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05th Apr2020

Humulus – The Deep

by Giuseppe Celano
Gli Humulus sono un power trio psych-stoner frutto dell’unione fra elementi provenienti da Brescia e Bergamo. Si sono formati nel 2009 mentre il loro debutto è del dicembre 2012 (Go Down Records) e ne abbiamo parlato a questa pagina. Dopo aver prodotto una birra IPA e affrontato un cambio di line-up, nel 2015 fanno uscire un EP di 3 brani intitolato Electric Walrus, orientato verso la psichedelia. Il penultimo lavoro, Reverently Heading Into Nowhere (Taxi Driver Records), rimane altamente psichedelico recuperando la parte heavy limata in precedenza. In questo inizio 2020, flagellato dal Covid-19, se ne escono con The Deep, introdotto da una psichedelica monster track di 14 minuti, lenta e maestosa, di matrice sabbatiana nel rifferama. Nella successiva Gone Again richiamano alla mente i Kyuss mentre si fanno più oscuri e imponenti in Hajra che, da lontano, ricorda le atmosfere di Set The Heart For The Control Of The Sun irrobustite da un ipnotico giro figlio di Tony Iommi. Lunar Queen ha un vestito acustico e procede sospinta da percussioni appena accennate.

Come per l’apertura, anche la chiusura del cerchio viene affidata a un altro mastodonte della stessa durata dell’opener, Sanctuary III: The Deep. Un quarto d’ora di rallentamenti psicotropi, su riff ribassati e distorsione contenuta dalla produzione, ma capace di scavare a fondo nei recessi della mente. Basso killer, sezione ritmica in evoluzione e ricami reiterativi ci portano verso la conclusione di un album molto intenso.

Autore: Humulus Titolo Album: The Deep
Anno: 2020 Casa Discografica: Kozmik Artifactz
Genere musicale: Heavy Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/humulusband
Membri band:
Andrea Van Cleef – chitarra, voce
Giorgio – basso
Massimiliano – batteria
Tracklist:
1. Devil’s Peak (We Eventually Eluded Death)
2. Gone Again
3. Hajra
4. Into The Heart
5. Of The Volcano Sun
6. Lunar Queen
7. Sanctuary III: The Deep
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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29th Feb2020

Ultracombo – Season 1

by Marcello Zinno
Arrivano dal Veneto e già dal moniker promettono tanto. Promesse mantenute perché il loro stoner è diretto ed esplosivo; ci regalano un EP con una manciata di tracce ma dal sound bellico, chitarre ruvide e scrostanti come stoner esige e una sezione ritmica compatta, solida. Niente di nuovo sotto il sole del genere, sia chiaro, ma questo EP è un prerequisito indiscutibile di show incendiari dalla carica incredibile e speriamo che dal vivo gli Ultracombo siano proprio così. Una parentesi la merita la parte vocale: ci piace molto la scelta di cantare per lo più in italiano, scelta coraggiosa perché davvero rarissima in ambito stoner, e che finalmente valorizza la foltissima scena italiana dedita a queste sonorità; a livello produttivo le linee vocali invece vengono inghiottite (probabilmente volutamente) dalla parte musicale e ciò invece pecca di originalità in quanto marchio indelebile di diverse formazioni (QOTSA in primis).

Un brano molto coinvolgente è Flusso che si intensifica in un refrain che sa di instancabile carrarmato e che con sapienza si ripete al momento giusto con diverse varianti, ma anche l’opener risulta decisa nonostante porti con sé un alone di già sentito. Season 1 è un EP di stoner ben fatto, con l’intenzione di non lasciare prigionieri sul campo. I ragazzi sono all’inizio del loro percorso ma i primi passi promettono bene.

