• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
03rd Mar2015

Born From Pain – Dance With The Devil

by Trevor dei Sadist

Born From Pain - Dance With The DevilUn riff avvolgente ci prende per mano per poi trascinarci nel vortice mortale dei Born From Pain. Per chi non conoscesse la band, si tratta di una formazione thrash-core. Il nuovo album, intitolato Dance With The Devil, ci consegna una band in forma, cattiva, rabbiosa e diretta, proprio come l’abbiamo conosciuta. Anche per questo full lenght, nonostante l’hardcore sia la componente che spicca maggiormente i rimandi sono altri: thrash metal, heavy, stoner…Quello che più mi ha colpito positivamente è la produzione e mastering, il tutto suona in modo genuino, naturale ma altrettanto potente, cosa che fa risultare l’intero lavoro attuale ai canoni standard di oggi, senza per forza finire nella saturazione, risucchiati nell’industriale concetto delle produzioni artificiose e forzate. A farci accomodare è la voce narrante di un signore che ci racconta tutto quello che succederà di lì a breve: As Above So Below è l’introduzione, alla luce un riff compresso e di chiara matrice thrash, siamo dentro, abbandonati e spaventati dalla musica violenta dei Born From Pain. Cause And Effect è di fatto la traccia numero 1, che risulta essere anche una delle canzoni migliori dell’intero album, specie per l’aggressività che i Nostri dimostrano fin dalle prime battute. Il muro sonoro è impressionante, solo per qualche attimo riusciamo a prendere respiro, attimi dove l’abissale voce emerge al nostro orecchio.

I riff viaggiano in un’unica direzione, compatti, serrati, ma al tempo stesso interessanti; è sempre più difficile non farsi trasportare dalla musica del combo olandese/tedesco, l’headbanging è furioso, indotti a poghi prepotenti, ma c’è spazio anche per momenti meno aggressivi, come nel caso della “disinvolta” titletrack, dove imperversa un solos di provenienza heavy-classic o come nel chorus di Truth Of The Streets, laddove si manifesta invece l’intenzione di mettersi alla ricerca della melodia. Roots, Dance With The Devil, Cause And Effect, Truth Of The Streets e Lone Wolf sono le mie preferite, anche se in tutta sincerità promuovo globalmente questo nuovo album dei Born From Pain: è un disco che scorre veloce, senza annoiare l’ascoltatore, lasciandoti dentro scariche di adrenalina e di forza viscerale. Tutto è al posto giusto, la voce di Rob Franssen vomita rabbia e sdegno, mentre Max Van Wilkelhof si adopera in un lavoro preciso sulle casse che va ad intersecarsi a perfezione nel compito di Tommie Gawellek, fornendo un segmento ritmico dal peso intollerabile, dei riff convincenti, sciorinati dalla coppia Dominik Stammen e Servee Olieslagers per la quale abbiamo già speso celebranti parole.

Il disco si chiude, siamo soddisfatti, felici nel sapere che esistono ancora band “no compromise”, ribelli del ghetto antisociale. I Nostri ci lasciano, con un omaggio speciale ad una band diventata leggenda. Dove osano le aquile…in alto il nostro saluto!

Autore: Born From Pain Titolo Album: Dance With The Devil
Anno: 2014 Casa Discografica: BDHW Rec
Genere musicale: Thrash-core Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.bornfrompain.com
Membri band:

Rob Franssen – voce

Dominik Stammen – chitarra

Tommie Gawellek – basso

Servee Olieslagers – chitarra

Max van Winkelhof – batteria

Tracklist:

