton. La regione agricola del Delta è piatta e di una desolata bellezza. Il Delta Blues in realtà si sviluppa nel Mississippi ma soprattutto in una regione a nord dello stato del Mississippi e nella parte orientale dell’Arkansas. La regione del Delta infatti si estende geograficamente da Memphis, Tennessee nel nord, a Vicksburg nel sud, col fiume Mississippi ad ovest e con lo Yazoo river ad est. Il Delta è il luogo dove il blues è cominciato, sul fiume Mississippi e nei suoi due affluenti il Tallahatchie e lo Yazoo. Le strade del blues (e il celebre crossroads) sono le mitiche Highway 61 e Highway 49.

Le grandi capitali del Mississippi blues sono Clarksdale, Indianola, Greenwood dove fu avvelenato Robert Johnson e dove oggi il grande bluesmen è seppellito, Greenville e non ultima Helena che però sta sull’altra sponda del Mississippi e cioè nello stato dell’Arkansas. Altro simbolo della storia del blues è Tutwiler, località presso la quale il leggendario, band-leader e compositore W.C. Handy (nato nel 1873 a Muscle Shoals in Alabama) narrava di aver ascoltato per la prima volta (all’alba del secolo, nel 1903 ) un cantante di blues. Il Mississippi è stata la culla (the cradle) di generazioni di grandi musicisti ed artisti, assai celebri ed anche sconosciuti. Il famigerato penitenziario Parchman Farm è famoso per aver avuto tra i suoi inquilini i leggendari: Son House, Bukka White e Huddie Ledbetter detto Leadbelly. Le precise origini del blues si perdono nelle notti dei tempi ma uno dei primari luoghi e centri della musica del Mississippi è la cosiddetta Dockery Farms. Questa Plantation per circa tre decadi è stata la culla della musica blues, la casa di Charley Patton (1891-1934) il più importante musicista del Delta Blues. Patton a sua volta imparò da altri residenti della grande piantagione (una sorta di colonia) come il suo maestro Henry Sloan ed influenzò altri musicisti che arrivarono nello stesso luogo come Howlin’ Wolf, Willie Brown, Tommy Johnson e Roebuck Pops Staples. Qui nacque l’idioma del blues alla fine dell’ottocento. Si dice che Charlie Patton nella Dockery Plantation insegnò a suonare il blues tra gli altri a Son House, Howlin’ Wolf, Willie Brown e Robert Johnson.

Con il Delta Blues nascono i protagonisti più importanti del blues prebellico ma al tempo stesso il Mississippi, rimane ugualmente nel dopoguerra culla di numerosissimi talenti. Il Mississippi è il luogo dove la malinconica musica del diavolo ha avuto le sue primarie radici. Qui tutti i grandi bluesmen hanno cantato le loro storie d’amore, con schiettezza e intensità parafrasando i loro conflitti esistenziali. I Bluesmen del Mississippi, influenzati dalle work-songs, hanno in comune con il resto dei musicisti neri americani, l’insoddisfazione che appesantiva i loro cuori, il senso di alienazione, l’assenza di radici e di antenati, la scomoda sensazione di essere merci più che persone. Il Mississippi blues è una musica ruvida, aspra ma allo stesso tempo ipnotica, magica, basata su dei testi grezzi ed amari e sul suono stridente della chitarra acustica a sei corde e che dà la sua importanza alla componente ritmica. Le stesse corde della chitarra sono pizzicate con vigore enfatizzando il ritmo della canzone, una musica poliritmica come la stessa musica africana. Un suono ed un canto spesso brutale, sempre calato a fondo nel gioco metaforico e nella struttura narrativa. E qui che viene anche introdotta per la prima volta la famosa chitarra slide che per i bluesmen sta a significare come fosse una seconda voce. Senza alcuna ombra di dubbio il primo musicista e personaggio a proporre la chitarra slide nella storia del blues fu Elmore James.

Gli uomini del Delta, i cosiddetti bluesmen diffondono la tecnica del bottleneck (il collo di bottiglia ora sostituito da un cilindro metallico). E se Charlie Patton è essenziale e viene considerato il fondatore del Delta Blues, figure altrettanto importanti sono e resteranno Son House,dalla caratteristica voce modulata ed un canto dolente ed ironico e naturalmente Bukka White, Big Joe Williams, Skip James ed il mitico Robert Johnson. Quest’ultimo con le sue sonorità e la stupefacente tecnica chitarristica basata sul fingerpicking ed i suoi testi sinistri narranti di spettri e demoni ha creato la grammatica basilare del blues-rock (le sue incisioni e la sua discografia si riducono soltanto a 29 canzoni in totale incise in soli due anni). Robert Johnson è l’autore nel giro di pochissimi anni di capolavori come Sweet Home Chicago (si dice che Robert Johnson abbia barattato la sua anima con il diavolo diventando in cambio e d’incanto un fenomeno alla sei corde, per approfondire la sua storia cliccare qui), Love In VainBlues del 1936 (ripresa dai Rolling Stones nell’album Let it Bleed nel 1969), Cross Road Blues (1936) diventata Crossroads nel 1968 nella versione dei Cream di Eric Clapton, Come On In My Kitchen (1936) divenuta un classico e ripresa tra gli altri da Johnny Winter, Delaney & Bonnie e Eric Clapton, Stop Breakin’ Down Blues sempre del 1937 interpretata dai Rolling Stones nell’album Exile On Main Street nel 1972, la splendida Me And The Devil Blues (1937), Hellhound On My Trail (1937), e tanti altri brani.

