Top Album 1974
Ed eccoci qui nella nostra solita macchina del tempo, per guardare (ed ascoltare) ciò che gli italiani ascoltavano nelle loro estati di quaranta anni fa. Stendiamo il solito velo pietoso su ciò che passa oggi giorno in radio: dalla continua offerta di hip hop, ai cantanti da reality che invadono quotidianamente etere, giornali e web, ai gruppi indie (che ormai possiamo pure chiamare “gruppi Feltrinelli”) che si sentono diversi dagli altri (chenoisiamodiversienonsiamocometuttivoi), fino alle vecchie carampane che continuano imperterrite a comparire ovunque. Insomma, il quadro odierno lo sappiamo, piangiamo e ci rifugiamo negli anni trascorsi quando, tra un Pupo e un Sandro Giacobbe, qualcosa di serio in classifica lo trovavamo pure. D’altra parte non è che nei ’70 si sentiva solo rock eh. Anzi! Erano anni duri, difficili (come dirà qualche giornalista “anni di piombo”) quindi l’italiano medio cercava il modo di svagarsi e basta. Anche perché spesso e volentieri durante i concerti si assisteva a veri e propri processi messi in atto da frange estreme politicizzate che aggredivano gli artisti, rei di vendere la propria musica. Sarà comunque un vento temporaneo e già verso la fine del decennio scoppierà la disco music che metterà in pensione tutti i cantautori più o meno “militanti”. Con l’arrivò degli anni ’80 ci sarà il definitivo riflusso che traghetterà l’Italia verso i riflettori, le luci, le telecamere…insomma verso la famosa Milano da Bere.
Molti dei cantautori osannati dalle cosiddette masse militanti finiranno con il farsi inglobare completamente fino a rinnegare i propri trascorsi. Un nome per tutti, Paolo Pietrangeli che dalla violenta Contessa, canzone di contestazione simbolo del folk di protesta anni ’70, passerà alla regia del Maurizio Costanzo Show. Insomma politica, impegno e spessore sono il nuovo mantra del decennio. Vediamo se la classifica dell’agosto 1974 riflette in qualche modo la società dell’epoca. Cominciamo come al solito con l’ultimo posto e vediamo nei campeggi e nei lidi dell’epoca cosa passava il juke box.
10. L’Ultima Neve di Primavera – Franco Micalizzi
Alè, si comincia alla grande… Negli anni ’70 per rendere meglio il concetto di “anni sfigati”, andavano di moda i famosi “lacrima movie” (o più semplicemente “Film strappalacrime”) che avevano in Incompreso il nobile capostipite ma che si affermarono definitivamente con L’Ultima Neve Di Primavera di Raimondo Del Balzo, grazie alla musica del Maestro Micalizzi che accompagnava la tragedia del bambino Renato Cestiè. Praticamente erano queste pellicole depressissime dove un bambino moriva o di malattia rarissima o di incidente. Di solito la sua morte si verificava tra le braccia dei genitori che si stavano separando e in nome della piccola vittima rimanevano insieme. In sala le madri/mogli/fidanzate si scioglievano in lacrimoni e sospiri risvegliando da virili sogni i propri figli/mariti/fidanzati. Per rivivere la sfiga appena vista al cinema ecco pronto il supporto 45 giri che occupa un glorioso decimo posto.
9. Tutto a Posto – Nomadi
I nomadi… io vagabondo che son io. Per il 90% della popolazione italiana i Nomadi han fatto solo quel brano, in realtà ne han fatti altri. Tutti regolarmente dimenticati dagli italiani. Brano carino ma minore.
8. Dune Buggy – Oliver Onions
…E qui arriva il bruschettone nell’occhio. Chi non ha mai visto il film …Altrimenti ci arr..no, non ve lo diciamo tanto lo avete visto di sicuro. Dune Buggy, Birra e salsiccie…Mica dobbiamo continuare? Il brano è noto ancora adesso, grazie ai continui passaggi televisivi della pellicola in questione.
