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28th Ott2020

Methodica – Clockworks

by Marcello Zinno
“Quale forma dovrebbe avere la musica dei Methodica per stupirci davvero?” questa era la domanda che ci ponevamo ai tempi di The Silence Of Wisdom di cui avevamo parlato a questa pagina, album che non ci aveva convinti a pieno. Con il nuovo Clockworks i registri cambiano e questa domanda non ha più ragion d’essere. I punti di contatto con il precedente album sono legati allo stampo prog metal ormai noto, ma si avverte qui il desiderio di essere più d’impatto, di non dedicare tanta attenzione all’aspetto melodico ma di spingere sulla vena metal con diverse sfumature. L’opener ad esempio è un pezzo di stampo Vanden Plas, ma già con la seconda traccia ci si approccia ad un animo molto più sperimentale in cui l’elettronica, il prog strumentale, la vena dark si fondono in un brano che è davvero completo e che calibra i Methodica tra le nuove importanti realtà del prog nazionale. Con The Door To You si accarezza qualche soluzione targata Pain Of Salvation (band che resta inarrivabile in quanto a prog metal emozionale), mentre in diversi momenti la band preferisce inserire elementi di elettronica (Before The Wrath è un brano riuscitissimo in questo, mentre Nail In My Hand nella sua versione rivista esce fuori dal seminato) per insaporire il tutto.

Certo, l’ombra dei Dream Theater si sente anche in questo nuovo lavoro dei Methodica (nel bellissimo brano prog 1994 le somiglianze sembrano più che delle citazioni), però sembra che il desiderio di uscire fuori dal bozzolo sia maggiore e così i ragazzi sembrano ripagati da questo loro tentativo di mettersi in ballo. La ballad prende il nome di Wreckage e lascia il palcoscenico alla voce di Massimo Piubelli; in A Dystopian Tale c’è il featuring con Todd La Torre dei Queensryche (band con cui i Methodica hanno condiviso il palco in passato), ma a nostro parere non è un brano che svetta rispetto agli altri. Clockworks è un album più maturo del precedente e grazie a questo lavoro la band può davvero farsi conoscere al grande pubblico. Il nostro consiglio è di osare ancora di più e di staccarsi dai canoni prog già noti.

Autore: Methodica Titolo Album: Clockworks
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Prog Metal Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: https://www.methodicaofficial.com
Membri band:
Massimo Piubelli – voce
Marco Baschera – tastiere
Marco Ciscato – chitarra
Paolo Iemmi – basso
Marco Piccoli – batteria
Tracklist:
1. A Trick
2. When I Fell Out Of The Sky
3. The Door To You
4. Shooting Stars
5. A Dystopian Tale (feat. Todd La Torre)
6. 1994
7. Before The Wrath
8. Cold Sun
9. Wreckage
10. Nail In My Hand (redubmix)
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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24th Ott2020

Pallas – XXV

by Fabio Loffredo
Sei anni separano The Dreams Of Men di cui abbiamo parlato a questa pagina dal nuovo album XXV e alcune novità segneranno il destino dei Pallas. La prima è il cambio di cantante, non c’è più Alan Reed e al suo posto subentra Paul Mackie, la seconda è il cambio di label, finito il contratto con l’Inside Out la band approda alla Mascot Records Group e la terza è che la band cerca di tenere attivo il passato, il concept dell’album vuole continuare quello di The Sentinel, la Guerra Fredda, ma musicalmente cerca di andare anche oltre, appoggiandosi anche a sonorità che si avvicinano all’hard rock e all’heavy metal. Il risultato è buono, l’album è piacevole e convincente, ma anche stavolta la band non raccoglie molti consensi e i fan sono un po’ disorientati. Falling Down ha riff di chitarra anche un po’ metal e anche il sound è più aggressivo di quanto abbiamo ascoltato fino ad ora dalla band scozzese, ottimi i momenti chitarristici di Niall Mathewson, sempre più presente con ottimi assoli e fraseggi e anche le parti di tastiere di Ronnie Brown sono ricche di idee e di suoni, infine la voce del nuovo entrato Paul Mackie è più in linea con voci prog semplici e pulite. Crash And Burn continua con un prog rock energico e ritmato e qui va chiamata in causa la sezione ritmica del basso di Graeme Murray e del drumming di Colin Fraser e c’è poi anche Something In The Deep, brano molto più melodico e prog, atmosfere molto romantiche e intimiste.

