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26th Feb2021

Saxon – Power & The Glory

by Giancarlo Amitrano
Non si finisce mai di stupirsi. Ogni sforzo volto a migliorare le proprie prestazioni, nella vita come nel lavoro, deve fare sempre i conti con il giudizio altrui (fortunatamente , non sempre…): nel caso dei Saxon, nonostante una sinora fin qui mirabile quaterna di album sfornati e premiatissimi dall’uditorio e dal battage pubblicitario, la (occorre dirlo) poco lungimirante visione della pur validissima casa discografica, invece di tirare il freno a mano e concedere al gruppo una pausa di riposo per consentirgli di ripartire alla grande, decide di continuare a spremere la gallina dalle uova d’oro ed imporre quasi subito un successore al già massimo Denim And Leather. Il risultato che spesso si ottiene in questi casi è quello di incorrere in un clamoroso flop di vendite e di gradimento: eppure (ecco la meraviglia di cui in premessa), non solo vien fuori un altro lenght di assoluto spessore, ma addirittura ad oggi risulta essere l’album più venduto della carriera del gruppo. L’unico pegno da pagare a quanto sopra (si fa per dire) risulta essere il dolorosissimo cambio alla batteria che vede subentrare Nigel Glockler (ex Toyah) al posto della macchina da guerra Pete Gill. Ed è proprio questo cambio, le cui ragioni restano ancor oggi avvolte nel mistero, a far storcere il naso ai fan della prima ora, che accusano la band di aver introdotto alle pelli un drummer che prima aveva suonato punk (!) paventando un clamoroso voltafaccia alle fortune del gruppo. Ma la band risponde da par suo con due mosse altrettanto valide: di una ne parleremo a breve, mentre l’altra consiste nell’assumere quale produttore nientemeno che Jeff Glixman, già sugli scudi con Kansas e Magnum oltre che reduce freschissimo dalla collaborazione con Gary Moore per la realizzazione del gioiello Corridors Of Power.

Ed ecco allora che anche i testi risentono di tutto questo, con una maggiore intimizzazione dei brani ed un occhio più attento alle vicende che il gruppo sente di vivere in prima persona, come la titletrack, che si occupa nientemeno che della guerra delle Falklands, in prima linea vissuta dalla Gran Bretagna: il brano è veloce, aggressivo ed intenso grazie alla maggiore pulizia sonora delle chitarre che fanno posto al comunque buon lavoro del neo batterista, mentre il cantato di Byff è energico come al solito, con tanto di “declamazione” centrale del testo, giusto per fornire l’alibi al valido solo finale della consolidata coppia Oliver/Quinn. Redline è il brano preferito dal singer, come da lui stesso dichiarato nelle note di copertina: sembra ascoltare un assaggio di ZZTOP (!) che sopra un riff apparentemente semplice si gettano a capofitto come dei arrabbiati biker che si catapultano appunto verso la sottile linea rossa di un traguardo costituito da assoli brevi ma intensissimi ben scanditi dal drumming incisivo e chiarissimo. Warrior  si avvicina pesantemente alle sonorità di Wheels Of Steel, includendo la fierezza delle origini nordiche del gruppo britannico che qui riversa la sua energia proprio da guerriero: sono nuovamente i circa tre minuti di durata a dare la misura della dimensione raggiunta dal gruppo, che riesce a condensare e contenere la propria energia in questo lasso di tempo senza mancare ai suoi comandamenti originari fatti di super riff che scandiscono la voce stentorea di Byford, autentico dominatore della scena.

Nightmare è il singolo assoluto dell’album: talmente singolo e singolare nella sua struttura, molto mid e rallentata, da giungere addirittura a Sanremo (!) nello stesso anno 1983 (ecco la seconda mossa di cui sopra); sarà stato magari eseguito in playback per non demolire a furia di watt gli studi dell’Ariston, ma la prestazione del quintetto spacca anche sul piccolo schermo, non potendo certo spaventarsi di fronte a poche centinaia di persone a teatro rispetto alle decine di migliaia che solitamente fronteggiano dal vivo: un’abilissima mossa, quindi, che rende ancor più accorsata la posizione dei nostri eroi. Un altro anthem si palesa da lontano: This Town Rocks pare scritto apposta per dominare le platee on stage con il suo ritmo vertiginoso e spericolato, su cui fanno da padrone il basso indiavolato di Dawson ed anche i primi “conati” di vorticosa grancassa di Glockler, che presto vengono raggiunti dagli ennesimi pirotecnici assoli delle asce. Watching The Sky è una bella traccia immediata, sulla quale si possono ascoltare vari e ripetuti stacchi di Glockler, mentre Byff torna ad essere lo screamer di turno, non senza qualche “indulgenza” al narrativo: trattasi inoltre di brano molto riflessivo, con il quale la band invita a considerare che quello umano non è il solo genere esistente nell’universo; per fortuna, ci pensano i soli della coppia Quinn/Oliver a farci tornare ad argomenti più “pratici”, oltre che ad un solido metallo.

L’esecuzione di Midas Touch è intrigante per il buon lavoro slide delle chitarre, mentre il mai troppo apprezzato Dawson disegna un solidissimo tappeto sonoro con il suo basso preciso e puntuale, che consente a Byff di enunciare a suo piacimento le note di un brano rapido, su cui aleggiano echi di un solido bagaglio tecnico, evidenziato dagli assoli spassionati e lucidissimi che le due asce sfornano in un crescendo di esaltazione tecnica. Si chiude con il crescendo di The Eagle Has Landed ed il paio di minuti iniziali che tratteggiano l’avvicinarsi di un qualcosa di maestoso che sta per approdare a bersaglio: ed è il vocione di Byff l’oggetto in questione avvistato, che qui veste i panni di un autentico “storyteller” nel tracciare le righe esatte di un brano quasi progressivo in alcuni passaggi;. Ed anche l’assolo viene di conseguenza, molto intenso e drammatizzato con un sapiente “bending” che allunga sapientemente le note a preparare la fase finale condotta dal drumming inferocito di Glockler che chiude un album ancora oggi memorabile.

