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01st Gen2017

Gli Sportivi – Fuzz Days

by Marcello Zinno

gli-sportivi-fuzz-daysLa tecnologia aiuta ma non può fare tutto. Ecco perché i duo project che aderiscono alla filosofia rock hanno per forza di cosa qualcosa in meno, e non ci riferiamo al profilo artistico o creativo, ma semplicemente e lapalissianamente al punto di vista sonoro. Fare rock in due vuol dire scegliere di fare a meno di alcuni strati e per lo più questa mancanza viene giustificata da un approccio diretto e grezzo, come scelto da Gli Sportivi che parlano di “raw & loud rock’n’roll”, noi lo traduciamo come rock’n’roll lo-fi. D’altra parte i Bud Spencer Blues Explosion hanno aperto un cammino in cui poi diverse formazioni si sono inserite creandosi il loro spazio. Sono queste le premesse necessarie per presentare Fuzz Days, un prodotto che del suo lo-fi ne fa un vanto anche se a noi sembra una scelta obbligata: 11 tracce per 28 minuti di musica rock essenziale proprio come i BSBE ci hanno insegnato in passato, da prendere alla leggera, come un party dalla deriva inaspettata.

Alternata alla vena elettrica viscerale e cruda vi sono momenti più ricercati come Henry Miller (The Serial Killer) che tra echi alla Radiohead piazza un momento sulfureo e pacato e affascina; meno bella Candy Apple Dream che a nostro parere è l’esempio eclatante di quanto uno strumento in più avrebbe potuto riempire il suo vuoto sonoro. Di tanto in tanto emergono influenze blues che cercano di dare colore alla musica del duo (Sonic Day, Time To Say Goodbye) e questo è di certo un bene. L’elemento che più di tutti spiega l’approccio de Gli Sportivi è la grafica pastello usata per rappresentare una famiglia tradizionale in una situazione delirante. Ecco, questa è la fotografia ideale per raffigurare in un solo attimo la loro visione musicale.

Autore: Gli Sportivi

Titolo Album: Fuzz Days

Anno: 2016

Casa Discografica: Flue Records

Genere musicale: Rock’N’Roll, Lo-Fi

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/glisportivi.fanpage

Membri band:

Lorenzo Petri – voce, chitarra

Nicola Zanetti – batteria

Tracklist:

  1. Crazy Cow

  2. Like Before

  3. Henry Miller (The Serial Killer)

  4. Diamond

  5. Apocalypse Tomorrow

  6. The Mad Chopper

  7. Sonic Day

  8. Time To Say Goodbye

  9. Candy Apple Dream

  10. Sitting By The River

  11. It’ All Over

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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08th Dic2016

Phil Campbell And The Bastards Sons – Phil Campbell And The Bastards Sons

by Marcello Zinno

phil-campbell-and-the-bastards-sons-phil-campbell-and-the-bastards-sonsQuando la storia sembra finita in realtà continua. Lemmy è scomparso da un anno e siamo ancora qui a piangere la sua mancanza ma, in un modo o nell’altro, i suoi compagni di viaggio non mollano la musica e cercano di portare avanti il messaggio del loro Generale. Il batterista Mikkey Dee ha assunto ufficialmente il ruolodi drummer degli Scorpions, invece il chitarrista Phil Campbell si è lanciato in un progetto solista, o quasi. Il moniker Phil Campbell And The Bastards Sons è un nome non scelto a caso visto che 4/5 della formazione portano il cognome Campbell e 3 sono proprio i figli del noto chitarrista, rispettivamente Todd (chitarrista ma anche produttore di questo EP), Dane (batterista) e Tyla (bassista); il tutto condito dal singer Neil Starr e dalla sua voce pulita all’altezza del nome dei suoi compari. L’EP non può che essere un eredità di Mr. Lemmy Kilmister, dall’artwork rigorosamente nero ma soprattutto dallo stile, un rock’n’roll che però non disdegna di strabordare nell’heavy metal a stelle e strisce. Chiaro il messaggio fin dall’opener Big Mouth ma sottolineato da No Turning Back, un brano quest’ultimo che i fan dei Motörhead apprezzeranno sicuramente per il suo tiro, forse il migliore del lotto.

