Saxon – Inspirations

La successiva Immigrant Song non ha bisogno di presentazioni: “Robert Plant teletrasportato nel ventunesimo secolo”, sarebbe la definizione più azzeccata per come la band prende di petto la traccia con il cantato aggressivo di Byford, la batteria aggressiva ed impetuosa che in un con le chitarre riesce, in meno di tre minuti, ad infiammare anche gli amplificatori più moderni e con certo maggior wattaggio rispetto a quelli dell’epoca di Page e Co. Si passa poi a Paperback Writer ed il “dovuto” omaggio alle leggende di Liverpool: i quattro “scarafaggi” vengono qui onorati con una ancora entusiasmante prestazione vocale di Byford, mentre sezione ritmica ed asce appaiono miracolosamente “giovanili” nell’esecuzione, non sbagliando di una virgola entrate, battute e stacchi, mentre il ritornello è piacevolmente gradevole, attualissimo e senza sbavatura nemmeno nei brevissimi momenti di relativa calma del pezzo. Accidenti, che impressione ascoltare una sontuosa versione di Evil Woman: Tony Iommi e soci non potrebbero essere più soddisfatti della resa che ne fanno gli albionici. Luciferino ed indiavolato il buon Byff, svizzero di precisione il drumming di Glockler, sontuoso il basso di “Nibbs” Carter, mentre la coppia Quinn/Scarrat si concede il suo momento di notorietà con un solo impeccabile anche nella sua relativa brevità, ma che consente riandare con la memoria ai gloriosi anni 70 di sabbatiana memoria, pur se la titolarità del brano è appannaggio dei The Crow, ricordando tuttavia la migliore esecuzione sino ad ora fornita, ovvero appunto quella di Ozzy e compagni.
Con Stone Free anche la Jimi Hendrix Experience viene omaggiata secondo dazio ed in questo caso sono le asce, ovviamente, a passare in primo piano con una linea sonora di indubbio valore che non mette certo in retroguardia il vocione di Byff altrimenti impossibile da limitare, ma che certo predilige esaltare maggiormente il lavoro delle sei corde. Ed ora, cosa arriva? Forse, l’omaggio più sentito: Bomber è il saluto commosso e voluto che i Saxon tributano all’amico ed alla band di sempre. Vengono i brividi a riascoltare uno dei cavalli di battaglia di Lemmy reinterpretato a modo suo da Byff e soci, con il canto del primo ad avvicinare vette ineguagliabili ed il resto della band partire in quarta per quella che pare una jam infinita e magistralmente condotta dalle chitarre che chiudono degnamente il brano. Cosa dire di Speed King ? Che Ian Gillan si è reincarnato nelle corde vocali di Byff, lo guida verso la migliore esecuzione possibile e che quest’ ultimo non si vergogna del “dono” fattogli e lo ripaga con una prestazione magica ed incredibilmente attuale, mentre la coppia Quinn/Scarrat si incammina verso un assolo mortifero che non lascia prigionieri nel raggio laser del CD o del vinile, per gli affezionatissimi dell’amato acetato. Ecco anche Phil Lynott entrare a far parte del club degli “omaggiati” ed in questo caso, non viene meno la vena blueseggiante e rockeristica dei Nostri, con Byff a destreggiarsi bene anche su tempi meno infuocati ma altrettanto coinvolgenti come il brano in questione: è un piacere ascoltare il singer dichiararsi più volte, appunto, un rocker di razza…e vorrei vedere, con oltre quaranta anni di onorata, polverosa e meritata carriera a tutto tondo, sempre all’insegna di asce sparate a tutto watt come anche in questo frangente.
L’esecuzione di Hold The Line è ancora una volta di livello: i Toto di Steve Lukather avranno di certo ascoltato e gradito, un Byff molto vicino alle sonorità di Bobby Kimball e David Paich, ma con quel tocco di suo personale ed incisivo che dona vigore ad uno dei brani cult della band del mai dimenticato Jeff Porcaro, aggiungendovi inoltre un assolo potentissimo e da sballo, il risultato non può che essere di assoluta approvazione. Ecco che anche il ricordo di Bon Scott viene adempiuto: con Problem Child si completa l’omaggio alle band storiche che i Nostri compiono con una interpretazione sontuosa che il mai troppo rimpianto singer (la cui morte assurda grida ancor oggi vendetta e sdegno) avrebbe di certo gradito mentre tracannava una solida birra Ale, magari strizzando l’occhiolino ed annuendo agli assoli di Paul Quinn e Doug Scarrat che piacerebbero ovviamente anche ad Angus Young. Si chiude con See My Friends ed il cerchio è completo: il brano dei Kinks assurge a nuova vita con una interpretazione notevole dei nostri eroi: viene fuori anche la vena romantica del quintetto, alla fine mai sopita e senza che questa intacchi il valore del brano, molto “rilassato” e tale da consentire a tutti i musicisti di indulgere maggiormente sulle note di una traccia che ben omaggia Ray Davies e la sua band, oltre che nobilitare tutto l’album in una ottica non di puro e semplice “revisionismo” storico, ma di una più completa rivisitazione di ciò che, volenti o nolenti, ha influenzato tutto quello che è venuto dopo.
Autore: Saxon | Titolo Album: Inspirations |
Anno: 2021 | Casa Discografica: Silver Lining |
Genere musicale: Heavy Metal | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: www.saxon747.com |
Membri Band: Byff Byford – voce Doug Scarrat – chitarra Paul Quinn – chitarra Tim Carter – basso Nigel Glockler – batteria | Tracklist: 1. Paint It Black 2. Immigrant Song 3. Paperback Writer 4. Evil Woman 5. Stone Free 6. Bomber 7. Speed King 8. The Rocker 9. Hold The Line 10. Problem Child 11. See My Friends |