• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
13th Apr2013

Speed Stroke – Speed Stroke

by Marcello Zinno

Roba giovane, roba fresca. E chi ci conosce sa che quando parliamo di “fresco” non intendiamo per forza qualcosa proiettato verso il futuro ma anche una ottima rivisitazione in chiave attuale di qualche genere del passato. È questa la giusta cornice per presentare gli Speed Stroke, band romagnola che prende il meglio della scena sleaze ottantiana per attualizzarla ai giorni nostri arricchita anche da una buona produzione. L’energia c’è tutta: i ritmi stradaioli alla Skid Row, i riff graffianti e tutta la carica festaiola che un gruppo del genere può generale sono ben presenti già dalla sfiammante opener Sick Of You. Il marchio di fabbrica è comunque uno sleaze d’impatto e facilmente digeribile, con una giusta dose di tecnica ma senza eccessi sfarzosi, parente di Motley e tutte le band successive…non è un caso che due anni fa il combo aveva partecipato ad un tributo a Dave Lepard (cantante e chitarrista dei Crashdiet). Strano vedere la band sotto Buil2Kill Records, etichetta nota per sonorità ben più estreme, però va riconosciuto che qui di qualità ce n’è tanta quindi sarebbe davvero difficile non scommettere su una band del genere. I cori e le registrazioni delle parti vocali sono davvero lodevoli, pongono gli Speed Stroke al pari di band arcinote nella scena sleaze/glam/rock’n’roll, complice anche le tante idee dei cinque perfettamente messe in musica.

Il rischio di band simili si avverte alle prime note della ballad: di solito le formazioni molto decise cercano il varco della alta visibilità tramite un lentone che piacca a tutto il pubblico senza distinzioni. Dobbiamo ammettere che il brano in questione, Burning Heart, risulta saggiamente costruito e apprezzabile anche per orecchie più esigenti (la tentazione di inserirvi un assolo pop è alta ma per fortuna il chitarrista D.B. scampa il pericolo). Refrain facili anche nei brani della seconda parte dell’album, da cantare ma con una grinta particolare (come One Day Is Enough che risulta una vera e propria cura contro la depressione) e sempre abbellite da un’attitudine rock’n’roll onnipresente e affascinante. E se Shine, la seconda ballad, si discosta un pò (troppo?) dalle sonorità a cui i Nostri ci hanno abituato, con Age Of Rock N Roll (anche primo singolo dell’omonimo album) si riaccende la micca pronta ad esplodere e far danni mentre con Speed Stroke Of Fire si riesce ad omaggiare Jerry Lee Lewis. Ad avercene di band come gli Speed Stroke!

Autore: Speed Stroke Titolo Album: Speed Stroke
Anno: 2013 Casa Discografica: Buil2Kill Records
Genere musicale: Sleaze Metal, Rock’n’Roll Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.speed-stroke.com
Membri band:

Jack – voce

D.B. – chitarra

Niko – chitarra

Fungo – basso

Neb – batteria

Tracklist:

  1. Sick Of You
  2. Nothing’s True
  3. Lookin’ Down
  4. Burning Heart
  5. Out Of The Pen
  6. One Day Is Enough
  7. Trust Me, I Care
  8. Shine
  9. Age Of Rock N Roll
  10. Flesh & Nerve
  11. Speed Strokes Of Fire
  12. The Hunt
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
04th Gen2013

RougeNoire – The Show

by Gianluca Scala

Finalmente ci troviamo davanti ad una band che per uscire dall’anonimato pubblica un debut album davvero interessante. Stiamo parlando di The Show, interessantissimo debut album delle RougeNoire, una rock’n’roll band tutta al femminile che arriva da Sesto S.Giovanni (Milano); undici brani caratterizzati da ottimi riff di chitarra, un’ottima sezione ritmica, ruvida e potente allo stesso tempo, e dalla voce sensuale e dannatamente bella della singer Black Mamba, che potrebbe davvero cantare qualsiasi genere musicale. Tutti brani autoprodotti, dai ritmi tirati senza l’ombra di una rock ballad, scelta che trasmette l’intenzione di puntare tutto sulla potenza tralasciando il lato soft e sdolcinato. Un dolce arpeggio di chitarra introduce il primo brano dell’album, The Gift, una strumentale che si snoda bene e che mette in evidenza la buona tecnica di chitarra solista della chitarrista Sabarax. The Wolf e Make A Better Day sono due brani rock ben articolati e ben cantati con dei chorus molto belli ed accattivanti, Vicious è puro glam rock’n’roll, sembra di sentire la versione femminile dei Motley Crue, mentre Sharp Edge ed Happy Ending sembrano pezzi degli degli Hanoi Rocks; dei brani ben suonati e che convincono fin dal primo ascolto. Anche qui si possono trovare tutti gli ingredienti necessari che servono per scrivere una gran canzone, un gran ritornello e grandi assoli di chitarre.

