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02nd Set2020

Hairy Mussels – Cozzilla

by Simone Rossetti
Uno stoner rock speziato di psichedelia, sonorità vintage (che però non puzzano di falso), alcune buone intuizioni e qualche ombra. Lo stoner è un genere piuttosto vago e che lascia ampia scelta interpretativa, per contro, o si è dei fuoriclasse o lo si diventa o si rischia di restare in un anonimato che non è né carne né pesce (questo è un problema che riguarda chiunque si approcci a questo genere proprio perchè musicalmente “semplice” e dalle influenze più svariate). Cozzilla degli Hairy Mussels è un buon album ma poteva essere un ottimo album, gli è mancato giusto quel “passettino” in più, un semplice passettino che però richiede un approccio completamente diverso e non è cosa da poco, ma ci ritorneremo su. Gli Hairy Mussels sono un trio di Milano composto da Daniele (Danikomio) alla chitarra e voce, Grace alla batteria e Pietro al basso; attivi dal 2016 rilasciano nel 2018 il loro primo album Noise ‘N’ Oyster ed è dei primi mesi di questo 2020 la loro ultima fatica, Cozzilla; un buon album dicevamo ma andiamo per ordine, all’interno di questo lavoro ci sono almeno tre ottime tracce, la prima è il brano di apertura Porncop, riff secchi e potenti, ritmica precisa, un bel refrain ed una buona voce (buona ma forse non abbastanza potente da “bucare” l’ascolto) e sonorità che a tratti possono ricordare vagamente i Nirvana (è un complimento perchè non si tratta di semplice scopiazzatura). L’altro brano è Mummified, attacco potente e deciso ed anche qui un bel refrain che resta piacevolmente in testa (senza ammiccamenti a certo indie) ed infine c’è la notevole Blackstar lanciata lungo una polverosa Route 66 e con un crescendo finale che si incolla sulla pelle mentre il vento scompiglia i capelli (per chi li ha ovviamente).

Ci sono poi alcuni buoni brani che però non lasciano il segno: l’hardcore di Feast pesta duro ma non scontato lasciando ampia libertà di variazioni, Rise ha un buon impatto e buone potenzialità ma ha il sapore del già sentito, si conclude con Waterboarding (forse troppo ammiccante a certe sonorità anni 90) e Spiral, un pezzo potente e adrenalinico ma non abbastanza incisivo. L’album termina qui ed è un bel sentire, resta appunto qualche zona d’ombra, in alcuni brani ci si adagia sulla mediocrità di questi tempi, un accontentarsi invece di osare di più (compreso il rischio di sbagliare ma è questo il bello ed anche una necessità), le potenzialità ci sono e sarebbe un peccato sprecarle, la voce come si è detto potrebbe essere un limite ma anche la sezione ritmica (sempre precisa ma più incisiva e fantasiosa darebbe quel tocco in più); è un album che vi consigliamo di ascoltare e ri-ascoltare, non tutti i brani sono sullo stesso livello ma c’è anima e sudore, proprio come dovrebbe sempre essere, e non è poco.

Autore: Hairy Mussels Titolo Album: Cozzilla
Anno: 2020 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Stoner Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/hairymussels
Membri band:
Danikomio – chitarra, voce
Grace – batteria
Pietro – basso
Tracklist:
1. Porncop
2. Waterboarding
3. Blackstar
4. Feast
5. Rise
6. Mummified
7. Spiral
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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22nd Giu2020