 

DELTA BLUES
GUS CANNON (banjoista e cantante) (1883-1979) nato a Red Banks, Mississippi
CHARLIE PATTON (1891-1934) nato a Edwards, Mississippi
MISSISSIPPI JOHN HURT (alias John Smith Hurt) (1893-1966) nato a Teoc, Mississippi
FURRY LEWIS (alias Walter Furry Lewis) (1893-1981) nato a Greenwood, Mississippi
TOMMY JOHNSON (1896-1956) nato a Terry, Mississippi
ROBERT WILKINS (1896-1987) nato a Hernando, Mississippi
SONNY BOY WILLIAMSON II (alias Alex Rice Miller)(1899-1965) nato a Glendora,Mississippi
ISHMAN BRACEY (1901-1970) nato a Byram, Mississippi
SON HOUSE (alias Eddie James House Jr.) (1902-1988 ) nato a Riverton, Mississippi
SKIP JAMES ( alias Nehemiah Skip James) (1902-1969) nato a Bentonia, Mississippi
BIG JOE WILLIAMS (1903-1982) nato a Crawford, Mississippi
BUKKA WHITE (alias Booker T Washington White) (1906-1977) nato a Houston, Mississippi
TOMMY MC CLENNAN (1908-1960) nato a Yazoo City, Mississippi
ROBERT JOHNSON (1911-1938 ) nato a Hazlehurst, Mississippi
DAVID “HONEYBOY” EDWARDS (1915- 2011) nato a Shaw, Mississippi
ELMORE JAMES (1918-1963) nato a Richland, Mississippi
ALBERT KING (alias Albert Nelson) (1923- 1992) nato a Indianola, Mississippi
JIMMY REED (1925-1976) nato a Dunleith, Mississippi

 

BLUES, RHYTHM AND BLUES / ROCK AND ROLL
GUITAR SLIM (alias Eddie Jones) (1926-1959) nato a Greenwood, Mississippi
BO DIDDLEY (alias Ellas Otha Bates, aka Mc Daniel)(1928-2008) nato a Mc Comb, Mississippi
SAM COOKE (alias Sam Cook) (1931-1964) nato a Clarksdale, Mississippi
IKE TURNER (alias Isaac Wister Turner) (1931-2007) nato a Clarksdale, Mississippi

 

LE STRING BANDS
MISSISSIPPI SHEIKS (la famiglia Chatman) nati a Jackson, Mississippi

 

GOSPEL
ROEBUCK “POPS” STAPLES (1914-2000) nato a Winona, Mississippi

 

CHICAGO BLUES
BIG BILL BROONZY (1893-1958) nato a Scott, Mississippi
ARTHUR “BIG BOY” CRUDUP (1905-1974) nato a Forest, Mississippi
SUNNYLAND SLIM (alias Albert Luandrew) (1907-1995) nato a Vance, Mississippi
PINETOP PERKINS (alias Joseph William Perkins) (1913-2011) nato a Belzoni, Mississippi
MUDDY WATERS (alias Mc Kinley Morganfield) (1915-1983) nato a Rolling Fork, Mississippi
WILLIE DIXON (1915-1992) nato a Vicksburg, Mississippi
BIG WALTER HORTON (1917-1981) nato a Horn Lake, Mississippi
HOWLIN’ WOLF (alias Chester Arthur Burnett) (1910-1976) nato a West Point, Mississippi
SNOOKY PRIOR (alias James Edward Pryor) (1921-2006) nato a Lambert, Mississippi
ROBERT LEE BURNSIDE (alias R.L. Burnside) (1926-2005) nato a Harmontown, Mississippi
J.B. LENOIR (1929-1967) nato a Monticello, Mississippi
OTIS SPANN (1930-1970) nato a Jackson, Mississippi
HUBERT SUMLIN (1931) nato a Greenwood, Mississippi
LITTLE MILTON (alias James Milton Campbell Jr) (1934- 2005) nato a Inverness, Mississippi
JAMES COTTON (1935) nato a Tunica, Mississippi
MAGIC SAM (alias Gene Sam Maghett ) (1937-1969) nato a Grenada, Mississippi
MAGIC SLIM (alias Morris Holt) (1937-2000) nato a Grenada, Mississippi