Con Devil si ritorna in territori cari ai vecchi Motley Crue, però con un tocco personale davvero molto originale. E che dire di Not Your Own, altra grande canzone dal ritmo ben sostenuto, vero highlight di questo The Show. Building Love e Like sono le battute finali di un disco che ha bisogno di pochi ascolti per entrare in circolo e per essere gradito dal primo all’ultimo minuto di musica, cosa che dimostra che esistono delle realtà musicali intorno a noi che non aspettano altro che essere scoperte. Brave RougeNoire!

Autore: RougeNoire Titolo Album: The Show
Anno: 2012 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock’N’Roll Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.rougenoire.it
Membri band:

Black Mamba – voce

Crill   Bill – chitarra

Sabarax – chitarra

Vice – basso

Blade – batteria

Tracklist:

  1. The Gift
  2. Wolf
  3. Make A Better Day
  4. Vicious
  5. Sharp Edge
  6. Devil
  7. Happy Ending
  8. Not Your Own
  9. Lookin’ For
  10. Building Love
  11. Like
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
1 Comm
20th Dic2012

Black Crowes – Shake Your Money Maker

by Alberto Lerario

Shake Your Money Maker, è l’album in cui i poco più che maggiorenni fratelli Robinson segnano il loro debutto nella scena musicale, dopo aver fatto anni di gavetta live nei locali di Atlanta. Questo album è chiassoso, potente ed emozionante come si conviene ad una band del sud. Caratterizzato da sonorità che spaziano dal rock’n’roll all’hard rock, dal blues al southern rock, i due fratelli dimostrano di aver studiato a fondo i classici del genere, e soprattutto di averli capiti in modo da riproporli, se non in maniera originale, sicuramente più fresca ed energica. Si parte con Twice As Hard, in cui sembra di sentire suonare gli Aerosmith sia per timbro che per dinamica. Un pezzo godibile e potente in cui si apprezza la graffiante voce piena di carisma di Chris Robinson. Jealous Again, grazie al piano barrelhouse, mantiene lo stesso livello qualitativo della precedente traccia. Sister Luck, di stampo southern rock, con la voce di Chris a tratti gospel e l’organo in sottofondo, fa venir voglia di viaggiare per le strade della Georgia. Con la quarta traccia Could I’ve Been So Blind, classico boogie/rock’n’roll scritto ai tempi dei Mr. Crowes Garden, si smette di sognare e si riprende a ballare in modo scatenato, per passare ad un bel lento sotto le note di Seeing Things, quasi un omaggio alla voce di Joe Cocker da parte di Chris Robinson.

Hard To Handle, cover del brano di Otis Redding, potente soul rock fedele all’originale rappresenta una delle hit dell’album. Thick N’Thin fragoroso rock’n’roll è abbellita da un elegante accompagnamento strumentale. L’altro brano di enorme successo è She Talks To Angels, il cui riff fu scritto da Rich Robinson all’età di 17 anni, è dedicata ad una ragazza cocainomane conosciuta da Chris Robinson. Lento southern rock accompagnato dall’organo in sottofondo, dolce e commovente, ma non sdolcinata, questo brano sarebbe perfetto come sfondo musicale per un bel tramonto sul vicino Mississipi gustando del buon whiskey di contrabbando. Si chiude con Struttin’ Blues, un buon rock blues moderno, e Stare It Cold, country rock suonato ad alto voltaggio di potenza. In conclusione tutte le canzoni dell’album si basano su arrangiamenti costituiti da numerose citazioni dei classici del passato, accompagnate dalla voce calda e graffiante di Chris Robinson. Un suono corposo e tagliente come un rasoio rende comunque tutti i brani decisi e non datati, piacevoli all’ascolto. Forse manca il brano memorabile ma l’album scorre liscio senza intoppi e lascia soddisfatti sin dal primo ascolto. È come se i fratelli Robinson ci facessero fare un viaggio nel tempo, alla maniera di Marty McFly (alias Michael J. Fox), per farci apprezzare e comprendere nel nostro futuro presente il verbo del rock’n’roll.