Autore: Ultracombo Titolo Album: Season 1
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Stoner Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/Ultracombostoner/
Membri band:
Alberto Biasin – chitarra
Alessio Guarda – voce
Flavio Gola – batteria, voce
Giordano Pajarin – basso
Giordano Tasson – chitarra
Tracklist:
1. The King
2. Sparatutto
3. Gravità
4. Flusso
5. Il Momento In Cui Non Penso
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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03rd Feb2020

Nairobi – Nairobi

by Gabriele Rusty Rustichelli
Nairobi è la creatura nata dall’incontro tra Andrea Siddu (Plasma Expander, Vanvera, Trees Of Minte collaborazioni con Kid Millions/Man Forevere Damo Suzuki Network) alla batteria, Giorgio Scarano (Ice Pick Experimental Trio) alla chitarra e Leonardo Gatto al basso (We Were OnOff). Siamo davanti ad un progetto molto particolare. Attitudine rock, intensità indie, ambientazioni un po’ stoner, suoni ben curati e buon songwriting che aiuta a viaggiare. Il linguaggio della musica strumentale non è sempre semplice, si rischia di cadere in virtuosismi che piacciono solo a chi li suona e spesso si diventa “prolissi” nello sviluppo dei brani. Con questo lavoro, Andrea, Giorgio e Leonardo sono riusciti a fare centro per gli amanti del genere (e non). La sintesi di brani strumentali che durano di media 3 o 4 minuti non è semplice. Spesso si va di canovaccio “intro, strofa, ritornello, ecc” ma quando non si ha una “voce” perdersi è un attimo. Con Nairobi invece i ragazzi ci portano dentro un viaggio strumentale che non annoia, ti tiene sempre incollato all’ascolto guidandoti nei meandri di alcune atmosfere che, se ascoltate e percepite bene, spesso provocano sensazioni ed emozioni chiare.

Le capacità dei musicisti non sono opinabili (sono bravi!) ma la cosa difficile spesso è comunicare con un linguaggio chiaro, sapere a chi ci si sta rivolgendo e tradurre il proprio approccio musicale in qualcosa di fruibile. Una band che sarebbe interessante ascoltare live in un piccolo locale intimo come in un grande club. È forse la prima volta che davanti ad un lavoro del genere non mi manca l’elemento “voce”…anche perché i ragazzi fanno cantare i loro strumenti, come se ognuno di loro avesse un concetto chiaro da esprimere e lo potesse fare solo fondendo le proprie note e le proprie parti ritmiche con gli altri della band. Bravi!

Autore: Nairobi Titolo Album: Nairobi  
Anno: 2020 Casa Discografica: Wallace Records, Brigadisco
Genere musicale: Stoner Rock, Strumentale Voto: 8
Tipo: LP Sito web: https://www.facebook.com/nairobi.official/
Membri band:
Andrea Siddu – batteria
Leonardo Gatto – basso
Giorgio Scarano – chitarra
Tracklist:
Side A
1. Winding Tapes
2. The Worm And The Sprinkler
3. Two-Bad
4. Tricky Traps
Side B
1. Escape From The Planet Of The Robot Monsters
2. Turbo Pascal
3. Megalopolis
4. Oh, Guns Guns Guns!
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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28th Gen2020

Cannibali Commestibili – Cannibali Commestibili

by Marco Pisano
Gradite dello stoner ruvido, cattivo, allucinogeno e altamente lisergico? Cannibali Commestibili, lavoro della band omonima, è certamente in grado di soddisfare le vostre richieste, anche quelle più esigenti. Un viaggio sonoro e sensoriale selvaggio, sfrenato, allucinante e allucinogeno, in grado di farvi navigare e perdere nei meandri più reconditi della vostra psiche e di trasportarvi nel bel mezzo di paesaggi onirici, surreali, ai confini del reale. Gli angoli più remoti della vostra psiche non avranno più segreti, quindi tenetevi forte e allacciate le cinture! Quest’album rappresenta un’esperienza sensoriale, musicale e sonora travolgenti; atmosfere acide, corrosive, psichedeliche e lisergiche al punto da “liquefare” e abbattere la barriera fra il vostro io e il mondo circostante. Staglia su tutte una muraglia sonora compatta e devastante, con riff chitarristici appuntiti e taglienti, dal forte sapore blues, ma carichi di tonnellate di fuzz, come lo stoner richiede. La sezione ritmica di basso e batteria è monolitica e solida come un vulcano in eruzione, il groove è micidiale e non ti lascia un minuto di respiro, è una ragnatela che ti intrappola al suo interno e non ti lascia scampo. La voce calda che sembra il respiro del deserto completa degnamente il tutto.