 

COUNTRY
JIMMY RODGERS (alias James Charles Rodgers ) (1897-1933) nato a Meridian, Mississippi

 

ELECTRIC BLUES
JOHN LEE HOOKER (1917-2001) nato a Clarksdale, Mississippi
B.B. KING ( alias Riley B. King) (1925) nato a Itta Bena, Mississippi

 

ROCKABILLY / ROCK AND ROLL
ELVIS AARON PRESLEY (1935-1977) nato a East Tupelo, Mississippi

Category : Articoli
Tags : Rock Blues
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13th Ott2014

Joe Bonamassa – Different Shades Of Blue

by Alberto Lerario

Joe Bonamassa - Different Shades Of BlueJoe Bonamassa da alcuni anni a questa partesi si è ormai spostato ben oltre la sua incarnazione iniziale di enfant prodige della chitarra blues con un fascino particolare verso Stevie Ray Vaughan, fino ad evolversi in un raffinato chitarrista con spiccate doti canore, portando un po’ di anima R&B nel blues. Per Different Shades Of Blue, Bonamassa si è avvalso in sede di stesura dei brani di alcuni cantautori di lungo corso di Nashville come Jeffrey Steele, Gary Nicholson, James House. Joe ha poi ha preso 11 brani delle canzoni composte e, in quel di Las Vegas, con l’aiuto di un solido gruppo di musicisti di studio, tra cui Reese Wynans (organo, pianoforte), Carmine Rojas (basso), Michael Rhodes (basso), Anton Fig (batteria, percussioni), Lenny Castro (percussioni), Lee Thornburg (tromba, trombone), Ron Dziubla (sassofono) ha perfezionato il tutto. A dimostrazione della passione maniacale che Bonamassa ha per la sei corde, per registrare l’album ha utilizzato 20 diverse chitarre vintage, con 13 diversi amplificatori elencati ognuno nelle note di copertina. Come è facile intuire quindi Different Shades Of Blue è un album in cui i suoni di chitarra sono cesellati, cristallini, ideale vassoio per quella che è anche una bellissima voce blues. Dentro i confini del genere Bonamassa spazia con grande varietà stupendo ancora una volta per l’incredibile vena compositiva.

Love Ain’t A Love Song è un’ottima canzone R&B; Never Give All Your Heart perfetto mix tra hard blues ed honky tonk style; con Trouble Town Bonamassa si diverte mescolando tutte le sue influenze nella sua versione il blues, da Stevie Ray Vaughan, Eric Clapton, e Rory Gallagher a Jimi Hendrix e Hank Garland; la title track Different Shades Of Blue è il perfetto esempio di rock blues passionale ed orecchiabile. Different Shades Of Blue è un disco suggestivo e senza tempo, un blues di livello elevatissimo per gli standard di chiunque. Il problema qui, però, è che, ad eccezione delle canzoni elencate prima, alcune tracce del disco rimangono purtroppo maggiormente anonime. Senza troppi giri di parole tuttavia siamo di fronte ad un album che definire attinente solo ad un genere è difficile: rock, blues, R&B poco importa, possiamo ascoltare un grande autore (chitarrista e cantante) in ottima forma.

Autore: Joe Bonamassa Titolo Album: Different Shades Of Blue
Anno: 2014 Casa Discografica: Provogue Records
Genere musicale: Blues, Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.jbonamassa.com
Membri band:

Joe Bonamassa – chitarra, voce

Reese Wynans – pianoforte

Carmine Rojas – basso

Michael Rhodes – basso

Anton Fig – batteria

Lenny Castro – percussioni

Lee Thornburg – fiati

Ron Dziubla – sassofono

Tracklist:

  1. Hey Baby (New Rising Sun)

  2. Oh Beautiful!

  3. Love Ain’t A Love Song

  4. Living On The Moon

  5. Heartache Follows Wherever I Go

  6. Never Give All Your Heart

  7. I Gave Up Everything For You, ‘Cept The Blues

  8. Different Shades Of Blue

  9. Get Back My Tomorrow

  10. Trouble Town

  11. So, What Would I Do

Category : Recensioni
Tags : Rock Blues
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04th Ott2014

