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06th Giu2019

Death’s-Head And The Space Allusion – The Counterbalance

by Matteo Pasini
Un sound che affonda le sue radici negli scintillanti anni 80, riff di chitarre decisi e prorompenti, ma anche precisione e pulizia sonora: questo è il biglietto da visita dei Death’s-Head And The Space Allusion, band finlandese formatasi a Oulu nel 2016. Dopo aver registrato un EP e due singoli, fra questi Dopefiend Outrun, capiscono che i tempi sono ormai maturi per debuttare con il primo album della loro carriera, nasce così The Counterbalance. Come detto poco fa le influenze musicali del quintetto finnico sono abbastanza evidenti, la decade che è stata rampa di lancio di tantissimi gruppi scorre copiosa nelle loro vene, e così The Counterbalance cerca di far rivivere quei magici momenti in chiave moderna. Si perchè nonostante la struttura molto hard and heavy sia assolutamente conclamata, c’è sempre il sentore di voler dare una ventata di aria fresca allo spartito, a partire dal singolo che ha preceduto questo full-length Dopefiend Outrun. Le fondamenta sonore sono solide e corpose, con la sezione ritmica puntuale e coordinate, una voce che tende sempre all’alto, esibendosi naturalmente in clean. A tutto ciò serve però un tocco di fantasia ed è qui che entrano in scena le chitarre, il loro ruolo è, oltre che di accompagnare il proprio frontman, quello di dare un tocco di fantasia all’ambientazione creata; ne è un esempio la seconda traccia Gone. Non solo questo, in The Seal Of Dremland si sente chiaramente una tastiera che richiama fortemente le influenze prog, altro stile che influenza parecchio la band. Il momento “cervellotico” è però spazzato subito via con prepotenza da Between The Sounds, dove le chitarre entrano a gamba tesa e con profonda decisione, dando un grande impatto all’ascoltatore.

In poche parole The Counterbalance non è altro che un omaggio a ciò che ha contaminato la crescita artistica della band finlandese che, con tutto il rispetto del caso, cerca di darne una propria lettura adattata al 2019. Ma sarà riuscita a fare questo? Da un lato la pulizia, la precisione e la tecnica sono elementi di assoluto valore, difficilmente confutabili, dall’altro però non si avverte una grande novità e frechezza, nonostante il tentativo del quintetto, quindi a tratti pare una sbiadita copia di un qualcosa creato anni fa.

Autore: Death’s-Head And The Space Allusion Titolo Album: The Counterbalance
Anno: 2019 Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/dhatsaband/
Membri band:
Valtteri Virolainen – voce
Antza Talala – chitarra
Hemma Timonen – chitarra
Juho Rikberg – basso
Jussi Ontero– batteria
Tracklist:
1. Dopefiend Outrun
2. Gone
3. The Time Healer
4. Blood-Painted
5. The Seal Of The Dreamland
6. Between The Sounds
7. Burning Desire
8. Principles Of A Mechanic Commander
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Nuove uscite
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06th Giu2019

The Chasing Monster – Errant

by Marcello Zinno
Ci avevano stupiti già ai tempi di Tales di cui avevamo parlato a questa pagina e ora ritornano i The Chasing Monster con un nuovo lavoro, sempre all’insegna di quel rock affascinante e lisergico a cui ci avevano abituati nel precedente capitolo (ma non nei primi anni di attività del progetto). Si continua anche in questo Errant con un post-rock che ama amalgamarsi con un approccio post-metal nella composizione e nell’uso delle chitarre. Ancora una volta promuoviamo le scelte produttive, ogni suono, ogni strumento è messo a lustro e offre il meglio di sé in una veste che ha qualcosa di nord europeo e che fa risplendere il songwriting. Tempi rilassati, è la sei corde su cui ricade il compito di far esplodere il brano, come avviene in Beyond The Fireflies Realm, un pezzo che strizza l’occhio a certo post-metal ricercato. Tanta psichedelia, immersa sotto chili e chili di watt, è quella secondo noi il fulcro dell’ispirazione dei The Chasing Monster che poi viene rivisitata secondo il loro stile e immersa nel rock. A Bridge Between è un altro momento che si lega alla psichedelia e che attinge da un certo modo di comporre tipico degli anni 70 per poi proporre un crescendo musicale che sposta il tutto di qualche decennio più in avanti.