Da segnalare anche Take Aim con i suoi riff ritondi e con un intermezzo da headbanging convinto; Spiders invece acquista un respiro più ampio, con un chorus che coinvolge anche se caricato da chitarre rudi ma compatte, molto Alter Bridge. Chiude il lavoro un brano acustico, un buon esercizio ai confini tra il blues e il country ma fuori filosofia per il progetto, tutto sta nel capire questo profilo acustico come si evolverà nel futuro del quintetto. Certo, chi amava lo stile rauco e alcolico dei Motörhead potrebbe trovare questo lavoro un po’ troppo raffinato ma noi crediamo che queste cinque tracce siano dei piccoli gioiellini e che questo progetto non sia un vero e proprio diversivo bensì qualcosa in grado di incendiare i palchi di mezzo mondo. Vedremo se decolleranno.

Autore: Phil Campbell And The Bastards Sons

Titolo Album: Phil Campbell And The Bastards Sons

Anno: 2016

Casa Discografica: UDR, Warner, Motörhead Music

Genere musicale: Rock’N’Roll, Heavy Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.facebook.com/PhilCampbellATBS

Membri band:

Phil Campbell – chitarra

Todd Campbell – chitarra

Dane Campbell – batteria

Tyla Campbell – basso

Neil Starr – voce

Tracklist:

  1. Big Mouth

  2. Spiders

  3. Take Aim

  4. No Turning Back

  5. Life In Space

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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13th Ago2016

Shotgun Revolution – All This Could Be Yours

by Marcello Zinno

Shotgun Revolution - All This Could Be YoursArrivano dall’Europa ma con la loro potenza sonora irradiano ben più di un continente. Shotgun Revolution, un nome non molto accattivante a dirla tutta, che equivale però ad un quartetto di cui sicuro sentiremo parlare nel lungo periodo. Il loro stile è un rock’n’roll misto ad un hard rock tipicamente americano, a noi ricordano gli Alter Bridge ma potrebbero essere accostati a molte realtà USA con chitarre potenti e una buona sezione ritmica. Ascoltare pezzi come City Of Fire fa partire un headbanging spontaneo ma ci trasmette anche l’intensità di questo progetto che non è solo riff resi robusti da un vattaggio pesante, bensì anche tanto songwriting ben fatto. Tanto che i ragazzi cercano anche di scrivere delle rock anthem supportate da una forte dose di melodia: su questa linea arrivano la titletrack di questo lavoro, Refugee (solo per il ritornello visto che le strofe si avvicinano di più al concetto di ballad) e Dissolve (in cui le liriche ci suggeriscono un Bon Jovi degli ultimi decenni) su tutte. Questi cambi di mood sono un punto a loro favore perché realizzare un album di hard rock statunitense o alternative metal li avrebbe incastrati in un calderone già ben troppo affollato; buoni anche gli assoli, pungenti e mai ingombranti, prova di livello di Martin “Frankie” Frank ed è un vero peccato per la band che il musicista abbia deciso di dedicarsi ad altro dopo l’uscita dell’album.

S.O.B. sembra uscito da un album degli Hardcore Superstar, mentre un pezzo che dimostra tutta la maturità artistica degli Shotgun Revolution è God’s Damned Poetry, dagli arpeggi alle aperture, dai pattern al crescendo di intensità fino all’intermezzo, più intenso. Sui suoni non si può muovere alcuna critica, e non solo perché il recording è a cura dell’immenso Flemming Rasmussen, ma anche perché il tutto (missaggio compreso) sono davvero fatti con maestria: gli Shotgun Revolution sono una band che dispensa melodie ed energia senza mezze misure e questo trasuda dalle loro dieci nuove tracce. Noi siamo sicuri che anche i live sono all’altezza della loro prestanza sonora e speriamo di vederli presto in giro per l’Europa.

Autore: Shotgun Revolution Titolo Album: All This Could Be Yours
Anno: 2016 Casa Discografica: Mighty Music
Genere musicale: Rock’N’Roll, Hard Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/shotgunrevolution
Membri band:

Ditlev “Dee” Ulriksen – voce

Martin “Frankie” Frank – chitarra

Michael “Tex” Venneberg – basso, percussioni

Kasper “Wallee” Lund – batteria

Tracklist:

  1. Don’t Stop That Grind
  2. Rise To Power
  3. All This Could Be Yours
  4. Refugee
  5. City Of Fire
  6. Dissolve
  7. God’s Damned Poetry
  8. S.O.B.
  9. Suzie
  10. River Of Dreams
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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04th Ago2016