Bill LaBounty – Into Something Blue

by Aldo Pedron

Bill La Bounty - Into Something BlueBill LaBounty forma con l’amico Steve Eaton nel 1969 un gruppo chiamato Fat Chance a Nashville, Tennessee, poi tentano la fortuna nel 1972 trasferendosi a Los Angeles ma per motivi futili si sciolgono presto. Nel 1979 la sua This Night Won’t Last Forever è interpretata da Michael Johnson ed entra nelle charts americane nelle Top 20 dell’anno. Negli anni ’90 le sue composizioni sono decisamente country e le scrive soprattutto per Steve Wariner, quest’ultimo riscuote un discreto successo. La scarna discografia solistica di Bill nelle quattro decadi successive comprende: Promised Love (1975), This Night Won’t Last Forever (1978), Rain My Life (1979, disco a dir poco splendido) Bill LaBounty (1982 che contiene la celeberrima Livin’ it up). Questi primi 4 album sono incisi per la Curb Records/Warner Bros. Nove anni dopo pubblica The Right Direction ( 1991), segue Best Selection ( 2004) un’antologia per la Columbia e ben diciotto anni dopo Back Your Star (2009). Nel 2011 la Rhino Records France ha pubblicato un cofanetto con 4 CD con un sacco di inediti ed intitolato Time Starts Now con un suono ripulito e decisamente più energico degli originali. Nel frattempo realizza e scrive canzoni per tanti artisti (esempio: Randy Craword ) e collabora con musicisti del calibro di James Taylor, Jeff Porcaro, Larry Carlton, Steve Lukater, Lenny Castro, Steve Gadd e David Sanborn.

La lettura delle sue canzoni, alcune sue composizioni e i suoi arrangiamenti ricordano il miglior Donald Fagen di The Nightfly (1982) o del Joe Jackson di Night And Day ( 1982). Into Something Blue (2014) è un album tinto di jazz che comprende 11 nuove canzoni tra cui alcune sue meravigliose composizioni (ci collabora anche sua moglie Beckie Foster) ed alcune illustri cover come Funny But I Still Love You di Ray Charles e Subterranean Homesick Blues di Bob Dylan. Nella curatissima versione CD giapponese (high quality sound) è inclusa una bonus track intitolata Corporate Rock And Roll che però resta un rock di maniera e nulla più. Suoni morbidi, vellutati, arrangiamenti discreti ma concreti, sonorità decisamente jazz ma non mancano brani di blues. Bill LaBounty è splendido alla tastiere e i musicisti che lo accompagnano per l’occasione brillano di luce propria come Mark Douthit al sax tenore, decisamente superlativo e d’atmosfera e ancora Larry Carlton, virtuoso della chitarra qui presente in vari brani. Bill utilizza nei suoi album i migliori musicisti disponibili sulla piazza. West-coast sound, cool modern blues /jazz sound con delle liriche sempre eccellenti. Un sound per le orecchie più raffinate per un artista di nicchia e per chi frequenta i territori del pop più raffinato.

Apre le danze All This Time, superba e dai suoni languidi ma ispirati, seguono e vanno segnalate soprattutto Funny But I Still Love You di Ray Charles, in stile blues, una Lover Man assai apprezzabile così come un classico di Jerry Leiber e Mike Stoller If You Don’t Come Back. Non convince invece la cover di Subterranean Homesick Blues di Bob Dylan. Un album d’ascolto e di grande atmosfera che consiglio a tutti coloro che amano una certa musica (jazz, blues, soul) aristocratica ed elegante.

Autore: Bill LaBounty Titolo Album: Into Something Blue
Anno: 2014 Casa Discografica: Victor Entertainment
Genere musicale: Jazz, Blues, Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.billlabounty.com/
Membri band:

Bill LaBounty – tastiere, voce solista

Larry Carlton – chitarra

Rick Chudacoff – basso

Jack White – batteria

Mark Douthit – sax tenore

Barry Green – trombone, euphonium

Bryan Cumming – clarinetto

Tom Hemby – chitarre

Danny Parks – chitarra

Joey Richey – cori

Nicole Richie – cori

Stephanie Wilson – cori

Tracklist:

  1. All This Time

  2. Ax To Grind

  3. The Cooling Board

  4. You Can’t Break My Heart

  5. Lover Man

  6. If You Don’t Come Back

  7. Funny But I Still Love You

  8. Stray Dog Blues

  9. Subterranean Homesick Blues

  10. Reprise (All This Time)

  11. Into Something Blue

  12. Corporate Rock And Roll (bonus track solo su CD edizione giapponese)

Category : Recensioni
Tags : Rock Blues
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12th Set2014