Autore: Saxon Titolo Album: Power & The Glory
Anno: 1983 Casa Discografica: Carrere
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.saxon747.com
Membri Band:
“Byff” Byford –  voce
Paul Quinn – chitarra
Graham Oliver – chitarra
Steve Dawson – basso
Nigel Glockler – batteria
Tracklist:
1. Power & The Glory
2. Redline
3. Warrior
4. Nightmare
5. This Town Rocks
6. Watching The Sky
7. Midas Touch
8. The Eagle Has Landed
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Saxon
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19th Feb2021

Saxon – Denim And Leather

by Giancarlo Amitrano
Credete che il sacro fuoco dei Nostri si sia esaurito con la micidiale trilogia iniziale? Disingannatevi, poichè la vis interna del quintetto britannico è lungi dall’essersi minimamente esaurita, anzi non è nemmeno lontanamente intaccata da pericolosi e perversi venti di appannamento. Al quarto capitolo della sua epopea, la band dello Yorkshire è ancora nel pienissimo della propria maturità artistica e compositiva, sfoderando non a caso quello che ancora oggi è saldamente tra i suoi lenght più venduti e di successo. Le nove tracce sono ancora varie e colme di energie, con il singer fortemente sul pezzo e a dettare tempi perfettamente scanditi dal restante quartetto: si inizia dunque con il riffone eterno che introduce Princess Of The Night e una ennesima super performance di Byff che accompagna millimetricamente la enorme portata sonora del brano, che vede oltretutto una energica prestazione alle percussioni dell’ottimo Gill, che abbonda di pedali e grancassa. Mentre le due asce non smettono di martellare note, la traccia si snoda potente ed insinuante verso un memorabile assolo a sei corde che potenzia ulteriormente il già incandescente sound.

Never Surrender  ed il suo ritmo apparentemente semplice non trae in inganno: il ritornello è molto gradevole all’ascolto e di conseguenza anche tutto il brano viene via con facilità senza che vi siano momenti di stanca, causa anche il sostenuto mood che il cantato riesce a donare con una energica e decisa declamazione vocale, che viene supportata alla grande dal duo Oliver/Quinn con un assolo ottimamente diviso e strutturato. Out Of Control inizia con una “sgommata” di grancassa che tiene botta all’insinuante slide che accompagna l’altrettanto efficace elettrica a corredo del vocione di Byford, qui molto puntuto nell’enunciazione del testo che ben si presta all’allungamento delle note saggiamente impiegato dall’ormai espertissimo singer britannico Rough And Ready parte con un intrigante fischiettio del vocalist, che si mette in fretta alla ricerca della giusta estensione vocale, facilmente trovata nel corso del brano, il quale si presta già di per sé ad assecondare le evoluzioni sia del cantante che specialmente della doppia chitarra che non si sottrae al solido lavoro ritmico ed ovviamente di elettricità incombente come non mai al momento giusto della traccia tanto per renderla ancora più incandescente e fressa di metallo. Con Play It Loud la band sperimenta anche la compatibilità tra tempi dimezzati e ritmi solitamente intensi: il mezzo è offerto dal gran lavoro di Gill che con il suo drumming detta bene tempi e battute alle ritmiche aggressive del brano, che riesce a ritagliarsi un suo spazio ben definito anche grazie al complesso ma valido intreccio che le due chitarre riescono a produrre, unitamente al consueto assolo granitico e mozzafiato tale da far ruotare teste e capelli fluenti.

Si giunge così ad uno dei brani ancora oggi di maggior successo del gruppo: la potenza, l’aggressione sonora e la decisione di And The Bands Played On sono un marchio di fabbrica incrollabile e di potenza quasi “commovente”, tanta è la dedizione che la band ci mette, facendosi “esaltare” da tanto di tifo da stadio opportunamente inserito a metà del brano, pur non di lunga durata ma sempreverde e memorabile per chi voglia e debba pogare, all’aperto ed al chiuso. Midnight Rider potrebbe apparire brano molto meno coinvolgente degli altri, ma anche questo si rivela un errore: solo il lavoro delle chitarre vale la traccia, riuscendo a districarsi con velocità encomiabile tra introduzione leggermente ammorbidita e successiva prestazione vocale urticante che fa da sfondo al gradevolissimo refrain, urlato a squarciagola dal Nostro, il quale non si spaventa doverlo enunciare più e più volte all’interno della traccia, che scorre via piacevole tra le solite atmosfere infuocate create ad arte dal quintetto. Potente ed aggressiva, Fire In The Sky consente a Byff di prendersi anche delle giuste pause tra una strofa e l’altra, potendo contare sul solido e fido lavoro delle asce e di una sezione ritmica ottimamente sorretta da un Gill in forma smagliante, pur se all’ultima sua apparizione con la band; nel frattempo, ci godiamo i crash ed i rullanti mirabilmente distribuiti con bacchette ispiratissime ed assecondate dalle quattro corde di un mai troppo apprezzato Dawson.

Si chiudono le danze con la titletrack, che ci rimbomba nelle orecchie con una melodia incrollabile, potenziata dal basso martellante e dalle smazzate della batteria. Il ritornello è dopo quattro decenni esatti ancora freschissimo ed attuale, mentre prosegue il lavoro delle asce che si intersecano nel loro rispettivo lavoro, di sottofondo e di solismi ben assestati; la parte centrale della traccia è dedicata appieno ad un uragano a dodici corde (sei a cranio per Oliver e Quinn…) che alla fine ci lasciano beatamente storditi ed ancora grati alla band della Contea di York.

Autore: Saxon Titolo Album: Denim And Leather
Anno: 1981 Casa Discografica: Carrere
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.saxon747.com
Membri Band:
Byff – voce
Graham Oliver – chitarra
Paul Quinn – chitarra
Steve Dawson – basso
Pete Gill – batteria
Tracklist:
1. Princess Of The Night
2. Never Surrender
3. Out Of Control
4. Rough And Ready
5. Play It Loud
6. And The Bands Played On
7. Midnight Rider
8. Fire In The Sky
9. Denim And Leather
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Saxon
0 Comm
12th Feb2021

Saxon – Strong Arm Of The Law

by Giancarlo Amitrano
È al terzo album che i Saxon raggiungono la gloria assoluta: se con i primi due lavori la band aveva già lasciato intravvedere le enormi potenzialità in suo possesso, in attesa di esplodere completamente, con la sua terza fatica il quintetto valica le porte dell’olimpo e della leggenda. Rilasciato a pochi mesi di distanza dal già enorme Wheels Of Steel, l’odierno lenght tocca la perfezione sonora ed artistica, cogliendo vette certamente mapi più in futuro raggiunte: al massimo della sua forma fisica e tecnica, la band sforna 8 tracce al fulmicotone che non lasciano prigionieri sul campo e mettono a dura prova amplificatori di marca preclara che tutti ben conosciamo. La compattezza della band è granitica, ogni parte musicale è perfetta e suonata con precisione svizzera e potenza teutonica, mentre il cantato di Byff è fresso, metallico e squillante. Si parte con effetti che simulano una tempesta tropicale, un Heavy Metal Thunder con lampi e tuoni che appunto vengono ben presto “corroborati” da una micidiale coppia di asce, le quali delineano un drumming aggressivo e micidiale cui è difficile stare dietro. Il singer sa il fatto suo e non lesina acuti e note ampiamente trattenute ed allungate che consentono una chiara enunciazione del ritornello, risuonante come proprio il tuono metallico del titolo, per un inizio che già promette sfracelli.