Come avevamo scritto anche per il precedente album la musica dei The Chasing Monster va ascoltata con attenzione, non è una proposta fatta per ascolti distratti. Vanno colti gli inserti, le soluzioni, pur se incastrati in cornici ritmiche non ricercatissime e che forse proprio con qualche partitura più asimmetrica (prog?!) potrebbero dare anche maggiore risalto al già buono spessore tecnico della band.

Autore: The Chasing Monster Titolo Album: Errant
Anno: 2019 Casa Discografica: Antigony Records
Genere musicale: Post-Rock, Post-Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.thechasingmonster.com
Membri band:
Leonardo Capotondi – chitarra
Edoardo De Santis – batteria
Riccardo Muzzi – basso
Francesco Di Marco – synth
Tracklist:
1. Oceano
2. Beyond The Fireflies Realm
3. The Great Climb
4. A Bridge Between
5. Beneath The Desert
6. Shambhala
7. There’s No Place Like Home
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Post-metal
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05th Giu2019

Lights Out – Rotten Stramorten

by Stedi
A quattro anni dal primo album Older And Louder tornano i varesini Ligths Outcon 13 nuovi brani che vanno a comporre questo Rotten Stramorten realizzato dalla Rocketman Records. Le coordinate musicali sono quelle riconducibili al punk rock ed all’hardcore melodico degli anni ’90, NoFX, Lag Wagon, Vandals su tutti, ma anche Blink 182. I 4 ragazzi sanno quello che fanno e lo fanno bene. In questo disco c’è tutto il poco variegato mondo del punk rock melodico: pezzi più veloci si alternano a tracce più cadenzate ed a ballate punk rock, non mancano accenni (quasi) ska. Tutti i pezzi sono ben costruiti, ben suonati ed ottimamente prodotti, insomma un disco che suona proprio come dovrebbe suonare. L’apertura Let The Record Play, Fall In Love e When I’m Drunk (Put Stickers On The Cops) sono per noi i pezzi migliori, quelli che alzano il tiro, e riportano l’attenzione sull’ascolto del disco che altrimenti risulterebbe troppo monotono, perché diciamolo pure, questo tipo di punk rock può facilmente scadere nel “già sentito” e può far perdere interesse facilmente.

I Lights Out propongono (quasi) tutte le varianti possibili in questo genere ma si sente che lo sforzo di renderlo personale non sempre produce i buoni frutti. Un disco comunque sufficientemente buono, da far ascoltare alle nuove generazioni che non hanno avuto modo di fare scorpacciate del punk hc melodico made in USA.

Autore: Lights Out Titolo Album: Rotten Stramorten
Anno: 2018 Casa Discografica: Rocketman Records
Genere musicale: Punk Rock, Pop Punk Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/punklightsout
Membri band:
Walter Bosetti – voce, chitarra
Francesco Trebbi – chitarra
Riccardo Franzini – basso
Stefano Caniati – batteria
Tracklist:
1. Let The Record Play
2. Only You
3. The Show
4. The Summer Of Punk
5. Over The Melody
6. Angry Tonight
7. Stralenctum
8. Fall In Love
9. Into Space
10. When I’m Drunk (Put Stickers On The Cops)
11. The Cashier
12. Back To The 80’s
13. Tom’s Story
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Punk Rock
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05th Giu2019

Deproducers – DNA

by Marcello Zinno
I Deproducers sono la risposta dell’esatto incontro tra l’analisi scientifica dell’universo e la musica, detto in un altro modo tra lo spazio conosciuto oltre i nostri confini immaginifici e le frequenze che noi possiamo emettere ed inviare. Non si tratta di una vera e propria band ma di un insieme (loro lo chiamano “collettivo”) di musicisti che sono ben noti nella scena e che si sono fatti conoscere per idee musicali molto diverse ma tutte “differenti” rispetto a quello che la musica dei più ci ha trasmesso. Compaiono nei Deproducers Gianni Maroccolo (Litfiba, CSI, PGR), Riccardo Sinigallia (Tiromancino, Max Gazzé) e Max Casacci (Subsonica) tre musicisti e produttori (da qui probabilmente il nome del progetto) che hanno inteso alla perfezione, a nostro parere, l’obiettivo del progetto: concretizzare uno stile musicale profondamente legato alla psichedelia e in parte all’elettronica per cercare di trasformare in musica il fantastico viaggio scientifico che l’uomo compie nella scoperta di fenomeni al di fuori del pianeta su cui viviamo. Il fascino dell’inesplorato e il fascino della musica strumentale si fondono in un’esperienza multisensoriale e che dal vivo diventa anche multimediale, un progetto che è esso stesso un concept prima che lo sia ciascun album.

