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17th Mag2016

Santa Sangre – Ali D’amianto

by Trevor dei Sadist

Santa Sangre - Ali D'amiantoDevo essere onesto, non sono mai stato troppo preparato o predisposto ad ascoltare metal cantato in italiano, anche se grazie ai Santa Sangre sto iniziando a ricredermi. Come avete capito la band ha deciso di cantare in madrelingua, la cosa non stona specie perché le metriche non appaiono forzate, nonostante l’italiano non è certo la lingua più consona a tali sonorità. La musica dei Santa Sangre è a metà tra un potente thrash post-moderno e un hardcore rivoltoso, il tutto davvero ben confezionato, a partire dalla produzione che esalta le trame chitarristiche, sorrette dal basso, mentre il drumming è furioso, complice improvvise accelerazioni. Nei cinque minuti di media per ogni brano la band si preoccupa di raccontare tutto, sia per quel che concerne le liriche, che musicalmente e direi che ci riesce molto bene. A tratti ho percepito, qualche rimando a una band storica del passato, i mai dimenticati Negazione, i Santa Sangre, in alcuni frangenti sembrano la versione più violenta, nonostante quest’ultimi siano decisamente più votati al thrash metal che all’hardcore.

Si parte con la title track Ali D’Amianto, un brano diretto sicuramente tra i migliori dell’intero full lenght, dove fin dai primi minuti la band dimostra una buona tecnica e il giusto atteggiamento, quello che un genere tale richiede. Con la successiva Schegge ci rilassiamo, anche se le già citate accelerazioni non vengono meno e ancora una volta siamo catapultati nel vortice infernale. Al Guinzaglio: anche questa figura tra le mie preferite, pogo, stage-diving si spreca, si continua sulla falsa riga con la seguente Manifesto, traccia di soli 55 secondi. I giochi si fanno sempre più seri, nonostante apprezzo l’autoironia che la band dimostra attraverso i loro spazi web, sono arrivato a metà album, con Passi Di Piombo, la carica distruttiva e lo sdegno verso il mondo sono sempre più presenti. Visione Esoterica esalta le doti della band, che passa dal thrash all’hardcore e non solo, con estrema disinvoltura, i Santa Sangre sono una band da tenere sott’occhio, la voce di Alessandro Parrini è acida, rabbiosa, in perfetta sintonia con tutto il resto. La Gente Che Conviene è la traccia numero sette dove emerge maggiormente la vena hardcore della band.

Il nostro capo è scosso dalle granitiche note di Samsara, la ricerca della melodia non manca, proprio per questo motivo mi sento di promuovere a peni voti i Santa Sangre, per quella ricerca di fare male, senza dimenticare l’importanza del realizzare canzoni in senso tale. Al termine di Ali D’Amianto, trovo il Serpente Di Cenere, canzone che chiude nel migliore dei modi questo nuova fatica targata Santa Sangre. Non sono mai stato troppo preparato o predisposto ad ascoltare il metal cantato in italiano, ma da oggi questa mia lacuna è stata sopperita dalle note di Ali D’Amianto. In alto il nostro saluto!

Autore: Santa Sangre

Titolo Album: Ali D’amianto

Anno: 2016

Casa Discografica: Quà Rock Records

Genere musicale: Thrash Metal, Hardcore

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.santasangre.it

Membri band:

Antonio Viggiani – percussioni

Alessandro Parrini – chitarra

Paolo Bencivenga – chitarra, basso

Tracklist:

  1. Ali Díamianto

  2. Schegge

  3. Al Guinzaglio

  4. Manifesto

  5. Passi Di Piombo

  6. Visione Esoterica

  7. La Gente Che Conviene

  8. Samsara

  9. Serpente Di Cenere

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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12th Apr2016