Gary Moore – Dark Days In Paradise

by Giancarlo Amitrano

Gary Moore - Dark Days In ParadiseProseguendo nel percorso ormai intrapreso all’inizio della decade, Gary Moore decide di rilasciare un length sulla medesima falsariga, sia pur dandone una particolare diversificazione che sfocia in un “similpop” (?!) a causa della modernità del suono quasi tecnicizzato. Impreziosendo il lavoro anche di un paio di ballad azzeccatissime pure circa il loro posizionamento all’interno dell’album: al centro ed alla fine. Estrapolando ad esempio Like Angels, ne notiamo la struttura tipicamente rhythm and blues che grazie al lavoro corposo delle tastiere consente alla traccia di dirompere in un enfatico refrain molto coinvolgente e trascinante. Naturalmente, predominio della sei corde che con un paio di intensi soli che si completano a vicenda mettono in risalto la tecnica ormai universalmente riconosciuta: specialmente in quello finale abbiamo la possibilità di apprezzare l’uso della pedaliera che modula le tonalità della scala, contribuendo a dilatare il brano oltre i 7 minuti. Mentre nella traccia 9 si apprezzano allo stesso tempo le miglioratissime capacità vocali del Nostro e la malinconia della Stratocaster che qui in versione anche acustica forma il giusto tappeto sonoro che fa di una traccia quella Top.

La opening track invece gioca su di un’alternanza tra strofe molto rilassate ed altre molto più intense, quasi in antitesi tra loro ma a giusto completamento dell’economia del brano. Cold Wind Blows  risente dell’indecisione dell’autore tra il liberare il feeling completamente ed il trattenere il pulsante blues in una indecisione di refrain che porta soltanto ad una intensa prestazione con lo slide della sei corde. I Have Found My Love In You fa calare l’Irlandese Volante in una ottima prestazione vocale, che si sublima in gorgheggi adattissimi alla bisogna, che rendono il brano molto delicato, intimistico e quasi malinconico, grazie anche ad una saggia amministrazione dei toni acuti. Always There For You concede un simpatico ritmo di basso e percussioni, su cui il Nostro si getta a capofitto per tessere un intricato ma efficace approccio pulito e stavolta prettamente blues, con la sei corde che detta bene i tempi di intervento tra la sezione ritmica stavolta predominante. Spaziando attraverso una interlocutoria Afraid Of Tomorrow, che mette comunque in risalto le direttive impartite all’album dall’axeman, possiamo giungere tranquillamente al momento topico dell’album, rappresentato certamente da Business As Usual, brano fortemente autoriflessivo e che attraverso il suo excursus rende bene in pochi minuti la vita e la carriera musicale del Nostro, in modo così intimo e descrittivo da farci sognare ad occhi aperti il buon Gary che imbraccia la fidata ascia per tratteggiare melodie commoventi, che procurano ampiamente brividi di emozioni e partecipazione.

La maxi durata permette al brano di dipanarsi tra vibrati e maturità artistica ormai raggiunta, dal contenuto ancora oggi attualissimo che riserva ancora una inattesa sorpresa finale: la presenza di un cosiddetto “brano fantasma”. Questo si materializza proprio dopo la traccia conclusiva che ha il titolo dell’album e in cui la semiacusticità del brano consente al leader maximo di intrattenerci con una simil ninnananna che ha il compito di condurre per mano chi ascolta ad un sonno dei giusti. Quali sono certamente quelli che hanno avuto ed avranno negli anni la sorte di ascoltare gemme come questo lavoro.

Autore: Gary Moore Titolo Album: Dark Days In Paradise
Anno: 1997 Casa Discografica: Virgin
Genere musicale: Blues Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.gary-moore.com
Membri band:

Gary Moore – chitarra, voce

Guy Pratt – basso

Gary   Husband – batteria

Magnus   Fiennes – tastiere

Dee Lewis   – voce

Phil   Nicholas – tastiere

Tracklist:

  1. One Good Reason
  2. ColdWind Blows
  3. I Have Found My Love In You
  4. One Fine Day
  5. Like Angels
  6. What Are We Here For?
  7. Always There For You
  8. Afraid Of Tomorrow
  9. Where Did We Go Wrong?
  10. Business As Usual
Category : Recensioni
Tags : Gary Moore, Rock Blues
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24th Apr2014

Guitar Ray And The Gamblers – Photograph

by Luigi Di Lorenzo

image descriptionQuarto lavoro per la band capitanata dal chitarrista cantante Ray Scona, Photograph è un disco blues rock di pregevole fattura. L’album, prodotto da Paul Reddick, armonicista e cantautore canadese, inizia con l’energica Give It Up, brano che rimanda a Rhythmeen degli immensi ZZ Top. Maggiore personalità emerge nella seconda traccia I’m Goin’, I’m Goin’ dove la chitarra di Ray Scona e il piano di Henry Carpaneto, si fondono in un tutt’uno davvero coinvolgente. Dal groove dinamico di Everybody Wants To Win si passa all’energica She’s Mighty Fine caratterizzata da sonorità decisamente “southern”. Mary Lou è quasi un boogie e precede You’re The One, una delle tracce migliori del disco. Questo brano, davvero ispirato, è arricchito dalla presenza sinfonica del GnuQuartet, quartetto musicale composto da Stefano Cabrera (violoncello) Roberto Izzo (violino), Raffaele Rebaudengo (viola) e Francesca Repetti (flauto). Con la settima traccia Do The Dance si ritorna al groove coinvolgente che la band ha mostrato fin qui: una perfetta fusione di tutti gli elementi strumentali e della voce. I toni si placano nettamente con He Thinks Of You, brano quasi psichedelico con sonorità molto “pinkfloydiane”.