Autore: Black Crowes Titolo Album: Shake Your Money Maker
Anno: 1990 Casa Discografica: Def American
Genere musicale: Southern Rock, Rock’N’Roll Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.blackcrowes.com
Membri band:

Chris   Robinson – voce

Rich   Robinson – chitarra

Jeff   Cease – chitarra

Johnny   Colt – basso

Steve Gorman – batteria

Tracklist:

  1. Twice As Hard
  2. Jealous Again
  3. Sister Luck
  4. Could I’ve Been So Blind
  5. Seeing Things
  6. Hard to Handle
  7. Thick n’ Thin
  8. She Talks to Angels
  9. Struttin’ Blues
  10. Stare It Cold
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Rock'N'Roll
1 Comm
28th Nov2012

Seddy Mellory – Fake As Your Mon’s Orgasm

by Marcello Zinno

Lunga vita all’EP! Lunga vita al rock’n’roll! Questi sembrano i due assiomi che si solidificano nel nome Seddy Mellory, un killer combo dietro cui si celano quattro musicisti totalmente italiani, al di là dei nomi d’arte che si sono scelti. L’EP è stata la scelta principale attraverso cui la band si è presentata nel passato al pubblico, tanto che questo Fake As Your Mon’s Orgasm rappresenta il primo vero full lenght uscito a sette anni dalla loro formazione. Idee chiare questo è certo, ma poche idee rivoluzionarie perchè scoprire nuovi filoni musicali non rientra nell’obiettivo dei Seddy Mellory: piuttosto si vuole riscoprire il buon (cattivo) e caro (sporco) rock’n’roll del passato, con immensa gioia dei più vecchietti e meno di chi ignora le origini del rock. Forti sono i momenti che ci riportano direttamente al rock targato Rolling Stones, come Faith dal refrain coinvolgente che ricorda anche qualcosa dei Turbonegro periodo Retox (influenza questa ripresa anche nel penultimo brano Red Riding Hood), e Joy che chiama direttamente in causa Mick Jagger e soci non solo per la voce pacata (clone di Mick) che si scontra dietro i ritmi martellanti ma anche per le chitarre in gran forma.

Bisogna riconoscere comunque ai Seddy Mellory una particolare capacità espressiva anche al di fuori dei confini musicali che essi stessi si sono creati: The Game rallenta i ritmi, abbraccia un palato molto più mainstream e grazie anche ad una produzione di ottimo livello, si trasforma in un potenziale hit, nonostante sia lontana dal tipico sound del combo. Aggressiva e ricca suona Nuke (Apocalypse Dude?!…no avete letto bene, Nuke) che presenta anche un buon assolo sul finale ed un tiro forte che colpisce, mentre un altro brano da segnalare oltre alla divertente “porno rock song” Cheek To Cheek è Burp Radio City che puzza di party stradaiolo fino all’ultima nota. Interessante la scelta stilistica di tenere il basso sempre in prima linea in un connubio comunque evidente rispetto agli altri strumenti e non sotterrarlo dietro una marea di arrangiamenti delle sei corde: questo sicuramente rende la proposta più interessante, una proposta musicale che vive fondamentalmente di live ed è lì che può sprigionare il massimo della sua bontà qualitativa.

Autore: Seddy Mellory Titolo Album: Fake As Your Mon’s Orgasm
Anno: 2012 Casa Discografica: Kandinsky Records
Genere musicale: Rock’N’Roll Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.seddymellory.com
Membri band:

Paul Mellory – voce, basso

Emi Seddy – chitarra, voce

Thunder Tony – batteria, voce

Blodio – chitarra, voce

Tracklist:

  1. The Ashtray
  2. Faith
  3. Nuke
  4. The Game
  5. Joy
  6. Cheek To Cheek
  7. Burp Radio City
  8. Checkpoint Choral
  9. Shoot
  10. Red Riding Hood
  11. Nightfall
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
19th Nov2012