Scarlet Anger – Freak Show

by Trevor dei Sadist

Scarlet Anger - Freak ShowParto nell’elogiare la produzione, dalle prime note di questo Freak Show, nuovo capitolo per gli Scarlet Anger, band proveniente da Bridel (Lussemburgo), si capisce subito che si tratta di un disco ben confezionato, sotto ogni punto di vista. La produzione è cristallina, pulita, ma al tempo stesso, strizza l’occhio ai caldi master di qualche anno fa, a dimostrazione che gli Scarlet Anger sono ancorati a quel thrash che imperversava anni dietro. Il sound della band è da definirsi thrash metal a tutti gli effetti, anche se i Nostri sono dediti, quantomeno sotto l’aspetto immaginario a un horror cartoon, sodalizio questo che si sposa a perfezione con il genere musicale proposto. La preparazione tecnica di ogni membro della band non lascia dubbi, gli Scarlet Anger ci sanno davvero fare. Difficile avere preferenze, tutti i brani sono all’altezza della situazione, coadiuvati da riff tipici, da una sezione ritmica pronta a supportare a dovere quanto detto dalle sei corde, mentre la voce del bravo singer, Joe Block, si divide tra timbri dominanti e decisi, cantati avvolgenti, fino a raggiungere picchi disperati dove ho trovato timidi accostamenti ai primi Entombed o ai Devildriver, del buon Dez Fefara.

Thrash metal, tutto vero, ma non facciamoci trarre in inganno, all’interno di questa nuova release troviamo anche frammenti odierni, tentativi riusciti e ricerca di sperimentazione, di tutto un po’, potenza genuina, tecnica, gusto, specie quando i chitarristi iniziano a fraseggiare, tra solos e cavalcate di matrice Slayer, mentre nell’eleganza, vado a scomodare gli esimi colleghi Maiden. Dieci song che non lasciano scampo, si parte con l’opener Awakening Of The Elder God, una manciata di secondi e siamo trascinati nell’abisso, fino a che Joe Block non decide di ordinare la tregua con un chorus mozzafiato. Tra le mie preferite, voto la successiva e seconda canzone del disco Attack Of The Insidious Invader, in cui mi vedo all’interno di un pogo, nascosto nei meandri della mia mente, ci stiamo facendo molto male! Ma non è finita qui, The Thing Without A Name suona nelle mie orecchie come qualcosa di piacevole, qualcosa che dal primo ascolto mi lascia un buon gusto.

Questo è un album che scorre via velocemente, tra buone impressioni e con la voglia di ascoltarlo altre volte, forse proprio per il motivo che, nonostante gli Scarlet Anger giochino la parte dei cattivi, nella loro musica troviamo anche altro: intelligenza, melodia, capacità. Questa è una band da tenere sott’occhio, nella speranza di vederli all’opera on-stage. Into the pit! In alto il nostro saluto!

Autore: Scarlet Anger

Titolo Album: Freak Show

Anno: 2016

Casa Discografica: Hansel & Gretel

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.scarletanger.com

Membri band:

Joe Block – voce

Fred Molitor – chitarra

Alain Flammang – batteria

Vince Niclou – basso

Jeff Buchette – chitarra

Tracklist:

  1. Awakening Of The Elder God

  2. Attack Of The Insidious Invader

  3. The Haunted Place – House Of Lost Souls

  4. Welcome To The Freak Show

  5. The Abominable Master Gruesome

  6. Through The Eyes Of The Sufferer

  7. The Thing Without A Name

  8. On The Road To Salvation

  9. An Unbelievable Story Of A Stupid Boy

  10. Deadly Red Riding Hood

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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30th Mar2016

Betoken – Beyond Redemption

by Marcello Zinno

Betoken - Beyond RedemptionBeyond Redemption non è un album normale di una band normale. I Betoken sono una band longeva (che ha raggiunto i 15 anni di attività) ma soprattutto che, nel tempo intercorso dall’autoproduzione alla vera produzione discografica, hanno collaborato con tantissime realtà del metal tricolore. Tra queste vanno annoverati sicuramente i Time Machine con cui condividono non poche scelte stilistiche, accarezzando anche talvolta qualcosa tanto caro ai Thy Majestie. Come se non bastasse i Betoken sono una band con sette componenti di cui tre lead vocalist, numeri che fanno intuire la ricerca sonora e compositiva dei Nostri.

