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20th Nov2020

AC/DC – Power Up

by Alberto Lerario
Eh…già, sono ancora qua. Gli AC\DC sono tornati, fatto già di per sé abbastanza sconcertante considerando l’età anagrafica dei membri e della band (47 anni sulle scene, conoscendoli punteranno ai 50), ma soprattutto le vicissitudini capitate: la dipartita di Malcolm, le noie di salute all’orecchio di Brian, il rifiuto di Cliff di continuare e le beghe legali di Phil. Tutto questo non può non essere tenuto in considerazione nella recensione del disco Power Up. Angus ha difeso per una volta ancora il suo mantra ad andare avanti sempre e comunque per la propria strada, soprattutto in un periodo inedito di pandemia, con la voglia di portare un po’ di spensieratezza e intrattenimento nel solo e unico modo che conosce, con il buon vecchio hard rock‘n roll. Quest’ultima affermazione regala il gancio per l’annosa diatriba che avvolge questa band: hanno fatto 17 dischi tutti uguali (18 con questo, direbbe Angus ridendo). Per i fan ciò è motivo di vanto, per gli haters è motivo di scherno. Proveremo quindi a fornire versioni parallele, parimenti valide, per far emergere i due lati di questo disco.

Versione da Fan. Disco solido e piacevole che conferma nonostante il passare del tempo la loro grandezza e capacità nel creare melodia con il ritmo. Sono loro, sono in forma e non tradiscono, c’è tutto quello che ci si aspetta: blues, groove, riff ed energia. Le migliori tracce si trovano nella prima parte del disco: Realize, Shot In The Dark hanno riff e refrain che si stampano in testa al primo ascolto; Through The Mists Of Time (con batteria in controtempo, una rarità per loro) e Demon Fire escono piacevolmente dal seminato grazie ad un Brian versatile e convincente che riesce a spaziare tra sonorità più pop rock o più oscure. Anche Witch’s Spell si esprime con un tiro accattivante e catchy. L’album è infine ottimamente prodotto (e ci mancherebbe) da Brendan O’ Brian che già aveva lavorato sui precedenti Black Ice e Rock Or Bust, conferendo un sound più morbido e patinato rispetto al passato, prediligendo il mid tempo all’up tempo (cosa che può dipendere anche dalle primavere che passano per Angus e soci). In sintesi un disco ottimo, superiore al precedente e che si pone ai livelli di Black Ice, i capolavori del passato sono stati onorevolmente tributati. L’album contiene anche un valore emotivo, considerando che rappresenta un ringraziamento a Malcom (di cui però si sente la mancanza, soprattutto della sua impareggiabile mano destra) grazie a sue idee e vecchie tracce conservate gelosamente e sapientemente da Angus nel corso degli anni.

Versione da Hater. Album che nulla dà e nulla toglie alla loro discografia, così come a quella del panorama musicale. E’ presente qualche pezzo carino qua e là (es. Shot In The Dark) ma nel complesso annoia presto essendo la solita solfa da trent’anni a questa parte. Non se ne sentiva il bisogno di un disco del genere, gradevole a piccole dosi ma mediocre nel complesso, e questi dinosauri farebbero meglio a farsi da parte per dare spazio a qualcosa di più fresco. Power Up è quindi un disco degli AC\DC uguale a tutti gli altri, più bello di altri ma non a livello dei capolavori irripetibili del passato. Ma il punto è proprio questo, il passato non esiste più, per fortuna però esiste ancora un presente per loro. Se avete bisogno di alcuni minuti di distrazione e di energia positiva questo album saprà regalarvi senza troppi problemi. Consigliamo di sentire il disco liberi da preconcetti che distorcono il giudizio, e lasciare decidere solo al proprio gusto musicale che essendo soggettivo è insindacabile.

Chiudiamo con una provocazione: se gli AC\DC hanno fatto dischi tutti uguali, o sono tutti belli o sono tutti brutti. Oppure qualcuno è più uguale degli altri? Forse dovremmo semplicemente ricordarci che band del genere non avranno mai torto dal punto di vista oggettivo (la storia parla per loro) e che la musica per un ascoltatore è cosa che ha che fare con la sfera soggettiva, non critichiamo quindi la tecnica di professionisti di lungo corso, la moda (che loro hanno creato, non usato), il passato, ma concentriamoci sulla musica e sul presente. Avrebbe senso pretendere un’anatra all’arancia in una pizzeria? Terminiamo quindi come avevamo cominciato, con un’altra citazione: non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. E gli AC/DC continuano a piacere.

Autore: AC/DC Titolo Album: Power Up
Anno: 2020 Casa Discografica: Columbia Records, Sony music
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.acdc.com
Membri band:
Brian Johnson – voce
Angus Young – chitarra
Stevie Young – chitarra
Cliff Williams – basso
Phil Rudd – batteria  
Tracklist:
1. Realize
2. Rejection
3. Shot In The Dark
4. Through The Mists Of Time
5. Kick You When You’re Down
6. Witch’s Spell
7. Demon Fire
8. Wild Reputation
9. No Man’s Land
10. Systems Down
11. Money Shot
12. Code Red
Category : Recensioni
Tags : AC/DC, Hard Rock
0 Comm
10th Mag2016

AC/DC e Axl Rose@Lisbona

by Alberto Lerario

AC-DC-rock_or_Bust_World_Tour_2016Dopo tutti i rumors e le vicende passate è arrivato il momento tanto atteso di assistere ad un evento storico. Giunti a Lisbona con un giorno di anticipo rispetto al concerto, venerdì sera decidiamo di partecipare ad un warm up party tenuto da una cover band portoghese, i DA’\CA’, un po’ per raddoppiare il divertimento e forse inconsciamente anche per godersi uno show in stile Brian. Buona band e buona serata che ci ha mostrato un pubblico cosmopolita voglioso di far festa lasciandosi alle spalle le polemiche. Dopo l’antipasto, il giorno seguente sfidando il vento sferzante e la pioggia incessante andiamo al concerto, ad Alges, bella location appena fuori Lisbona affacciata sul fiume Tago e sull’oceano. Come nota a margine sottolineiamo l’ottima organizzazione all’interno ed all’esterno dell’area live, grazie agli organizzatori e alle autorità locali che hanno permesso di godersi l’evento senza alcun problema. Dopo questa esperienza estera viene rimarcata purtroppo l’incapacità italiana di avvicinarsi a questi livelli.