Gonzales – Blues On The Verge Of Apocalypse

by Marcello Zinno

Con i Gonzales abbiamo fatto un salto indietro nel passato, quando le band iniziavano a diventare dei progetti un pò più seri nella propria scena underground d’appartenenza e iniziavano a stringere collaborazioni con altre formazioni decise e testarde come loro. Da qui nascevano gli split album, EP che facevano autopromozione e spingevano le band ad altri show incandescenti nei piccoli locali della penisola. Davvero bei tempi e per fortuna molte band non hanno perso questa abitudine, anche se oggi si sente sempre meno parlare di questa “formula discografica”. Blues On The Verge Of Apocalypse è un progetto misto, per tre tracce rappresenta una mini-raccolta di tre brani già in passato registrati come split, mentre le ultime due tracce costituiscono una un inedito e l’altra una cover. Diverse naturalmente le ambientazioni delle tre split song ciascuna delle quali è stata registrata insieme ad una band differente: si apre con Liars (registrato con i norvegesi Bloodlights) che graffia e setta le aspettative in alto, non solo in quanto a tecnica ma anche per una sua riproposizione live, in un party che potrebbe non avere mai fine scomodando i Turbonegro di Hank von Helvete; Kind Of Future (con gli austriaci Reverend Backflash) calma un attimo i tempi ma infiamma i riflettori sulle chitarre che aggrazziano il palato; Like Your Love Claims (con gli italiani King Mastino) suona esuberante e grezza, molto americana con il suo heavy punk trascinante.

Per quanto concerne l’inedito, Spellbound, possiamo attestare un ingresso maggiore del rock blues americano in quanto a produzione, imbastito di un hard rock poco cattivo ma gradevole seppur sia evidente che i Gonzales siano più portati verso sonorità dure. Il refrain del brano è tutto, mentre parte della durezza che ci si aspetta emerge con l’ultima traccia Don’t Believe A Word, cover dei Thin Lizzy, nella quale (a parte per le linee vocali) si rivive l’amarezza e la compattezza del brano in versione originale. Bene così, attendiamo presto un full lenght.

Autore: Gonzales Titolo Album: Blues On The Verge Of Apocalypse
Anno: 2012 Casa Discografica: Kornalcielo Records, Area Pirata Records
Genere musicale: Rock’N’Roll Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.thegonzales.it
Membri band:

Tilen Durden – voce

Mark Simon Hell – chitarra

Ilija Riffmeister – chitarra

Markey Moon – basso

Malcom B. Cobra – batteria

Tracklist:

  1. Liars
  2. Kind Of Future
  3. Spellbound
  4. Like Your Love Claims
  5. Don’t Believe A Word
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
11th Lug2012

(AllMyFriendzAre)DEAD – Black Blood Boom

by Marcello Zinno

Dopo due anni di intenso lavoro sia live che in studio gli (AllMyFriendzAre)DEAD sono tornati con una nuova fatica. Hellcome aveva caratterizzato il loro 2010 (recensito da noi al seguente link), il primo vero esordio discografico della band se non consideriamo i due precedenti EP; oggi il quintetto affascinato dal rock’n’roll più sudicio dimostra di essere pronto a lanciare una nuova sfida meno unidirezionale. 37 i minuti, contro i 27 minuti del precedente lavoro a parità di numero di tracce, gli (AllMyFriendzAre)DEAD seguono con coerenza i binari del loro passato, puntando sempre sulla ruvidità dei suoni che spesso è insaporita da alcuni inserimenti solisti apprezzabili. Non è solo questione di numeri perchè le differenze sono profonde: il bilanciamento dei contributi ad ogni singola traccia si sviluppa con chitarra e basso profondamente fedeli alla tradizione rock’n’roll e la seconda sei corde cerca l’elemento fuori dal coro, rendendo più originale il sound e prendendo, maggiormente rispetto al passato, le distante con band più intransigenti (dal punto di vista musicale).

C’è qualche passaggio più particolare come Donnie B. Good (da cui è stato estratto anche un videoclip davvero pulp) o The Man Into The Cave che con la sua tastiera/organetto in stile Smash Mouth e i suoi ritmi affievoliti spiazza; non a caso si riconosce in generale un percorso evolutivo in cui il quintetto si è imbarcato, un’evoluzione sonora che punta al rock a tutto tondo e tenta di inserire partiture più sofisticate che conferirebbero sicuramente un piacere maggiore se fossero adeguatamente valorizzate da una più luccicante produzione. Stesso discorso per Goodbye Cleaver con il suo intermezzo quasi swing avvolto in un alone rigorosamente rock’n’roll ad inizio e fine brano, o per Funeral Blowjob che innesca tre minuti strumentali dal sapore ‘suddista’ trasversali in quanto a genere di appartenenza. A noi sicuramente piacciono i passaggi più ritmati come in Vagina Pectors con addirittua un sax che entra in gioco, o il pezzo dal titolo deciso Overfuck che con decisione irrompe in scenari rock. In definitiva l’impressione che riscontriamo dall’ascolto di Black Blood Bloom è che le tracce, progettate per una migliore resa dal vivo, avrebbero necessità di un maggior mordente in sala di registrazione e che le divagazioni sono davvero tante, segno di una maggiore creatività di cui la band è dotata ma anche di una maturazione che arriverà nel prossimo futuro.