Stupisce non poco che dietro la musica del nuovo Beyond Redemption ci sia la mente del chitarrista Ivo Ricci, che con i suoi Black Dama già si era fatto conoscere tempo fa. Un musicista volto alle creazioni stratificate e alle orchestrazioni (che Jordan Rudess apprezzerebbe) capaci di offrire un sapore epico (con gioia annessa dei defender), spezie progressive che rendono il piatto davvero succulento ed infine esoterismo offerto senza timore reverenziale. Infatti nonostante la scelta nell’artwork di raffigurare il diavolo che guida, come un’ombra onnipresente, un cupo Papa, risulta davvero originale l’uso all’interno del booklet del pentacolo non rovesciato, forza simbolica almeno pari a quella del “Tao” che dimostra che nel male c’è sempre un po’ di bene e viceversa.

Raffigurazioni a parte, il prog metal dei Betoken risulta raffinato e molto ben prodotto; senza troppi giri di parole in queste quattordici tracce si celano tutti gli elementi che possono mandare in estati gli appassionati di Vanden Plas, Thy Majestie, Mastercastle e anche dei più epici Blind Guardian. Inoltre, pur trattandosi di una sorta di concept album e pur ponendo molto l’accento sulle orchestration, non vi è un abuso di intermezzi, che come ogni piccolo ingrediente andrebbe usato con prudenza. Niente brani lunghi con barbose strumentali jam session, Beyond Redemption è un album lavorato fin nei minimi particolari, dagli assoli agli strumenti non propriamente metal, un album borderline per lo stile, ottantiano nei gusti ma forse ancora più antico per le ambientazioni.

Un album che difficilmente convertirà chi non è affine a questo genere ma un prodotto più che valido e che dovrebbe passare instancabilmente nelle playlist dei progster classici e moderni.

Autore: Betoken

Titolo Album: Beyond Redemption

Anno: 2015

Casa Discografica: Buil2kill Records

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://soundcloud.com/betoken

Membri band:

Antonio Pecere – voce

Ivo Ricci – chitarra

Michele De Ponti – chitarra

Alex Raven – basso

Giulio Capone – batteria

Eva Rondinelli – voce

Francesco Ferreri – voce

Tracklist:

  1. A Thirst for Knowledge

  2. Renounce

  3. Quid Tu Moraris ?

  4. The man who would be the Devil

  5. Left Hand Choice

  6. Sparks of Grace Betrayed

  7. Hellward

  8. Seven Deadly Sins

  9. Ab Urbe Corrupta

  10. Lucifer’s Bless

  11. Point of No Return

  12. Helen of Troy

  13. Damned Soul Insomnia

  14. Beyond Redemption

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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12th Gen2016

Slayer – Repentless

by Matteo Iosio

Slayer - RepentlessSlayer, una band che certamente non necessità di approfondite presentazioni. Inseriti giustamente di diritto nel sacro Pantheon delle divinità thrash metal, sono da sempre considerati i più fedeli alla linea musicale intrapresa durante gli anni d’oro di questo genere, capaci di guadagnarsi il rispetto assoluto avanzando senza alcun tipo di compromesso per la loro strada e rifiutando facili logiche di mercato. Mai come nell’ultimo periodo il gruppo ha attraversato profondi e radicali cambiamenti, come la tragica scomparsa del compianto chitarrista Jeff Henneman, la separazione (per l’ennesima volta) dal fuoriclasse delle pelli Dave Lombardo, il fresco matrimonio con l’etichetta discografica Nuclear Blast o il cambio di producer, che ha visto allontanare la superstar Rick Rubin in favore di un Terry Date (Pantera, Deftones, Soundgarden) sulla cresta dell’onda. A sei anni dall’ultimo e non eccessivamente apprezzato album World Painted Blood la sterzata doveva essere vigorosa e così è stato. Con il ritorno di Paul Bostaph alla batteria e Gary Holt nel tentativo di colmare l’enorme vuoto lasciato da Henneman i quattro thrash killers si presentano con un nuovo studio album intitolato Repentless che, per quanto ci riguarda, ha schiarito le nuvole nere che si stavano addensando sopra la formazione.

