Mario “The Black” Di Donato: Ars et Metal Mentis
L’oscuro e spirituale mondo di Mario Di Donato è abitato da musica, pittura, religione e tradizioni popolari. Questo intricato intruglio di esperienze e passioni contribuisce a formare la complessa e profonda figura di The Black (soprannome di Mario Di Donato), pilastro della scena metal italiana, che poggia le sue credenze su due solide basi: Ars Mentis et Metal Mentis (arte dell’anima e metallo dell’anima). La scelta della lingua latina antica non è casuale, ma pensata e voluta per acquisire quella peculiarità ed espressività che la lingua inglese non poteva conferire ai testi delle canzoni di Mario Di Donato. Il latino poi rappresenta il perfetto anello di congiunzione con la tradizione religiosa a cui il chitarrista è fortemente legato. Da questa breve introduzione si può intuire come descrivere la vita di questo personaggio non sia un operazione semplice ed immediata. L’autore Mattia Montanari, biografo e manager attuale della band di Di Donato, riesce a tracciare un profilo completo ed esaustivo dell’artista abruzzese, avvalendosi di numerosi incisi virgolettati ascrivibili direttamente a Mario Di Donato, che fanno apparire la biografia quasi come una lunga intervista (a volte forse un po’ troppo autocelebrativa). Oltre a ciò durante il racconto gli aspetti culturali e folkloristici di Pescosansonesco (paese natale di Di Donato) sono analizzati in schede di approfondimento. Questi artifici letterali, da un lato permettono di curare in maniera minuziosa ogni minimo dettaglio e curiosità, dall’altro lato però rendono la lettura meno scorrevole e leggera.
La biografia è suddivisa in sette capitoli, che partono dall’infanzia a Pescosansonesco, che ha segnato per sempre Mario con le sue storie, i valori e le credenze popolane. Gli anni ’60, ’70 ed ’80 sono un susseguirsi di studi artistici e musicali, tratteggiati da animati ricordi delle prime esperienze musicali con le prime band e compagni di avventura, come Paul Chain. Durante la narrazione l’autore coglie l’occasione di descrivere parzialmente la scena metal italiana dell’epoca, almeno per quanto riguarda l’Abruzzo, tramite numerosi aneddoti. Gli anni ’90 sono quelli della maturazione artistica musicale, in cui Di Donato inizialmente con i Requiem e poi con il proprio progetto personale i The Black, riesce a creare il suo peculiare sound oscuro, sulfureo e mistico frutto di un doom metal progressivo e psichedelico, associato a liriche latine. Tutto questo rappresenta un vanto per il chitarrista e per l’Italia, essendo i The Black gli unici a proporre un tale progetto artistico. Viene poi giustamente sottolineato il lavoro lungimirante che hanno avuto le case discografiche nostrane, Minotauro Records e Black Widow, nel supportare e valorizzare Mario Di Donato.
Nel libro viene rimarcata non solo l’arte chitarristica, ma anche quella pittorica che ha permesso a Mario Di Donato di ottenere numerosi riconoscimenti in Italia ed all’estero durante tutti i suoi cicli produttivi. Il pittore Mario Di Donato va di pari passo con il musicista, così la sua pittura mistica, magniloquente e di stampo cattolico, ispirata da racconti e credenze della sua terra natia, esprime, esattamente come la sua musica, la denuncia del male sul mondo e dell’inferno come pena per il male. Per questo motivo l’artista abruzzese ha sempre voluto curare personalmente l’aspetto grafico delle sue uscite musicali, cosicché ogni copertina degli album di Mario Di Donato raffigura un’opera pittorica di ben preciso significato. Sarebbe stato decisamente meglio che tutti i quadri e le copertine mostrati nel libro, fossero a colori, questa grande mancanza purtroppo non ci consente di apprezzare appieno la forza grafica e la tensione sprigionata dalle figure. Potente infatti è l’immagine di copertina caratterizzata dal viola e nero, riuscendo a trasmettere oscurità e mistero. Pregevole tuttavia è l’opera dell’autore che riesce a dipanare l’eterna similitudine popolana di metal uguale satanismo. Con un linguaggio semplice e scorrevole il lettore riesce a percepire i crucci e le difficoltà di un musicista metal in Italia, che ha voluto raccontare la sua visione pessimistica della presenza del Male terreno, ma che in realtà nasconde un pensiero cattolico devoto ad una idea di resurrezione e rivalsa ultraterrena.
La scarsa propensione a cedere ai compromessi e ai patteggiamenti ha precluso a Mario Di Donato molti dei riconoscimenti che avrebbe meritato, specialmente in campo musicale. Tuttavia il suo spirito e la sua Ars Metallica hanno potuto esprimersi liberamente in tutta la loro oscura profondità e purezza. Mario “The Black” Di Donato: Ars et Metal Mentis è un libro in grado di stupire non solo i fan di Di Donato, facendo scoprire un artista di casa nostra che ha voluto dimostrare come la musica, anche quella metal, sia un canale di espressione come gli altri e come tale possa embricarsi con altre modalità espressive per completare e ampliare il proprio personale messaggio.