Un lavoro decisamente interessante, segnato da un sound caldo, esplosivo, molto apprezzabile, specialmente per gli amanti dello stoner come il sottoscritto, ma da consigliare caldamente anche a chi non conoscesse il genere o a chiunque adori il rock‘n’roll duro, sincero e cattivo. Molto interessante e in tema anche la copertina e l’artwork, realizzati da Luca Solo Macello, che già lascia intuire quel che attende l’ascoltatore una volta inserito il CD, l’ingresso in una foresta buia, densa di pericoli e di trappole, la nostra mente appunto.

Autore: Cannibali Commestibili Titolo Album: Cannibali Commestibili
Anno: 2019 Casa Discografica: Overdub Recordings
Genere musicale: Alternative Rock, Stoner Voto: 8
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/cannibalicommestibili/
Membri band:
Maurizio Togni – voce, batteria
Daniel Nardon – chitarra
Paolo Tiago Murari – basso
Tracklist:
1. Gordon Pym
2. Goditi Il Silenzio
3. Qualche Corpo
4. L.A.
5. Pioggia Acida
6. Nylon
7. Ingranaggio Fragile
8. Dr.Darrow
9. Luna In Cenere
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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08th Gen2020

Prohibition Dead – Unless You’re Afraid To Change

by Marcello Zinno
Potenti e diretti, quando si pensa al rock che non muore mai si pensa non a delle note precise o a dei riff ma ad un vero e proprio modo di concepire la musica. E in questa visione musicale ci sono anche i Prohibition Dead, band che pur cavalcando stili già noti, si lascia apprezzare per un sound molto ben curato, senza fronzoli e che contiene un sapore live come pochi. Sì, il loro è un EP di 6 tracce ma che guarda dritto in volto full-lenght da durate ben più cospicue senza mai abbassare gli occhi, perché il groove (Corona Girl ne ha da vendere), il rock’n’roll e lo stoner (Let Me Live Or Die) e la voglia di suonare sono intrisi e danno una marcia in più allo stile della band. Una ventina di minuti ma le sfumature non mancano, se infatti ascoltate Bad Man potrete apprezzare un certo imprinting blues, che sparisce completamente nella successiva traccia, Staying Around, un passaggio introspettivo ed emotivo come pochi, poggiato su un pattern standard ma che riesce a condurre l’ascoltatore su coordinate diverse grazie anche al grande contributo delle linee vocali e con un finale esplosivo.

Dopo la poco interessante e un po’ piatta Again arriva The Best Kept Secret che di nuovo ci spinge le pulsazioni al massimo, con una chitarra distorta e grezza e un’altra a dare potenza; forse un po’ spoglie le strofe ma il chorus è detonazione e non può non piacere. Per una volta (ed è davvero raro) non siamo ad attenderci subito un nuovo album completo da parte di questa band; decisamente maggiore è la voglia di testare il loro sound sotto un palco. Speriamo solo che arrivino presto in Italia.

Autore: Prohibition Dead Titolo Album: Unless You’re Afraid To Change
Anno: 2019 Casa Discografica: Low-Tune Records
Genere musicale: Rock, Stoner, Rock’N’Roll Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/ProhibitionDead/
Membri band:
Fab – voce, chitarra
Ben – chitarra, voce
Phil – batteria
Tracklist:
1. Let Me Live Or Die
2. Corona Girl
3. Bad Man
4. Staying Around
5. Again
6. The Best Kept Secret
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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09th Dic2019

Banana Mayor – Primary Colours Pt.II: The Blue

by Gabriele Rusty Rustichelli
I Banana Mayor presentano il loro nuovo album, un misto tra stoner rock e alternative rock. Attivi dal 2006 hanno maturato nel tempo un sound ben riconoscibile e ben strutturato. Questo Primary Colours Part II: The Blue è preceduto da Primary Colours Part I: The Red pubblicato nel 2016 dalla Karma Conspiracy Records. Nella presentazione vengono citati come fonte di ispirazione nomi come Stone Temple Pilots, Soundgarden, Graveyard, Motorpsycho, riferimenti che trovo del tutto centrati. Scorrendo i brani si sentono tutte le sonorità del grunge e del post-grunge con un sapore stoner che rende tutto potente e coinvolgente. Le liriche sono per lo più “introspettive” e il cantato è degno di nota. Passa da momenti più “malati” a momenti più potenti e urlati. Gli arrangiamenti sono ben studiati per passare al meglio le atmosfere dei brani.