Il disco si mostra scuro, brutale ed estremamente tagliente, esattamente come ci si aspettava dai nostri eroi. La sezione ritmica risulta detonante e precisa, con un Araya che subito vomita, dopo la cupa intro di Delusion Of Saviour, tutto il suo sdegno e rabbia contro la corruzione ed il marcio presente nella nostra società con la caustica Title Track Repentless. Take Control si fa largo con riff veloci ed affilati come lame, un autentico calcio nello stomaco. Non è possibile rifiatare, le tracce si susseguono frenetiche e colpiscono violente ed inesorabili catapultando l’ascoltatore al centro di un ring sonoro che non lascia scampo. Cast The First Stone è forse la traccia a nostro avviso più rappresentativa, possente e stilisticamente guerriera, un bombardamento composto da riff traccianti e solo sincopati di perfetta scuola Slayer. In sostanza il disco convince appieno, i nuovi elementi si sono amalgamati perfettamente, anche se sostituire il compianto Jeff sarà impossibile. Aleggia una nuova energia che rende il progetto più solido e dinamico rispetto al precedente disco, l’ascoltatore è trasportato attraverso le dodici tracce in un percorso di sofferenza che si snoda tra la meschinità e le ipocrisie umane, uno spaccato cupo capace di dare notevole profondità a tutto il lavoro.

Ci troviamo, senza alcun dubbio, al cospetto di uno dei migliori album del 2015, un concentrato di cattiveria che manderà in solluchero i thrasher di vecchia data e conquisterà i neofiti di primo pelo. Preparatevi, i cattivi sono tornati!

Autore: Slayer

Titolo Album: Repentless

Anno: 2015

Casa Discografica: Nuclear Blast

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.slayer.net

Membri band:

Tom Araya – voce, basso

Kerry King – chitarra

Paul Bostaph – batteria

Gary Holt – chitarra

Tracklist:

  1. Delusions Of Saviour

  2. Repentless

  3. Take Control

  4. Vices

  5. Cast The First Stone

  6. When The Stillness Comes

  7. Chasing Death

  8. Implode

  9. Piano Wire

  10. Atrocity Vendor

  11. You Against You

  12. Pride In Pregiudice…

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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24th Nov2015

Millarium – First Blood Running

by Trevor dei Sadist

Millarium - First Blood RunningSono dieci le tracce contenute all’interno del debut album dei teutonici Millarium. Il disco, intitolato First Blood Running, fa eco al thrash old school anche se a tratti la band si toglie la maschera più dura e si ricorda di suonare comunemente heavy metal. Dopo Phoenix, un intro ingannevole, melodico, s’inizia a fare sul serio. Gli onori di casa, passano attraverso la title track, dalla prima traccia vengo messo di fronte al lato più cattivo della band dove, tra riffs granitici e una batteria martellante, emergono rimandi al thrash Bay Area, mentre le successive Two Bullets e Sweet Revenge, risultano essere più morbide e spensierate, questo a dimostrazione di quanto detto poc’anzi. Con la decisa Hope And Misery, tra le mie preferite, riaffiora la voglia di ritornare a parlare della vecchia scuola thrash, quella degli anni 80, e qui mi vedo costretto a scomodare i maestri Hetfield & co, l’intenzione è quella. Proseguo il mio viaggio, andando a scoprire cosa succede a metà album: Insidious è una canzone diretta, di assoluto primo impatto, tra riffs semplici ma efficaci, mi accorgo che i Millarium hanno anche un ascendente meno burbero, quell’ascendente che va ad affiancarli ad un modern metal/alternative.

Not Myself è un mid tempo dai tratti più attuali che si chiude con la furia di Joschus dietro le pelli. La produzione è acustica, pulita, senza troppi fronzoli o artefatti, mentre la caratura tecnica della band è buona, anche se credo fortemente che nel corso degli anni i tedeschi sapranno anche fare meglio, specie nei solos. Mi sto avvicinando al termine di questo convincente debut album, in casa Millarium, la mitraglia di Wasted non racconta nulla di nuovo, conferma quanto detto fino a qui, a riprova dell’omogeneità del full lenght. Long Forgotten è il titolo, della singolare song, che troviamo quasi a fine corsa, si tratta infatti di una canzone strutturata molto bene, dove viene a galla sia la violenza sonora della band che l’aspetto più ragionato, grazie anche a un chorus in stile Disturbed che risulta efficace quanto piacevole.

Siamo in chiusura ma prima di salutarci i Millarium mi fanno un regalo andando a coverizzare la mai troppo citata Born To Be Wild, dei Steppenwolf, un tributo all’era seventeen. Ci allontaniamo in sella all’Harley, semplicemente Easy Rider. In alto il nostro saluto!