  1. As Above, So Below

  2. Cause And Effect

  3. Eye In The Sky

  4. Truth Of The Streets

  5. Chokehold

  6. Lone Wolf

  7. Dance With The Devil

  8. Roots

  9. Bleed The Poison

  10. Stand Free

  11. Nomad

  12. Hidden Track

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
28th Feb2015

Inflikted – Inferno

by Antonluigi Pecchia

Inflikted InfernoVoliamo (con il pensiero) nella fredda Svezia, regione nota per aver dato alla luce tante perle in ambito di musica estrema, l’occasione che ci porta in questi territori è per poter ascoltare Inferno, disco d’esordio della giovane formazione Inflikted. Sin dalle prime note suonate del disco, il quartetto non nasconde le influenze derivanti dagli Slayer nel loro thrash metal dal sound molto classico, prima di ascoltare l’ugola di Vardan Saakian sembra proprio che si stia ascoltando una raccolta di brani tagliati fuori da Seasons In The Abyss. Dopo aver affermato ciò, tutti gli amanti del genere avranno già l’acquolina in bocca ma la realtà è ben diversa, o meglio, possedere una caratteristica del genere potrebbe essere una cosa positiva ma di certo non basterebbe per poter definire il presente un buon lavoro. Infatti, i dieci capitoli che formano il disco presentano sì degli attimi da headbanging ma la troppa semplicità del songwriting adottato, idee esigue e poco brillanti, le liriche ridondanti che a volte rasentano la banalità (il ritornello “dual personality – mind insanity!” ripetuto fino allo sfinimento, ne è un ottimo esempio) porta l’ascoltatore spesso ad annoiarsi.

Insomma un disco di mediocre fattura che mostra una formazione ancora poco matura dal punto di vista stilistico che, uscito in un periodo florido per le produzioni del genere, sicuramente non farà puntare i riflettori su di esso.

Autore: Inflikted Titolo Album: Inferno
Anno: 2014 Casa Discografica: WormHoleDeath Records
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 4
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/infliktedthrashband
Membri band:

Vardan Saakian – voce, chitarra

John-Michael Haugdahl – chitarra, voce

Mikael Karlsson – basso, voce

Stig Fredrik Gard – batteria

Tracklist:

  1. Inferno
  2. Corporate Slut

  3. Dual Personality

  4. Heavenly Warfare

  5. Wrath Of The North

  6. Tyger

  7. The Art Of Hatred

  8. Truck-Driver’s Journey

  9. Dictocracy

  10. Metal Fatigue

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
23rd Feb2015

Slipknot – .5:The Gray Chapter

by Cristian Danzo

Slipknot - .5 The Gray ChapterErano ben 6 anni che gli Slipknot non entravano in uno studio per rilasciare qualcosa di nuovo. La morte di Paul Gray e poi l’uscita/cacciata di Joey Jordison sembravano avere praticamente tagliato le gambe ai mascherati dell’Iowa. Ma come sempre con questi elementi non si sa mai cosa aspettarsi e cosa succederà. La grande attesa da parte di tutto il fedele pubblico e del mondo musicale viene preparata con dichiarazioni ad effetto alla stampa e un cammino, dal punto di vista del marketing, molto ben studiato e che svela la loro nuova creatura poco alla volta. Ad ottobre appare ufficialmente il loro nuovo parto, .5:The Gray Chapter. Cosa aspettarsi? Svelando poche preview di volta in volta e abbinandole alle dichiarazioni di Corey e Shawn, i più scafati sapevano già che il disco non sarebbe stato certo una delusione. C’è da dire certamente che .5:The Gray Chapter è il sunto di tutto quello che gli Slipknot hanno prodotto da Iowa in poi. Un equilibrio trovato nello stile espresso nelle release precedenti, fondendole in maniera sublime, ed una nuova e scoperta via molto morbida e melodica, senza perdere nulla nella violenza e nell’aggressività. Le clean vocal di Corey non sono mai state così presenti come ora e le percussioni sono molto tenui rispetto al passato per una produzione che si rivela la più curata e patinata, molto tra virgolette, della storia degli statunitensi.