Con il brano Storia Compatta Della Vita si può intuire una delle ambizioni del progetto, cioè tradurre in un linguaggio utile a tutti gli infiniti passi avanti che la scienza ha fatto nella studio della storia dell’universo, senza però banalizzarne i concetti e rendere troppo semplice un qualcosa che è di per sé complessissimo. Questo è un brano il cui ascolto noi suggeriamo a tutti, amanti di musica, di arte, di scienza, qualsiasi persona abbia la mente sufficientemente aperta per comprendere quanto non sappiamo e quanto affascinante sia tutto l’ignoto, o ciò che negli ultimi decenni stiamo scoprendo in campo astrofisico (esopianeti in primis). Le altre tracce non sono per nulla univoche, ciascuna gioca con la psichedelia, con gli effetti e con la sperimentazione, dal crescendo di Suite Cellulare In 4 Movimenti e relativo cambio di rotta negli ultimi minuti fino all’elettronica che si mescola alla vena elettrica di L.U.C.A. inscenando quella che è la migliore rappresentazione sonora di quanto la scienza vuole intendere e raggiungerà in futuro, ovvero la musica avantagarde. I Deproducers direbbero che la loro è “musica per conferenze spaziali”, noi diciamo che non è musica e non è scienza, non è arte e non è sperimentazione. È cultura.

Autore: Deproducers Titolo Album: DNA
Anno: 2019 Casa Discografica: Ala Bianca Group
Genere musicale: Strumentale, Avantgarde Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.deproducers.com
Membri band:
Vittorio Cosma
Gianni Maroccolo
Riccardo Sinigallia
Max Casacci
Tracklist:
1. Abiogenesi
2. Storia Compatta Della Vita
3. Caso E Necessità
4. DNA
5. Suite Cellulare In 4 Momenti
6. Cancro
7. L.U.C.A. (Last Universal Common Ancestor)
8. Serendipità
Category : Recensioni
Tags : Avant-garde, Nuove uscite
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04th Giu2019

Nevrorea – Diva

by Sara Fabrizi
Diva è l’interessante debut album dei fiorentini Nevrorea. Esito di un songwriting dipanatosi a partire dal 2016 e giunto ad una conclusione nel 2018. Alternative rock con evidenti venature psichedeliche, il tutto innestato su un cantato italiano che trae molta linfa dalla timbrica decisa e limpida di Cosimo Bitossi. Le influenze che emergono già ad un primo ascolto sono Radiohead e Verdena, ma ci sento anche i cari vecchi Marlene Kuntz. 10 brani introdotti da Impulsiva, un intro interamente strumentale e potente che dà l’idea di cosa ci aspetta. Inizia quindi questo viaggio, dalle atmosfere notturne e metropolitane, attraverso pezzi che sono come capitoli di un romanzo incentrati su una moderna eroina, fragile e sfuggente. La struttura narrativa da concept album è sostenuta da una sezione ritmica potente che tiene alta l’attenzione sui racconti di volta in volta delicati o decisi. Spiccano, a mio parere, la title track, Revolver e Accelera, quali momenti forti e cruciali, espressi sia dal sound piuttosto cupo sia dalle liriche spietatamente sincere.

Molto bella anche Calliope, qui le sonorità si fanno più tenui ed introspettive. Per poi riprendere verve in Attenta A Dove Mette I Piedi, brano energico ed arrabbiato. L’ultimo sussulto prima di cedere il passo all’outro, Nacht. I toni si fanno più rilassati, la sezione ritmica concede maggiore respiro e poche incisive parole ripetute in loop chiudono il cerchio “Rose in fondo al cuore crescono, il buio mi confonde”. Un disco suadente e magnetico, siamo dinanzi ad un esordio molto promettente.