Kayleth – 2020 Back To Earth

by Massimo Volpi
Il nuovo album dei Kayleth ha una copertina strepitosa, come sempre; ha un suono incredibile, come sempre; è un viaggio pazzesco, come sempre. 2020 Back To Earth è un disco molto, molto bello. Il quintetto veronese rappresenta ormai una realtà nel panorama stoner nostrano (e non solo), sempre che esista un panorama simile nel nostro Paese. A sentire questo album, dai suoni al confezionamento, non sembrerebbe nemmeno di parlare di una band italiana, ma questo non è raro che accada (per fortuna); solo che questa volta ci si ha proprio l’impressione di trovarsi davanti a un band (nord europea o americana) che meriterebbe palchi importanti. Atmosfere spaziali/aliene dall’artwork all’ultima canzone. Apre Corrupted e inizia un viaggio intergalattico di 46 minuti. Un viaggio fatto di chitarroni fuzz, effetti, raggi laser e sonorità da sci-fi e b-movie. Uno stoner rock bello saturo, veloce quanto basta, ritmato e vario. Una capacità compositiva e di esecuzione davvero interessante. Qualità e varietà che rimane costante per tutta la durata dell’album, senza mai annoiare né ripetersi ma che sa anzi sorprendere (l’inserto di sax in Lost In The Canyons o il synth in By Your Side); molto buono il timbro vocale e il cantato, così come l’inserimento di assoli (Delta Pavonis, Electron).

Un album che sa variare pur rimanendo dentro i propri confini, utilizzando riff ed effetti, senza perdersi in sperimentazioni che non troverebbero risultati, quando i risultati già sono evidenti e importanti. Un master volutamente cupo che evidenzia inevitabilmente più la parte ritmica ma che permette di posizionare senza alcun dubbio questo lavoro all’interno della sfera stoner più tradizionale. Potenza e noise controllato, effetti, pedali, assoli e qualche cambio di tempo ben dosato, costituiscono la ricetta perfetta per questo 2020 Back To Earth che chiude con l’ipnotico giro di Cosmic Thunder. Su un ipotetico scaffale temporale, li posizionerei tra Kyuss e Graveyard; lasciatevi rapire dal disco volante in copertina e viaggiate nell’universo Kayleth.

Autore: Kayleth Titolo Album: 2020 Back To Earth
Anno: 2020 Casa Discografica: Argonauta Records
Genere musicale: Stoner, Space Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/KAYLETHBand
Membri band:
Enrico Gastaldo – voce
Massimo Della Valle – chitarra
Daniele Pedrollo – batteria
Michele Montanari – synth
Alessandro Zanetti – basso
Tracklist:
1. Corrupted
2. Concrete
3. Lost In The Canyons
4. The Dawn Of Resurrection
5. Delta Pavonis
6. By Your Side
7. Electron
8. The Avalanche
9. Sirens
10. Cosmic Thunder
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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02nd Giu2020

Impatto Zero – Inni Generazionali

by Marcello Zinno
Gli Impatto Zero, tornano con un nuovo EP, formato a cui ci aveva già abituati in passato. Ma il loro sound è esattamente perfetto per questa “confezione”: mordere e buttare giù senza starci troppo a pensare. Il loro infatti è un rock lo-fi che però nei riff e nei pattern assume sembianze diverse: l’opener OMG apre il sipario allo stoner più viscerale, ma è con Felicità Per Metà che ci si sposta su lande crossover che fanno echi ai Linea 77; il loro approccio quasi hardcore non può che non colpire dritto in faccia l’ascoltatore, è esattamente quella irruenza che prende fuoco nella manciata di minuti nei quali è compresso Inni Generazionali. Ma i ragazzi ci sanno fare non solo a livello stilistico, anche i messaggi veicolati dimostrano sostanza, basti ascoltare la titletrack per capire che il quartetto ha da dire non solo musicalmente. Ma se volete essere colpiti da un treno in corsa allora il nostro suggerimento è di alzare il volume e ascoltare Cosa Vuoi?, un brano che inizia con una trama sludge metal e che poi riprende lo stile della band, fatto di rock sporco, ma in questo caso con delle liriche che prendono il sopravvento e che si fanno aspre così come la musica. Brano assolutamente verace. L’EP si conclude con 1984, altro brano crossover di una potenza disarmante.

Lo stile degli Impatto Zero è volutamente ancorato su una produzione molto poco pulita, alle chitarre muscolari la band preferisce distorsioni vistose: questa scelta stilistica caratterizza in modo evidente il loro marchio di fabbrica e noi la promuoviamo anche perché dietro questi suoni ci sono contenuti di livello (in altri casi l’approccio noise viene usato per nascondere mancanza di idee). Sulla lunga distanza forse potrebbero optare per una produzione di più alto livello per fare il doveroso salto.