L’album in parte cresce anche se tracce come Monster forse si allontanano un po’ dal nuovo corso della band e The Alien Messiah che cerca di riempire ogni vuoto con riff di chitarra più aggressivi e melodie dark. XXV (Part 1: Twenty Five Good Honest Men) è la prima parte di una mini suite (la seconda chiuderà l’album) e il sound cresce ancora, diventa anche teatrale e drammatico e le sonorità tastieristiche creano un magnetismo particolare, anche se il brano di per sé è costruito con architetture semplici e si prosegue con Young Gods, dove la band cerca di ricreare un sound più heavy, sound che si rinforza con Sacrifice, dove i riff di chitarra sono effettivamente hard/heavy, ma non mancano rallentamenti più melodici e prog. Si va verso la fine con la breve e strumentale Blackwood, melodie malinconiche che preannunciano Violet Sky, brano che accentua quelle melodie velate anche di tristezza. In chiusura XXV (Part 2: The Unmakers Away), la seconda parte della suite, una parola ‘fine’ che chiude un album dove il discorso musicale dei Pallas cambia anche cercando di livellarsi su un rock progressivo variegato, elegante e che getta un ponte tra passato, presente e futuro.

Autore: Pallas Titolo Album: XXV
Anno: 2011 Casa Discografica: Music Theories Recordings, Mascot Label Group
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.pallasofficial.com
Membri band:
Paul Mackie – voce
Ronnie Brown – tastiere
Colin Fraser – batteria, octopad
Niall Mathewson – chitarra, thai 3 string, Roland VG8
Graeme Murray – basso, stereo bass, Moog bass pedals, electronics & Fx, cori

Special Guests:
Pandy Arthur – voce in Falling Down
Melissa Allan – voce in Blackwood
Tracklist:
1. Falling Down
2. Crash And Burn
3. Something In The Deep
4. Monster
5. The Alien Messiah
6. XXV (Part 1: Twenty Five Good Honest Men)
7. Young God
8. Sacrifice
9. Blackwood
10. Violet Sky
11. XXV (Part 2: The Unmakers Away)
Category : Recensioni
Tags : Pallas, Progressive
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17th Ott2020

Pallas – The Dreams Of Men

by Fabio Loffredo
The Dreams Of Men è un album dalla forte e fantasiosa vena creativa e anche nella parte strumentale la band cerca di dare veramente il meglio, questo si sente un po’ in tutti i brani, ogni strumento è delineato, c’è un suono cristallino e gli arrangiamenti sono eccellenti. The Bringer Of Dreams ha un’intro sinfonico e avvolgente, il tutto si trasforma poi in un rock progressivo dal tocco classicheggiante e barocco con melodie dettate dalle tastiere di Ronnie Brown e dai fraseggi di chitarra di Niall Mathewson e c’è anche un lavoro più di rifinitura del basso di Graeme Murray e nel finale ci sono riff di chitarra ai confini dell’hard rock, sound che rimane nella parte iniziale di Warrior, ma subito torna il rock progressivo vicino ai primi Marillion. Segue Ghostdancers, prog più romantico ed atmosferico grazie al magnetismo creato dalle tastiere e da fraseggi più passionali di chitarra e nel finale arriva anche un violino e canti di Nativi d’America. A seguire c’è Too Close To The Sun, altro brano molto atmosferico nella parte iniziale che insegue poi i Genesis periodo The Lamb Lies Down On Broadway e Messiah, più vivace e con uno sguardo al prog rock del futuro e con affascinanti cori femminili delle Stoppy Divas.