John Holland Experience – John Holland Experience

by Marcello Zinno

John Holland Experience - John Holland ExperienceÈ sempre un piacere scovare nuove formazioni che osannano la scena rock’n’roll proponendo suoni intransigenti e martellanti e i John Holland Experience sono un’altra realtà del Nord Italia che si fa spazio in questa cornice rocciosa. Il loro primo full-lenght prende il nome della band e propone otto tracce sudice, che intendono rispecchiare l’animo del genere, strafottendosene della pulizia del suono e mettendo le chitarre in prima linea. La musica arriva e non ci mette nemmeno tanto visto che la durata totale di ascolto è inferiore alla mezz’ora; lo spirito che si manifesta dietro queste composizioni ricorda vagamente quello dei Turbonegro: linee vocali per nulla limpide, quasi tendenti al punk, ritmi incalzanti e battute che picchiano duro capaci di dare il tempo ai riff sempre decisi. Poi però a metà tracklist le cose cambiano: con Revival, come il titolo suggerisce, si opta per altri inserti pur restando vicini al proprio habitat naturale: l’odore di stoner durante il ritornello inietta piacere nelle nostre vene mentre la chitarra (all’inizio) e il basso (nella parte strumentale) si fanno spazio singolarmente e non come elemento di un tutt’uno. Divagazioni, in forme diverse, che si ripetono anche in Canzone D’amore, dalla doppia anima, rock e romantica nel mezzo e qualcosa la si prova anche con Festa Pesta, un brano che ci saremmo aspettati molto più cattivo.

Il respiro si fa corto tra un brano e l’altro, l’energia è sicuramente il piatto forte del power trio, energia che va sicuramente testata di fronte ad un palco. Avremo optato per dei suoni diversi alla voce, non a caso Tieni Botta con Davide Musizzano al microfono suona in tutt’altro modo, ma questa band non è di certo tra quelle pettinate. Se cercate ordine non lo troverete sicuramente nelle menti dei John Holland Experience ma di prestanza, quella sì.

Autore: John Holland Experience

Titolo Album: John Holland Experience

Anno: 2016

Casa Discografica: DreaminGorilla Records, Taxi Driver Records, TADCA Records, Electric Valley Records, Scatti Vorticosi Records

Genere musicale: Rock’N’Roll

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://johnhollandexperience.bandcamp.com

Membri band:

Simone Calvo – basso, voce

Alex Denina – batteria

Francesco Martinat – voce, chitarra

Tracklist:

  1. Intro

  2. Malvagio

  3. Elicottero

  4. Revival

  5. Canzone D’amore

  6. Festa Pesta

  7. Tieni Botta

  8. Ti Piace

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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22nd Giu2016

Proll Guns – Horseflesh BBQ

by Marcello Zinno

Proll Guns - Horseflesh BBQRimandi ai cowboy e all’aria southern/western non sono poi così rari nel rock e nel metal, basti ricordare Vinnie Paul, batterista dei PanteraTed Nugent mix con gli scenari rock’n’roll sono un altro elemento che accomuna varie soluzioni già sentite. I Proll Guns si muovono su questo solco, abbracciando sicuramente un panorama più metal che rock, pur se la proposta risulta molto influenzata dal rock’n’roll nonché dalle sonorità southern rock e blues. È From Texas To Hell che dà la stura e presenta il sound del terzetto anche se è con Fucking Troublemaker e ancora più con la blueseggiante Reno Gang che i ragazzi non lasciano superstiti sul campo. La produzione è volutamente non raffinata per mantenere quella ruvidezza di fondo e trasportare l’ascoltatore precisamene all’interno di un ranch, con tutti gli annessi e connessi. Bene i vari strumenti (come il banjo) ed effetti che si inseriscono per rendere il tutto più attraente, ma probabilmente sono le linee vocali che stonano (per così dire) rispetto all’impostazione stilistica del combo, visto che sarebbe più vicina a lande death o puramente metal (ascoltare Southern Slavery per credere) che non all’immaginario che i Proll Guns intendono offrire. Brani come Bloodgun Blues o The Revolver sono troppo lunghi rispetto all’impeto della band “mordi e fuggi” e noi apprezziamo maggiormente quelli prima citati, diretti e senza fronzoli, o la veloce Looking Out My Backdoor che addirittura sfiora i due minuti.

Una prova sicuramente interessante per gli appassionati del genere e per chi è in cerca di un metal più frivolo è molto radicato nel blues. Con una migliore produzione e qualche perfezionamento a livello compositivo i ragazzi possono andare lontano, a patto di non perdere mordente.