Autore: Nevrorea Titolo Album: Diva
Anno: 2018 Casa Discografica: Suburban Sky Records, Red Cat Records
Genere musicale: Alternative Rock, Psychedelic Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Nevrorea/
Membri band:
Cosimo Bitossi – chitarre, synth, voce
Ernesto Santoro – basso, cori
Lorenzo Bianchi – batteria, percussioni elettroniche
Tracklist:
1. Impulsiva (Intro)
2. Prova A Perderti
3. Diva
4. Calliope
5. Revolver
6. Super Ego
7. Accelera
8. Karmaboy
9. Attenta A Dove Metti I Piedi
10. Nacht (Outro)
Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock, Nuove uscite
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03rd Giu2019

Blackwater Commotion – Strike One

by Gabriele Rusty Rustichelli
I finlandesi Blackwater Commotion picchiano duro. Strike One è un disco di hard rock classico se vogliamo, nulla di nuovo o di rivoluzionario ma di certo ben fatto. A volte alcuni dischi vengono criticati per essere poco innovativi, ma anche le emozioni umane sono sempre le stesse e quest’album risveglia alcune sensazioni da non sottovalutare. Tecnicamente il livello della band è buono, l’attitudine traspira attraverso la musica e il sapore del metal 80’s e del rock’n’roll anni 70 ritorna in ottima forma alle orecchie dell’ascoltatore. Il brano d’apertura Sled Of Coming riporta un po’ ai canoni degli AC/DC ma senza scimmiottarli, con la seconda traccia Waiting ci spostiamo su un hard rock più classico con qualche sfumatura più californiana. I testi trattano dei tipici argomenti del genere, amore, relazioni e le dannazioni della vita rock’n’roll. Come parere personale trovo questo aspetto un po’ “datato”, usando la musica come megafono si potrebbero trattare temi un po’ più impegnati, ma anche le storie di vita hanno sempre un perché e riescono ad arrivare dritto a chi si ritrova e riconosce in cioè che è raccontato dalla musica. Strike One è un disco da ascoltare mentre si percorrono strade senza destinazioni precise o in serata da festa, è un disco che fa muovere e trasporta in scenari dove l’hard rock ha sempre piacevolmente portato.

La produzione è ben fatta, l’album è ben mixato e ben bilanciato. La voce è perfettamente nel genere, la sessione ritmica è solida, le chitarre coinvolgenti e gli assoli non sono lasciati al solo virtuosismo. Capitoli come I Wish You Know e Prelude (brano di chiusura) dimostrano che la band anche nelle parti più intime (ballad) sa dare il proprio contributo al genere. Un disco che si ascolta volentieri e scorre piacevolmente. Spero di vederli dal vivo presto.

Autore: Blackwater Commotion Titolo Album: Strike One
Anno: 2019 Casa Discografica: Concorde Music Company
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/BlackwaterCommotion
Membri band:
Henkka Hako-Rita – voce
Toni Saari – chitarra, voce
Ilkka Uusitalo – chitarra
Perttu Tähtelä – batteria
Mika Tikka – basso
Tracklist:
1. Sled Of Coming
2. Waiting
3. Metal Child
4. I Wish You Know
5. You’d Better Hide Out
6. Long Hard Ride
7. Make It Through The Night
8. Black Water
9. Prelude
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock, Nuove uscite
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03rd Giu2019

Mongoose / Jahbulong – Split Series 1

by Stedi
La Go Down Recordsinaugura una serie di split album su vinile con questo primo volume condiviso da due giovani “power trio” veronesi. Il lato A ci presenta 5 pezzi dei Mongoose, formatisi nel 2014 ci deliziano con la loro psichedelia pesante e stoner di chiara matrice anni 70 che ricorda a tratti i Blue Cheer di Vincebus Eruptumma che non disdegna la “modernità” dei Kyuss degli inizi. The Fall e Final Exodus sono i loro brani migliori, sicuramente una band da tenere sott’occhio, le premesse per un ottimo full lenght ci sono tutte. Sul B-side troviamo invece i Jahbulong, band ancora più giovane, in attività dal 2015. Il loro è senz’altro un approccio più doom con un suono davvero duro ed cupo. Tutti e 3 i brani inseriti sono davvero di notevole fattura, 20 minuti di intenso heavy sound.

Brava la Go Down, il primo colpo sparato con questa split series è andato nettamente a segno, entrambe le band presentate meritano di esprimersi più compiutamente realizzando qualcosa di interamente loro. Intanto aspettiamo con ansia il seguito il prossimo numero.