Figurarsi, quindi, se possa “spaventare” il successivo attacco a sei corde di To Hell And Back Again che si incammina verso una potentissima cavalcata metal che mette a dura prova le corde vocali del Nostro, il quale, tuttavia, non se ne dà per inteso e sfoggia tutto il repertorio classico di uno screamer che si rispetti. Iil quartetto alle sue spalle non è da meno, offrendo un’ampia panoramica di potenti assoli ed altrettanto azzeccate melodie sempre a sei corde, con la sezione ritmica che sforna battute a centinaia facendo ritrovare l’ascoltatore in un uragano sonoro che il riffone centrale sublima alla perfezione con il conseguente “piacevole” sanguinamento uditivo. Al terzo solco troviamo la title track, su cui si erge un iniziale e superbo giro di basso che resta scolpito nei cuori e nella mente, mentre gli altri iniziano il loro solido “lavoro” con una traccia che riesce ad entusiasmare anche facendo largo uso di una tempistica stavolta molto rallentata, che tuttavia riesce a donare emozioni a iosa, sia per il testo che ovviamente per l’esecuzione: non compaiono tempi morti anche in momenti leggermente più “rilassati” all’interno del brano, che comunque si contraddistingue anche per un maestoso assolo centrale in cui le due chitarre si intersecano alla perfezione senza sovrapporsi e con una perfetta udibilità di ambo le asce, per un’ altra perla di questa mirabolante band.

Si abbatte su noi un’altra orda barbarica con l’ascolto di Taking Your Chances ed il suo ennesimo ritmico duo di chitarre che costruisce un vero muro del suono per introdurre il brano: le pareti paiono crollare da un momento all’altro, attendendo solo l’entrata in scena del singer che stavolta parte in quarta in una narrazione furiosa che ben si sposa con l’aggressività della traccia, muscolare e veloce quanto si vuole, ma al tempo stesso tecnica e superbamente incrociata in un vortice di note che sfociano in un maiuscolo assolo centrale che è la cornice del pezzo. Uno dei brani più violenti dell’intera discografia del gruppo è senz’altro 20,000 Feet: sin dal micidiale attacco del duo Oliver/Quinn sarà difficile tenere il passo della traccia. Impazzisce subito anche il drumming di Gill che sale pazzescamente di giri in un vorticoso ritmo di battute e crash tutti ravvicinatissimi, mentre le quattro corde di Dawson martellano in sottofondo: paradossalmente, il “meno impegnato” è proprio Byff (si fa per dire) che non deve fare altro che gridare a più non posso le potenti note del pezzo, giusto per accompagnare ancora una volta i due chitarristi in un rutilante asolo mozzafiato, che non chiude il pezzo come al solito, ma che lo proietta tra effetti vari ed aerei in sottofondo alla successiva Hungry Years. Con una partenza in surplace, il brano pare incamminarsi verso un inatteso mid tempo, che effettivamente pervade tutto il brano, ma che al tempo stesso si fonda sulla consueta linea aggressiva che non perde di intensità anche grazie al buonissimo cantato di Byff, che qui si industria a fare l’intrattenitore vocale di pregio, declamando chiaramente ogni singola nota che contribuisca alla riuscita del brano.

Sixth Form Girls inizia con una gagliarda giravolta delle chitarre che creano il consueto tappeto sonoro sul quale giostra da par suo l’indiavolato Gill che con un drumming tutt’altro che compassato tiene testa al “proprietario” del microfono che a sua volta si inerpica in un chiassoso arcobaleno di note tutte perfettamente scandite: è di certo il brano “relativamente” meno riuscito dell’album, ma non per questo non riesce a ritagliarsi il suo spazio grazie ai ripetuti brevi ma intensi assoli delle chitarre. È, dunque, con sommo piacere che introduciamo la traccia probabilmente più bella e più tecnica non solo dell’album, ma di tutta la produzione della band: Dallas 1 Pm è il tributo che il gruppo paga al ricordo di Jfk, probabilmente il più amato Presidente degli Stati Uniti d’America. Per fare questo, il quintetto mette in scena una vera e propria rappresentazione sonora di quanto accadde il famigerato 22 novembre 1963 che vide nella città texana l’assassinio di John Kennedy. La traccia è intensa e drammatica, con Byff che si “atteggia” a testimone oculare degli avvenimenti con il suo scandire intenso e partecipato degli ultimi istanti di vita del Presidente, mentre il restante quartetto impersona da par suo l’uditorio mondiale che attonito assiste: la fase centrale è memorabile, con gli spari  inseriti magistralmente ad introdurre una coppia di chitarre che qui si fa visivamente partecipe con una slide ed una elettrica ad accompagnare la reale voce dello speaker che annuncia la tragedia in diretta. Ed è questo punto che le asce decidono di reagire a modo loro sfoderando un assolo memorabile, che pare non voler avere mai fine, come se le stesse sei corde stessero partecipando il loro dolore con un uragano di note che si placa solo quando Byff decide di riprendere le fila del discorso, accompagnando (purtroppo) il brano verso la fine ricordando con la sua voce quanto accaduto, sino a quando un crash finale di Gill pone fine ad un autentico capolavoro, ancora oggi vessillo e stendardo di tutta la NWOBHM!