Infatti, piacendo a moltissimi soprattutto delle nuove generazioni, è entrato poco nei cuori dei vecchi follower ed estimatori perché non esprime appieno la violenza e l’irruenza che la band ha sempre espresso durante la sua carriera. Eppure, qualcosa non quadra molto. Se un album per essere violento e disturbante deve avere solo i volumi sparati a mille, allora siamo di fronte ad un discorso riduttivo e bambinesco. .5:The Gray Chapter può sembrare un ammorbidimento della band ma ad un ascolto superficiale e molto limitato. Secondo il nostro modesto parere, anche avendo realizzato qualcosa in passato di più bello, questa nuova opera non è certo da gettare nel cesso per poi tirare lo sciacquone con grande danno, tra l’altro, anche all’ambiente. Gli Slipknot non sono mai stati facili da digerire, ogni volta bisogna ascoltare sempre più attentamente ciò che fanno, alle volte più e più volte. Assieme ai singoli violenti ma con ritornelli di facile presa si trovano compagne di viaggio tortuose e angoscianti. Non vogliamo nascondere che alcuni pezzi di questo disco siano non troppo riusciti o studiati ad hoc per essere passati in radio ma da qui a dire che la band si sia snaturata ce ne vuole tanto. Soprattutto di disattenzione nell’ascolto.

Sappiamo che più che una recensione che analizzi i singoli pezzi, questo articolo sembra un discorso filosofico ma l’invito ad ascoltare questo disco e valutarlo nelle sue molteplici sfaccettature; speriamo che l’invito da ciò che abbiamo sopra scritto sia colto per non perdere qualcosa di estremamente bello e ipnotico.

Autore: Slipknot Titolo Album: .5:The Gray Chapter(Special Edition)
Anno: 2014 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.slipknot1.com
Membri band:

# 8 Corey Taylor – voce

# 7 Mick Thomson – chitarra, basso

# 4 Jim Root – chitarra, basso

# 5 Shawn Clown Crahan – percussioni

# 3 Chris Fehn – percussioni

# 0 Sid Wilson – dj

# 5 Craig 133 Jones – sampling, tastiere

Sessionman – basso

Sessionman – batteria

Tracklist:

  1. XIX

  2. Sarcastrophe

  3. AOV

  4. The Devil In I

  5. Killpop

  6. Skeptic

  7. Lech

  8. Goodbye

  9. Nomadic

  10. The One That Kills The Least

  11. Custer

  12. Be Prepared For Hell

  13. The Negative One

  14. If Rain Is What You Want

  15. Override

  16. The Burden

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
1 Comm
03rd Dic2014

Black Propaganda – Psychological Subjection

by Rod

Black Propaganda - Psychological SubjectionTornano da queste parti devastanti più che mai, i torinesi Black Propaganda, tra le punte di diamante più letali dell’etichetta genovese Nadir Music di mister Tommy Talamanca. La band è di fatti da qualche mese on the road forti della loro recente fatica discografica il cui nome ci è già da presagio in prospettiva di quello che andremo ad ascoltare: Psychological Subjection. Forti del riconosciuto consenso che questi metaller si sono guadagnati sul campo con il loro precedente ed omonimo debut album (la recensione è disponibile a questa pagina), i Nostri proseguono indomiti nel solco di quanto fatto fino ad oggi, migliorati nello stile ed ancora più incazzati, realizzando a registrazioni finite ben otto tracce nuove di pacca che esibiscono un suono crudo spinto al limite, dilagante e tagliente, fatto di riff al fulmicotone e snervanti supporti ritmici su cui screaming e growling vengono messi al servizio di testi ispirati al decadimento sociale della società ed alla miseria esistenziale a cui è condannato l’essere umano.

Hand Of God, Acid Rain, Lose Your Balance e, su tutte, la traccia di chiusura Silence of the Mind, hanno reso l’ascolto di questo full-lenght tanto inquietante questo godibile. Tanta la rabbia stilistica ispirata dalla scuola Sepultura e Pantera ed impressionante la simbiosi che si è forgiata all’interno del combo nelle numerose date live che ha visto impegnata la band, in Italia come all’estero. Ergo: se siete alla ricerca di qualcosa che si avvicini quanto più possibile ad un incestuoso abominio tra l’incubo thrash/hardcore più feroce che abbia mai attraversato i vostri timpani ed il tentacolo death più inquietante in cui vi siete mai imbattuti fino ad oggi, forse vale la pena prepararsi al peggio ed ascoltare Psychological Subjection dei Black Propaganda. Un male che non viene per nuocere. Garantisce RockGarage.