Autore: Millarium

Titolo Album: First Blood Running

Anno: 2015

Casa Discografica: M.I.G.

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.millarium.de

Membri band:

Daniel “Het” Curcija – voce

Steven Graupmann – chitarra

Sören Scherf – basso

Joschus Öl – batteria

Tracklist:

  1. Phoenix

  2. First Blood Running

  3. Two Bullets

  4. Sweet Revenge

  5. Hope And Misery

  6. Insidious

  7. Not Myself

  8. Wasted

  9. Long Forgotten

  10. Born To Be Wild

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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13th Nov2015

Polarized – Western Hypnosis

by Alberto Lerario

Polarized - Western HypnosisUna storia euro-americana quella dei Polarized che si incastra alla perfezione nel mondo musicale, e non, ormai globalizzato ed interconnesso. Quattro musicisti che provengono da vari paesi (Italia, Svezia, Bosnia, USA), complici la crisi ed il fato, decidono di riunirsi sotto un unico moniker, Polarized per l’appunto. Per dovere di cronaca non si tratta di quattro musicisti qualsiasi alle prime armi, infatti tutti sono ex componenti di band come Node e Carnal Forge. Come spesso accade la commistione di culture ed esperienza è un fattore aggiunto per la creazione di una nuova creatura, a maggior ragione se tutti gli elementi spingono verso il medesimo obiettivo. Nel caso in questione l’obiettivo si chiama thrash metal, ruvido e tirato come si conviene, ma elaborato da melodie e tecnicismi (e qui emerge probabilmente l’ombra nordeuropea) che rigenerano il genere, evitando l’odore di stantio che troppo spesso accade quando si propone thrash metal.

The Seventh Sin rompe il ghiaccio e lo fa in modo risoluto e violento con un paio di riff caldi e pesanti, un doppio assolo di chitarra rende la canzone di un livello superiore. Il livello non si abbassa con la seguente Wish’em Well grazie ad alcuni assoli di chitarra freschi e penetranti. Già alla seconda traccia è chiaro come nella band ci sia anche un’anima heavy metal che si accosta a quella thrash, che porta una tensione verso melodie e arpeggi, ma senza svilire la potenza e l’aggressività sonora. Proprio questo matrimonio rende il disco interessante, perché i Polarized sono riusciti a conservare la loro coerenza musicale con un grande impatto sonoro ed una voce carica di aggressività, ma al tempo stesso hanno deciso di alzare il piede dall’acceleratore quel tanto che basta per poter inserire melodia e tecnica nel loro tessuto sonoro. In poche parole sono stati in grado di comporre un album di thrash metal di qualità.

In Western Hypnosis non mancano certo alcuni brani filler ed il matrimonio tra l’anima thrash con quella heavy ha portato certamente a dei compromessi che non sempre faranno esultare i fan(atici) del thrash; tuttavia nel 2015 gli integralismi musicali sono (e devono) essere superati. I Polarized sono formati da ottimi musicisti che, come gruppo sono al debutto, ed una volta amalgamatisi ulteriormente saranno sicuramente in grado di alzare ancora l’asticella del gradimento portando l’headbanging a frequenze pericolose.

Autore: Polarized

Titolo Album: Western Hypnosis

Anno: 2015

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.polarizedthrash.com

Membri band:

Daniel Botti – voce, chitarra

Dino Medanhodzic – chitarra

Lars Linden – basso

Marco Di Salvia – batteria

Tracklist:

  1. The Seventh Sin

  2. Wish’em Well

  3. Recipe For Death

  4. Black Loyalty

  5. Rise

  6. Permanent War

  7. Listen

  8. Western Hypnosis

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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29th Set2015

Unsafe – Enter Dark Places

by Trevor dei Sadist

Unsafe - Enter Dark PlacesPicchiano davvero duro i francesi Unsafe, band attiva dal lontano 1998. Enter Dark Places è la loro ultima fatica, ponendo la band come valida alternativa all’interno del panorama groovy, che negli States, ha trovato i massimi esponenti. Nei circa 48 minuti di musica, le nostre orecchie vengono messe a dura prova, complice una doppia cassa martellante e riff di scuola thrash che imperversano dall’inizio alla fine. La matrice, come detto appartiene ad un thrash tiroso, potente, che non conosce soste, e che non risparmia niente e nessuno, la musica dei transalpini, tuttavia è contaminata da frammenti swedish, riff melodici e una voce sofferente ci rimandano ai mai troppo citati At The Gates, ai Soilwork, The Haunted ed Hatesphere, una miscela di genuina rabbia, che si abbatte sull’innocente ascoltatore, proviamo a fare marcia indietro, ma ancora una volta rimbalziamo su di un muro sonoro, tanto caro ai seminali Pantera e Lamb Of God, giusto per fare due illustri nomi.