Autori: Mongoose / Jahbulong Titolo Album: Split Series 1
Anno: 2018 Casa Discografica: Go Down Records
Genere musicale: Stoner Voto: 7
Tipo: LP Sito web: https://www.facebook.com/Mongoosetheband/
https://www.facebook.com/JAHBULONG/
Membri Mongose:
Daniel Giardina – voce, chitarra
Stefano Castioni – basso
Serana Zocca – batteria
Membri Jahbulong:
Pierpaolo “P. Vinegar” Modena – voce, chitarra
Martino Tomelini – basso
Nicolò Bonato – batteria
Tracklist:
A1. Berseker
A2. Inertial Absorber
A3. The Fall
A4. Final Exodus
A5. Knowledge Is Not The Solution
B1. Black Horses Run
B2. Green Walls
B3. River Of All
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Stoner
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02nd Giu2019

Pedra – Pedra

by Marcello Zinno
Italianissimi, i Pedra mettono in scena uno stile a dir poco infernale. Siamo nelle lande del death metal per quanto riguarda l’elemento puramente sonoro, soprattutto della chitarra, anche se il quartetto punta di più a creare delle ambientazioni molto vicine al black metal, il brano Avevi Detto è ad esempio molto sbilanciato verso il black, mentre Lucifero rimanda più ad una matrice death; in Luce si sperimentano dei ritmi più lenti, quasi un black doom che fa comunque dell’oscurità (contrariamente al suo titolo) il punto nevralgico della sua prima parte per poi accelerare senza sosta. Si tratta comunque di un EP che nonostante le 9 tracce ha una durata esigua ma i generi musicali prima detti (black e death) non sono di certo famosi per produzioni dalla durata consistente; la nostra analisi punta più il dito su altri elementi come l’aspetto sonoro che attinge molto da una visione abbastanza cruda (per certi versi true) e che invece avrebbe potuto (in futuro lo speriamo) assolvere ad una potenza chitarristica più muscolare, una resa sonora più limpida e potente, ma non si tratta di qualità produttiva bensì di scelta consapevole. Inoltre il cantato in italiano per noi è una chicca, tracce laceranti (Distruzione dice tutto già dal titolo) che usualmente siamo abituati ad ascoltare in inglese (e magari con accento scandinavo) sono proposte qui in lingua madre e questo ci conferma (ma non ce ne era di certo bisogno) che una scena estrema c’è anche nel nostro Paese ed è orgogliosa di essere tricolore.

Al di là del dibattito death o black, i Pedra vantano una velocità d’esecuzione incredibile, la durata reale dei brani è sempre sotto i 3 minuti (a volte anche 2) e riescono a dare struttura e sostanza ad ogni singola traccia. Apprezzati anche alcuni passaggi vocali in clean che, alla luce di testi più comprensibili, ci suonano come invettive che i Pedra hanno inteso sottolineare. Velocità, sezione ritmica incessante e growling sono i tre elementi cardine che vi resteranno in mente dopo il primo ascolto di questo EP, una prova che colloca con orgoglio i Pedra nel metal estremo tricolore.

Autore: Pedra Titolo Album: Pedra
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Black Metal, Death Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/PEDRABAND
Membri band:
Dennis Sanna – voce
Barore Demontis – chitarra
Federico Cubeddu – basso
Alberto Campus – batteria
Tracklist:
1. Vene
2. Avevi Detto
3. Distruzione
4. Atc
5. Riflessi
6. Marea
7. Verso Il Nero
8. Luce
9. Lucifero
Category : Recensioni
Tags : Black metal, Nuove uscite
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01st Giu2019

Progetto UmaMi – Cosmodromo

by Marcello Zinno
Davvero di spessore l’EP dei Progetto UmaMi, un insieme di sei tracce di progressive rock strumentale che riesce a condurci verso luoghi e tempi diversi da quelli in cui ci troviamo ora. Dicevamo prog rock ma non inteso nel senso stretto, synth ed effetti sono usati a iosa e insieme a partiture asimmetriche rendono la gioia di chi ha amato e ama questo genere (come il sottoscritto). Diciamo che ad un ascolto attento di questo EP compare subito un nome, una band che probabilmente ha influenzato questi quattro musicisti e ne ha costruito i binari sui quali poi loro hanno voluto disegnare la propria musica: i Rush. I synth e la pseudo elettronica usati nell’opener rimandano al periodo dei sintetizzatori dei Rush (cioè da Signals del 1982 a Hold Your Fire del 1987), gli assoli spigolosi in Setteottavi richiamano qualche sprazzo di Alex Lifeson, anche nell’ultima traccia qualche melodia e il crescendo strumentale ci fanno tornare in mente il potente trio.