Autore: Saxon Titolo Album: Strong Arm Of The Law
Anno: 1980 Casa Discografica: Carrere
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web:  www.saxon747.com
Membri Band:
Byff – voce
Graham Oliver – chitarra
Paul Quinn – chitarra
Steve Dawson – basso
Pete Gill – batteria
Tracklist:
1. Heavy Metal Thunder
2. To Hell And Back Again
3. Strong Arm Of The Law
4. Taking Your Chances
5. 20, 000 Feet
6. Hungry Years
7. Sixth Form Girls
8. Dallas 1 PM
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Heavy Metal, Saxon
0 Comm
05th Feb2021

Saxon – Wheels Of Steel

by Giancarlo Amitrano
L’album di debutto ha suscitato unanimi consensi per la band inglese che ha già lasciato intravvedere le sue enormi potenzialità: tutti si attendono la conferma ad una maggiore maturazione tecnica e compositiva, che viene non solo acclarata ma addirittura clamorosamente enfatizzata con il secondo album, che lascia tutti di stucco e resta ancora oggi uno dei capisaldi di tutta la NWOBHM albionica. Ed è proprio il secondo lenght a tratteggiare i primi aloni di celebrità metallica sul combo britannico, che sembra già maturo per sferrare il suo potente attacco alle vette di tutte le chart: i 9 brani che compongono l’album sono potenti, veloci e ritmicamente impeccabili, autentici cavalli di battaglia ancora oggi, a quattro decenni di distanza! Si parte , dunque, con il rombo potentissimo di una due ruote che scalda a ripetizione il motore: ecco che le asce sono subito mortifere, la sezione ritmica aggressiva e le battute della stessa batteria sono clave che mulinano palate in tutte le direzioni; nondimeno, il cantato di Byff e già superbamente metallico, stridulo il giusto tanto per dare la corretta e virile immagine al tarantolato Motorcycle Man del titolo, al cui interno troviamo uno dei (tanti) super assoli al fulmicotone.

Si prosegue con Stand Up And Be Counted con una già diversa intonazione vocale del singer, che qui usa a volte il falsetto ma solo per preparare la voce ai possenti gorgheggi che specialmente nel refrain sono particolarmente intensi: la coppia Quinn/Oliver gode di ottima salute e fa a gara nello sfoggiare ritmiche pesanti ed altrettanto intriganti brevi assoli che ben si sposano con la traccia, per renderla ancor più incandescente. Ecco giungere in fretta uno dei capolavori della band: Strangers In The Night ed il suo incedere maestoso la rendono traccia sempiterna, autentico manifesto di tutto il genere: le due chitarre avanzano come carri armati, mentre la ritmata voce di Byford intona alla perfezione ogni singola strofa, che non perde un’oncia di pulizia e precisione, con la ritmica che torna precisa e puntuale ad ogni fine strofa, per rendere il tutto maestoso soprattutto negli assoli ripetuti ed intervallati appunto dal cantato, solido ed accattivante. Altro giro, altra gemma: è la titletrack a prendersi il suo quarto d’ora di celebrità, preannunciata da un solidissimo giro di chitarre che si intersecano a creare la melodia su cui il cantato opera da par suo: brano molto incline ad essere “narrato” nella sua struttura, con la sua apparente semplicità porge invece il destro alla band per sfornare una prestazione super che viene immortalata dall’ossessivo e potente ritornello, ormai oggi nella leggenda anche grazie alle innumerevoli esibizioni dal vivo con cui la traccia è stata proposta.

Analizzandola con la nostalgia del glorioso LP, la seconda facciata si apre con l’ipertecnica e velocissima Freeway Mad, che in alcuni passaggi rievoca gloriosissimi screamer d’oltreoceano, di fronte ai quali il vocione di Byff non sfigura: supportato alla grande dalla band, il cantato è veloce, potente ed aggressivo, con un drumming feroce che Gill offre alla lacerazione dei timpani pur nella sua relativa breve durata, cosa che quindi non fa altro che accrescere il potenziale enorme del brano. Ancora, a piacimento di chi ascolta, arriviamo a See The Light Shining ed alla sua inattesa ma altrettanto piacevole drammatizzazione che il cantato porta ad evidenziare; dedicata all’altrettanto leggendario “Fast” Eddie Clark, la traccia onora il chitarrista dell’amico Lemmy con una prestazione altrettanto intensa ed altamente tecnica della coppia di asce Oliver/Quinn, che qui raggiungono vette artistiche elevatissime, oltre alla super prestazione al microfono di Byff. Street Fighting Gang prosegue alla grande ciò che sinora è stato proposto: le asce fanno a gara nell’introdurre una potentissima battuta di grancassa, su cui Byff si getta come un avvoltoio della savana. Il gruppo va subito al sodo, mettendo il singer nelle condizioni di enunciare subito il ritornello in una tempesta sonora di rara potenza: un basso martellante cui è difficile stare dietro tiene a bada la “incontinenza” sonora delle chitarre, che seguono pedissequamente il cantato con una precisione rara ad ascoltarsi, con un finale rovente in cui si intersecano asce, basso, voce e batteria, tutti scatenati.

Suzie Hold On ed il basso di Dawson rendono ancora onore a tutto il gruppo, stavolta grazie ad una metronoma batteria ed alla voce di Byford, che rivela anche una inaspettata vena semi melodica nell’enunciazione delle strofe. Ma l’anima metallica ha sempre la prevalenza, che stavolta si mette al servizio della traccia, che qui risulta precisa e puntuale nella sua esecuzione, pur essendo (solo un tantino) inferiore agli altri brani in scaletta. Si chiude con Machine Gun, altro brano di discreta lunghezza che consente ai Nostri di terminare degnamente l’album con una traccia molto ben articolata, tale da consentire al suo interno evoluzioni a ripetizione soprattutto delle dodici corde divise tra Graham Oliver e Paul Quinn: l’uragano sonoro, che al centro della traccia sfonderebbe anche i migliori impianti stereo, vale da solo l’ascolto del brano, che tuttavia è nel complesso cavallone di battaglia per il vocione da middle-class di Byff, che qui si agita come uno sciamano in attesa della pioggia e che puntualmente giunge nel finale sotto forma di riffoni e tornado autenticamente riprodotto con gli effetti sonori che chiudono superbamente uno dei “disconi” degli anni 80.