Autore: Proll Guns

Titolo Album: Horseflesh BBQ

Anno: 2016

Casa Discografica: NRT-Records

Genere musicale: Rock’N’Roll, Southern Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.prollguns.com

Membri band:

Evil Ed – voce, basso

The Burner – voce, chitarra

Cra “Y” Maker – batteria

Tracklist:

  1. Texas Banjo Massacre

  2. Horseflesh Barbecue

  3. From Texas To Hell

  4. Bloodgun Blues

  5. Fucking Troublemaker

  6. Reno Gang

  7. Lookin’ Out My Backdoor

  8. The Revolver

  9. Execution

  10. Southern Slavery

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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03rd Mag2016

Nitroville – Cheating The Hangman

by Marcello Zinno

Nitroville - Cheating The HangmanQuando si parla di scena anglo-americana si fa riferimento a sonorità (a volte un po’ ruffiane, a volte molto radiofoniche) che hanno visto esplodere la loro cassa di risonanza in America e hanno attecchito in seguito in Inghilterra (o viceversa). Possiamo considerare i Nitroville una delle tante manifestazioni concrete di questo binomio musical-geografico: formati a Nord di Londra, abbracciano molto del rock’n’roll e dell’hard’n’heavy americani, tanto da richiamare strutture tanto care a Whitesnake ma anche a Saxon (come in Spitfire), il graffio delle Girlschool, l’imprinting distruttivo degli AC/DC (che sono australiani ma quanto seguito hanno negli USA?!) e un’ottima produzione moderna. Un bel miscuglio di idee anche se noi preferiamo presentarlo più che come un mix come un suono coeso e roccioso: correttamente i ragazzi parlano di rock’n’roll ma troviamo anche molto hard rock e un pizzico di sleaze nel loro sound, il tutto in un andamento militare che non lascia dubbi sulla loro energia (anche on stage).

Bello il groove sprigionato da Apophis 2029 così come Take A Stand piena di calorie, a nostro parere l’arma segreta di Cheating The Hangman è un lavoro che resta uguale al suo trademark ma che cambia di traccia in traccia, come se la band avesse molto da dire e tantissime cartucce nel tamburo, segno questo non solo di preparazione ma anche di pienezza di idee che in una scena musicale come questa non è fenomeno molto comune. Belli anche gli assoli, pungenti quanto basta e valorizzati da una produzione all’altezza della situazione. I Nitroville hanno tutta la spinta di cui necessitano e dall’alto dei loro motori potenti potranno infiammare i palchi di mezzo continente, ne siamo convinti.

Autore: Nitroville

Titolo Album: Cheating The Hangman

Anno: 2016

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Rock’N’Roll, Hard’N’Heavy

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.nitroville.com

Membri band:

Tola Lamont – voce

Kurt Michael Boeck – chitarra

Steve Parsons – basso

Cyro Zuzi – batteria

Tracklist:

  1. Motorocker

  2. Louisiana Bone

  3. Spitfire

  4. Cheating The Hangman

  5. Apophis 2029

  6. Let It Roll

  7. Dead Man’s Hand

  8. Trophy Hunter (can’t Stop What’s Coming)

  9. Ransom Game

  10. Take A Stand

  11. Danger Zone

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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26th Apr2016

The Chicken Queens – Buzz

by Marcello Zinno

The Chicken Queens - BuzzNell’immenso pianeta dei duo project non vi sono solo realtà dal sound scarno e grezzo ma c’è anche chi si dice legato alla scena rock’n’roll/punk del passato pur proponendo un’essenza più luccicante, un insieme di strumenti da band affollata e una produzione di buon livello. I gialli The Chicken Queens, che nonostante il moniker richiamano in molti elementi l’ape, tornano sulle scene con un nuovo lavoro dal semplice titolo Buzz. Prima abbiamo detto “luccicante” ma non pulita, perché la natura del combo è sicuramente quella di restare fedele ai ritmi rock’n’roll omaggiando anche le proprie radici blues senza però sembrare una formazione superprodotta: Sweet Cold Bones ci lancia indietro nel passato a quando i Turbonegro riuscivano ancora a scandalizzare i perbenisti, mentre con la successiva Rollin’ And Tumblin’ vi sono dei riferimenti nemmeno troppo celati ai The White Stripes. Holidays Blues dice tutto già dal titolo e per apprezzarla di più dovremo anche qui fare un viaggio nel tempo di varie decadi e pescare una parte dei Rolling Stones e un’altra della scena surf.

