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11th Dic2020

Vanadium – Metal Rock

by Giancarlo Amitrano
“Nemo propheta in patria” oppure “L’erba del vicino è sempre più verde”. Con questi aforismi senza tempo, sembrerebbe quasi inutile parlare di realtà nostrane che pure, in ogni campo, hanno dato lustro al nostro ancorché sgangherato Paese ma poiché il coraggio, ovviamente, non può venire a chi non lo ha mai avuto, allora occorre omaggiare chi, stavolta in ambito musicale, ha saputo tenere alto l’orgoglio italico. Nel nostro caso trattasi del probabilmente più influente combo musicale di sempre battente vessillo (e metallo) tricolore, ovvero il quintetto capitanato dal possente singer Pino Scotto Di Carlo, nativo della sudista Monte Di Procida. Assemblato dopo una lunga gavetta, il gruppo si ritrova sotto l’egida dell’altrettanto storica etichetta Durium che ripone la sua fiducia in quelli che all’epoca parevano soltanto un’allegra accozzaglia di sbarbatelli che non avevano svolto ancora nemmeno il servizio di leva (allora obbligatorio), quindi tutti da plasmare. Ma i medesimi capi della etichetta non potevano sapere nemmeno che per le loro mani stava passando un autentico terremoto musicale che avrebbe cambiato le loro sorti discografiche, pur concentrate in appena circa un decennio…ma di fuoco!

Ecco, dunque, la prima fatica che irrompe all’inizio dei gloriosi anni 80, lenght che inizia subito con un singolo, dato che We Want Live With Rock’n’Roll aveva già esordito come 7’’ qualche mese prima. E l’impatto è subito devastante, con tastiere incandescenti e l’ascia di Asquini a riffare malignamente, mentre la voce roca di Scotto annuncia la forza d’urto del brano, che si pregia anche di un signor assolo che squassa il panorama italico sinora abbastanza assonnato. Si procede con I Never Lost Control con cui la voce domina sin da subito, graffiante e mefistofelica, con un grande lavoro ai tasti di Ruggero Zanolini, oltre ad una sezione ritmica assolutamente precisa e spaccaossa: insomma, una traccia crack che in alcuni passaggi rifà il verso agli allora non ancora riformati Purple, che avrebbero certo gradito le evoluzioni tra tastiere ed ascia e con il maestro di cerimonie nostrano alla voce. Heavy Metal non poteva avere titolo diverso, ricalcando al millesimo i canoni classicissimi dell’allora imperante genere: ed ecco che Scotto ispessisce, se possibile, ancora di più la sua voce che diventa lancinante e penetrante; Zanolini è il Lord (in tutti i sensi) della situazione, che con tasti magici consente una ottima evoluzione del brano, che con lo screaming del vocalist si conferma traccia fressa di metallo appena fuso nelle sacre fucine.

Asquini sugli scudi con il sontuoso intro di Make Me Feel Better, con un brano che trasuda sudore ed energia in tutti i solchi: quattro corde e drumming pestato infondono ulteriore potenza alla traccia, che anche nella tempistica ricalca la durata “obbligatoria” dei pezzi metal dell’epoca, con tanto di super assolo a sei corde che torna prepotentemente alla carica. Looking For Love pare rallentare leggermente la velocità di crociera: fortunatamente è solo una pia illusione, dato che le atmosfere continuano ad essere incandescenti e del tutto appropriate all’energia che la band riesce ad emanare; ancora il roco singer a guidare il tragitto, mentre l’ascia entra subito in scena a piazzare un altro assolo tecnicamente impeccabile nell’ambito di una brano ancora più breve del solito. Giungiamo al miglior brano dell’album e non solo di questo: On Fire si apre con un superbo giro di basso ad opera di Mimmo Prantera, che esalta la velocità conseguente di tutta la band; il drumming è ossessivo e potentissimo, mentre la sei corde del futuro militare Asquini si produce e prodiga in riffoni continui che danno al tempo stesso ritmica e solismo alla sua performance, ingioiellata da un superbo assolo centrale in un con un grandioso Zanolini alle tastiere, con il risultato di una traccia spaccatimpani che non ha nulla da invidiare ai gruppi maggiorenti dell’epoca, con ben altre risorse alle spalle.

Running On The Road è altra gemma del disco, la quale solo per una incollatura non contende la palma di miglior traccia al brano precedente: notiamo di certo una leggera differenza esecutiva, che resta tuttavia sempre melodica, metodica e potente: ancora Asquini sugli scudi, ispiratissimo nel tenere dritta la barra di riffoni e svisate che generosissime si profilano lungo il brano, dominato da dietro al microfono dall’orgogliosamente meridionalissimo Scotto Di Carlo. Fermi tutti, ci abbiamo ripensato! La traccia migliore è la conclusiva Queen Of The Night: completa, tecnicamente superiore ed eseguita magistralmente; l’intro semiacustico è da sballo, mentre la voce quasi lisergica del singer ci trasporta in un universo incantato, strumenti sul pezzo in ogni momento, con le atmosfere magiche di Zanolini che ricalcano i migliori fraseggi prog metal dell’epoca (vogliamo dire, ad esempio, Queensryche?). È un uragano sonoro che a metà brano imperversa e si impadronisce dell’uditorio nel trascinarlo in un inferno musicale, che Scotto ci descrive con la sua voce dirompente, che alla fine decide di lasciare il campo ad una travolgente cavalcata finale che fa accapponare la pelle e ringraziare questi Nostri connazionali di aver prodotto un gioiello simile anche senza poter usufruire di uno studio losangelino o britannico da costi e produzione da iradiddio.

Autore: Vanadium Titolo Album: Metal Rock
Anno: 1982 Casa Discografica: Durium
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.vanadium.it
Membri Band:
Pino Scotto – voce
Claudio Asquini – chitarra
Ruggero Zanolini – tastiere
Lio Mascheroni – batteria
Mimmo Prantera – basso
Tracklist:
1. We Want Live With Rock‘ n ‘Roll
2. I Never Lost Control
3. Heavy Metal
4. Make Me Feel Better
5. Looking For Love
6. On Fire
7. Running On The Road
8. Queen Of The Night
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock, Vanadium
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