Autore: Impatto Zero Titolo Album: Inni Generazionali
Anno: 2020 Casa Discografica: Mr. Blue Records
Genere musicale: Stoner, Hardcore, Sludge, Noise Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/impattozeroband/
Membri band:
Martin Cantero – voce, chitarra
Francesco Sole – chitarra, voce
Domenico Perugini – basso, voce
Thomas Tarquini – batteria, voce
Tracklist:
1. OMG
2. Felici Per Metà
3. Inni Generazionali
4. Cosa Vuoi?
5. 1984
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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11th Mag2020

Maya Mountains – Era

by Gabriele Rusty Rustichelli
I Maya Mountains nascono nel 2005, registrano il loro primo album nel 2006 (che esce nel marzo 2009) e oggi escono con il loro secondo album Era registrato nel 2014. Questa è un po’ la descrizione di una situazione che troviamo spesso in Italia. Band con talento che però si scontrano con la realtà di tempi prolissi per la realizzazione di lavori (a meno che il tutto non sia voluto all’approccio in stile “Tool”). Nella descrizione della band, Era viene descritto come un percorso di cinque anni dove la band esplora le proprie sfumature sonore per fissarle nel nuovo lavoro. Parliamo di una band rock per struttura, psichedelica per mancanza di confini e stoner per gran parte del sound. Questo incuriosisce molto, solitamente le band rock “canoniche” rischiano di essere banali, quelle psichedeliche rischiano di essere divertenti solo per i musicisti che ci suonano dentro (persi nel loro viaggio) e le band stoner spesso sono la copia sbiadita della brutta copia. Viste le premesse, ascolto il disco con scetticismo…che dura poco. Il sound c’è, la produzione anche. E questo è già un ottimo inizio. Visto il genere non stiamo parlando di produzione raffinata e laccata ma neppure fatta a caso solo per fare gli alternativi. La cura del suono non manca e il carattere è davvero presente.

Ovviamente non stiamo parlando di qualcosa di semplice al primo ascolto, né di un genere da “cantare” su una cabrio percorrendo una highway, piuttosto di un viaggio (un po’ scuro) da ascoltare mentre si guida una Challenger Demon nera, in mezzo al deserto in compagnia solo della propria e disturbata anima nera. La band è composta da tre elementi, basso, batteria e chitarra. Ci sono dei momenti dove si lascia spazio anche a synth (suonati da Alessandro, bassista e cantante), che, a tratti, aumentano il senso di inquietudine. Non entro nel merito del concept riguardante i testi, credo che sia davvero troppo personale in questo caso come visione e lascio all’ascoltatore ogni stimolo ad entrarci dentro a dovere, mi limito a constatare che in Italia, ancora una volta, ci sono progetti validi, con un mood davvero internazionale e con una visione musicale molto interessante. Ascoltare il disco tre volte di fila è stato un viaggio, sapere di potermi immergere in certe atmosfere mantenendo l’orgoglio italiano è davvero un piacere. Ora mi manca solo una Challenger…la colonna sonora so dove andarla a cercare.

Autore: Maya Mountains Titolo Album: Era
Anno: 2020 Casa Discografica: Go Down Records
Genere musicale: Rock, Psichedelia, Stoner Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/pg/mayamountainsera
Membri band:
Alessandro – voce, basso, synth
Emanuel – chitarra
Marco – batteria
Tracklist:
1. Enrique Dominguez
2. In the Shadow
3. San Saguaro
4. Dead City
5. Vibromatic
6. Raul
7. Ufo
8. Baumgartner
9. Extremely High
10. El Toro
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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10th Mag2020