Autore: Saxon Titolo Album: Wheels Of Steel
Anno: 1980 Casa Discografica: Carrere
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: www.saxon747.com
Membri Band:
Byff – voce
Graham Oliver – chitarra
Paul Quinn – chitarra
Steve Dawson – basso
Pete Gill – batteria
Tracklist:
1. Motorcycle Man
2. Stand Up And Be Counted
3. 747 (Strangers In The Night)
4. Wheels Of Steel
5. Freeway Mad
6. See The Light Shining
7. Street Fighting Man
8. Suzie Hold On
9. Machine Gun
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Saxon
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29th Gen2021

Saxon – Saxon

by Giancarlo Amitrano
Signore e Signori, mettetevi pur comodi! Si entra, infatti, a stretto contatto con un monumento metallico e godere della sua storia stando a proprio agio in poltrona! Io Sono Leggenda è il titolo di un famoso film interpretato da Will Smith, ma è anche l’omaggio che si deve ad una della band pilastro della NWOBHM che, unitamente ad altri titani quali Iron Maiden, ha riscritto la storia del beneamato genere tutto watt ed amplificatori. Nel caso dei nostri amici dello Yorkshire, provenienti quindi dalla middle-class britannica del tempo, il successo non ha tardato molto ad arridergli, avendo mostrato sin da subito di che pasta fossero fatti. Capitanato da un singer che più leader non si può, il quintetto nasce a fine anni 70 da una costola dei S.O.B. di Dawson ed Oliver (cui si aggiungono in fretta gli altri) e ben presto viene “attenzionato” dalla gloriosa Carrere Records che, con il fiuto lungo del suo omonimo fondatore, se ne accaparra le prestazioni da qui a diversi anni a venire. Da qui al lenght di esordio il passo è breve ed ecco dunque che alla fine degli anni 70 parte l’avventura dei Sassoni, qui concentrata in 8 tracce da subito esplosive ed incandescenti, come lascia intendere l’opening mostruoso di Rainbow Theme ed il relativo arpeggio di basso con cui Dawson introduce una delle tante tracce superbe che incontreremo lungo il percorso. Il drumming di Gill è potentissimo, le asce del duo Quinn/Oliver sono mortifere, in attesa dell’entrata in scena di sua maestà Byff e la sua voce ruvida come una miniera (appunto) dello Yorkshire in attesa di essere esplorata e svuotata. Suadente e magica al tempo stesso, la prestazione vocale del Nostro lascia di stucco facendoci ricordare che anche su di una ritmica pesante e potente si può giostrare con arpeggi e tecnica non indifferente, con una produzione dal canto suo non indifferente.

Senza stacco, si passa al riffing impetuoso di Frozen Rainbow che scorrazza potentemente tra le righe con l’ausilio di una spontanea e solidissima sezione ritmica: nei due minuti di durata, la traccia è scoppiettante come solo i sassoni sanno e sapranno offrire, riprendendo in fretta il refrain della traccia precedente per giungere in fretta a dama con il complesso e tecnico drumming di Gill. Si passa velocemente a Big Teaser ed il duo a sei corde delle asce attacca solido verso il panorama ampiamente tratteggiato dalla voce grossa di Byff che dette alla grande i tempi già ampiamente velocizzati della traccia; non ci sono soluzioni di continuità nella “esposizione” dei fatti metallici, che vengono sapientemente preparati con un refrain accattivante e di non indifferente portata, pur senza riffoni, il brano si snoda bene con una certa logica e di buon supporto sonoro. Il potente drumming iniziale di Judgement Day rivela un brano che con coerenza si dipana con una base potente ed al tempo stesso molto melodica, per quanto di ragione. Ancora relativamente “acerba” purtuttavia la voce del singer è già marchio di fabbrica senza che la band debba usare tempi morti con filling di chitarra, che anzi si rivela una buona base “slide” per far tornare il brano nell’alveo naturale di un sano metal non privo di qualche raffinatezza, come ad esempio il tecnicamente impeccabile lavoro delle asce che divengono ossessive e martellanti in quello che sarà il loro futuro segno distintivo, ovvero quello di un riffing partecipato a quattro mani con il rispetto reciproco delle posizioni.

Stallion Of The Highway dura i “canonici” tre minuti, e nemmeno: ma ciò non impedisce ai Nostri di esibirsi in una esecuzione forte e decisa, con le sei corde che forniscono una buona base veloce e scorrevole che vede alla fine del corridoio una ennesima buona prova delle due chitarre che il duo Quinn/Oliver elargisce a pieni plettri, fornendo al singer la “scusa” per alzare ancor più i toni ed i tempi di scorrimento della traccia. Si prosegue con Backs To The Wall in un con la buonissima prova al basso di Dawson che disegna linee sonore davvero interessanti e di ritmica notevole: la voce di Byff è sempre poderosa, mentre il duo di asce non lesina note a ripetizione ed il drumming del fido Gill pare davvero mulinare fendenti a destra e manca. Le tempistiche sono ancora leggermente “elementari”, ma non mancano già di una solidità di fondo che attira le attenzioni. Still Fit To Boogie è un simpatico hard’n’ roll che potrebbe addirittura invitare al pogo sfrenato, pur nella semplicità e delle battute e del cantato; meno male che Carrere si tiene ben stretti i suoi protetti e ci crede ciecamente anche in questi frangenti relativamente più rilassati, salvo poi venire il tutto spazzato via da una cascata di riffoni brevi ma intensissimi.

Si chiude con la marzialità di Militia Guard, laddove i ritmi appunto incalzanti e militareschi sono dettati alla grande dal drumming di Gill che, coadiuvato da una insinuante ascia di accompagnamento che si trasforma anche temporaneamente in slide, accompagnano fedelmente il cantato di Byff che qui si scopre anche ottimo intrattenitore vocale con una prestazione intensa e solidamente drammatizzata, tanto per non dimenticare le origini sue e della band, che si appresta a raggiungere in fretta le vette dell’eccellenza musicale ed artistica.