Autore: Black Propaganda Titolo Album: Psychological Subjection
Anno: 2014 Casa Discografica: Nadir Music
Genere musicale: Thrash Metal, Death Metal, Hardcore Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.blackpropagandametal.com
Membri band:

Jacopo Battuello – voce

Ian Binetti – chitarra

Michael Bussolino – basso

Eric Di Donato – batteria

Tracklist:

  1. Awaken

  2. Acid Rain

  3. God Rape The Queen

  4. Lose Your Balance

  5. Oversize Load

  6. G.M.O. Planet

  7. Hand Of God

  8. Silence Of The Mind

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
23rd Ott2014

Napalm Storm – Harmless Cruelty

by Marcello Zinno

Napalm Storm - Harmless CrueltyI Paesi parenti per lingua a spagnolo e portoghese (dalla penisola Iberica all’America Latina) non sono da sottovalutare per la scena heavy metal. Non rappresentano la storia del metal tout cour ma di tanto in tanto sfornano nomi che riescono a dire la loro, contrariamente a quanto le radici farebbero pensare. E’ così per i Napalm Storm (inizialmente chiamati solo Napalm) una band di formazione recente ma che punta direttamente al thrash metal degli anni 80 imparando le fortunate lezioni di Slayer e Testament in primis, con tanto di cavalcate al seguito, stile che è facilmente riconoscibile già nell’opener, Flagellum Dei. Il cantato suona fuori dal thrash, attingendo maggiormente dalla voce grezza e gutturale tipica del black, ma il riffing ci riporta ai nomi prima citati ad eccezione di qualche momento (come Betrayer) che grazie a dei tempi più pacati abbraccia una concezione diversa di metal estremo. Interessante Slave Of Divinity che presenta un incedere compatto che come una mitragliatrice raggiunge l’ascoltatore senza pietà, anche se nella seconda metà del suo corso cela influenze diverse e dimostra l’apertura mentale del combo. Stesso approccio meno monocorde si riscontra anche nella lunga Fuck The System apice di questo lavoro che negli altri momenti invece è un po’ troppo fedele a se stesso.

Da segnalare la schiacciasassi Dynasty Of Tyrants che mette la sei corde al centro della scena con un rifferama lento, debitore ai Four Horsemen ma allo stesso modo adeguato ai tempi odierni e Erased Steps, brano completo e intransigente come thrash comanda (altro picco del lavoro). Legions Of Death, Fearcracy e Napalm Attack sono i momenti più veloci di Harmless Cruelty, un buon prodotto pensato ed eseguito per i thrasher più incalliti, capace di regalare gioia anche agli amanti del più intransigente thrash tedesco. Per i fan sono una band da scoprire.

Autore: Napalm Storm Titolo Album: Harmless Cruelty
Anno: 2014 Casa Discografica: Wormholedeath Records
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.napalmstorm.com
Membri band:

Carlos Tello – voce, basso

Fernando Tovar – chitarra

Michal Kacprzak – chitarra

Alejandro Duarte – batteria

Tracklist:

  1. Flagellum Dei

  2. Legions Of Death

  3. Bohemian Reunion

  4. Betrayer

  5. Slaves Of Divinity

  6. Fuck The System

  7. Fearcracy

  8. Dynasty Of Tyrants

  9. Napalm Attack

  10. Erased Steps

  11. Harmless Cruelty

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
27th Giu2014

Irreverence – Shreds Of Humanity

by Marcello Zinno

Irreverence - Shreds Of HumanityGli Irreverence, dopo le sventure che li hanno perseguitati nei rapporti con le etichette discografiche, decidono di spostarsi da Milano e raggiungere Genova presso i Nadir Music Studio, casa che produce e mette anche il proprio nome dietro l’ultimo lavoro del combo. Shreds Of Humanity è il titolo, il marchio resta quello di fabbrica mentre, come già la band ci ha abituati in passato, la formazione no (alla luce dei vari cambi di line-up avvenuti nel loro percorso). Lo stile è puro thrash/death metal che si alternano con un buon passo: di regola le parti più veloci presentano una sei corde molto più affilata che attinge dal thrash (in primis di matrice tedescs), mentre le parti più rallentate sono eredi della cultura death, con una sezione ritmica distruttiva. Un buon esempio del primo percorso sonoro è dato da React, Reborn il cui incedere richiama formazioni teutoniche maestre del genere, invece per le influenze meno legate al thrash compare la lunga title track che presenta anche dei buoni cambi di tempo o nei rallentamenti quasi groove dell’ultima Bullets; la cattiveria prende il nome di Paradow con il suo riffing da mitragliatrice impazzita (i fan di Kreator ma anche di Morbid Angel apprezzeranno sicuramente).

Continuando con l’ascolto di Shreds Of Humanity si sente che l’approccio dei ragazzi si sposta sempre più sul thrash, sia nelle scelte stilistiche che in quelle di produzione e compaiono muri di suono come quelli in Discordianism, pezzo che riprende i cambi di tempo già sentiti nella seconda traccia e li accentua facendoli apparire quasi come fossero influenze progressive. Sono questi i momenti più piacevoli dell’album che lo differenziano da una classica, e anche troppo attendibile, uscita thrash e lo posizionano tra gli album estremi ma complessi (e non piatti). Estranged ad esempio ci ricorda quando fatto in passato dai Death, tecnicamente (tecnica+mente) e con una furia comunque palpabile. Una prova positiva che non cambia drasticamente la rotta della musica estrema ma ne propone un’ottima interpretazione e il fatto che ci sia una band italiana dietro tutto questo ci riempie di orgoglio.

Autore: Irreverence Titolo Album: Shreds Of Humanity
Anno: 2014 Casa Discografica: Nadir Music
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.irreverence.it
Membri band:

Riccardo – voce, chitarra

Davide – batteria

Stefano – basso

Eros – chitarra

Tracklist:

  1. The Dark Fields
  2. Shreds Of Humanity
  3. React, Reborn
  4. Paradox
  5. Discordianism
  6. Estranged
  7. Fear
  8. Mankind Persecutors
  9. Endeavor To Live
  10. Bullets
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
23rd Giu2014

Holy Moses – Redefined Mayhem

by Marcello Zinno

Holy Moses - Redefined MayhemCliché: donna (bella) come leader di una formazione metal, per tutti questo significa epic metal o heavy metal sinfonico. Sì, questo sta diventando sempre più una regola, eppure ci sono esempi lontani anni luce da questo dogma. Sabina Classen dirige i suoi Holy Moses dal lontano 1981, thrash metal band con influenze death e il quartetto, nonostante i vari cambi di line-up, giunge al 2014 con questo lavoro dal titolo Redefined Mayhem. Continuiamo a frantumare un pò di semplici regole: la voce di Sabina è sicuramente violenta, ma a non saperlo è difficile credere che si tratti della voce di una donna; di femminile c’è ben poco, crudo è il suo sapore e si distrugge con irruenza contro un muro death. Questo il secondo pregiudizio da cancellare per chi non conosce gli Holy Moses: il loro thrash è indubbiamente diverso da quello delle origini del genere, siano esse confrontate con quello americano o con quello tedesco. Il sound di questo Redefined Mayhem si presenta come un miscuglio di thrash e death metal, con delle chitarre taglienti in pieno stile thrash ma meglio prodotte e suonate meno veloci del thrash iper tecnico e speed degli albori; piuttosto gli Holy Moses sono meglio progettati per aderire alla scena death metal (in alcuni momenti ricordando God Dethroned e band simili) e la sezione ritmica in questo è molto esplicita.