Concrete Mountain – Hazedazed

by Raffaele Astore
Questa band tutta italiana, biellese per l’esattezza, si distingue con questa uscita dell’aprile 2020 per il sapersi immergere in suoni ben amalgamati che variano dal semplice stoner, al rock psichedelico, o, a seconda dei casi dall’heavy psych al desert rock, fino a giungere al tipico fuzz grazi al sapiente uso dei distorsori su chitarra e basso. Hazedazed, il titolo di questa uscita, è davvero un disco che raccoglie quei generi esplosi negli anni 90 a seguito dell’avvento del grunge anche se, in alcune sfumature, riesce a mantenere una pulizia del suono che, il grunge, quello appena nato, non aveva perché esprimeva solo rabbia. Non che qui non sia presente una sorta di ribellione come accade nella bonus track Hill Bomb, ma che ad esempio nella successiva G.P.L. prospetta un sound molto vicino alla psichedelia prima di lasciarsi andare ad un rock come Dio comanda. E questi ragazzi biellesi dimostrano come la loro sia la strada giusta intrapresa verso quella maturità e ricercatezza musicale che potrebbe portarli ben oltre i, purtroppo, limiti che questo genere musicale ha come costanza. Già dal pezzo di apertura, il parlato fa capire come ci si può sentire quando si viaggia a mille, Camionaut, è il segno evidente che questo è un lavoro che, davvero, vuole viaggiare come un camion che macina, chilometro dopo chilometro, strade assolate e battaglie tra bisonti per tentare di essere i primi a raggiugere la metà.

E la metrica musicale di questo pezzo, della durata di dodici minuti, è un mantra che richiama alla mente gli I Hate The Village ed in alcuni momenti anche i Winstons. Con Black Zero Gravity Void il ritmo pur restando incalzante diventa immediatamente più morbido per avvicinarsi ad un psyco-sound gradevole che, in un crescendo naturale, riporta a quella che in fondo, è la proposta dei Concrete Mountain: un rock semplice che si contamina, pezzo dopo pezzo, di una miscela esplosiva dove la creatività di Hazedazed viene fuori in tutta la sua fisicità. Anche la bonus track Hill Bomb mantiene nel sound, come nella voce, l’esplosiva miscela di generi stoner grunge, attraente come tutti i brani fin qui ascoltati, ma che non sovrastano mai l’uno sull’altro se si considera la continuità musicale che Hazedazed è in grado di esprimere. Sappiamo bene che in giro per il nostro paese di band così ce ne sono, ma i Concrete Mountain hanno già dalla loro una maturità ed una consapevolezza delle proprie capacità che, nel giro di pochi anni, dal 2018 con l’esordio di Concrete Mountain, li porta ora nel 2020 a riproporsi con Hazedazed. Con G.P.L. (Gravity Plumb Launcher) i suoni diventano più morbidi quasi sognanti, ma indissolubilmente legati ai generi fin qui ascoltati, spesso martellanti, capaci di sfociare in un fuzz a tutto tondo per sprigionare energia pura, quell’energia che colpisce chi ascolta per la prima volta questa band piemontese dove, la musica, è spesso stata ispirazione per band che hanno poi sfondato sulle scene, in particolare sulla scena rock.

A chiudere questo bel lavoro Desert Foam che ha in alcuni passaggi quelli di un’altra band alla quale non manca davvero spessore, vale a dire gli Hats Off Gentlemen It’s Adequate, anche se lì siamo più nel progressive. Ma si sa che nella musica tutto è un intreccio di quelle sette note che ben conosciamo e Hazedazed è un lavoro che ha fatto di quelle sette note un intreccio di generi davvero lodevole.

Autore: Concrete Mountain Titolo Album: Hazedazed
Anno: 2020 Casa Discografica: Konodischi
Genere musicale: Stoner, Heavy Metal, Desert Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito: https://www.facebook.com/concretemountainband/
Membri band:
Giano
Filippo
Sotty
Luca
Tracklist:
1. Camionaut
2. Black Zero Gravity Void
3. Hill Bomb (bonus track)
4. G.P.L. (Gravity Plumb Launcher)
5. Desert Foam
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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07th Mag2020