Autore: Saxon Titolo Album: Saxon
Anno: 1979 Casa Discografica: Carrere Records
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.saxon747.com
Membri Band:
Peter ‘Byff’ Byford – voce
Paul Quinn – chitarra
Graham Oliver – chitarra
Steve Dawson – basso
Pete Gill – batteria
Tracklist:
1. Rainbow Theme
2. Frozen Rainbow
3. Big Teaser
4. Judgement Day
5. Stallion Of The Highway
6. Backs To The Wall
7. Still Fit To Boogie
8. Militia Guard
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Saxon
0 Comm
07th Gen2016

Saxon – Battering Ram

by Marcello Zinno

Saxon - Battering RamI Saxon, a due anni di distanza da Sacrifice e dopo qualche pubblicazione live, danno alla luce il nuovo Battering Ram. La chiave di lettura di questo album, a mio parere, è nell’accettare l’evoluzione che il classic heavy metal ha vissuto nei decenni arrivando alla forma assunta in questi anni. In parte erano le stesse sensazioni che avevamo provato all’uscita di Redeemer Of Souls dei Judas Priest (recensito da noi a questa pagina), un album sicuramente potente, con un suono tanto heavy quanto moderno. I riff grezzi e affilati che avevano caratterizzato le produzioni degli esordi hanno lasciato spazio ad una produzione molto pulita, creando scompiglio tra i tradizionalisti ma avvicinando anche nuovi fan. Stesso discorso lo possiamo fare per i Saxon che da anni stanno sfornando album sicuramente positivi e di impatto ma anche “album sicuri”, produzioni che danno loro la possibilità di restare all’altezza del loro nome e di continuare a salpare per tour lunghissimi senza deludere i propri fan. E’ chiaro che questo è solo un lato della medaglia, quello basato sul fatto che l’esperienza di Biff Byford ma soprattutto la maestria di due eccellenti chitarristi come Doug Scarratt e Paul Quinn sia più che sufficiente per scrivere tracce metal in linea con una band che proprio quest’anno festeggia i 40 anni di attività. Compito semplice se ci si muove sul sicuro.

L’altro lato della medaglia invece ci fa gettare via analisi puntuali e lenti di ingrandimento, ci esorta ad alzare il volume e fare headbanging sotto queste 10 tracce pronte a presentare una formazione che nonostante gli anni non ha indebolito per nulla il proprio tiro e riesce a impallidire molte band emergenti. Mr. Byford si lascia andare anche a degli acuti impressionanti per un musicista classe 1951 e le due chitarre ci tengono a bocca aperta in vari assoli piazzati tra le varie tracce; razionale prima che emotivo è il riff iniziale di Queen Of Hearts, serve qualche ascolto per capirlo a pieno, mentre pezzi come Destroyer o Stand Your Ground hanno il loro appiglio rock’n’roll. I momenti più metal da segnalare sono Hard And Fast e The Devil’s Footprint che dichiarano tutto già dai loro titoli; ciò non toglie che pezzi come Eye Of The Storm ci ricordano decine di altri brani che la band ha già scritto nel proprio, lungo, passato.

I Saxon, come detto, si discostano molto poco dalle ultime produzioni che comunque si erano attestate su livelli qualitativi molto alti. Inutile sperare in loro divagazioni o sperimentazioni, i Saxon sono il “cemento armato del metal” e continueranno a muoversi lungo la stessa proposta musicale. Se qualcuno si stancherà di loro prima o poi li abbandonerà, sapendo cosa perde, ma difficilmente loro molleranno prima.

Autore: Saxon

Titolo Album: Battering Ram

Anno: 2015

Casa Discografica: UDR

Genere musicale: Heavy Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.saxon747.com

Membri band:

Biff Byford – voce

Doug Scarratt – chitarra

Paul Quinn – chitarra

Nibbs Carter – basso

Nigel Glockler – batteria

Tracklist:

  1. Battering Ram

  2. The Devil’s Footprint

  3. Queen Of Hearts

  4. Destroyer

  5. Hard And Fast

  6. Eye Of The Storm

  7. Stand Your Ground

  8. Top Of The World

  9. To The End

  10. Kingdom Of The Cross

Category : Recensioni
Tags : Saxon
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10th Apr2015

Saxon – Heavy Metal Thunder

by Alberto Lerario

Saxon - Heavy Metal ThunderQuale modo migliore per i Saxon per celebrare il loro ritorno stilistico all’heavy metal vecchio stampo, che con un’ora di classici ri-registrati dai loro giorni di gloria alla genesi del movimento NWOBHM? Più di una volta band di questo calibro rilasciano compilation pescando qua e là dal passato, talvolta inserendoci qualche bonus track. Di solito la preoccupazione generale è che manchino l’energia o la spontaneità dell’originale. Per fortuna Biff e soci non lasciano trasparire nessuno spiraglio dalla corazza di pelle dei Saxon. Tutte le preoccupazioni svaniscono non appena la title track fuoriesce dagli altoparlanti. Il riff assassino suona meglio di quanto non abbia mai fatto, con una versione aggiornata, graffiante, grazie a una produzione che conserva l’approccio franco e diretto della band. Si potrebbe continuare a descrivere il disco in questo modo fino alla fine, utilizzando frasi enfatiche per descrivere il piacere e la gioia che nasce dall’ascoltare la storia. Basta dire che ogni traccia presente nel disco è un classico. Dall’emozionante riffing di Power & The Glory a quello assassino di Princess Of The Night o di Wheels Of Steel. Oltre ai brani più identificabili e immortali, di contorno si trovano tracce più cupe ed oscure come Crusader e Dallas 1PM. Alcune tracce tra le più accattivanti e di stampo heavy come Motorcycle Man e Never Surrender sono lasciati per la fine, prima di finire con due anthem da concerto, Denim & Leather e Backs To The Wall.

Il disco 2 documenta lo splendido stato di forma della band allo UK Indipendent Bloodstock Festival del 2014, tenuto assieme ai Megadeath. In definitiva il disco ci dimostra che il metallo scorre e pulsa ancora nelle vene e nei cuori dei Saxon. Heavy Metal Thunder non è solo una banale raccolta dei migliori pezzi del periodo NWOBHM, ma è una rivisitazione moderna di quei brani. Per fortuna la band come detto, è ancora in piena forma, e quindi come il buon vino, a scapito dell’ingenua aggressività ha acquisito una maturità e una profondità nuova, in particolare la voce di Byford. Dato per scontato che tutti i dischi dei Saxon andrebbero posseduti e fatti propri, Heavy Metal Thunder va di sicuro acquistato da chi si vuole avvicinare alla band ed avere una panoramica sul loro verbo, ma anche i fan più accaniti troveranno spunti di interesse e motivi di pura delizia dal suo ascolto.