Ad aprire la serata tocca ai texani Tyler Bryant And The Shakedown che riscaldano il pubblico con il loro hard rock blues a stelle e strisce, classico e di sostanza, riscuotendo un buon gradimento dal pubblico che pian piano si affolla. Una buona esibizione che ha anche il pregio di portare via la pioggia, mentre il vento continuerà in modo incessante per prendersi un ruolo nel l’esibizione degli ACDC facendo mancare il classico spogliarello di Angus durante lo show. Arrivate le 21:00 ormai è quasi tutto esaurito, la folla come da tradizione è piuttosto variegata per sesso e per età essendoci tre generazioni di fan. Quando si spengono le luci del palco, che non è cambiato rispetto a quello dell’anno scorso, un boato accoglie il filmato introduttivo, questo sì invece è stato modificato essendo stata eliminata la parte in cui compariva il cartone di Brian. Il concerto si apre con Rock Or Bust e dopo il primo giro di riff ecco che appare Axl seduto su una sorta di trono, avendo il piede ingessato, con cappello, bandana e gioielli. L’impressione personale è che sia il sottoscritto ma anche la gran parte del pubblico sia stata per un attimo scioccata da tale visione, forse perché fino a quel momento nessuno aveva immaginato realmente la scena. Così per tutto il concerto all’inizio di ogni canzone, a parte i super classici Back In Black, You Shook Me All Nigth Long e Highway To Hell, il pubblico prima di ingranare ha avuto bisogno di qualche secondo per metabolizzare la novità. Pubblico che comunque non ha fatto mancare il proprio supporto e la propria approvazione alla band, senza che nessuno criticasse Axl che anzi ha incassato anche più di un applauso.

Il singer americano si è comportato da assoluto professionista senza fare il protagonista. Seduto sul suo trono è rimasto parte dell’ingranaggio senza voler emergere e nonostante i gioielli e i cambi d’abito non si addicano allo stile ACDC bisogna ammettere che si sia integrato bene con il resto del gruppo. Completamente a suo agio sul palco battendo continuamente a tempo il piede sano, interagendo l’indispensabile ed in punta di piedi con il pubblico, ha sfoderato una buona prova in cui è partito forte, per calare un po’ a metà e riprendersi nel finale. Le canzoni della “Brian Era” le ha eseguite cercando di essere il più allineato possibile all’originale aggiungendoci un tocco glam-street, cosa che a volte ha messo un po’ alla prova la sua estensione vocale arrivando un po’ tirato sugli acuti privilegiando la potenza alla modulazione vocale (forse è anche questo il motivo delle pause dopo ogni brano). Più a suo agio con la “Bon Scott Era”, anche per affinità con i testi più “maledetti”, come lui stesso ha dichiarato introducendo Shot Down In Flames (“may be the story of my life“), dicendo di aver conosciuto una tipa come Rosie e dando un tocco più oscuro e meno scanzonato a Dirty Deeds Done Deer Cheap. La presenza e i gusti di Axl hanno probabilmente portato Angus a modificare la scaletta regalando ai fan di vecchia data due gioie come Rock ‘n Roll Dammation e l’incendiaria Riff Raff, che non venivano eseguite dal vivo da decenni.

Una nota di merito ad Axl va data anche per come ha reagito all’unico errore marchiano della serata su Have A Drink On Me, quando a metà canzone ha attaccato quando non doveva, riprendendosi subito dopo con un acuto che ha strappato applausi al pubblico ed un mezzo sorriso ad Angus. Angus dal canto suo è stato come al solito l’anima della serata e forse ha deciso lui di aumentare il numero dei brani alla setlist, per compiacere i fan. Pochissime sbavature, come nell’intro di Thunderstruck o su Rock N Roll Train, e tutto il classico repertorio sfoderato anche contro il forte vento. Alla sua età ha dimostrato di essere ancora tra i migliori del suo genere. Il resto della band ha fatto il suo dovere, sostenendo più del solito il singer sui cori, anche se con alterne fortune. Il nipote di Angus si è difeso bene, facendo però emergere la mancanza del tocco di Malcom. A conti fatti quindi hanno avuto ragione gli organizzatori e la band, mettendo in piedi il solito solido live da quasi tutto esaurito che gli ascoltatori occasionali o dell’ultimo ora apprezzeranno sicuramente. Axl ha fatto una buona prova, mostrando di essere più in forma (vocale) del previsto e comportandosi da professionista. Per i fan invece non ci sarà mai una risposta definitiva. Lo spettacolo infatti è stato di buon livello e Axl ha portato nuova energia ad alcune canzoni dandogli il suo tocco (Dirty Deeds Done Deer Cheap, Highway To Hell, Shot Down In Flames, Riff Raff), ad altre tuttavia un po’ meno (Back In Black, Thunderstruck, High Voltage, Rock N Roll Train).

La presenza di Axl lascia però un tocco di estraniamento al tutto, è un po’ come se al pranzo di Natale vi dicessero che vostro fratello è stato sostituito da un tipo notoriamente antipatico che risulta però subito coinvolgente, simpatico e apprezzato dal resto della famiglia: lì per lì vi divertite anche, ma per voi non potrà mai essere comunque la stessa cosa ed è così che ha reagito parte del pubblico che si è mostrato caldo ma non caldissimo. I difensori ad oltranza faranno notare che è così che i fan avevano reagito al cambio di Bon con Brian, però all’ora gli ACDC avevano un futuro davanti, questa volta in molti sperano che non ce ne sia uno. Ci sentiamo di fare un applauso ad Axl (cantare quelle tonalità da seduto non è facile per nessuno), Angus e compagni per il live e consigliamo di vedere i nuovi ACDC a chi può e/o vuole, consci del fatto che qualcosa è cambiato perché comunque la presenza di Axl rimane ingombrante su quel palco. Se si riesce a scendere a patti con tutto questo allora si passerà una piacevole serata, altrimenti meglio cambiare programmi.