Mi ha convinto questo nuovo full lenght, per tutto quello detto in precedenza, per una buona dose di melodia, a tratti rock che, specie nei solos emerge, anzi si eleva su tutto il resto. Dopo la titletrack, utilizzata da intro/apripista, veniamo catapultati da subito nella musica aggressiva degli Unsafe, un riff violento e dinamico ci trascina nel sound feroce dei nostri, si tratta di Watch Out, una delle mie preferite, insieme a The Final Stage e Virtual Jail. Merita un discorso a parte invece la strumentale Shores Of Infinity, i due chitarristi Lionel e Niko sfoggiano una prestazione da urlo, disegnando con la sei corde, trame di un film, girato lungo le incantevoli coste della Bretagna. In alto il nostro saluto!

Autore: Unsafe

Titolo Album: Enter Dark Places

Anno: 2014

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://unsafe.metal.pagesperso-orange.fr/

Membri band:

Mathieu – basso

Xavier – batteria

Niko – chitarra

Stéphanie Nolf – basso, voce

Lionel Faucher – chitarra

Tracklist:

  1. Enter Dark Places

  2. Watch Out

  3. The Final Stage

  4. Negativity

  5. Intentional Homicide

  6. A Better World

  7. Virtual Jail

  8. Shores of Infinity

  9. On the Edge of a Precipice

  10. Stimulate My Mind

  11. Dark Side

  12. Wasted Years

  13. Half-Wit

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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26th Set2015

Mosfet – Screwing The Devil

by Marcello Zinno

Mosfet - Screwing The DevilAttivi dal lontano 2003, gli austriaci Mosfet giungono con questo Screwing The Devil alla terza uscita sulla lunga distanza. Ma chi è per loro il diavolo? Una sorta di lupo mannaro, con la camicia da boscaiolo, dalle sembianze in parte umane che ammazza i singoli membri della band all’interno dell’artwork. Splatter?! Forse, anche se in realtà il quintetto è originale per un altro aspetto: mettere in scena un apparente approccio sarcastico-ironico (il verso “I’m a pussy wolverine” ne è solo un esempio) all’interno di un sound thrash metal. A dirla tutta il loro sound, che viene presentato come un thrash’n’roll, presenta le strutture ritmiche del thrash e i pattern chitarristici in pieno stile groove metal, che richiama in alcune parti i Pantera del periodo d’oro fino a band più moderne (dai God Dethroned ai Soulfly, passando per i nostri Bulldozer). Questa è la radiografia della proposta dei Mosfet e dobbiamo ammettere che rispecchia tutte le dieci tracce dell’album, 45 minuti di thrash con linee vocali in leggero growl (i seguaci di Henri, singer appunto dei God Dethroned, capiranno) e una cadenza ritmica che tiene alta l’attenzione. Al brano 4 le cose cambiano: con un titolo che sembra tutto tranne che una “metal hit”, arriva Booze Boobs And Bedroom Battles, 7 minuti di puro metal che mettono in luce un lavoro di songwriting encomiabile, cambi ed inserti pregiati, e una struttura tutt’altro che da band emergente.

Altri momenti da segnalare si ritrovano nel riffing e nell’assolo di Deep Dark Hole e nella massacrante Hangover Blues dalla durata di 1:55. La restante parte dell’album è un po’ troppo statica e non sorprende più di tanto mostrando uno stile che è troppo uguale a se stesso e non del tutto originale per il genere proposto. Una partentesi va aperta per la copertina che, se da un lato sembra un esercizio kitch, in realtà non solo è coerente con la restante parte della grafica curata da Bloodboy, ma è davvero cool e descrive precisamente l’approccio che i Mosfet hanno verso la loro musica. Quindi promossi, non c’è dubbio, anche se a nostro parere devono puntare su una personalità più accentuata.