Per chi etichetta il rock’n’roll come un approccio musicale tipicamente americano potrebbe ricredersi ascoltando questi cinque infuocati calabresi. Noi aspettiamo di scoprire dove la loro evoluzione musicale li porterà.

Autore: (AllMyFriendzAre)DEAD Titolo Album: Black Blood Boom
Anno: 2012 Casa Discografica: Overdrive Records
Genere musicale: Rock, Rock’n’Roll Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.allmyfriendzaredead.com
Membri band:

Frantz – voce

Succo – batteria

Gicass – chitarra

El Pez – chitarra

Meltedman – basso

Tracklist:

  1. We Kill X
  2. Donnie B. Good
  3. Overfuck
  4. The Man Into The Cave
  5. Vagina Pectors
  6. Goodbye Cleaver
  7. Funeral Blowjob
  8. Arramo Lincoln
  9. The Witch
  10. My Dog Is A Kamikaze
  11. Piggy Popper
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
13th Mag2012

The Doggs – Red Sessions

by Marcello Zinno

Va bene la sperimentazione, ok che molte band vedono il futuro del rock nella psichedelia, passi pure la stravaganza musicale di gruppi elettro-rock, ma ditemi cosa c’è di meglio di un sano album di rock’n’roll grezzo! Una manciata di brani con un suono al vetriolo che circola nel sangue e come un virus si impossessa di tutto per sbatterci nel nostro incubo peggiore e non farci più uscire: questi sono i The Doggs, terzetto tutto italiano con Miss Grazia Mele alla batteria che pesta di brutto ed una chitarra lacerante che puzza di punk asfissiante. Fin dall’opener c’è un sapore che ci piace, è il sapore dei Turbonegro che ai tempi dei loro esordi sapevano di sottoscala sporco, quel luogo invivibile dato il poco spazio a disposizione ma utilizzatissimo per film di terza categoria. E con grande sorpresa leggiamo che il titolo della terza traccia è proprio I Got Erection, brano pornopunk al fulmicotone della band norvegese; ma si tratta di una pura (in realtà sarebbe meglio dire “sporca”) coincidenza perchè il pezzo viaggia su registri più lugubri e decadenti.

Ma i The Doggs non vogliono essere la solita band che spara velocità grezza a tutti i costi per piacere al fan dei Motörhead di turno. Il trio infatti cerca di inserire vari pezzi più lenti come Ride My Bomb che finisce per strizzare un occhio (anzi due) ad un “rock’n’doom” tanto che con la successiva darkeggiante Burning Inside hanno ormai già confermato il loro cambio di registro. Noi li preferiamo nell’approccio più ruvido e veloce, quello da party scatenato che ti fa perdere i sensi e ballare a suon di riff seppur bisogna ammettere che Destruction Of Love suona davvero rock’n’roll pur suonando anni luce lontano dalla prima Midnight Eyes. Una band che sicuramente sprigiona il massimo in un contesto live e che merita davvero di essere ascoltata, magari in un party notturno che non vedrà mai la luce del giorno.