La sei corde dei The Chicken Queens risale agli anni 60-70 e il suono complessivo è arricchito anche da altri strumenti meno canonici, come l’armonica e il mandolino. Il duo fa della carica adrenalinica un asso nella propria manica ma risulta anche molto ancorato ad uno stile settantiano: questi due elementi si traducono nell’immagine propria di questo progetto e, come una forza compulsiva ci spingono da un lato nel passato e dall’altro in quello che potrebbe essere il futuro del rock’n’roll. E mentre passa una zeppeliana seppur pacata Cherry Boomb, o When The Sun Goes Down con i suoi riff di sabbathiana memoria nel bridge, noi non possiamo far altro che augurare ai The Chicken Queens una lunga vita.

Autore: The Chicken Queens

Titolo Album: Buzz

Anno: 2016

Casa Discografica: La Clinica Dischi

Genere musicale: Rock’N’Roll, Punk, Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://chickenqueens.com

Membri band:

Matteo Capirossi – voce, chitarra

Luca Sernesi – batteria, voci

Tracklist:

  1. The Queen Bee

  2. Sweet Cold Bones

  3. Rollin’ And Tumblin’

  4. Holiday Blues

  5. Clap Your Hands

  6. Cherry Boomb

  7. When The Sun Goes Down

  8. She Looks

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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03rd Apr2016

Rusty Blues Propellers – The Brand New Dawn

by Marcello Zinno

Rusty Blues PropellersMa in fondo cos’è il rock? È energia, è brividi, è adrenalina che sale, a momenti gradualmente, in altri momenti in picco, senza nessun tipo di controllo. Questa la formula che anche i Rusty Blues Propellers vogliono proporre nel loro primo album The Brand New Dawn. Band giovane che conferma quanto gli anni ’00 ci regalano: band che all’esordio discografico suonano già come fossero realtà più che mature, sia per quanto riguarda la produzione di altissimo livello, sia per le idee. Siamo nei territori del rock’n’roll, di quello in cui la sezione ritmica gioca una partita importante ma la chitarra esce fuori. Se guardassimo solo quest’ultima potremo trovare tanto dei Led Zeppelin (ascoltare la titletrack è un vero salto nel passato) ma a gustarli nel loro complesso sembrano molto la copia giovane e più sbarazzina dei Them Crooked Vultures, magari con un razzo infilato nel posteriore che gli permette di viaggiare su bpm più elevati. Il sound è fatto di groove ricoperto come da una corazza rock a formare un tutt’uno visto che così si presenta alle nostre orecchie. Di tanto in tanto la sei corde si prende il suo spazio, come quella di Josh Homme, ma in un album come questo non si può parlare di solismi perché è l’intero e compatto suono che giunge alle nostre orecchie e alle nostre emozioni.

Davvero sapiente l’uso degli effetti e l’impiego della voce in linee vocali che generano pathos e colorano di vintage (ottantiano?!) le tracce (come in Norah). Del romanticismo lo troviamo in The Story That Should Never Be Told, brano che riprende atmosfere hendrixiane e le porta ai nostri giorni con un pizzico di Incubus (altra band che ha influenzato il quartetto viareggino e si sente); ma c’è anche un funky leggero che irrobustisce Your Business, segno della varietà che The Brand New Dawn possiede.

In generale i Rusty Blues Propellers hanno una carica interna e riescono ad attualizzare suoni del passato e al tempo stesso a risultare originali. Il loro stile a noi piace, risulta diretto e fresco e, pur omaggiando grandi band che ormai hanno fatto il loro corso, non ci fa sentire vecchi. Un risultato invidiabile insomma!

Autore: Rusty Blues Propellers

Titolo Album: The Brand New Dawn

Anno: 2015

Casa Discografica: Seahorse Recordings

Genere musicale: Rock’n’Roll, Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.soundcloud.com/rustybluespropellers

Membri band:

Matteo Saponati – chitarra

Alessandro Frosini – batteria

Eugenio Bucci – voce

Enrico Cini – basso

Tracklist:

  1. Everybody Cheats on Me

  2. The Brand New Dawn

  3. Piece of Shit

  4. You’ll Never Pass My Door

  5. The Story That Should Never Be Told

  6. Hide Yourself In a Shell

  7. Norah

  8. Really Nice Goodbye

  9. Your Business

  10. Contemplate The Sun

  11. Pure

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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04th Feb2016