Autore: Mosfet

Titolo Album: Screwing The Devil

Anno: 2015

Casa Discografica: Office4music

Genere musicale: Thrash Metal, Death Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.mosfet.at

Membri band:

Philipp Essl – voce

Marc Gruber – chitarra

Alex Kleiss – chitarra

Patrick Schmuck – basso

Flo Dobretsberger – batteria

Tracklist:

  1. Road Song

  2. From Rare To Done

  3. Sexbot

  4. Booze Boobs And Bedroom Battles

  5. Bbq

  6. Deep Dark Hole

  7. The Machine

  8. Hangover Blues

  9. Metal Maniax

  10. Tales Of A Diarrhoea Werewolf Pt. II: Screwing The Devile

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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22nd Set2015

Annihilator – Suicide Society

by Trevor dei Sadist

Annihilator - Suicide SocietyQuesta settimana ho l’onore e l’onere di prendermi cura del nuovo album di una delle thrash band più rilevanti di tutti i tempi, gli Annihilator. Il compito è arduo, anche se, sin dalle prime note, a rendermi il lavoro più semplice ci pensa la sei corde dell’amico Jeff Waters che, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, dimostra di essere in splendida forma e di avere ancora molto da dire. Suicide Society è il nuovo full lenght, il quindicesimo, per l’esattezza, una carriera ricca di successi; come dimenticare il debutto Alice In Hell o Never Nerverland, pietre miliari del thrash cervellotico, con un Jeff Waters che da subito ha voluto mettere in chiaro le cose, diventando ben presto un’icona e un modello per gli amanti della chitarra. Questo nuovo full lenght pesa molto sulle spalle di Jeff Waters, visto che l’assenza di Dave Padden, cantante/chitarrista che ha accompagnato per undici anni la band, sia in studio che in sede live. Più volte ho avuto il piacere di condividere il palco con loro e in tutta onestà sono sempre rimasto molto colpito dalla prova complessiva della formazione canadese, Jeff Waters in primis, ma anche per il giovane singer, posso solo spendere belle parole.

Jeff Waters ha svolto un enorme lavoro, diviso tra voce (la sua prova mi ha davvero convinto), chitarra, basso, produzione artistica, mixing & mastering, solo la batteria è stata suonata da Mike Harshaw, già drummer della band, da circa quattro anni. Ma passiamo a questo nuovo capitolo, inutile dire che prima le aspettative sono alte, pur conscio del fatto che non mi troverò di fronte ad un nuovo Alice In Hell, di certo però, non avrei mai pensato di rimanere così spiazzato: si parte con la titletrack e per un attimo balzo dalla sedia, pensando di aver confuso qualcosa, questi sono davvero gli Annihilator? Sono proprio loro, in una versione 80’s, che mi rimanda agli Skid Row o ad una variante rabbiosa dei Ratt. Ma non ci dobbiamo spaventare, la vena scanzonata e pseudo allegra dura davvero poco, già con la successiva Revenge si ritorna sui fasti del passato, il thrash imperversa come un bulldozer, abbattendosi sulle nostre orecchie, a colpi di riff terzinati, gli assoli sono indiscutibilmente cristallini, melodici, mentre chorus emozionanti, si intersecano a perfezione con la musica aggressiva dei nostri. Il disco scorre via veloce, questo è un buon segno, non ci si annoia, anzi, questo è un album da avere.

Snap, dopo un inizio ingannevole, lascia spazio, prima ad un riff cadenzato, che tende a sparire sotto ipnotiche note di voce, poi ad un’apertura commovente. La schizofrenica Creepin’ Again esalta una prova complessiva, dove si passa dal bridge alla Strapping Young Lad al thrash furioso di stampo Bay Area, fino ad applaudire il Jeff Waters produttore; i suoni sono potenti, ma al tempo stesso non saturi, mai disarmonici, forse a tratti avrei voluto solo più volume al rullante. Trascorrono i minuti, fino ad arrivare a Narcotic Avenue, preparatevi al massacro, thrash allo stato brado, che vedrà la consacrazione on stage, tra poghi furiosi e broken bones. The One You Serve, anche qui non si scherza, si passa con naturalezza dal thrash moderno ad un hard rock di chiaro stampo americano, evidenziando un’omogenea versatilità per tutto l’intero album. Break Enter legittima Waters come maestro del thrash, si sprecano i riff di indubbia matrice, fino ad arrivare ad un omaggio/tributo ai Metallica di Kill’em All.