Autore: The Doggs Titolo Album: Red Sessions
Anno: 2012 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock’n’Roll Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.thedoggs.com
Membri band:

Marco Mezzadri – voce, basso

Christian Celsi – chitarra

Grazia Mele – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Midnight Eyes
  2. Wild Boy
  3. I Got Erection
  4. Ride My Bomb
  5. Burning Inside
  6. Drugstore
  7. Destruction Of Love
  8. Wax Doll
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
02nd Mag2012

Caroline And The Treats – Saturday Night, Rock And Roll

by Rod

I Caroline and The Treats sono una band particolarmente sui generis a partire dal nome, dove da un lato troviamo l’avvenente vocalist Caroline Andersen, norvegese, di professione pornostar nonchè self made woman, mentre dall’altro ci sono i The Treats, band capitanata dal chitarrista – nonché compagno della singer – Morten Henriksen, già membro degli Yum Yums. La band propone uno stile che tenta di miscelare le atmosfere rock’n’roll anni ’50, basate sulla rievocazione di stereotipi del periodo alla Happy Days o alla Saturday Night Fever, (i bulli con capelli impomatati, jeans stretti, scarpe Converse e giubbotto di pelle alla Fonzie; le pupe con tacchi alti, scollature vertiginose e l’onnipresente gomma da masticare), alle atmosfere da vacanza dopo la scuola tipo Beach Boys, alla tradizione punk stile Ramones, fatta di giri di chitarra accattivanti, testi semplici e sopra le righe, ritmi incalzanti da Twist And Shout. Saturday Night, Rock & Roll, seconda proposta discografica della band, concentra alla perfezione gli elementi descritti in precedenza e, a primo impatto, si presenta come un album fresco e sciabordante di energia. A lungo andare però, l’album perde di vitalità, risultando troppo ripetitivo e privo di soluzioni stilistiche vincenti.

Gli slanci chitarristici di Morten Henriksen e gli onnipresenti gridolini festosi della vocalist che farciscono di “yeah” e di “wow” i brani proposti, spengono lentamente gli entusiasmi irruenti dell’ascoltatore, il quale, dopo aver alzato a manetta il volume convinto di godersi una scarica di selvaggia esplosione punk, è costretto a rimettere mano alla manopola, accorgendosi di trovarsi di fronte ad una sorta di unico brano suddiviso in 14 tracce. Infelice scelta di missaggio quella di intervallare le canzoni con pause di un nanosecondo, facendole susseguire senza sosta in una sorta di accavallamento che non lascia all’ascoltatore lo spazio ed il tempo di distinguere e metabolizzare uno ad uno i brani proposti. Nonostante il tentativo di creare qualcosa di nuovo attingendo artisticamente dall’immaginario stilistico old school rock e punk, Saturday Night, Rock & Roll risulta essere un bel contenitore colorato ma mezzo vuoto (o mezzo pieno…), in cui si salvano senza dubbio il tentativo di proporre un prodotto fresco e vivace, il simpatico genere musicale coniato ad hoc dalla band (il “bubblegum punk”) e la verve accattivante e sopra le righe della supersexy Caroline.

Autore: Caroline And The Treats Titolo Album: Saturday Night, Rock And Roll
Anno: 2012 Casa Discografica: House Of Rock Records
Genere musicale: Rock, Rock’n’roll Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.carolineandthetreats.com
Membri band:

Caroline Andersen – voce

Morten Henriksen – chitarra

Geir Saanum – basso

Olle Deville Hov – batteria

Tracklist:

  1. Tonight
  2. Knockout Wood
  3. Bubble Trubble
  4. Bad Boyfriend
  5. Rock And Roll Boys
  6. Let’s Get Dirty
  7. Wam Bam baby
  8. Baby, I’m The Best
  9. Can’t Stop
  10. Let’s Go Down
  11. Rock And Roll Love Affair
  12. Saturday Night, Rock And Roll
  13. Clap Your Hands And Stamp Your Feet
  14. Hey Hey, We’re Caroline & The Treats
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
16th Mar2012

H.A.R.E.M. – Kings Of The Night

by Gianluca Scala

H.A.R.E.M. è l’acronimo di Hard And Rough Easy Men, loro sono una grande rock’n’roll band che arriva dalla Toscana, precisamente da Lucca. Questo Kings Of The Night è il loro grande e bellissimo nuovo studio album, che diventerà la vostra colonna sonora quotidiana ogni qualvolta avrete voglia di fare baldoria e di divertirvi in bella compagnia. Questi cinque ragazzi sanno cosa vuol dire, seriamente parlando, cos’è il rock’n’roll e come se fossero dei predicatori vanno in giro a raccontarlo a tutti coloro che ancora non lo conoscono. Amen! Tutti i brani presenti su questo disco sono di altissima classe, molto validi ed è davvero difficile preferirne uno rispetto ad un altro. Ascolto dopo ascolto tutte le melodie ti si appiccicano nella mente e in men che non si dica ti ritrovi dappertutto a fischiettare una loro canzone. Le loro influenze musicali variano dai Ramones, ai Motörhead, fino ad arrivare ad un mix di Iggy Pop & The Stooges passando per i New York Dolls…non so se mi sono spiegato. Loro masticano rock come un cubano mastica tabacco: provate ad ascoltare il primo brano I’m Not Afraid e scoprirete anche voi il loro potenziale, sembra di vedere Alice Cooper sul palco al fianco di Freddy Delirio (al secolo Federico Pedichini) che cantano la colonna sonora di un vecchio film horror tradotta in chiave hard rock, con dei ritmi molto sostenuti.