Setlist ACDC:

1. Rock Or Bust
2. Shoot To Thrill
3. Hell Ain’t A Bad Place To Be
4. Back In Black
5. Got Some Rock & Roll Thunder
6. Dirty Deeds Done Dirt Cheap
7. Rock ‘N’ Roll Damnation
8. Thunderstruck
9. High Voltage
10. Rock ‘N’ Roll Train
11. Hells Bells
12. Given The Dog A Bone
13. Sin City
14. You Shook Me All Night Long
15. Shot Down In Flames
16. Have A Drink On Me
17. T.N.T.
18. Whole Lotta Rosie
19. Let There Be Rock
20. Highway To Hell
21. Riff Raff
22. For Those About to Rock (We Salute You)

Live del 07 maggio 2016

Category : Live Report
Tags : AC/DC
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11th Lug2015

AC/DC@Autodromo – Imola (BO)

by Alberto Lerario

ACDC Autodromo - Imola 9 luglio 2015For Those about to rock We salute You“. Lo diciamo noi ai leggendari AC/DC, lo urlano i 92.000!! fan accorsi all’autodromo di Imola ad assistere ad uno degli ultimi, se non l’ultimo, live show della mitica band australiana. Novantaduemila persone per un evento musicale, rock, in Italia sono sicuramente un evento straordinario, unico, degno tributo per una band che ormai appartiene all’olimpo assoluto degli dei del rock ancora in attività e non, insieme ai Rolling Stones e pochissimi altri. Rimasti fedeli a loro stessi, nel bene e nel male, lungo 40 anni di carriera sono sopravvissuti ai durissimi colpi del destino che ha provato invano anche di recente a frenarne la corsa. Novantaduemila dicevamo, un numero quasi anomalo per l’Italia, infatti quando le prime notizie di stampa davano sold out la data dell’evento, si parlava di 60.000 biglietti venduti. Il sospetto dell’ennesimo caso di overbooking viene rinfocolato dalle dichiarazioni di Claudio Trotta, promoter della Barley Arts, organizzatrice dell’evento, che afferma come avrebbero potuto tranquillamente vendere anche 100.000 biglietti, ma questo non è stato fatto per ragioni di sicurezza. Da queste dichiarazioni emerge quindi anche una certa attenzione per il cliente, cosa che effettivamente si è notata durante il concerto. Buona l’accessibilità all’ingresso, ai bagni e alle zone ristoro. Male il solito perpetuarsi degli stereotipi italiani durante il concerto, compresi venditori a prezzi elevati. Pessima, a tratti drammatica, la gestione del deflusso post concerto (leggendo i commenti sul web, la media per raggiungere l’autostrada è stata di circa 3 ore). Ma questo è principalmente colpa della location, decisamente inadatta per questi numeri di afflusso. Nel complesso quindi buona organizzazione dell’evento considerando a quello che ci hanno abituato altri grandi promoter nostrani. Inadeguata la location.

Dal punto di vista musicale l’audio era molto buono, peccato per la solita mancanza di sincronismo tra audio e immagini nei megaschermi. In un clima metrologico piacevole i primi a calcare il palco a volta sormontato dalle celeberrime corna, sono alle 19:30, i Vintage Trouble. Band californiana che propone classico blues rock distorto e potente, su cui gioca da vero mattatore il singer e frontman Ty Taylor, ottima voce blues, con venature soul e boogie. Dopo circa 40′ Taylor saluta il pubblico che attende ormai con ansia spasmodica l’arrivo degli AC/DC. Alle 21:15 si spengono le luci e parte l’ormai classico filmato introduttivo (grafica similare al Black Ice Tour) accompagnato dal boato della folla. Una missione spaziale alle prese con un meteorite. Appena il meteorite targato AC/DC si schianta sulla terra partono i fuochi d’artificio, ma soprattutto parte il riff di Rock Or Bust ed escono Angus e soci. Il boato della folla si fa ancora più forte e a migliaia sono le corna rosse accese che saltellano a destra e a sinistra. Dopo la prima canzone si accelera ulteriormente e si continua con Shoot Yo Trill. Tra una canzone e l’altra le pause sono sempre presenti, forse necessarie per musicisti di ormai quasi 70 anni che suonano un genere tutt’altro che riposante. La voce di Brian Johnson nel corso della serata avrà alterne fortune, supportate sempre da uno sconfinato carisma. Il suono della Gretsch Jet Firebird di Malcom manca e non poco, anche se Stevie si amalgama più che degnamente con lo zio Angus, così come il rientrante Slade alle pelli, eccezion fatta per alcune rare occasioni come nell’attacco di Thunderstruck.

L’impressione è che oggi più che mai la band si poggi sul fenomenale Angus, che non correrà più come un matto, ma molte giovani leve venderebbero l’anima per suonare come lui adesso. Assoli (anche con la cravatta, regimental blu per l’occasione, come blu era la sua divisa), scorribande sul palco, duck walk, pochissime sbavature. Insomma non ci ha fatto mancare niente, se non lo spogliarello di metà concerto. Ma possiamo farcene tranquillamente una ragione. Il pubblico ha reagito alla grande ad ogni incitamento della band. Enormi le ovazioni per i superclassici Back In Black, Thunderstruck, You Shook Me All Night Long E Higway To Hell. L’assolo di Angus in Let There Be Rock, è stato un fiume in piena infinito, un vero e proprio flusso di coscienza tra il chitarrista ed il pubblico. Tre le tracce del nuovo album, Rock Or Bust, Playball e Baptism By Fire. Piacevolissima sorpresa per i fan più accaniti sono state Have A Drink On Me e High Voltage, in cui Brian si è lanciato alla grande nel duetto col pubblico con i suoi “Hey hey hey“. Presente nella set list anche Rock ‘n Roll Train, presente in Black Ice, album precedente a Rock Or Bust. Cosa non frequentissima per gli AC/DC riproporre tracce di album strettamente recenti, a riprova del valore della stupenda canzone che sono riusciti a creare nel 2008.

I cannoni di For Those About To Rock salutano i fan entusiasti e soddisfatti di aver assistito ad un vero hard rock show. Bon Scott, omaggiato dalle immagini proposte durante Let There Be Rock, nato proprio il 9 luglio, si sarà fatto più di una risata di soddisfazione vedendo che gli AC/DC sono ancora una macchina da rock, professionali ed impeccabili come pochi altri, capaci di creare un sound ed un groove unico. A qualche detrattore presente, peraltro inspiegabilmente, durante il concerto mi sembra giusto far notare alcune cose: le loro canzoni piacciono allora come oggi, basta vedere le tre generazioni di fan presenti ad Imola; è naturale che oggi non sia più come una volta, il tempo è passato, adesso sono delle leggende. Noi come gli AC/DC In Rock We Trust, e per questo speriamo sempre e comunque di rivederli almeno un’altra volta. In ogni caso We Salute You.