Il disco si chiude con I Heard That Train Go By, altro “bluesaccio southern” e con Bella Bambina, unico brano italiano dell’intero lotto che però non aggiunge e non toglie niente ad un album suonato in maniera ineccepibile e ben sviluppato. Il lavoro chitarristico di Ray Scona riesce a creare una perfetta amalgama con gli altri strumenti e nel contempo rende individuabile sin dal primo ascolto il genere proposto.

Autore: Guitar Ray and The Gamblers Titolo Album: Photograph
Anno: 2013 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Blues Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.rayscona.com
Membri band:

Guitar Ray Scona –  chitarra, voce

GabD – basso

Henry Carpaneto – piano

Marco Fiulano – batteria

Tracklist:

  1. Give It Up
  2. I’m Goin’, I’m Goin’
  3. Everybody Wants To Win
  4. She’s Mighty Fine
  5. Mary Lou
  6. You’re The One (feat. GNU Quartet)
  7. Do The Dance
  8. He Thinks Of You
  9. I Heard That Train Go By
  10. Bella Bambina
Category : Recensioni
Tags : Rock Blues
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27th Nov2013

Bruno Cavicchini – Overtones

by Amleto Gramegna

Bruno Cavicchini - OvertonesUna chitarra Fender Stratocaster, un amplificatore Marshall e occhiali da sole. Così si presenta Bruno Cavicchini al suo pubblico, con tante idee, tanti suoni. Il chitarrista, originario di Matera, presenta al pubblico un EP composto da sei tracce in cui vecchi riff si sposano a nuove sonorità ben concentrate sulle sei corde della chitarra. Con un notevole curriculum alle spalle (turnista, sideman di varie tribute band, soprtattutto dei Deep Purple) Cavicchini  per le registrazioni dell’ EP Overtones si avvale delle valide collaborazioni di Pino Liberti (Andrea Braido, Kee Marcello, Marco Mendoza) e di Domenico Ragone. Rock. Sì, puro e semplice rock. Questo ascoltiamo appena messo il CD nel lettore. Un melting pot con notevoli richiami ai suoni favolistici di Blackmore, al neo classicismo di Malmsteen fino allo shredding più spinto di Joe Satriani. Quasi interamente strumentale (se si esclude Hazy Days cantata da Danilo Galgano), densissimo e portatore di sicurezze definitive in campo rock. L’artista compone sei brani dove rock e virtuosismo convivono pacificamente in nome di un unico cuore e partecipazione. Cavicchini e i suoi ragazzi creano una travolgente combinazione di jazz, fusion, rock e blues nella quale spiccano brani come Here And Beyond, Duckman (zappiana nell’animo e nelle corde) e Fallocaster dove la chitarra dialoga con gli altri strumenti al pari di una voce femminile.

Quello che colpisce di più è che l’album non è un mero sfoggio di tecnica: le doti di compositore e arrangiatore del chitarrista escono allo scoperto in questo album e affermiamo con certezza che stiamo ascoltando un disco (o meglio un EP) di un musicista completo e versatile, in grado di spaziare senza problemi dalle sonorità rock più aggressive a quelle più psichedeliche, non disdegnando il blues o il brano da classifica come Hazy Days. Esplorazioni a tutto tondo in attesa di un full-lenght. Come da nostra tradizione non diamo voti agli EP di breve durata ma immaginate di leggere un bel 7.

Autore: Bruno Cavicchini Titolo Album: Overtones
Anno: 2013 Casa Discografica: Videoradio
Genere musicale: Rock Blues, Fusion Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/brunocavicchini
Membri band:

Bruno Cavicchini – chitarre

Domenico Ragone – basso

Pino Liberti – batteria

Tracklist:

  1. Here and Beyond
  2. Floating Moon
  3. Duckman
  4. Serenity
  5. Fallocaster
  6. Hazy Days
Category : Recensioni
Tags : Rock Blues
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02nd Ott2013