Caluvia – Insane

by Giuseppe Celano
I Caluvia sono uno stoner power trio, nato nel 2015 e di stanza a Siena/Colle Val d’Elsa, formato da tre elementi: Luca alla chitarra e voce, Matteo al basso e Leonardo alla batteria. Nel luglio 2017 esce il loro primo EP, omonimo, composto da 5 brani inediti. Suonano fra Toscana ed Emilia Romagna assieme a Mr Bison, Cani Dei Portici, Sdang, Bruuno, No Hay Banda, A Mismatch Theory, Le Pietre Dei Giganti e tanti altri. Dopo tre anni di tour e di lavoro in studio pubblicano il secondo album via Taxi Driver Records. Insane consta di otto brani che ripercorrono le strade già battute dello stoner ma forti di atmosfere e incisi psichedelici che rimandano, oltre alle band classiche, anche ai Pink Floyd ma diametralmente opposti agli stilemi della band di Barret/Waters (Insane). Buono il groove generale, più che sufficiente la spinta propulsiva della sezione ritmica, fra basso pulsante e pelli tese, mentre il rifferama crea le basi per l’esplosione degli assoli.

Prodotto da Damiano Magliozzi, del Soundy Studio di Siena, il disco è stato registrato interamente in presa diretta, ottenendo un suono più corposo per le chitarre registrate dividendo il segnale su due amplificatori, uno da basso e un Orange per chitarra (Flip Out). Ovviamente ricordano molte band fra cui Vista Chino e Unida, tutto riconducibile alla band madre di John Garcia che tre decadi fa diede alla luce al desert sound (Goat’s Friend). Un lavoro snello che non incontra ostacoli, cali di tensione o momenti di magra. Sicuramente non la cosa più originale (ammesso che si possa ancora parlare d’originalità oggi) fra la miriade d’uscite finite sul mercato ma qualcosa di sincero e credibile, senza spocchia o presunzione alcuna.

Velocizzazioni repentine (Bully) e cambi di tempo in slow down controllato (Evil) viaggiano su riff compressi e arcigni. Fra le pieghe della struttura portante s’innestano buone linee melodiche che permettono al disco di scivolare via in scioltezza pur rimanendo agganciato alle vostre orecchie per far breccia nel cervello.

Autore: Caluvia Titolo Album: Insane
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Stoner Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Caluvia
Membri band:
Luca Corsini – chitarra, voce
Matteo Verdicchio – basso, voce
Leonardo Boccacci – batteria
Tracklist:
1. Tucumcari
2. Insane
3. Wino
4. Goat’s Friend
5. Evil
6. Flip Out
7. Jack
8. Bully
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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05th Apr2020

Humulus – The Deep

by Giuseppe Celano
Gli Humulus sono un power trio psych-stoner frutto dell’unione fra elementi provenienti da Brescia e Bergamo. Si sono formati nel 2009 mentre il loro debutto è del dicembre 2012 (Go Down Records) e ne abbiamo parlato a questa pagina. Dopo aver prodotto una birra IPA e affrontato un cambio di line-up, nel 2015 fanno uscire un EP di 3 brani intitolato Electric Walrus, orientato verso la psichedelia. Il penultimo lavoro, Reverently Heading Into Nowhere (Taxi Driver Records), rimane altamente psichedelico recuperando la parte heavy limata in precedenza. In questo inizio 2020, flagellato dal Covid-19, se ne escono con The Deep, introdotto da una psichedelica monster track di 14 minuti, lenta e maestosa, di matrice sabbatiana nel rifferama. Nella successiva Gone Again richiamano alla mente i Kyuss mentre si fanno più oscuri e imponenti in Hajra che, da lontano, ricorda le atmosfere di Set The Heart For The Control Of The Sun irrobustite da un ipnotico giro figlio di Tony Iommi. Lunar Queen ha un vestito acustico e procede sospinta da percussioni appena accennate.

Come per l’apertura, anche la chiusura del cerchio viene affidata a un altro mastodonte della stessa durata dell’opener, Sanctuary III: The Deep. Un quarto d’ora di rallentamenti psicotropi, su riff ribassati e distorsione contenuta dalla produzione, ma capace di scavare a fondo nei recessi della mente. Basso killer, sezione ritmica in evoluzione e ricami reiterativi ci portano verso la conclusione di un album molto intenso.