Tracklist AC/DC:

1. Rock or Bust

2. Shoot to Trill

3. Hell ain’t a bad place to be

4. Back in Black

5. Play Ball

6. Dirty Deeds Done dirt Cheap

7. Thunderstruck

8. High Voltage

9. Rock ‘n Roll Train

10. Hell’s Bells

11. Baptism by Fire

12. You Shook me All Night Long

13. Sin City

14. Shot Down in Flames

15. Have a Drink on Me

16. TNT

17. Whole lotta Rosie

18. Let There Be Rock

Encore

19. Higway to Hell

20. For Those About To Rock We Salute You

 

Live del 9 Luglio 2015

Category : Live Report
Tags : AC/DC
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10th Dic2014

AC/DC – Rock Or Bust

by Alberto Lerario

ACDC - Rock Or BustA sei anni di distanza tornano sul mercato discografico con un nuovo album di inediti gli inossidabili AC/DC. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, troppa, e tutta nell’ultimo anno. La band australiana è una delle più granitiche della storia del rock, una macchina da guerra inarrestabile che ha scalato l’olimpo del rock fino alla cima. Inutile ribadire la loro importanza nel mondo musicale. I fratelli Young non si sono fermati davanti a niente, alle avversità hanno reagito tirando sempre fuori il meglio, come successe nel 1980 quando dopo la morte del cantante compagno di mille scorribande Bon Scott, tirarono fuori dalle loro Gibson uno dei più grandi album della storia del rock, Back In Black. Brian Johnson sostituì Bon più che degnamente entrando fin da subito nel cuore dei fan, da lì in poi per 30 anni gli AC/DC hanno proseguito dritti per la loro strada, sempre fedeli a loro stessi, sempre con la stessa line up (a parte una parentesi di sette otto anni circa in cui venne sostituito il batterista Phil Rudd). Tutto scorre però, e quest’anno è arrivata un’altra mazzata alle fondamenta degli AC/DC. Malcom Young si è ammalato, il cofondatore della band, il fratello di Angus, il riff-maker nonché il sergente di ferro del gruppo. Le sue capacità cognitive hanno cominciato ad andare fuori tempo, ha lottato finché ha potuto, infatti i primi sintomi hanno cominciato a manifestarsi durante il Black Ice Tour durante il quale doveva continuamente ripassarsi gli accordi di canzoni che gli scorrevano nelle vene da decenni.

Per fortuna nel frattempo è riuscito a regalarci ancora qualche stralcio del suo incredibile talento. Tutte le canzoni di Rock Or Bust sono infatti firmate dalla premiata ditta Angus e Malcom Young. Malcom ha contribuito con idee ed abbozzi di canzoni portati a termine da Angus per questo ultimo album. La domanda comunque sorge spontanea a questo punto, perché andare avanti ancora a tutti costi? È davvero necessario dopo 40 anni di carriera? Forse non c’è un’unica risposta a tutto questo. Il contratto che la band firmò dieci anni fa con la Sony Music (di cui la Columbia Records è una divisione) ha sicuramente portato nuova visibilità al gruppo, ma avrà anche portato con sé parecchie pressioni sul gruppo con scadenze ed impegni da mantenere. Un’altra risposta potrebbe risiedere nel credo della band: qualunque cosa accada, l’importante è la musica. Possiamo leggere questo tra le righe del libretto dell’album, in cui spicca una foto: una Gibson SG (a rappresentare Angus) ed una Gretsch (in rappresentanza di Malcom) appoggiate su un amplificatore Marshall, capeggiate da una scritta “In Rock We Trust”. Un sentimentalismo inedito per la band australiana, ma un giusto tributo ad un fratello e ad un grande musicista (così come la frase al termine del libretto: “and most important of all, thanks to Mal, who made it all possible”).

I terremoti purtroppo in casa AC/DC non sono finiti qui, durante le registrazioni dell’album il batterista Phil Rudd ha mantenuto un atteggiamento tutt’altro che professionale, arrivando spesso e volentieri in ritardo alle registrazioni. Che qualcosa non tornasse si era quindi intuito, ed infatti a pochi giorni da lancio discografico del disco, Phil Rudd viene citato in giudizio per una storia a tinte cupe tutta da chiarire, tra droga e omicidio. Nell’album compare ancora tra i membri della band, anche se nelle foto appare sempre in singolo e non appare mai nelle foto di gruppo insieme agli altri membri della band, così come nel video di Play Ball. E’ ormai chiaro che non farà più parte del gruppo per i live a venire. Si riparte quindi da qui, con al posto di Malcom il nipote Stevie Young, già membro della band al tempo del Blow Up your Video Tour del 1988 (quando Malcolm Young arrivò al culmine della sua dipendenza da alcol). Molto bello l’artwork di copertina che rimanda alla title track. L’album parte forte con la granitica Rock Or Bust, canzone che ricorda il sound degli AC/DC negli anni ’80, ed è infatti molto similare a Nervous Shakedown presente in Flick Of The Switch. Si prosegue con Play Ball, canzone singolo uscita ad ottobre come soundtrack dei playoff MLB (Baseball Americano, potere della Sony). Riffing catchy, lineari ma di quelli che ti catturano al primo ascolto, purtroppo la canzone non si sviluppa appieno (e qui si sente molto la mancanza di Malcom ad aiutare Angus), si poteva forse fare di più che ripetere la stessa frase musicale cambiandone la tonalità nell’introdurre l’assolo.

Rock The Blues Away ricorda subito Anything Goes presente in Black Ice. Canzone molto radiofonica in stile americano (non avrebbe stonato sentirla cantare da Kid Rock) che conferma gli ottimi progressi di Brian nella modulazione vocale. Miss Adventure si base su un mid tempo gradevole grazie ai riff aperti e convincenti, il piede batte volentieri a ritmo. Dogs Of War ricorda molto un altro brano di Black Ice, War Machine, un cupo incedere martellante che lascia tuttavia un senso di incompiutezza. Got Some Rock’n’roll Thunder è un allegro hard’n’roll, niente di particolare, ma è esattamente una di quelle canzoni che ti rallegrano la giornata senza sapere bene il perché. Hard Times ci fa capire le origini musicali di Angus e soci, il blues, naturalmente suonato con gli “steroidi”. Baptism By Fire è una di quelle canzoni che se ascoltate in macchina al giusto volume, potrebbe risultare pericolose per i limiti di velocità. Uno dei riff più completi e convincenti dell’album sostenuti dall’incessante charleston di Phil Rudd, una bella sorpresa. Rock The House e Sweet Candy sono brani classici per gli AC/DC, quindi un rock classico ritmato di qualità media, gradevoli ma niente di trascendentale. Emission Control chiude bene l’album, un altro brano dal riff articolato ed incessante.