La sessione ritmica è solida e granitica, le chitarre disegnano riff centrati e che arrivano dritto all’ascoltatore senza chiedere “permesso”. Ci sono capitoli più “soft” come Fall In Blue brano più evocativo e con uno sviluppo più articolato, si apre con un solo che se pur in stile forse risulta “un di più” (non sono un amante dei soli per questo genere), per poi approdare ad una strofa molto particolare. Il riff del brano d’apertura Out Of My Shell dichiara già apertamente davanti a che sound ci troviamo e lo fa egregiamente. Anche Shades Of Dawn lascia il suo segno sperando di ascoltare presto nuovi brani della band.

In definitiva un album ben fatto e ben prodotto. Forse un genere che da noi fatica a trovare spazi e contesti ma comunque se proposto all’estero potrebbe trovare una collocazione di tutto rispetto. Bravi! E come spesso chiudo le recensioni di album che mi hanno colpito, spero di vedere i ragazzi presto dal vivo!

Autore: Banana Mayor Titolo Album: Primary Colours Pt.II: The Blue
Anno: 2019 Casa Discografica: Triple A Events Records
Genere musicale: Post-Stoner, Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/bananamayor/
Membri band:
Stefano Capozzo – voce
Alberto Pinto – chitarra
Alessio Amatulli – basso
Alessandro Fornari – batteria
Tracklist:
1. Out Of My Shell
2. Bitter Smile
3. The Scarecrow Walks At Midnight
4. Fall In Blue
5. Night Owl
6. Blue Men
7. Shades Of Dawn
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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27th Ott2019

Allume – Ode

by Igor Cuvertino
Vi piacciono i testi in italiano, urlati in faccia e conditi da un sound graffiante? Siete convinti che la sezione ritmica debba essere un treno in corsa diretto nelle viscere di chi ascolta? Allora Ode è l’album che fa per voi e il suo incipit non vi deluderà, neanche un po’. Difficile dare una collocazione precisa agli Allume, band che in questo lavoro sguazza tra la solidità dello stoner, le atmosfere del post-rock e testi in madrelingua che a tratti riportano al rock di stampo italiano. I loro punti forti sono molteplici: innanzitutto la coerenza dell’intero lavoro (fondamentale per chi scrive). Le dieci tracce che compongono il disco sono chiaramente frutto di un lavoro e di una ricerca non solo tematica ma anche sonora, che passa dall’utilizzo dei suoni (in particolare il basso dalle prepotenti sfumature metalliche) e finisce con il cantato graffiante e urlato di Mario Caruso, che fa da convincente guida alla scoperta del di Ode. Con le prime due tracce gli Allume ci vanno subito giù pesante. I ritmi serrati e a tratti sincopati, di Monumenti, 1st. ( prima parte di una curiosa trilogia) con la sua voce dritta e i ritornelli urlati come un mantra introducono con energia all’ascolto del disco, continuando su questa falsa riga anche nei due brani seguenti. La paura a questo punto è che ci si trovi davanti ad un album monotono, dalle soluzioni scontate e dalle strutture prevedibili e che la band abbia già sviscerato tutto il suo potenziale. Per fortuna invece pezzi come Tra il Buio e Una Parola e Monumenti, 2nd cambiano nettamente registro prendendo una vena molto più ragionata e psichedelica, dando completezza all’intero lavoro senza togliere coerenza nel sound globale.

In Stanze si sentono chiari e azzeccati richiami sabbathiani (e in generale di rock vecchio di qualche decennio) nell’uso della chitarra e del basso, mentre il disco si chiude con l’ultimo capitolo della trilogia Monumenti, 3rd , dove gli strumenti a corda trovano spazio per interessanti intrecci e assoli. Questo ci rassicura soprattutto in chiave di lavori futuri: gli Allume non sono solo cassa e rullante dritti (senza nulla togliere alla muscolosa ed instancabile sezione ritmica), ma lavorando su queste sonorità con più convinzione siamo certi che l’interesse verso questa formazione non potrà che aumentare. Ottima è anche la scelta dell’italiano come lingua di scrittura, i testi sono secchi e di impatto (menzione speciale per Penelope e Hai mai (Con Esitazione)), restano impressi su chi ascolta e soprattutto prendono le distanze da molte altre band del genere che si perdono nel calderone dell’inglese. Daje Allume, aspettiamo presto altre vostre notizie!