Autore: Saxon

Titolo Album: Heavy Metal Thunder

Anno: 2014 Casa Discografica: UDR
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.saxon747.com
Membri band:

Biff Byford – voce

Doug Scarratt – chitarra

Paul Quinn – chitarra

Nibbs Carter – basso

Nigel Glockler – batteria

 

Tracklist:

CD 1 “Heavy Metal Thunder”

1. Heavy Metal Thunder

2. Strong Arm Of The Law

3. Power & The Glory

4. And The Bands Played On

5. Crusader

6. Dallas 1PM

7. Princess Of The Night

8. Wheels Of Steel

9. 747 (Strangers In The Night)

10. Motorcycle Man

11. Never Surrender

12. Denim & Leather

13. Backs To The Wall

CD 2 “Live At Bloodstock 2014”

1. Sacrifice

2. Power And The Glory

3. Heavy Metal Thunder

4. Battalions Of Steel

5. Motorcycle Man

6. And The Bands Played On

7. To Hell And Back Again

8. 747 (Strangers In The Night)

9. Crusader

10. Wheels Of Steel

11. Princess Of The Night

12. Denim And Leather

Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Saxon
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28th Nov2014

Saxon – Warriors Of The Road (The Saxon Chronicles Part II)

by Antonluigi Pecchia

Saxon - Warriors Of The Road (The Saxon Chronicles Part II)Nel corso degli ultimi 40 anni di musica, la scena è mutata e anche molto, e il genere hard rock/metal non ha fatto eccezione, scena in cui abbiamo avuto modo di assistere e ascoltare diversi trend, qualcuno defunto e qualcuno invece ancora vivo e prolifico. Il genere musicale però è stata anche caratterizzato da alcuni punti fissi, delle vere e proprie granitiche colonne portanti del genere, una di queste porta il nome di Saxon. La band britannica, oggi, prosegue con questo nuovo cofanetto la documentazione live iniziata nel 2001 con The Chronicles Of Saxon, raccontandosi tra passato e presente una volta raggiunti i primi 35 anni di attività musicale come uno dei protagonisti principali del settore. Il primo DVD del box, girato principalmente durante lo show della band da headliner allo Steelhouse Festival 2013 tenutosi in Regno Unito, che per l’occasione la band ha riportato l’aquila d’acciaio on stage, stendardo caratterizzante dei suoi live set decenni fa, tra un brano e l’altro la band si racconta, membro per membro, tra esperienze, piccoli aneddoti e luoghi personali, dimostrando di essere fierissima dei suoi trascorsi, che li hanno permessi di raggiungere una notorietà straordinaria a livello mondiale. Nonostante tutto, Biff e soci non hanno mai perso la testa per il successo, rimanendo sempre persone semplici e umili ed è proprio questo che riescono a trasmetterci le parole pronunciate dai protagonisti e dalle ambientazioni delle interviste, dimostrando di essere persone seppur consapevoli di aver raggiunto e superato quella soglia di notorietà per poter essere definite “rockstar” ma senza mai abbandonare la loro umanità.

Il secondo DVD è invece una vera e propria delizia per timpani e occhi dei metalheads, disco che racchiude le esibizioni integrali della band a Wacken 2012, al Download Festival 2012 e Graspop Metal Meeting 2013: tutti i brani migliori della band, a volte ridondanti tra le tre esibizioni e quindi non si consiglia di fare una full immersion nei contenuti di questo pacchetto, bensì visionarlo in più volte. Live set non straordinari, esattamente ciò a cui la band ci ha da sempre abituati ad assistere: prove di impatto, energiche e prive di imperfezioni, che spingerebbero qualsiasi metalhead a rockeggiare divertendosi. Insomma un sincero ritratto dei Saxon in concerto con un ottima qualità audio e video. Inoltre nella confezione è presente anche un CD contenente le tracce audio dell’esibizione gustabile nel primo DVD, ovvero allo Steelhouse Festival 2013, un semplice valore aggiunto al pacchetto che già soddisferebbe a pieno senza di esso.

Sicuramente un “must have” per tutti gli appassionati dell’heavy metal ma potrebbe essere utilizzato anche come punto di partenza per introdurre un pubblico più giovane a questo genere musicale. Nonostante i Saxon abbiano rilasciato un po’ di live album e compilation negli ultimi anni, senza ombra di dubbio in questo caso ci troviamo di fronte ad uno di quei tasselli importanti nella storia della band. Consigliato!

Autore: Saxon Titolo Album: Warriors Of The Road (The Saxon Chronicles Part II)
Anno: 2014 Casa Discografica: UDR Music
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: Box (2 DVD e 1 CD) Sito web: www.saxon747.com
Membri band:

Byff Byford – voce

Paul Quinn – chitarra

Doug Scarratt – chitarra

Nibbs Carter – basso

Nigel Glockler – batteria

Tracklist:

DVD 1. Live in Steelhouse Festival 2013

DVD 2. Live in Wacken Open Air 2012

DVD 2. Live in Download Festival 2012

DVD 2. Live in Graspop Metal Meeting 2013

CD. Live in Steelhouse Festival 2013

Category : Recensioni
Tags : Saxon
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04th Apr2014

Saxon – St. George’s Day Sacrifice – Live In Manchester

by Marcello Zinno

Saxon - St. George's Day Sacrifice - Live In ManchesterNell’era prolifica che i Saxon stanno vivendo, discograficamente parlando, non poteva mancare un live. Dopo due ottimi capolavori studio come Call To Arms e l’ultimo Sacrifice e dopo le varie partecipazioni al Wacken dell’ultimo decennio, tutti i presupposti per spingere il loro nome in alto e il loro sound che non perde mordente con gli anni c’erano e sono sotto gli occhi di tutti. Quale miglior momento per un live? In realtà la scelta non è così studiata come potrebbe essere: i Saxon infatti si esibiscono ogni anno in occasione del St. George’s Day, occasione importante per gli inglesi, che come da tradizione cade il 23 di aprile e nel 2013 hanno deciso di registrare l’intero concerto per confezionarlo, appunto, nel live in questione dal titolo St. George’s Day Sacrifice – Live In Manchester. Come potrebbe essere uno show di una band collaudata ma soprattutto in gran forma come i Saxon? Assolutamente come ve lo aspettate: non una variazione, zero improvvisazioni, i brani sono ripetuti fedelmente così come i metaller li hanno imparati da decenni, lasciando ovviamente dello spazio ai nuovi brani (un pò coraggioso chiamarli “successi”) come la dura Wheels Of Terror e l’inno per ogni defenders che si rispetti dal nome Made In Belfast. Altro elemento secondo copione: come molte band “furbe” spesso fanno, i brani più recenti sono proposti nella prima parte dello show, quando il pubblico è ancora carico di energia ed emozionato per avere la propria band preferita a pochi metri di distanza; una volta fatte fuori le novità, magari anche per rispettare un accordo con la propria etichetta, si parte per un viaggio indietro nel tempo rispolverando i veri classici della propria discografia.