Bobby Soul & Blind Bonobos – Live At Mag Mell

by Matteo Iosio

La tecnologia si sa, ha invaso ogni singolo aspetto quotidiano della nostra vita e questo ci potrebbe portare a considerarla assolutamente indispensabile in qualsiasi frangente. Grazie a Dio ciò non corrisponde a verità, esistono territori come quello musicale, in cui le uniche cose che contano sono il cuore e la proiezione della propria anima attraverso le note prodotte, una dimensione dove non esistono aiuti elettronici in grado di mascherare chi si avventura imprudentemente in cerca di facili guadagni. Tutto questo è sicuramente ben chiaro a Bobby Soul musicista genovese dalla ventennale esperienza che ci rammenta queste semplici regole creando autentica magia solo attraverso l’ausilio di una chitarra acustica, un’armonica ed uno stomp box. L’artista in questione è un autentico veterano della musica creata per regalare emozioni vere ed incontaminate, partendo dai Sensasciòu passando per i Blindosbarra e le Voci Atroci si snoda una vita frenetica infarcita di collaborazioni eccellenti con i migliori musicisti della scena indipendente nostrana. Oggi lo troviamo a riproporsi con il suo ultimo lavoro, un disco live registrato in occasione del concerto tenutosi presso il Mag Mell di Alessandria in compagnia dei Blind Bonobos band di supporto dal grande talento. Il progetto in questione mostra tutta la sua magia già dalle prime note, con un blues caldo ed essenziale carico di pathos e di atmosfera. Benché la strumentazione utilizzata sia assolutamente minimale le tracce scaldano il cuore e ci pervadono con la black music più vera, nutrendo la nostra anima con tormentate storie blues da cui non vorremmo mai più separarci.

La voce di Alberto “Bobby Soul” De Benedetti è assolutamente perfetta per questo genere musicale presentando la ruvidezza e la timbrica che serve per non sfigurare affatto di fronte a mostri sacri d’oltreoceano, il tutto impreziosito da chitarre acustiche e armoniche utilizzate con grande perizia. Nonostante ci si trovi di fronte ad un disco live, registrazione ed editing, affidati a Mattia Cominotto presso i Green Fog di Genova, risultano impeccabili nella qualità con studiate incursioni del pubblico presente al concerto capaci di rendere l’atmosfera ancora più calda ed intima. Varie e mai banali poi le tracce presenti, che spaziano da testi originali cantati in lingua inglese a grandi classici rivisitati in chiave blues come Personal Jesus di Gore o Let’s Get It On del grande Marvin Gaye per finire con struggenti brani in lingua italiana di grande impatto sonoro; insomma materiale per tutti i gusti, mai banale o ripetitivo. In conclusione ci troviamo di fronte ad un disco davvero eccellente dalle atmosfere uniche ed avvolgenti, un album che spicca come un diamante grezzo tra i rifiuti che ci vengono propinanti quotidianamente da un’industria musicale miope in grado di guardare solo al budget sacrificando il più delle volte talenti cristallini. Un “must have” per gli amanti del genere ed anche per chi è convinto che la buona musica in Italia non sia ancora morta.

Autore: Bobby Soul & Blind Bonobos Titolo Album: Live At Mag Mell
Anno: 2013 Casa Discografica: Riserva Sonora Records
Genere musicale: Blues Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.bobbysoul.com
Membri band:

Alberto De Benedetti – voce, stomp box, cimbali, shakers

Alessio Caorsi – chitarra acustica, dobro

 

Special Guest:

Chicco Parisi – basso

Tracklist:

  1. Freedom
  2. Use Me
  3. Let’s Get It On
  4. Way Down In The Hole
  5. Come On In My Kitchen
Category : Recensioni
Tags : Rock Blues
1 Comm
13th Ago2013

Dudley Taft – Deep Deep Blue

by Amleto Gramegna

Quando Mtv trasmetteva musica e faceva conoscere vere band emergenti (nei primi anni ’90), gli Sweet Water erano uno dei gruppi di punta della “next big thing” americana. Chitarrista e co-fondatore della band era Dudley Taft, oggi titolare di un suo progetto omonimo di chiara matrice blues. Infatti, Stevie Ray Vaughan, Albert King e sicuramente Jeff Beck sono i punti di riferimento del chitarrista/cantante americano. I brani proposti riguardano la tradizione roots rock americana e attingono a piene mani al blues (Meet Me In The Morning), non disdegnando accenti southern e ballad (Wishing Well). Il tutto suona pulito ma allo stesso tempo forte e vigoroso, grazie anche alla potente voce del Nostro. Taft è aiutato in questo disco dall’ottimo John Kessler al basso, da ben tre batteristi che si alternano ai vari brani e da Eric Robert alle tastiere. Molto bella la funkeggiante Feeling Good Now con una nervosa chitarra che si scontra e dialoga con fiati e hammond, così come Shank Akimbo con il suo riff pseudo-orientale. Dudley Taft, dopo aver ascoltato a lungo i maestri del blues, può permettersi il lusso di dire la sua su un genere ormai quasi alle corde, lasciandosi trascinare da una cascata imponente di note e incantando con stile. Ottimo.