Mentre Alien (assoluto highlight di questo album) è un inno al sano divertimento e contiene uno dei chorus più cool sentiti in questi anni. Altri brani come Dear Rock’n’Roll o Let Me Feel insieme a Run Down Free vi rapiranno al primo ascolto, con delle bellissime melodie molto accattivanti ai confini del glam metal. La band oltre a Delirio è formata dai chitarristi Matt Stevens ed Emilio Bandera (presente solo in studio, non figura nella attuale line-up in tour in giro per l’Italia) al basso troviamo il bravissimo Nik Giannelli mentre alla batteria siede Duff Molinaro; sono ormai diversi anni che calcano i palchi di tutta la nostra penisola in lungo e in largo ed in tutti questi anni di attività con l’impegno dimostrato e con un’ottima presenza scenica hanno conquistato e costruito un modesto seguito di fedeli fan, che hanno saputo accogliere tutta la loro energia sprigionata nei vari live. Andate a procurarvi una copia di questo cd, a costo di percorrere chissà quanti chilometri, saranno soldi ben spesi! Parola di RockGarage!

Autore: H.A.R.E.M. Titolo Album: Kings Of The Night
Anno: 2010 Casa Discografica: FP Arts/ SELF
Genere musicale: Rock’N’Roll Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/haremspace
Membri band:

Freddy Delirio – voce, tastiere

Matt Stevens – chitarra

Emil Bandera – chitarra

Nik Giannelli – basso

Duff Molinaro – batteria

Tracklist:

  1. I’m Not Afraid
  2. Kings Of The Night
  3. Manimal
  4. Dear Rock N Roll
  5. Alien
  6. Let Me Feel
  7. Shining Doors
  8. Don’t Lie
  9. I Say No
  10. Run Down Free
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
11th Mar2012

The Hellacopters – By The Grace Of God

by Francesco Damiano

“Rock & Roll Is Dead”. Il Rock’n’roll è morto. Quante volte avete letto in giro questa frase? Da quanti anni si dibatte su di un genere, il rock appunto, che non avrebbe ormai altro da dire? Una volta si parlava di musica del diavolo. Ecco, forse il problema del rock è proprio quello di non essere più musica “pericolosa”, se è vero che il rock negli ultimi anni ha assunto vesti più raffinate, quasi politically correct. Pensateci bene: i gruppi rock più famosi al giorno d’oggi (quelli che vendono di più) hanno tutti un’immagine fin troppo rassicurante. Pearl Jam, U2, Foo Fighters, Nickelback, Coldplay, gli stessi Red Hot Chili Peppers hanno scelto, volutamente o meno, l’aria (finta?) impegnata che strizza l’occhio al mondo mainstream. Ecco spiegata, per certi versi, la crisi del rock di cui si dibatte tanto. Un adolescente di oggi che ha voglia di trasgredire, che sogna di peccare, trova terreno molto più fertile nel rap e nell’hip hop, nell’immagine e nei toni di Eminem o Fabri Fibra, piuttosto che di un Eddie Vedder o di Bono Vox, che appaiono ormai fin troppo patinati, e quindi distanti. Per quanto strano possa sembrare, il rock è divenuto quasi musica per “palati fini”, a tutto discapito di quella dose di sana rozzezza che, a parere di chi scrive, è ingrediente fondamentale per il buon rock. Ma allora davvero “Rock & Roll Is Dead”?