Ci stiamo avvicinando alla fine di questo Sucide Society, nuovo album in casa Annihilator, ma, c’è ancora spazio per la possente Death Scent, che non inganna i thrashers, anzi, ancora una volta conferma quanto detto, questa è una band viva. Every Minute, si chiude come per l’inizio, una song questa che si discosta con il resto dell’album, ma che si associa al grezzo heavy della title track. Nelle nostre orecchie il chorus diretto, mentre ci lecchiamo le ferite, ricevute prima, a colpi di thrash. Pollice in su per Jeff Waters & Co. In alto il nostro saluto!

Autore: Annihilator

Titolo Album: Suicide Society

Anno: 2015

Casa Discografica: UDR

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 8,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.annihilatormetal.com

Membri band:

Jeff Waters – voce, chitarra, basso

Mike Harshaw – batteria

Cam Dixon – voce

Aaron Homma – voce

Tracklist:

  1. Suicide Society

  2. My Revenge

  3. Snap

  4. Creepin’ Again

  5. Narcotic Avenue

  6. The One You Serve

  7. Break, Enter

  8. Death Scent

  9. Every Minute

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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27th Lug2015

No Return – Fearless Walk To Rise

by Cristian Danzo

No Return - Fearless Walk To RiseProvengono dalla Francia e più precisamente da Parigi i No Return, gruppo che si fa portatore di un thrash metal con alcune influenze death. Un nome storico oltralpe dove i Nostri sono attivi dal lontano 1989 e che li vede esordire ben venticinque anni fa, nel 1990, con l’album Psychological Torment. Una lunghissima attività underground, fatta di ben nove studio album, la cui ultima fatica è questo Fearless Walk To Rise di cui ci accingiamo a parlare. Dicevamo thrash con venature death metal, molto brutale e diretto ma di ampissimo respiro, grazie agli assoli ed alle molte partiture in maggiore delle chitarre, che rendono più ampi e solari pezzi che, se eseguiti in altro modo, avrebbero assunto una cupezza plumbea risultante poi solo dalla voce dell’ottimo singer Mick. Produzione eccellente e grande padronanza degli strumenti fanno di questo disco un prodotto assolutamente ben realizzato dal punto di vista tecnico. Musicalmente parlando delle canzoni ci troviamo, invece, davanti ad un lavoro che parte benissimo e stupisce con Stronger Than Ever, Submission Falls e Sounds Of Yesterday.

Ecco però da questo punto emergere un difetto che nel prosieguo dell’ascolto si fa man mano strada sempre più palesemente e visibilmente: la mancanza di idee. Fearless Walk To Rise inizia a perdere freschezza e a dipanarsi attorno a povere (e poche) idee compositive, ripetendo sempre lo stesso leitmotiv che sembra imperversare girato in tutte le salse fino alla fine dell’album. Un peccato davvero perché la band ha un’ottima tecnica e sicuramente qualcosa in più poteva regalarlo. Ma se le idee sono così poche e continuano a vertere su tre riff ben riusciti il risultato non può che essere al di sotto della sufficienza. Non si tratta di un problema di marca stilistica che contraddistingue la band. Nonostante la storia che i No Return hanno alle loro spalle, il nuovo lavoro non ci ha per nulla convinti.

Autore: No Return

Titolo Album: Fearless Walk To Rise

Anno: 2015

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Thrash Metal, Death Metal

Voto: 5,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.noreturn.biz

Membri band:

Mick – voce

Alain Clément – chitarra

Jerome Point-Canovas – chitarra

David Barbosa – basso

Joel Barbosa – batteria

Tracklist:

  1. Ascent

  2. Stronger Than Ever

  3. Submission Falls

  4. Sounds Of Yesterday

  5. Paint Your World

  6. Face My Dark

  7. Bloodbath Legacy

  8. Sworn To be

  9. Fearless

  10. Hold My Crown

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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