In Rock Or Bust Angus trova un ottima spalla in Brian Johnson, in ottima forma e mai sopra le righe, sembra migliorato molto negli ultimi album, molto ha giovato il lavoro sullo stile di canto per salvaguardare le corde vocali. Non c’è bisogno di dire che Angus riesce sempre a conquistare l’ascoltatore grazie al suo tocco blues carico di adrenalina, assoli gradevoli tra cui spiccano quelli in Hard Times e Baptism by Fire. Stevie Young naturalmente sa il fatto suo, preciso e sicuro. Certo manca il tocco del fuoriclasse, soprattutto nelle stoppate e ripartenze tipiche di Malcom. Soprattutto però manca quella perfetta sincronia tra le due chitarre, ma non poteva essere altrimenti. Il mix complessivo ricorda molto quello di Black Ice strizzado l’occhio al sound americano, anche perché il produttore è il medesimo di Black Ice, Brendan O’Brien. A conti fatti Rock Or Bust è un album gradevole, solido, in cui manca magari il capolavoro assoluto, ma non contiene neanche filler smaccati. Un rock classico senza tempo che coinvolge e diverte come sempre l’ascoltatore. Per una band che suona da 40 anni e ha ancora la voglia di proporsi con le proprie idee, dopo tutto quello che ha dovuto passare, c’è solo da togliersi il cappello. Certo, spesso c’è l’impressione che qualche canzone sia stata chiusa con troppa fretta o abbia risentito della mancanza di Malcom (Play Ball forse su tutte). Tuttavia nonostante sia venuta a mancare l’alchimia che ha reso magica la band, Angus è riuscito a mantenere uno standard qualitativo comunque elevato. Rock Or Bust non ha niente da invidiare ad altri prodotti nella seconda metà degli anni ’80. Se fosse stato composto da una band emergente staremmo parlando di un buon debutto con omaggio al passato. Invece stiamo parlando di una band che ha fatto il passato e si riconferma a distanza di 40 anni, e probabilmente saluta lo show business. Un album senza troppe pretese, che sa intrattenere l’ascoltatore con dell’ottimo e sano hard’n’roll.

Autore: AC/DC

Titolo Album: Rock Or Bust

Anno: 2014 Casa Discografica: Columbia Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.acdc.com
Membri band:

Brian Johnson – voce

Angus Young – chitarra

Stevie Young – chitarra

Cliff Williams – basso

Phil Rudd – batteria

Tracklist:

  1. Rock or Bust

  2. Play Ball

  3. Rock The Blues Away

  4. Miss Adventure

  5. Dogs of War

  6. Got Some Rock & Roll Thunder

  7. Hard Times

  8. Baptism By Fire

  9. Rock the House

  10. Sweet Candy
  11. Emission Control
Category : Recensioni
Tags : AC/DC
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31st Lug2012

AC/DC – Black Ice

by Gianluca Scala

Black Ice è il nome del quindicesimo album studio, dopo tanti anni passati a calcare i palchi di tutto il mondo suonando davanti a milioni di persone che altro non sono che i loro devoti estimatori. Black Ice esce sul mercato nell’ottobre del 2008 quando l’industria musicale sta cominciando a traballare e sono solo i grandi nomi del rock che riescono ancora a stare a galla in questo oceano musicale. Il disco vende 5 milioni di copie in tutto il mondo solo fino alla fine di quell’anno e va oltre ogni aspettativa economica che la band si potesse immaginare, in un era dove ormai qualsiasi ragazzino che se ne intende di informatica è in grado di scaricare un intero album comodamente seduto nella sua camera. Vennero estratti addirittura cinque singoli per far sì che l’album venisse spinto per bene nelle classifiche e la scelta non fu per niente azzardata, infatti gli AC/DC si ritrovarono in testa alle classifiche di molti paesi ( U.S.A., Spagna, Gran Bretagna, Germania, Francia, Australia e per la prima volta nella loro carriera anche in Italia). Black Ice si rivelò essere un disco di enorme successo, cosa che non accadeva dai tempi di The Razors Edge e quando partì il tour mondiale a supporto dell’album la band girò in lungo ed in largo tutti i continenti del pianeta facendo praticamente ovunque sold out.

Il disco composto da ben 15 tracce è anche uno dei più lunghi di durata di tutto il loro catalogo, il primo singolo estratto accompagnato da un grandioso video clip è Rock’N’ Roll Train, brano capace fin dal suo inizio di darci delle vibrazioni incredibili: il riff principale del brano ti entra nelle orecchie attraversando la spina dorsale per arrivare alle gambe praticamente impossibile da tenere ferme…chi vuole fare un viaggio sul treno del rock’n’roll? Un treno che non fa fermate e che ci porta dritti dritti per la nostra destinazione. Quasi tutto il disco è incentrato su questo unico concetto musicale, cioè viaggiare sopra i binari della nostra vita accompagnati dalla musica di questa immensa band, noi come loro che davanti alle avversità della vita non ci fermiamo e proseguiamo diritti per la nostra strada. Sono davvero tanti i brani che meriterebbero di essere menzionati, tutti composti con grande passione e che non si allontanano di un centimetro da quanto fatto in tutti questi anni da questa band.

Ascoltate canzoni come Skies On Fire, Big Jack, War Machine oppure She Likes Rock’N’Roll, inutile definirli degli inni perchè questo termine non è più appropriato, queste sono lodi degli dei che giungono fino a noi tramite il nostro stereo. Contentissimi di farci avvolgere da queste grandi vibrazioni che solo loro o pochi altri sono stati in grado di darci nella storia della musica contemporanea, perché gli AC/DC sono sempre stati uno dei gruppi hard rock dei più onesti e privi di compromessi. Hanno avuto molte disavventure, le hanno superate e hanno raggiunto tantissima gente con il loro verbo rock blues, vendendo milioni e ancora milioni di copie con i loro album di sfrontato e grezzo rock’n’roll.