Autore: Dudley Taft Titolo Album: Deep Deep Blue
Anno: 2013 Casa Discografica: Dust On The Tracks
Genere musicale: Blues, Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.dudleytaft.com
Membri band:

Dudley Taft – voce, chitarra

John Kessler – basso

Chris Leighton – batteria

Scott Vogel – batteria

Jason Patterson – batteria

Eric Robert – tastiere

Ashley Christensen – cori

Tracklist:

  1. Meet Me In The Morning

  2. The Waiting

  3. God Forbid

  4. Sally Can’t Dance

  5. Deep Deep Blue

  6. Feeling Good Now

  7. Wishing Well

  8. Satisfy You

  9. Bandit Queen

  10. Palace Of The King

  11. Shanks Akimbo

Category : Recensioni
Tags : Rock Blues
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15th Dic2012

ZZ Top – Fandango!

by Alberto Lerario

Quarto album, pubblicato nel 1975, Fandango! segue il successo del precedente Tres Hombres. Diviso idealmente in due parti, di cui la prima dal vivo, riesce solo in parte a mantenere la carica e la fama del precedente; tuttavia l’album contiene hit immortali, come Tush, rappresentando una strada solida e sicura lungo le polverose strade del rock blues texano. L’album parte con lo speaker del Warehouse di New Orleans che annuncia l’entrata sul palco del trio texano ed il pubblico già caldo che applaude. Si comincia subito con uno scatenato blues carico di energia, Thunderbird, in cui si sente “cinguettare” la chitarra di Gibbons con i suoi tipici fraseggi. Segue il superclassico Jailhouse Rock, suonato alla maniera degli ZZ Top, con grinta e un bel tocco blues, non innovativo ma di certo ben riuscito. Il terzo brano è un lungo medley di nove minuti, Backdoor Medley, costituito da Backdoor Love Affair, Mellow Down Easy di Wille Dixon, Backdoor Love Affair parte 2 e infine Long Distance Boogie. In questo brano la band si diverte ad intrattenere il pubblico con percussioni e fraseggi vocali snocciolati sempre più velocemente. Purtroppo la traccia ascoltata a casa e non dal vivo, risulta essere un tantino troppo lunga e a tratti forse un po’ datata, risultando un po’ noiosa. Con questo medley si conclude la prima parte registrata dal vivo.

La seconda riapre con la sincopata Nasty Dogs And Funky Kings riacquistando un po’ di potenza ed adrelina. Segue un blues malinconico e sensuale allo stesso tempo, Blue Jean Blues, suonato con incredibile maestria da Gibbons che sfodera una dinamica ed un tocco morbido e deciso non secondo a nessuno. Se si vuole “capire” il blues non bisogna lasciarsi scappare questo brano. Balinese è un boogie leggero, a tratti più commerciale, che scorre via veloce grazie alla ritmica coinvolgente. Il disco chiude in crescendo grazie a tre brani uno migliore dell’altro. In Mexican Blackbird si respira aria di frontiera con toni country e il suono dell’armonica. Un bel brano intenso e deciso come un buon whiskey assaporato in un saloon texano. Head It On The X” è un blues rock scatenato, tirato e veloce che contribuisce alla fama degli ZZ Top. L’ultima traccia è un capolavoro immortale, non solo del rock blues, ma del rock più in generale. Tush si basa su di un riff ipnotico e di grande impatto (ripreso in modo esplicito anche dai Motörhead con il brano No Class), che si appoggia su un tessuto ritmico preciso incalzante, in poche parole un capolavoro.

Fandango! risulta un ottimo album, con qualche flessione che emerge dalle tracce live, ma comunque bilanciato da ottime tracce studio. Il sound risulta tosto, scatenato e pulito. Non siamo certo di fronte ad un capolavoro assoluto, ma per gli amanti del genere è un disco sicuramente da avere grazie ai fraseggi classici ed alla ritmica incalzante. Per chi non ama il genere è comunque un disco da avere perché in grado di far capire sia il rock‘n’roll che il blues, oltre a contenere alcuni capolavori musicali ed altri brani che risultano meno belli, ma comunque validi rappresentanti di buona musica.

Autore: ZZ Top Titolo Album: Fandango!
Anno: 1975 Casa Discografica: Warner Bros
Genere musicale: Rock Blues Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.zztop.com
Membri band:

Billy Gibbons – chitarrista, voce

Dusty Hill – basso, voce

Frank Beard – batterista

Tracklist:

  1. Thunderbird (live)
  2. Jailhouse Rock (live)
  3. Backdoor Medley (live)
  4. Nasty Dogs And Funky Kings
  5. Blue Jean Blues
  6. Balinese
  7. Mexican Blackbird
  8. Heard It On The X
  9. Tush
Category : Recensioni
Tags : Rock Blues
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