I momenti che strizzano l’occhio al thrash più tradizionalista ci sono, come Process Of Projection, mentre già con la successiva Fading Realities si cambia registro e si passa regalmente ai suoni death. Al di là di questa altalena di stili, il sound della band risulta comunque ben amalgamato e le tredici tracce procedono senza momenti che si distinguano gli uni dagli altri, segno sicuramente di coerenza ma forse anche di poca innovatività. Undead Dogs è uno dei passaggi più tosti dell’album, vero esercizio per triturare crani e ossa, buon groove generale e buoni assoli ma niente in particolare da segnalare nelle restanti song. Vi piace il mix delle due scene? Allora Redefined Mayhem merita sicuramente un ascolto. Al contrario restate pure con le vostre band preferite in cuffia e on stage.

Autore: Holy Moses Titolo Album: Redefined Mayhem
Anno: 2014 Casa Discografica: SPV/Steamhammer
Genere musicale: Thrash Metal, Death Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.holymoses.net
Membri band:

Sabina Classen – voce

Peter Geltat – chitarra, voce

Thomas Neitsch – basso, voce

Gerd Lücking – batteria

Tracklist:

  1. Hellhound
  2. Triggered
  3. Undead Dogs
  4. Into The Dark
  5. Sacred Sorrows
  6. Process Of Projection
  7. Fading Realities
  8. Liars
  9. Redemption Of The Shattered
  10. Whet The Knife
  11. Delusion
  12. One Step Ahead Of Death
  13. This Dirt
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
03rd Giu2014

Hirax – Immortal Legacy

by Giancarlo Amitrano

Hirax - Immortal LegacyUna bella premessa: poichè la parola thrash è troppo spesso sinonimo solo di massacro sonoro e di scarso costrutto musicale, occorre spezzare una lancia a favore quando è il caso. Prendiamo ad esempio quello del combo americano oggi in esame: giunti al quinto lavoro in studio, riescono a sfornare una prova maiuscola, sia pur inserita nel contesto “classico” del genere. Nelle 12 tracce in esame possiamo riscontrare una notevole dose di energia, ovviamente, ma abbinata ad una non disdicevole valenza compositiva su cui innestare i brani. Con la partecipazione di diversi ospiti a sostenerne il peso, l’album si snoda attraverso una intricata ma non contorta serie di brani al fulmicotone che catapultano sin da subito l’ascoltatore in un uragano sonoro di rara potenza, messo in chiaro sin dalla opener track, che induce al pogo più sfrenato, considerando anche i due brevi momenti strumentali e la relativamente corta durata del lenght, che si dipana in meno di 40 minuti. Avvalendosi di una produzione abbastanza “sporca” e forse per questo più incisiva, la band si avvia senza paura lungo i tortuosi percorsi di genere, non disdegnando una sua personale interpretazione dei momenti delle sei corde che qui sono sempre sopra le righe. Il drumming secco e ridotto all’essenziale potrebbe apparire come un semplice momento di violenza musicale; ma nelle tracce successive dobbiamo dire che si presta invece ad interpretare molto bene la parte anche ritmica e di collante tra i vari momenti clou dei brani. Il tutto, senza dimenticare ovviamente l’interpretazione del singer che si sgola il giusto per porgerci la sua dannazione musicale, senza mai andare fuori dal contesto, di per sé già infuocato.

Srotolando l’ascolto del disco dobbiamo segnalare la valenza di brani come Victims Of The Dead, in cui il groove è proprio azzeccato nello sposarsi con il genere. Crack dell’album è senza meno Thunder Roar The Conquest, La Boca De La Bestia in cui il riffing della sei corde può essere definito imponente, mentre l’inferno scatenato dalla sezione ritmica rende vulcanico l’urlato del singer. Anche Tied To The Gallows Pole si innesta su di un pesante riffing, che rende il brano più dedito alla cadenza ed alla precisione, mentre le sei corde producono arpeggi che potremmo definire “in circolo” nel senso che alle 3-4 levate di tapping corrisponde sempre un ritorno finale alla melodia del ritornello chitarristico, per un altro brano degno di menzione. Dopo la furia distruttiva di Deceiver, ci si avvia alla fase conclusiva dell’album, laddove la titletrack deve spadroneggiare, con la voce del singer oramai impazzante sulle ali di un marchio di fabbrica consolidato che mette quasi paura per la drammatizzazione della prestazione. A chiudere l’ottima Violence Of Action, che concentra in poco più di 3 minuti una esplosione di ritmiche chitarristiche, percussioni che smazzano ed ancora la voce stentorea ed oltre tombale a condurre le danze.