Però non vedete questo progetto come un clone dei canadesi. I ragazzi hanno idee e inventiva, i brani si sviluppano in maniera variegata e non annoiano mai; non hanno mai una durata eccessiva (anche la traccia 5 che arriva ai 7 minuti è assolutamente digeribile) e sanno inserire elementi propri, come lo splendido sax, che fanno apprezzare una ricerca stilistica non comune. Degne di nota anche Entità, che gioca con le ambientazioni salvo poi piazzare un breve bridge tecnico-strumentale da far rizzare i peli, ma anche Il Rumore Del Fuoco che ha una vena maggiormente rock e a metà corsa una sana incursione psichedelica. I Progetto UmaMi sembrano avere le carte giuste per traghettare il progressive rock nel nuovo decennio, potrebbero essere the next big (prog) thing. Occhio!

Autore: Progetto UmaMi Titolo Album: Cosmodromo
Anno: 2019 Casa Discografica: TRB rec di Andrea Tognassi – Music Publishing
Genere musicale: Progressive Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/ProgUmami/
Membri band:
Alessio Pigolotti – chitarra
Francesco Cecconi – batteria, percussioni
Luca Pieracci – basso
Tiziana Fiorucci – sax, synth
Tracklist:
1. Sogun
2. Setteottavi
3. Killswitch
4. Entità
5. Il Rumore Del Fuoco
6. Red Moon
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Progressive
0 Comm
31st Mag2019

Action Dead Mouse – Il Contrario Di Annegare

by Marcello Zinno
Gli Action Dead Mouse ritornano con un nuovo lavoro, sempre descrittivo di uno stile intricato ma mai troppo pesante. Loro lo chiamano post-hardcore (e anche “postqualcosa”) che è una buona etichetta anche se noi cogliamo una vena math rock che, pur non onnipresente nelle 7 tracce di questo lavoro, si fa sentire. Molte le parti strumentali, poche quelle cantante (che ricordano vagamente i Linea 77 in diversi momenti): il sound è fortemente elettrico, distorsione e riff ovattati (identitaria è Questa Era Glaciale) che marchiano il sigillo rock che vive dietro questo power trio, pur lasciando ad un certo sapore cupo il compito di dare quel senso di ambientazione post-sonora al tutto. Il Contrario Di Annegare è un album non lungo anche se l’incedere delle tracce non è mai velocissimo il che suggerirebbe composizioni con una durata considerevole ma così non è: i 3 o 4 minuti sembrano durare di più, ma l’approccio della band è tutt’altro che noioso, ci si perde nelle tracce, nella composizione, nemmeno fossero pezzi targati Mars Volta (periodo De-loused In The Comatorium / Frances The Mute) anche se gli ADM ci sembrano più diretti (e quindi perché non citare proprio i cugini At The Drive-In?! Non divaghiamo).

Interessante Perifrastica Passiva, un brano che inizia proprio con un imprinting cupo ma con riffing deciso e poi si evolve come se fosse un brano di post-rock ma molto più viscerale, un pezzo in cui l’animo “post” non vuole rinunciare a tenere un piede fisso sulla distorsione. In generale, anche in altri brani, qualche partitura più asimmetrica, qualche basso fuzz e qualche strumento più particolare avrebbero reso la proposta ancora più affascinante. Fondamentalmente parliamo di una band che ama il rock strumentale, rumoroso, architettonicamente (ma non aritmeticamente) costruito che ha realizzato un album di spessore e di impatto. Riceratezza e “primo acchitto” possono andare d’accordo, gli Action Dead Mouse ce lo confermano con questo intendo lavoro che noi suggeriamo di ascoltare, se potete, in sede live.

Autore: Action Dead Mouse Titolo Album: Il Contrario Di Annegare
Anno: 2019 Casa Discografica: To Lose La Track, Floppy Dischi, Èunbruttopostodovevivere, IdealCrash
Genere musicale: Post-Hardcore, Math Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/actiondeadmouse/
Membri band:
Fil – voce, chitarra
Luca – batteria
Manu – basso
Tracklist:
1. Fine Di Piombo
2. Pacifico
3. Questa Era Glaciale
4. Parlare Nel Sonno
5. I Planisferi Delle Scuole
6. Perifrastica Passiva
7. Rimini
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Post-hardcore
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