Black Mask & Gasoline – Black Mask & Gasoline

by Marcello Zinno

Black Mask & Gasoline - Black Mask & GasolineI Black Mask & Gasoline escono freschi freschi con il loro EP omonimo, una prova che viene fuori a poco dalla nascita del progetto ma che dimostra una maturità rara per questi musicisti, tutt’altro che ragazzi alle prime armi. Cinque tracce che alternano uno spirito rock’n’roll veloce e scattante, come l’opener Heaven Comes From Hell che subito gasa, a momenti che risentono delle grandi lezioni del grunge, soprattutto se si ascolta con attenzione le linee vocali. Più particolare è Wind Arrives, una ballad oscura che piazza un assolo con wah wah molto emotivo: particolare innanzitutto perché arresta subito quella corsa che la prima traccia aveva innestato ma anche perché rappresenta più di una traccia lenta; a dir la verità risulta cupa e ovattata, ma comunque in linea con l’idea musicale del quartetto. Nella breve Ain’t No Fun le chitarre acquisiscono un’anima più metal e mostrano grande spessore non appena prendono due strade differenti, per poi lanciarsi in una traccia, Black & Grey, che abbraccia il pop americano nelle strofe e il post-grunge nell’intro e nei ritornelli. E sul finire?! Arriva I Don’t Care che ci riporta ai gloriosi Turbonegro ai tempi del mitico Hank Von Helvete, eppure qui c’è sempre una voce che ci spinge fuori portata, fuori genere. Musicalmente parleremo tranquillamente di punk’n’roll anche se le liriche ci attirano verso le lande del grunge e del rock targato USA.

Quindi niente a che vedere con la (quasi) omonima canzone dei Rise Against, i Black Mask & Gasoline ci regalano un sound internazionale su cui sicuramente ci sentiamo di scommettere: ricordate questo nome che in futuro lo risentiremo.

Autore: Black Mask & Gasoline

Titolo Album: Black Mask & Gasoline

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock’N’Roll, Grunge

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/blackmaskandgasoline

Membri band:

Tony – voce, chitarra

Dave – basso

Pops – batteria

Camo – chitarra

Tracklist:

  1. Heaven Comes From Hell

  2. Wind Arrives

  3. Ain’t No Fun

  4. Black & Grey

  5. I Don’t Care

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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23rd Nov2015

Churchill – Ravage

by Marcello Zinno

Churchill - RavageUsciamo per una volta dai soliti schemi “band italiana / band con cantato in inglese” ed incontriamo con somma gioia una formazione francese, orgogliosa di essere tale, che si presenta, si descrive e canta tutto in francese. Una sensazione strana per noi ma sicuramente una scelta da apprezzare che, per certi versi, premia anche una certa originalità. Il sound si muove tra un hard rock anche un po’ rock’n’roll di sponda Danko Jones e un approccio grezzo che ricorda certi Turbonegro di metà carriera, quindi riff che danno tanta carica e una sezione ritmica che trascina il tutto. Niente di rivoluzionario ma si sa che su questo tipo di proposta è più l’attitudine che l’innovazione ad essere apprezzata e i ragazzi ci sanno fare, questo bisogna riconoscerlo. Restano fedeli al rock’n’roll i Churchill anche se sanno inserire elementi di richiamo, che stoppano il respiro e fanno sgranare gli occhi all’ascoltatore tramite stacchi e arrangiamenti vari all’interno delle singole tracce. Solo in alcuni momenti si nota un’insistenza su alcuni pattern (come in Évidence) ma è più per convinzione che per mancanza di idee.

Brani come Fasciné o Aliéné sono dirty rock’n’roll e accendono le luci sui watt sprigionati, mentre momenti come Automne (almeno nella parte iniziale) risultano meno accattivanti. In generale per una band nata da pochi anni è di certo un buon prodotto. Sicuramente la loro natura è più live che studio, quello è l’habitat dove il loro sound arriva prima e crea i maggiori danni. Noi ci auguriamo di incontrarli dalle nostre parti, magari di supporto a qualche band più importante tipo Nashville Pussy o Girlschool.

Autore: Churchill

Titolo Album: Ravage

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock’n’Roll, Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/churchillrockparis

Membri band:

Axel – voce

Romain – basso

Florent – batteria

Vincent – chitarra

Rudy – chitarra

Tracklist:

  1. Intro

  2. Replay

  3. Ravage

  4. Évidence

  5. Fasciné

  6. Immobile

  7. Automne

  8. Aliéné

  9. Criminel

  10. Nomade

Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
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