Autore: AC/DC Titolo Album: Black Ice
Anno: 2008 Casa Discografica: Columbia Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.acdc.com
Membri band:

Brian Johnson – voce

Malcolm Young – chitarra, voce

Angus Young – chitarra

Cliff Williams – basso

Phil Rudd – batteria

Tracklist:

  1. Rock’N’Roll Train
  2. Skies On Fire
  3. Big Jack
  4. Anything Goes
  5. War Machine
  6. Smash N Grab
  7. Spoilin’ For A Fight
  8. Wheels
  9. Decibel
  10. Stormy May Day
  11. She Likes Rock’N’Roll
  12. Money Made
  13. Rock’N’Roll dream
  14. Rocking All The Way
  15. Black Ice
Category : Recensioni
Tags : AC/DC
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24th Lug2012

AC/DC – Stiff Upper Lip

by Gianluca Scala

E siamo arrivati al 14° album dei granitici rocker australiani in questa nostra rubrica dedicata a loro. Stiff Upper Lip non si discostò molto da Ballbreaker anche se risultò essere più tendente a sonorità blues evidenziando che la band, pur non avendo rivoluzionato il proprio stile, aveva negli ultimi anni moderato, anche solo parzialmente, i ritmi e le sonorità. La produzione fu curata da George Young, fratello maggiore di Malcom ed Angus, tornato dietro la consolle della produzione dopo diversi anni nei quali si susseguirono diversi personaggi a muovere le manopole per relegare il suono del gruppo. Musicalmente valido, questo album aveva il pregio di contenere dei riff di semplice fattura subito riconducibili al suono classico a cui i Nostri ci hanno abituato nel corso degli anni. La title track, House Of Jazz, Hold Me Back e Satellite Blues sono i titoli dei nuovi classici entrati nelle nostre case e che hanno fatto scuotere le mura dei palazzi dove abitiamo ogni qualvolta qualcuno di noi ha ascoltato questo disco allo stereo. Angus Young regala assoli come fosse sempre natale, le ritmiche e gli arrangiamenti dei fratelli Young ben sostengono i brani che si lasciano ascoltare molto piacevolmente.

Dal punto di vista commerciale probabilmente non rappresentò uno dei capitoli fondamentali della loro carriera musicale, ma è in sede live che gli AC/DC dimostrarono che pur avendo ampiamente passato i 25 anni di attività, i vecchi rocker erano ancora in grado di smuovere grandi folle e di entusiasmare più di una generazione di appassionati. Brani come Satellite Blues dicevamo sono in grado di farti ballare tutto il tempo per la stanza senza mai fermarsi, riff iniziale memorabile e incedere del brano che sfocia in uno degli assoli di chitarra di Angus Young venato di buon sano rock blues. Anche stavolta avevano fatto centro diciamolo con falsa ipocrisia, chi ama il rock’n’roll non vuole fare altro che ascoltare album genuini come questo, quella manciata di canzoni che ci fanno compagnia nel momento del bisogno ogni qualvolta che si ha la voglia di sentire della buona musica hard rock. E in questo gli AC/DC sono degli ineguagliabili maestri.

Autore: AC/DC Titolo Album: Stiff Upper Lip
Anno: 2000 Casa Discografica: EMI
Genere musicale: Hard Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.acdc.com
Membri band:

Johnson – voce

Malcolm Young – chitarra, voce

Angus Young – chitarra

Cliff Williams – basso

Phil Rudd – batteria

Tracklist:

  1. Stiff Upper Lip
  2. Meltdown
  3. House Of Jazz
  4. Hold Me Back
  5. Safe In New York City
  6. Can’t Stand Still
  7. Can’t Stop Rock’N’Roll
  8. Satellite Blues
  9. Damned
  10. Come And Get It
  11. All Screwed Up
  12. Give It Up
Category : Recensioni
Tags : AC/DC
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17th Lug2012

AC/DC – Ballbreaker

by Gianluca Scala

Per la pubblicazione del loro dodicesimo album i nostri rocker australiani chiamarono addirittura il guru del rock/metal americano Rick Rubin alla produzione (e si sente, di fatti l’album è forse l’unico ad avere un suono così metallico e tosto in tutto il loro catalogo) storico collaboratore di Slayer e di altre realtà nel campo hard’n’heavy come System Of A Down, Linkin Park e Red Hot Chili Peppers. È il primo disco dopo cinque anni di distanza dall’ultima fatica discografica di successo (The Razors Edge) e vedrà anche il ritorno dietro ai tamburi dello storico drummer Phil Rudd che aveva lasciato la band agli inizi degli anni ’80, evento causato da forti dissidi musicali avuti con il chitarrista Malcolm Young. Anche questo Ballbreaker si dimostrò essere un buonissimo prodotto musicale, album capace di rimettere in primo piano, forse più del precedente lavoro, quel chitarrismo puro e crudo che da sempre contraddistingue il sound del gruppo che negli ultimi anni si era un pò ammorbidito. Undici brani memorabili capaci di far battere il piede come non succedeva da tempo, carichi di groove con le chitarre sempre in risalto e con il cantato di Brian Johnson che, non cambiando di una virgola la propria impronta vocale, esalta queste canzoni con il classico spirito degli AC/DC.

Si aprono le danze con Hard As A Rock, e già il titolo parla da sé, grande intro di chitarra arpeggiato che ti batte sulla spalla come se fosse la pacca ricevuta da un vecchio amico, con quell’incedere classicheggiante che sfocia nel grandioso riff portante della canzone che accompagna l’ascoltatore fino ad uno dei ritornelli boccacceschi e sessisti che la band ti suona e canta davanti al naso; grandioso e sempre spettacolare anche il video clip che accompagna il brano che era stato scelto anche come singolo apripista dell’intero lavoro, che sarà seguito dal rilascio sul mercato anche da Cover You In Oil e da Hail Ceasar. Quest’ultima ha il pregio di avere dalla sua parte il riff e l’andamento complessivo che riprende dei giri di chitarra ed il modo di avere impostato la canzone come solo loro erano in grado di fare agli inizi della loro carriera, nel senso che assolo di chitarra, riff portante ed anche il cantato suonano molto retrò (l’avrebbe potuta cantare benissimo anche il buon vecchio Bon Scott tanto per intenderci). Stesso ragionamento lo si può fare con la traccia intitolata Boogie Man, brano che sembra arrivare dai seventies con quell’andamento che fa tornare alla mente addirittura un grande brano come The Jack, dove Brian Johnson canta dei versi che sono puri racconti di strada e di vita notturna passata tra un locale all’altro, basti leggere le lyrics per entrare in un bar e chiedere al bancone un boccale di birra quando si legge: “Some people say I’m only out of night, maybe those folks might of got it right. And some people say I drive a cadillac car, or sell my wares hauntin’ hotel bars“.