Autore: Allume Titolo Album: Ode
Anno: 2019 Casa Discografica: Soffici Dischi
Genere musicale: Post-Rock, Stoner Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/allumeband/
Membri band:
Mario Caruso – voce, chitarra
Nicola Mancini – basso, synth
Nicola Cigolini – batteria

Tracklist:
1. Monumenti, 1st
2. L’Eco Dei Marinai
3. Hai Mai (Con Esitazione)
4. Stanze
5. Tra Il Buio E Una Parola
6. Monumenti, 2nd
7. Penelope
8. Ora
9. Nessun Perdono
10. Monumenti, 3rd
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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07th Ott2019

Swörn – Swörn

by Gabriele Rusty Rustichelli
Gli Swörn vengono da Torino, sono un power trio stoner/desert rock e sì…mi piacciono! Sono rimasto positivamente sorpreso dalla proposta musicale. Diretta ma allo stesso tempo contorta, ruvida ma raffinata. A tratti qualche remind ai QOTSA ma il genere porta in quell’universo. Il trio torinese, pur prendendo ispirazione da quel mondo rimane personale. San Pedro è un esempio dove il riff e l’arrangiamento richiama molto i padri, ma i ragazzi riescono a dargli comunque il loro tocco, sarà il cantato meno “ipnotico” e più melodico, sarà il suono complessivo a volte meno “malato” ma non sembrano la copia di altre band. La produzione è discreta, a livello sonoro sembra essere tutto coeso e per essere un trio il muro di suono è abbastanza convincente (spero che dal vivo riescano a mantenere lo stesso impatto). Riguardo alle liriche e i temi trattati purtroppo non posso dare un parare oggettivo perché non disponiamo dei testi, ma Michele è decisamente credibile e comprensibile. Come consiglio personale proverei a spingere un po’ sulla ricerca sonora dei singoli strumenti. Per me con un songwriting così si potrebbe osare di più esplorando e sperimentando diversi concetti sonori. Bassi più distorti e chitarre più sperimentali forse darebbero quel punto in più che farebbe davvero drizzare le orecchie anche all’estero.

Chiudo citando una frase della loro presentazione che condivido in pieno: “Swörn è lo stoner che non ti aspetti, ma che ti potrebbe piacere“. Peccato siano solo 6 tracce! Aspetto con molta curiosità altro materiale. In bocca al lupo e avanti così ragazzi!

Autore: Swörn Titolo Album: Swörn
Anno: 2019 Casa Discografica: Dotto, Scatti Vorticosi, Floppy Dischi, Brigante, Entes Anomicos
Genere musicale: Stoner Voto: 8
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/swornband/
Membri band:
Michele Sarda – chitarra, voce
Ulisse Moretti – batteria, voce
Mattia Pastorino – basso, voce
Tracklist:
1. Azathoth
2. San Pedro
3. Electric Saint
4. I Ask Shield
5. Helluland
6. Tecumseh…
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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07th Set2019

Treehorn – Golden Lapse

by Marcello Zinno
Era da tanto che non si sentiva parlare dei Treehorn. Sono spariti?! Ed invece eccoli qui tornare sulle scene con un lavoro ancora più tosto e deciso di quanto ci hanno abituati in passato. Golden Lapse il titolo, e forse sarà proprio il loro “periodo d’oro” siglato con dieci tracce che vanno ascoltate con la manopola del volume sull’ultima tacchetta. Difficile collocarli nella geografia musicale, qualcuno parlerà di grunge, l’album viene presentato come post-hardcore…tutto corretto per carità, ma a nostro parere per tracciare meglio le sue coordinate va creata una nuova sigla (di un genere comunque già battuto da altre formazioni): nel loro caso è necessario parlare di stoner psych. Le chitarre hanno un sapore spudoratamente stoner, finendo per sconfinare nello sludge in alcuni momenti (come in Onlooker), ma c’è una significativa cornice psichedelica che rimanda ad alcune proposte hard psych pur non optando per strutture ritmiche “hard rock like”. Viene da sorridere a proporre un’analisi così profonda, suona come fare una degustazione di un vino essenziale e non ricercato, di un sapore che ti arriva diretto sulle papille gustative senza retrogusti né aromi. Sì perché così va assaporato Golden Lapse, sparato a manetta e con l’headbanging che parte spontaneo senza starci troppo a ragionare.