Infatti è nel secondo CD che si opta per un vero sciorinamento senza pietà di capolavori assoluti come le ultime 6 tracce, praticamente pezzi immancabili in una scaletta del combo inglese. In generale emozionanti le riproposizioni dal vivo di Rock ‘N’ Roll Gypsy e And The Bands Played On in cui il pubblico risponde compatto, potente la resa di Never Surrender e dei brani straconosciuti. Interessante che alla produzione dell’album ci sia lo stesso Biff Byford anche se alle spalle del palco e del prodotto discografico c’è la mano sapiente di Andy Sneap, nome molto noto nella scena. Curiosa invece la scelta di inserire in scaletta il brano Conquistador (incluso nell’album Metalhead del 1999) pezzo raramente proposto nonostante dimostri di essere incisivo e potente e che in questo show include anche un lungo assolo del batterista Nigel Glockler. Nel complesso un live con tutti i crismi anche se privo di soprese, ennesimo segno dopo tutto che i Saxon non mollano e probabilmente (questo ce lo auguriamo) ce li dovremo godere per un bel pò di anni a venire.

Autore: Saxon Titolo Album: St. George’s Day Sacrifice – Live In Manchester
Anno: 2014 Casa Discografica: UDR Music
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.saxon747.com
Membri band:

Biff Byford – voce

Paul Quinn – chitarra

Doug Scarratt – chitarra

Nibbs Carter – basso

Nigel Glockler – batteria

Tracklist:

Disc 1

  1. Sacrifice
  2. Wheels Of Terror
  3. Power And The Glory
  4. Made In Belfast
  5. Rock ‘N’ Roll Gypsy
  6. And The Bands Played On
  7. I’ve Got To Rock (To Stay Alive)
  8. Night Of The Wolf
  9. Conquistador
  10. Broken Heroes
  11. Guardians Of The Tomb

Disc 2

  1. Never Surrender
  2. Ride Like The Wind
  3. Crusader
  4. Stand Up And Fight
  5. Dallas 1 PM
  6. 747 (Strangers In The Night)
  7. Wheels Of Steel
  8. Strong Arm Of The Law
  9. Denim And Leather
  10. Princess Of The Night
Category : Recensioni
Tags : Saxon
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07th Nov2013

Saxon – Unplugged And Strung Up

by Marcello Zinno

Saxon - Unplugged And Strung UpInutile fare le orecchie da mercante: le raccolte, i “best of” e le ristampe in versione acustica ci suonano come delle grandi azioni di marketing, trovate per aggiungere un’altra pubblicazione discografica senza dover comporre inediti all’altezza del proprio nome. Dare un’altra veste a delle canzoni che hanno portato grande successo: chi meglio della band che le ha composte e che le conosce maniacalmente (avendole portate in lungo ed in largo per i 5 continenti) è in grado di farlo?! Un pò come dire: dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Con Unplugged And Strung Up è tempo per i Saxon di imboccare questa strada, ma diciamolo con la stessa onestà, questo doppio album è qualcosa di più di una manciata di tracce riviste. Innanzitutto non ci sono solo versioni acustiche, come il titolo farebbe immaginare. La band non riesce a rinunciare al buon caro heavy metal e piazza dei passaggi rivisti in modo davvero piacevole: su tutte spiccano Battle Cry con delle chitarre dalla forma differente e le varie sfumature introdotte in Militia Guard. Inoltre compaiono delle versioni riviste anche con l’ausilio di effetti da orchestra, che purtroppo però indeboliscono molto l’appiglio delle trame di matrice saxoniana: la stessa The Eagle Has Landed ad esempio abbandona il mordente epico per assumere una compostezza più fantasy, un pò troppo artificiale. Naturalmente nulla da dire sugli elementi compositivi fedeli a questi capolavori nelle versioni originali, ma lo sforzo per aggiungere delle “orchestrazioni”, pur dando una nuova faccia ai brani, non li migliora in termini assoluti. Questa la nostra impressione sui brani ri-registrati con effetti da orchestra di sottofondo (la cui Call To Arms in versione orchestrale era già inserita come bonus track nell’album omonimo del 2011).

Merita sicuramente una citazione il brano Frozen Rainbow che si presta benissimo ad una rivistazione in chiave acustica e i Saxon, dall’alto della loro maestria, la impreziosiscono a dovere. Ma Unplugged And Strung Up raccoglie ben due album, il secondo rappresenta una raccolta, a parer nostro la migliore raccolta in assoluto che i Saxon abbiano mai pubblicato. Ci sono tutti i grandi successi, da Strong Arm Of The Law a 747 (Strangers In The Night), da Denim & Leather a Power & The Glory. Peccato che in realtà non si tratti d’altro che della raccolta dal titolo Heavy Metal Thunder che i Saxon avevano già pubblicato nel 2002, riproposta esattamente con lo stesso titolo. Quindi nel complesso, tralasciando il secondo disco possiamo presentare questa uscita come una nuova faccia dei Saxon, con luci ed ombre.

Autore: Saxon Titolo Album: Unplugged And Strung Up
Anno: 2013 Casa Discografica: UDR Music
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6
Tipo: 2 CD Sito web: http://www.saxon747.com
Membri band:

Biff Byford – voce

Paul Quinn – chitarra

Doug Scarratt – chitarra

Nibbs Carter – basso

Nigel Glockler – batteria

Tracklist:

Disc 1

  1. Stallions Of The Highway
  2. Crusader (orchestration version)
  3. Battle Cry
  4. The Eagle Has Landed (orchestration version)
  5. Red Star Falling (orchestration version)
  6. Broken Heroes (orchestration version)
  7. Call To Arms (orchestration version)
  8. Militia Guard
  9. Forever Free (re-recorded version)
  10. Just Let Me Rock (re-recorded version)
  11. Frozen Rainbow (acoustic version)
  12. Iron Wheels (live acoustic version)
  13. Requiem (acoustic version)
  14. Coming Home (acoustic version)

Disc 2

  1. Heavy Metal Thunder
  2. Strong Arm Of The Law
  3. Power & The Glory
  4. And The Bands Played On
  5. Crusader
  6. Dallas 1pm
  7. Princess Of The Night
  8. Wheel Of Steel
  9. 747 (Strangers In The Night)
  10. Motorcycle Man
  11. Never Surrender
  12. Denim & Leather
  13. Back To The Wall
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Saxon
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