The Honey Roll non si discosta molto dalle ultime produzioni ed insieme al brano che dà il titolo all’album rendono l’idea del perchè abbiano chiamato mr. Rubin alla produzione: qui c’è tutto il succo sonoro degli AC/DC, grandi riff di chitarra e gli assoli di Angus Young suonano diretti e limpidi come non si sentiva da un sacco di tempo. Questo disco ci ripresentò la band in gran forma ed il fatto di avere recuperato il suo storico drummer dal tocco unico per questo genere dimostrò anche la volontà di ripescare quelle vecchie sonorità tanto care a loro per distaccarsi da tante altre band in circolazione. E per lanciare anche un messaggio ben preciso al mondo, ossia che gli AC/DC ci sono ancora e sempre ci saranno! Almeno per noi che ci porteremo dietro il loro bagaglio musicale fino alla tomba, ed anche nella prossima vita terrena.

Autore: AC/DC Titolo Album: Ballbreaker
Anno: 1995 Casa Discografica: EastWest Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.acdc.com
Membri band:

Brian Johnson – voce

Malcolm Young – chitarra, voce

Angus Young – chitarra

Cliff Williams – basso, voce

Phil Rudd – batteria

Tracklist:

  1. Hard As A Rock
  2. Cover You In Oil
  3. The Furor
  4. Boogie Man
  5. The Honey Roll
  6. Burnin’ Alive
  7. Hail Ceasar
  8. Love Bomb
  9. Caught With Your Pants Down
  10. Whiskey On The Rocks
  11. Ballbreaker
Category : Recensioni
Tags : AC/DC
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10th Lug2012

AC/DC – Live

by Gianluca Scala

Per gli AC/DC il ritorno al grande successo planetario era diventato oramai un obiettivo di vitale importanza, per molti addetti ai lavori l’ultimo The Razors Edge fece definitivamente entrare la band fra le più importanti icone del rock. Durante la tournée dell’ultimo studio album la band registrò dei brani da includere in una nuova pubblicazione dal vivo, la prima dopo ben 14 anni di distanza dal primo live album ufficiale del gruppo, ossia If You Want Blood, You Got It Live. Le registrazioni provengono dalla data che la band tenne a Donington Park in Gran Bretagna durante quel grandioso tour che andò a toccare ben 121 paesi con un totale di 153 date, facendo loro guadagnare una nuova presenza come band principale al colossale Monsters Of Rock Festival nel quale i Nostri suonarono insieme a band come Metallica, Motley Crue, Queensryche e The Black Crowes (in Italia la prima band ad esibirsi furono i nostrani Negazione quando il festival giunse a Modena). Per celebrare l’evento il concerto di Donington fu filmato tramite un enorme dispiego di mezzi, con 26 telecamere di cui una montata su un elicottero per le riprese aeree, immagini video che andranno a fare parte della versione DVD di questo grande evento che per chi non lo sapesse, riuscì a vendere 5.000.000 di copie in tutto il mondo. Il disco venne dato alle stampe in due versioni, una singola ed una doppia più completa contenente 23 brani, con tanti estratti dall’ultima release discografica.

Il lato A infatti si apre con il nuovo inno Thunderstruck che oramai era diventato uno status symbol della band, insieme a Fire Your Guns, The Razors Edge, la spassosissima Moneytalks e Are You Ready. Il resto della scaletta del concerto era un alto concentrato di classici che non si può non amare ad ogni ascolto, brani come Shoot To Thrill, Back In Black, The Jack, Hell’s Bell’s, uno dietro l’altro passano in rasegna buona parte della storia della musica che noi tutti amiamo. Lo stesso si può dire del lato B del disco, dove tra una bambolona gonfiabile che appare sulle note di Whole Lotta Rosie e di fan che indossano delle corna fuorescenti ascoltando la mitica Highway To Hell, nonché le note che formano “il riff” per antonomasia del rock di You Shook Me All Night Long ci si avvicinava verso la fine dello show lasciando il posto al colpo d’occhio finale, dove alle spalle della band appaiono uno stuolo di cannoni pronti a sparare durante l’immensa For Those About To Rock (We Salute You) brano che servirà a salutare l’ondata di fan accorsa e che ancora accorre ad ogni loro concerto ovunque egli suonino, Luna compresa. Live è un disco che racchiude perfettamente il concetto che serve per spiegare ai profani che ci circondano che cosa sia un concerto di una rock’n’roll band e sopratutto ben rappresenta una fede che raggruppa proseliti in tutto il mondo.

Autore: AC/DC Titolo Album: Live
Anno: 1992 Casa Discografica: Atlantic Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.acdc.com
Membri band:

Brian Johnson – voce

Malcolm Young – chitarra, voce

Angus Young – chitarra

Cliff Williams – basso, voce

Chris Slade – batteria

Tracklist:

Disc 1

  1. Thunderstruck
  2. Shoot To Thrill
  3. Back In Black
  4. Sin City
  5. Who Made Who
  6. Heatseeker
  7. Fire Your Guns
  8. Jailbreak
  9. The Jack
  10. The Razors Edge
  11. Dirty Deeds Don’t Dirt Cheap
  12. Moneytalks

Disc 2

  1. Hell’s Bell’s
  2. Are You Ready
  3. That’s The Way I Wanna Rock’n’Roll
  4. High Voltage
  5. You Shook Me All Night Long
  6. Whole Lotta Rosie
  7. Let There Be Rock
  8. Bonny
  9. Highway To Hell
  10. T.N.T.
  11. For Those About To Rock (We Salute You)
Category : Recensioni
Tags : AC/DC
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03rd Lug2012