Un delicato giro di basso mena i giochi con Atlantis, che precede la chiusura di The World Will Burn, dove il delirio del singer raggiunge, se possibile, l’oltreconfine della paranoia musicale che i fan più accaniti della band certamente apprezzeranno, come in passato hanno già fatto, grazie al lavoro onesto di questa band che, pur senza raggiungere le vette omeriche di bands quali i Kreator ad esempio, è ancora oggi degna di calcare le scene del pirotecnico thrash.

Autore: Hirax Titolo Album: Immortal Legacy
Anno: 2014 Casa Discografica: Spv/Steamhammer
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.hirax.org
Membri band:

Katon De La Pena – voce

Lance Harrison – chitarre

Steve Harrison – basso

Jorge Iacobellis – batteria

 

Special guests:

Juan Garcia – chitarra su traccia 2

Rocky George – chitarra

Jim Durkin – chitarra

Fabricio Ravelli – batteria

Tracklist:

  1. Black Smoke
  2. Hellion Rising
  3. Victims Of The Dead
  4. Thunder Roar, The Conquest, La Boca De La Bestia
  5. Earthshaker
  6. Tied To The Gallows Pole
  7. Deceiver
  8. Inmmortal Legacy
  9. S.O.W.
  10. Violence Of Action
  11. Atlantis
  12. The World Will Burn
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
25th Mag2014

Implosion Circle – The Angry And Enraged

by Marcello Zinno

Implosion Circle - The Angry And EnragedChi conosceva gli Implosion Circle si chiedeva cosa sarebbe avvenuto dopo lo stop delle attività ad inizio del nuovo decennio. Perché in realtà dopo la pubblicazione del full-lenght Man Of Contradiction del 2009 che aveva permesso loro di suonare in giro, poco si era saputo sul loro conto dal punto di vista discografico. Nel corso del 2013 la band è riuscita a mettere insieme un pò di tracce e realizzare così un demo, The Angry And Enraged, che ha confermato la creatività del combo. Thrash metal molto europeo e che non tende ad ammorbidirsi in alcun frangente, le influenze della scena thrash tedesca sono evidenti, essendo tra l’altro la band svizzera vicina anche geograficamente, ma non si tratta di un thrash sparato all’impazzata, bensì di una matrice anche debitrice a certo metal-core (There’s Nothing) e spinta in alcuni frangenti anche da un fantasma che origina nel melodic death metal. Guai appunto a metterli a confronto con le band di metal estremo, gli Implosion Circle presentano delle aperture all’heavy metal molto forti: è la batteria che spesso richiama i tempi thrash, ma brani come la title track con i suoi momenti lenti (chi ha pensato agli Avenged Sevenfold?!) fanno capire che loro non hanno nulla a che spartire con formazioni come Kreator e Destruction.

Anche gli assoli assumono velocità diverse, lenti in There’s Nothing, velocissimi ed ipertecnici in The Angry And Enraged ma come dicevamo con loro la tecnica assume un peso assolutamente secondario. Uno degli esercizi che darà gioia ai metaller europei ma anche americani è Circle, brano che colloca una chitarra impazzita insieme ad una seconda chitarra più inquadrata, il tutto con una sezione ritmica di fuoco e un vocalist che urla come un ossesso; le variazioni su questa trama sono da band assolutamente matura ed è questo il momento che più di tutti ci fa scommettere sul loro futuro. La monetina noi l’abbiamo gettata e contiamo di raccogliere un bel gruzzoletto. Staremo a vedere.