7. Più Ci Penso – Gianni Bella
Come detto, non tutti i cantautori erano politicizzati e verbosi. Gianni Bella andava sul classico brano nazional-popolare che piaceva a tutti. Insomma volevi far colpo sulla ragazza? Jukebox, 100 lire, A2 (o B5), Gianni Bella, et voilà. Ragazza ai tuoi piedi (non è vero, non era così facile ma è l’effetto nostalgia).
6. A Blue Shadow – Berto Pisano
Berto Pisano era un direttore d’orchestra televisivo, o meglio, spesso presente in televisione. A Blue Shadow era uno strumentale che veniva regalato (qui non sappiamo il perché) sempre a mamme e zie varie. Solo per i più curiosi, i dischi da regalare alla mamma erano tre: Sono Un Pirata Sono Un Signore di Julio Iglesias, Jazz Band di Hengel Gualdi e la sua orchestra e – appunto – A Blue Shadow. Ai papà e agli zii si andava sul sicuro con qualche raccolta di Fausto Papetti che potevano vantare, oltre al mirabile contenuto artistico, anche notevoli copertine che spesso e volentieri finivano oggetto di esame accurato da parte di fratelli minori.
5. Nessuno Mai – Marcella Bella
E dopo Gianni, Marcella! I fratelli Bella, come già detto, erano particolarmente quotati nel panorama musicale leggero italiano, Gianni come autore, Marcella come interprete. Poi Marcella era bella di nome e di fatto.
4. Bugiardi Noi – Umberto Balsamo
Oggi praticamente dimenticato, Balsamo, negli anni ’70, è stato un alfiere della canzone melodica italiana. Brano semplicissimo, melodico e anonimo al punto giusto.
3. Soleado – Daniel Santacruz Ensemble
Oh, i Daniel Santacruz Ensemble…Nei primi ’70 vendevano alla grande questi brani strumentali che richiamavano immediatamente atmosfere lontane e affascinanti. Grazie anche alla voce di Mara Cubeddu, i pezzi assumevano quel che di sexy e, considerato che i ragazzi dell’epoca non avevano internet, andava bene pure il 45 giri per eccitare le fantasie più nascoste.
2. E Tu – Claudio Baglioni
Non è classifica anni ’70 se non compare un brano di Claudione, qui nel periodo capello phonato/camicione jeans di ordinanza aperta sul petto villoso. Ah, il brano è una collaborazione con Vangelis, ex Aphrodite’s Child ed autore di colonne sonore di una particolare importanza. Roba tipo Blade Runner, Chariot Of Fire, Antartica, 1492 la Scoperta del Paradiso…
1. Piccola e Fragile – Drupi
Giampiero Anelli, in arte Drupi, chiude la classifica dell’agosto 1974. Come Umberto Balsamo anche Drupi oggi è stato dimenticato anche per propria volontà, avendo preferito coltivare la passione di pescatore, passione che si è trasformata in un buon business imprenditoriale. Incide ancora album, va regolarmente in tournée ma solo per il suo vecchio pubblico rifiutando categoricamente ogni sorta di revival, e solo per questo meriterebbe un applauso. Il brano, in ogni caso, è ancora oggi gettonato tra pubblicità e cover varie. Non ci stupirebbe che qualche sedicente gruppo indie la trasformasse in una hit, magari abbandonando la solita Insieme A Te Non Ci Sto Più, che da una decina di anni a questa parte risuona un po’ ovunque. Ma non ci stupirebbe neanche saperla coverizzata da un noto gruppo pugliese, con cantante sfiatato, che da anni decide di rovinare il repertorio dei grandi della musica italia…. Vabbè, ci siamo capiti.
Ed anche questa classifica è andata. Come potete vedere nulla di eccezionale, i 45 giri che abbiamo ascoltato rappresentavano degnamente la società italiana dell’epoca, più provinciale che mai, che rifugiava da tentazioni esterofili a favore di semplici e tranquille canzoni nostrane.