AC/DC – The Razors Edge

by Gianluca Scala

Con il rientro definitivo da parte di Malcolm Young nelle fila della band dopo il suo ricovero forzato per disintossicarsi dagli eccessi di alcol e droghe, gli AC/DC dovettero riempire il posto vacante lasciato da Simon Wright alla batteria, che accettò l’offerta dell’amico di sempre Ronnie James Dio per unirsi alla sua band. Gli AC/DC non si persero d’animo e presero ai propri servigi l’esperto batterista Chris Slade che insieme al famoso producer Bruce Fairbairn si chiusero in studio per dare un seguito al fortunato Blow Up Your Video. L’album venne pubblicato verso la fine del 1990 e venne intitolato The Razors Edge: risollevò nettamente le quotazioni della band e risultò essere un buon successo commerciale, cosa che non accadeva fin dai tempi di For Those About To Rock e buona parte del merito va al singolo di enorme successo che risponde al titolo di Thunderstruck, brano dal giro di note inziali memorabile che fece breccia nei cuori dei rocker di tutto il mondo abitato. Ma la rinnovata vena creativa del gruppo traspare anche da tanti altri brani presenti su questo grande disco, brani come Are You Ready, Fire Your Guns, la stessa title track ed anche la bellissima per chi scrive Moneytalks, col suo ammaliante ritornello e con quel gran giro di chitarra,vero specchio della società contemporanea che tutt’ora ci circonda in una nube fatta di materialismo latente.

Anche il video clip di Moneytalks era una delle cose più godibili in assoluto quando ti capitava di vederlo in tv (ricordate la cascata di dollari con l’effige della band dopo l’assolo centrale di Angus Young? Che figata!); The Razors Edge riportò gli AC/DC sotto i riflettori dell’ambiente del rock duro, fatto di copertine dedicate a loro sulle riviste, interviste, show telesivi, mentre il tour seguente si dimostrò essere uno dei più seguiti della loro carriera. Un plauso va fatto anche alla produzione curata da Mr. Fairbairn, decisamente migliore di quella dei fratelli Young (vedi Flick Of The Switch e Fly On The Wall) capace di dare il giusto appeal al sound della band che mai risulta banale o ripetitivo. Uno dei dischi degli AC/DC da avere assolutamente, uno di quei dischi che anche se non si considerano storici sono in grado di far salire l’adrenalina in corpo, ascolto dopo ascolto. Impossibile rimanere inermi davanti a bordate rock come quelle contenute nei brani sopracitati o in altri come Got You By The Balls, Mistress For Christmas o la conclusiva If You Dare. Andate a recuperare la vostra copia di questo lavoro e infilatela nel vostro stereo e vedrete che il rock genuino degli AC/DC vi accompegnarà dappertutto.

Autore: AC/DC Titolo Album: The Razors Edge
Anno: 1990 Casa Discografica: Atlantic Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.acdc.com
Membri band:

Brian Johnson – voce

Malcom Young – chittara, cori

Angus Young – chitarra

Cliff Williams – basso, cori

Chris Slade – batteria

Tracklist:

  1. Thunderstruck
  2. Fire Your Guns
  3. Moneytalks
  4. The Razors Edge
  5. Mistress For Christmas
  6. Rock Your Heart Out
  7. Are You Ready
  8. Got You By The Balls
  9. Shot Of Love
  10. Let’s Make It
  11. Goodbye & Good Riddance To Bad Luck
  12. If You Dare
Category : Recensioni
Tags : AC/DC
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26th Giu2012

AC/DC – Blow Up Your Video

by Gianluca Scala

Blow Up Your Video venne pubblicato nel 1988 e dal punto di vista prettamente commerciale riuscì a risollevare in parte le sorti della band vendendo nettamente di più rispetto ai suoi due predecessori. Aveva dalla sua due autentici assi nella manica, stiamo parlando dei due grandi singoli di enorme successo Heatseeker e sopratutto That’s The Way I Wanna Rock’n’Roll, che grazie anche ai due riuscitissimi videoclip decollarono nelle classifiche di mezzo mondo, anche se l’album non fu esente da critiche. In particolare molti lamentarono un declino nelle performance vocali del singer Brian Johnson e dell’eccessiva presenza di brani considerati troppo modesti. Va segnalato anche il momentaneo abbandono del chitarrista Malcolm Young che dovette lasciare la tournée di supporto all’album per essere ricoverato in una clinica al fine di curare la sua dipendenza da alcol e droghe che aveva preso una piega assai pericolosa per l’equilibrio della band stessa. Venne sostituito dal nipote Steve Young in modo da proseguire con le date del tour che erano state fissate in Nord America in quello stesso anno. Comunque sia, il disco era ed è secondo chi scrive un buon prodotto musicale che non si discosta più di tanto dal cammino intrapreso all’inizio degli anni ’80, grazie a brani molto validi come la vulcanica Kissin’ Dynamite, le potenti Nick Of Time e Ruff Stuff, canzoni dall’appeal inconfondibile e con il trademark della band ben in evidenza.

Dopo la mediocrità dei due album precedenti dicevamo, sopratutto Fly On The Wall, gli AC/DC riuscirono a nostro avviso a cambiare direzione ottenendo anche un buon successo commerciale e di critica, grazie anche ad una produzione stavolta migliore ad opera del duo Harry Vanda e George Young capaci di dare un tocco in più ai brani del disco che risultarono essere più ispirati del solito. Blow Up Your Video servì ancora una volta a tenere alto il nome della band che due anni dopo riuscirono a pubblicare il disco che li rimise definitivamente in cima al gotha dell’hard rock, ma di questo ne parleremo nel prossimo episodio.

Autore: AC/DC Titolo Album: Blow Up Your Video
Anno: 1988 Casa Discografica: Atlantic Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.acdc.com
Membri band:

Brian Johnson – voce

Malcolm Young – chitarra, voce

Angus Young – chitarra

Cliff Williams – basso, voce

Simon Wright – batteria

Tracklist:

  1. Heatseeker
  2. That’s The Way I Wanna Rock’n’Roll
  3. Meanstreak
  4. Go Zone
  5. Kissin’ Dynamite
  6. Nick Of Time
  7. Some Sin For Nuthin’
  8. Ruff Stuff
  9. Two’s Up
  10. This Means War
Category : Recensioni
Tags : AC/DC
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