Autore: Implosion Circle Titolo Album: The Angry And Enraged
Anno: 2013 Casa Discografica: Keine
Genere musicale: Thrash Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.implosioncircle.ch
Membri band:

Michi Maierhofer – voce, chitarra

Manuel Wiget – basso

Philipp   Dublanc – chitarra

Mischa Blaser – batteria

Tracklist:

  1. The Final Battle
  2. There’s Nothing
  3. The Angry And Enraged
  4. Clockwork
  5. Circle
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
29th Apr2014

Toxic Waltz – Decades Of Pain

by Marcello Zinno

Toxic Waltz - Decades Of PainQuando il titolo dell’album comprende la parola “decade” la preoccupazione è alta: si chiude una fase per la band che lo ha realizzato e se ne apre un’altra o si tratta di mera azione speculativa dell’etichetta discografica? Niente di tutto questo, almeno nel caso dei Toxic Waltz, band teutonica formata da una manciata di anni e dedita ad un sano thrash metal. Probabilmente il titolo si ispira alla durata e agli effetti di una guerra visto che l’artwork rappresenta un attacco di militari e popolo ad una statua enome che potrebbe ritrarre un ipotetico dittatore ormai caduto. E fin qui i presupporti non possono essere che positivi. Guardando le facce dei cinque ragazzi che si celano dietro il moniker Toxic Waltz si notano ancora i brufoli della gioventù e stupisce che il sound realizzato sia così compatto. I richiami sono chiaramente al thrash metal storico: basta ascoltare l’intro Arising Pain (di chiara estrazione Metallica) e varie cavalcate ritmiche per capire da quale ceppo i Nostri fanno parte (gli italianissimi Bulldozer ad esempio apprezzerebbero molto), ma bisogna ammettere che il loro non è il classico thrash “tritabudelle” che molte formazioni attuali ostentano per dare sfogo alla propria rabbia. Seppur molto veloce sono forti le influenze con un certo heavy metal (qualcuno potrebbe cogliere qualche ingrediente di scuola Machine Head) il che è un valore da apprezzare, visto che nelle varie tracce si presentano alcune variazioni gustose. Sta di fatto comunque che chi non digerisce il thrash difficilmente riuscirà ad appassionarsi al genere ascoltando i Toxic Waltz.

Ci piace citare Suicide Squad che potrebbe conquistare anche qualche fanatico di death metal, con riff al cardiopalmo ma anche una sezione ritmica praticamente instancabile; il basso prepotente di Priest Of Lie che apre poi ad un brano da incubo è un altro momento che ci ha colpiti, ennesimo segno che i ragazzi non si indeboliscono con il proseguire delle tracce. Qui di tecnica ce n’è tanta e si sente nei vari pezzi, la produzione è a livelli superlativi e fa luccicare ogni singolo strumento; in generale l’album risulta molto coerente e al di là di alcuni spiragli di luce all’interno delle singole tracce, la ricetta resta uguale per l’intero lavoro. Segno di forza certo ma che fa anche intuire quanto la musica dei Toxic Waltz sia da ascoltare più sotto un palco che non in cuffia. La bravura resta e noi li promuoviamo con piacere.

Autore: Toxic Waltz Titolo Album: Decades Of Pain
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.reverbnation.com/toxicwaltz
Membri band:

Angelo – voce

Alex – chitarra

Rahman – basso

Tim – chitarra

Jimi – batteria

Tracklist:

  1. Arising Pain
  2. Decades Of Pain
  3. World Of Hate
  4. Toxic Hell
  5. Suicide Squad
  6. Green
  7. Morbid Symphony
  8. Priest Of Lie
  9. Obsession To Kill
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
Pagine:«1...78910111213141516»
« Pagina precedente — Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • Nova Sui Prati Notturni – Nova Sui Prati Notturni
    • Weight Of Emptiness – Conquering The Deep Cycle
    • Devil’s Bargain – Visions
    • Gran Zebrù – EP1
    • Northway – The Hovering
  • I Classici

    • Pallas – The Dreams Of Men
    • Quiet Riot – Terrified
    • Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
    • Mountain – Masters Of War
    • King’s X – XV
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Marillion Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal post-grunge Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in