Ma allora perché non ascoltare un qualsiasi album stoner? Perché i Treehorn non sono la classica formazione che punta su di un riff e cavalca l’onda finché i nostri timpani non vadano distrutti. Giocano con le costruzioni come una vera rock band, le linee vocali pescano a mani basse dalla scena grunge novantiana, il drumming è intenso e instancabile senza puntare sulla velocità pura (anzi ricorrendovi davvero poco). Damn Plan accelera le trame sfiorando il math-rock e a noi non dispiace affatto. Bella Hell And His Brothers con la sua parte centrale che rallenta il ritmo e lo tramuta in una esplosione che non tarda a venire creando un effetto cardiopalma che dal vivo renderà giustizia alle idee stravaganti della band. L’album si chiude con una Coward Icons che è un insieme di bastonate dritte sulla nostra ghiandola rock, pezzo da inserire obbligatoriamente in playlist. Bella interpretazione dello stoner moderno, cattivo ed irrequieto come piace a noi.

Autore: Treehorn Titolo Album: Golden Lapse
Anno: 2019 Casa Discografica: Escape From Today, Brigante Produzioni, Vollmer Industries, Taxi Driver Records, Canalese*Noise, Scatti Vorticosi Records
Genere musicale: Stoner Psych Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/treehornband
Membri band:
Davide Olivero – batteria
Gianandrea Cravero – chitarra
Davide Maccagno – voce, basso
Tracklist:
1. The Recall Drug
2. Virgo Not Virgin
3. The Same Reverse
4. Onlooker
5. Hell And His Brothers
6. A Shining Gift
7. Damn Plan
8. Modigliani
9. Lapse
10. Coward Icons
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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18th Ago2019

I Barbari – Bulldozer

by Marcello Zinno
Eravamo in attesa del loro ful-lenght (così avevamo dichiarato alla fine della nostra recensione del loro precedente EP disponibile a questa pagina) ed è arrivato. Otto tracce secche e crude, I Barbari continuano nel loro percorso di rock viscerale, che sa di sudore e di palco, e presentano Bulldozer, un lavoro che presenta momenti più rock a tutto tondo senza però tradire le origini della band stoner. Noi la sentiamo non come una scelta voluta da parte del quartetto ma come essenza della loro natura che è quella di una rock band, sicuramente influenzata dalla scena stoner, ma non esclusivamente attiva in quella cerchia di band tutto fuzz e riff cavernicoli. Maledetti Colori ad esempio suona molto Queens Of The Stone Age ma è un brano spendibile anche per chi ascolta rock o alternative rock italiano (buon refrain, chorus canticchiabile), sicuramente per chi ama le distorsioni e la sei corde. Anche la scelta di cantare in italiano, strada che accompagna da sempre I Barbari, rende l’ascolto più piacevole per un pubblico eterogeneo e ci dà la possibilità di applaudire Andrea Colcera per la sua timbrica davvero convincente.

Le radici non si tradiscono ed ecco arrivare Assenzio, un pezzo di quasi otto minuti, che non stancano per nulla, i cui primi due sono strumentali; le strofe si ergono su di un rifferama che più stoner non si può, anche se non è poi così sbiadita una parentela con un certo heavy rock (qualcuno potrebbe trovarci echi della Strana Officina). Dio Fuzz è un vero inno che la band può usare per dichiarare in musica i propri intenti mentre Azzardo Il Presente contiene una carica blues che avevamo sentito anche nel loro EP d’esordio, qui con ritmi pacati e una combo martellante e gustosa. Bulldozer è una prova rocciosa e potente che come il martello di Thor colpisce il suolo del rock e lascia segni ben visibili, indipendentemente da quali siano i vostri gusti.

Autore: I Barbari Titolo Album: Bulldozer
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Stoner Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/barbariband
Membri band:
Andrea Colcera – voce
Mattia Capparelli – chitarra
Michele Dal Forno – basso
Mattia Portioli – batteria
Tracklist:
1. Tutto Il Resto È Merda
2. Maledetti Colori
3. Assenzio
4. Bud Spencer
5. Dio Fuzz
6. Azzardo Il Presente
7. Coltelli Nelle Mani
8. Fuori Fa Freddo
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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