Autore: Humulus Titolo Album: The Deep
Anno: 2020 Casa Discografica: Kozmik Artifactz
Genere musicale: Heavy Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/humulusband
Membri band:
Andrea Van Cleef – chitarra, voce
Giorgio – basso
Massimiliano – batteria
Tracklist:
1. Devil’s Peak (We Eventually Eluded Death)
2. Gone Again
3. Hajra
4. Into The Heart
5. Of The Volcano Sun
6. Lunar Queen
7. Sanctuary III: The Deep
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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29th Feb2020

Ultracombo – Season 1

by Marcello Zinno
Arrivano dal Veneto e già dal moniker promettono tanto. Promesse mantenute perché il loro stoner è diretto ed esplosivo; ci regalano un EP con una manciata di tracce ma dal sound bellico, chitarre ruvide e scrostanti come stoner esige e una sezione ritmica compatta, solida. Niente di nuovo sotto il sole del genere, sia chiaro, ma questo EP è un prerequisito indiscutibile di show incendiari dalla carica incredibile e speriamo che dal vivo gli Ultracombo siano proprio così. Una parentesi la merita la parte vocale: ci piace molto la scelta di cantare per lo più in italiano, scelta coraggiosa perché davvero rarissima in ambito stoner, e che finalmente valorizza la foltissima scena italiana dedita a queste sonorità; a livello produttivo le linee vocali invece vengono inghiottite (probabilmente volutamente) dalla parte musicale e ciò invece pecca di originalità in quanto marchio indelebile di diverse formazioni (QOTSA in primis).

Un brano molto coinvolgente è Flusso che si intensifica in un refrain che sa di instancabile carrarmato e che con sapienza si ripete al momento giusto con diverse varianti, ma anche l’opener risulta decisa nonostante porti con sé un alone di già sentito. Season 1 è un EP di stoner ben fatto, con l’intenzione di non lasciare prigionieri sul campo. I ragazzi sono all’inizio del loro percorso ma i primi passi promettono bene.

Autore: Ultracombo Titolo Album: Season 1
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Stoner Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/Ultracombostoner/
Membri band:
Alberto Biasin – chitarra
Alessio Guarda – voce
Flavio Gola – batteria, voce
Giordano Pajarin – basso
Giordano Tasson – chitarra
Tracklist:
1. The King
2. Sparatutto
3. Gravità
4. Flusso
5. Il Momento In Cui Non Penso
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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03rd Feb2020

Nairobi – Nairobi

by Gabriele Rusty Rustichelli
Nairobi è la creatura nata dall’incontro tra Andrea Siddu (Plasma Expander, Vanvera, Trees Of Minte collaborazioni con Kid Millions/Man Forevere Damo Suzuki Network) alla batteria, Giorgio Scarano (Ice Pick Experimental Trio) alla chitarra e Leonardo Gatto al basso (We Were OnOff). Siamo davanti ad un progetto molto particolare. Attitudine rock, intensità indie, ambientazioni un po’ stoner, suoni ben curati e buon songwriting che aiuta a viaggiare. Il linguaggio della musica strumentale non è sempre semplice, si rischia di cadere in virtuosismi che piacciono solo a chi li suona e spesso si diventa “prolissi” nello sviluppo dei brani. Con questo lavoro, Andrea, Giorgio e Leonardo sono riusciti a fare centro per gli amanti del genere (e non). La sintesi di brani strumentali che durano di media 3 o 4 minuti non è semplice. Spesso si va di canovaccio “intro, strofa, ritornello, ecc” ma quando non si ha una “voce” perdersi è un attimo. Con Nairobi invece i ragazzi ci portano dentro un viaggio strumentale che non annoia, ti tiene sempre incollato all’ascolto guidandoti nei meandri di alcune atmosfere che, se ascoltate e percepite bene, spesso provocano sensazioni ed emozioni chiare.