I The Hellacopters decisero addirittura, provocatoriamente, di intitolare in questo modo un loro album nel 2005 (naturalmente rock). Ma, come è evidente, il rock non può morire, e non morirà mai finché ci saranno band come quella di Nicke Andersson e soci, a mettere talento e passione al servizio di una missione. Ebbene sì, se parliamo di rock duro e crudo, per il decennio appena trascorso, il nome dei The Hellacopters è uno dei pochi capisaldi sicuri del genere. La storia della fantastica band svedese (scioltasi, ahinoi, nel 2008) è l’emblema di come, partendo da una serie di influenze disparate, possa nascere un mix fenomenale di puro rock’n’roll a tinte hard. Nicke Andersson, storico batterista dei death metaller Entombed, convinto di aver detto tutto quanto possibile in ambito estremo, decide di lasciare la sua prima band e nel lontano 1994 fonda, appunto, i The Hellacopters, in compagnia di Dregen, leader dei glamsters Backyard Babies. Un amante del death metal ed uno del glam che si mettono assieme cosa potranno mai suonare? Rock con forti influenze punk!!! Eh sì, nel primo seminale album dei nostri, Supershitty To The Max!, registrato quasi in presa diretta in appena 26 ore, l’influenza punk è fortissima.

Il sopra citato Dregen dopo appena due anni lascerà la band per focalizzarsi solo sui Backyard Babies, e così Nicke Andersson proseguirà con gli altri membri della band nel proprio percorso musicale, virando sempre più verso il rock più puro, e giungendo nel 2002 a dare vita al capolavoro assoluto dei The Hellacopters, appunto By The Grace of God. Tornado al punto di partenza, se vi chiedete cosa possa ancora dire di significativo il rock ai giorni nostri, un buon indizio sono i 3 minuti e 9 secondi del brano iniziale di questo album, la tiltletrack By The Grace Of God. Un piano che introduce, un riff di chitarra micidiale, rullata di batteria ed ecco che parte una song pressoché perfetta, in cui ogni nota trasuda attitudine rock. Questo è rock’n’roll ragazzi: quella materia che non è metal e non è prog, non è thrash e non è power, non è indie e non è pop. È solo fottutissimo, cazzuto rock’n’roll, quello che per intenderci da oltre cinquant’anni fa dimenare braccia e culetti.

Degni nipoti dei Rolling Stones, e figli chitarristici dei Van Halen, gli Hellacopters azzeccano tredici canzoni favolose, tutti potenziali singoli. Impossibile rimanere insensibili dinanzi ad autentici anthem come Down On Freestreet o Go Easy Now, mentre sarebbe da delitto non ascoltare almeno una volta nella vita una delle canzoni rock più belle del decennio trascorso, come Carry Me Home. Non sono uno dei classici nostalgici che ama incensare il passato, ma questo è davvero un album di altri tempi, dove ogni canzone ha un suo perché, e dove soprattutto il talento dei musicisti è tutto messo al servizio dei brani. Un album fenomenale, dove non troverete alcuna ballata o concessione ad improbabili contaminazioni “filosofiche”, che si chiude un’altra song magnifica, Pride, che sarebbe stata perfetta come colonna sonora dei titoli di coda di un film come Almost Famous. Un disco, una volta tanto, fatto di canzoni di livello altissimo, a ricordarci che gli ingredienti saranno pur sempre gli stessi, ma se la qualità è alta, la minestra avrà sempre un gusto superbo. Ed ora provate ancora a ripetere che il rock non gode di buona salute.

Autore: The Hellacopters Titolo Album: By The Grace Of God
Anno: 2002 Casa Discografica: Universal
Genere musicale: Rock’N’Roll Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.thehellacopters.com
Membri band:

Nicke Andersson – voce, chitarra

Robert Dahqvist – chitarra

Kenny Hakansson – basso

Robert Eriksson – batteria

Anders Boba Lindstrom – piano, organo

Tracklist:

  1. By The Grace Of God
  2. All New Low
  3. Down On Freestreet
  4. Better Than You
  5. Carry Me Home
  6. Rainy Days Revisited
  7. It’s Good But It Just Ain’t Right
  8. U.Y.F.S.
  9. On Time
  10. All I’ve Got
  11. Go Easy Now
  12. The Exorcist
  13. Pride
Category : Recensioni
Tags : Rock'N'Roll
0 Comm
Pagine:«12345678»
« Pagina precedente — Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • At First – Deadline
    • Rainbow Bridge – Unlock
    • Typhus – Mass Produced Perfection
    • Hybridized – Hybridized
    • Methodica – Clockworks
  • I Classici

    • Quiet Riot – Alive And Well
    • Pallas – XXV
    • Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
    • Mountain – Masters Of War
    • King’s X – XV
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Marillion Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal Nuove uscite Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in