Le capacità dei musicisti non sono opinabili (sono bravi!) ma la cosa difficile spesso è comunicare con un linguaggio chiaro, sapere a chi ci si sta rivolgendo e tradurre il proprio approccio musicale in qualcosa di fruibile. Una band che sarebbe interessante ascoltare live in un piccolo locale intimo come in un grande club. È forse la prima volta che davanti ad un lavoro del genere non mi manca l’elemento “voce”…anche perché i ragazzi fanno cantare i loro strumenti, come se ognuno di loro avesse un concetto chiaro da esprimere e lo potesse fare solo fondendo le proprie note e le proprie parti ritmiche con gli altri della band. Bravi!

Autore: Nairobi Titolo Album: Nairobi  
Anno: 2020 Casa Discografica: Wallace Records, Brigadisco
Genere musicale: Stoner Rock, Strumentale Voto: 8
Tipo: LP Sito web: https://www.facebook.com/nairobi.official/
Membri band:
Andrea Siddu – batteria
Leonardo Gatto – basso
Giorgio Scarano – chitarra
Tracklist:
Side A
1. Winding Tapes
2. The Worm And The Sprinkler
3. Two-Bad
4. Tricky Traps
Side B
1. Escape From The Planet Of The Robot Monsters
2. Turbo Pascal
3. Megalopolis
4. Oh, Guns Guns Guns!
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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28th Gen2020

Cannibali Commestibili – Cannibali Commestibili

by Marco Pisano
Gradite dello stoner ruvido, cattivo, allucinogeno e altamente lisergico? Cannibali Commestibili, lavoro della band omonima, è certamente in grado di soddisfare le vostre richieste, anche quelle più esigenti. Un viaggio sonoro e sensoriale selvaggio, sfrenato, allucinante e allucinogeno, in grado di farvi navigare e perdere nei meandri più reconditi della vostra psiche e di trasportarvi nel bel mezzo di paesaggi onirici, surreali, ai confini del reale. Gli angoli più remoti della vostra psiche non avranno più segreti, quindi tenetevi forte e allacciate le cinture! Quest’album rappresenta un’esperienza sensoriale, musicale e sonora travolgenti; atmosfere acide, corrosive, psichedeliche e lisergiche al punto da “liquefare” e abbattere la barriera fra il vostro io e il mondo circostante. Staglia su tutte una muraglia sonora compatta e devastante, con riff chitarristici appuntiti e taglienti, dal forte sapore blues, ma carichi di tonnellate di fuzz, come lo stoner richiede. La sezione ritmica di basso e batteria è monolitica e solida come un vulcano in eruzione, il groove è micidiale e non ti lascia un minuto di respiro, è una ragnatela che ti intrappola al suo interno e non ti lascia scampo. La voce calda che sembra il respiro del deserto completa degnamente il tutto.

Un lavoro decisamente interessante, segnato da un sound caldo, esplosivo, molto apprezzabile, specialmente per gli amanti dello stoner come il sottoscritto, ma da consigliare caldamente anche a chi non conoscesse il genere o a chiunque adori il rock‘n’roll duro, sincero e cattivo. Molto interessante e in tema anche la copertina e l’artwork, realizzati da Luca Solo Macello, che già lascia intuire quel che attende l’ascoltatore una volta inserito il CD, l’ingresso in una foresta buia, densa di pericoli e di trappole, la nostra mente appunto.

Autore: Cannibali Commestibili Titolo Album: Cannibali Commestibili
Anno: 2019 Casa Discografica: Overdub Recordings
Genere musicale: Alternative Rock, Stoner Voto: 8
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/cannibalicommestibili/
Membri band:
Maurizio Togni – voce, batteria
Daniel Nardon – chitarra
Paolo Tiago Murari – basso
Tracklist:
1. Gordon Pym
2. Goditi Il Silenzio
3. Qualche Corpo
4. L.A.
5. Pioggia Acida
6. Nylon
7. Ingranaggio Fragile
8. Dr.Darrow
9. Luna In Cenere
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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