Gli altri brani sono Northern Star, lento, vellutato ed armonioso, con tratti new age e completamente strumentale e Mr. Wolfe, song molto trascinante con un vorticoso giro di basso e tastiere ricche di armonie, tra synth, organi a canne e moog. Chiudono il CD due lunghi brani, tutti e due intorno ai dieci minuti, Invincible, piccolissima suite dal sound elaborato e ricercato e lo stesso per The Last Angel, altra mini suite impreziosita nel finale dalla voce soprano di Pandy Arthur e con una parte narrante in italiano con questo testo “il paradiso è nel tuo cuore, permettimi di sognare il domani. Sei perso, sei perso, la mia voce. Lasciati andare, ascoltando la mia voce . Lasciatemi mostrare la e seguite la mia voce, la mia voce” sempre femminile, un finale poetico. The Dreams Of Men, rimane senza dubbio uno dei lavori migliori dei Pallas, anche senza ottenere il seguito che avrebbero meritato, ma la loro storia non finisce qui.

Autore: Pallas Titolo Album: The Dreams Of Men
Anno: 2005 Casa Discografica: Inside Out Music
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: https://www.pallasofficial.com
Membri band:
Alan Reed – voce
Ronnie Brown – tastiere, organo da chiesa
Colin Fraser – batteria, percussioni acustiche
Niall Mathewson – chitarra, thai 3 string
Graeme Murray – basso, fretless
Special Guests:
Pandy Arthur – voce in The Last Angel
Paul Anderson – violino in Ghostdancers e The Bringer Of Dreams
The Stoppy Divas – voci in Messiah
Tracklist:
1. The Bringer Of Dreams
2. Warrior
3. Ghostdancers
4. Too Close To The Sun
5. Messiah
6. Northern Star
7. Mr. Wolfe
8. Invincible
9. The Last Angel
Category : Recensioni
Tags : Pallas, Progressive
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10th Ott2020

Pallas – The Cross & The Crucible

by Fabio Loffredo
Con il quinto album i Pallas raggiungono vette più alte sia nella fantasia musicale che in fase di composizione e nelle parti strumentali, più studiate e molto ben arrangiate. The Cross & The Crucible è album per palati fini e per veri prog maniacs, la title track ad esempio ha una parte presa e revisionata dal Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart. Cori maestosi introducono The Big Bang, brano molto riflessivo e dark, arrivano poi tastiere avvolgenti, una colonna sonora breve e dal sound misterioso e un giro di basso apre la tite track, The Cross & The Crucible, arrivano poi il resto degli strumenti e il sound torna ad essere maestoso ed epico, tornano i cori e il rock progressivo esplode proprio come un Big Bang, creando quel progressive rock che tutti si aspettano. Arriva poi la voce di Alan Reed, sempre sorretta da un giro di basso molto d’effetto, chitarra e tastiere creano rifiniture perfette per la riuscita del brano; For The Greater Glory è un brano più aggressivo ed epico, si capiva già dal titolo, le tastiere creano inni gloriosi, ma le melodie progressive avvolgono l’ascoltatore in un mondo da scoprire ed esplorare e ritmiche battagliere e tribali danno pathos e rendono più avventuroso il tutto. Who’s To Blame? sa cullarci tra arpeggi di chitarra acustica, un basso scivoloso e tastiere armoniose, il brano inizia poi a vibrare di più facendo anche vibrare di più l’ascoltatore. Più aggressivo e ritmato è The Blinding Darkness, con riff di chitarra che si avvicinano ad un sound più hard rock, ma è sempre il progressive a regnare fortemente rimettendo tutto in riga; Towers Of Babble ha nuovamente ricchi momenti acustici che richiamano a gran voce gli Yes e anche nel corso del brano la musica degli Yes si alterna a parti più sinfoniche con cori, anzi veri canti gregoriani, ammalianti e arrivano anche tastiere che emulano maestosi organi a canne, un ricordo della Toccata E Fuga di Johann Sebastian Bach.

C’è ancora spazio per Generations, che ha nuovamente atmosfere molto acustiche e d’effetto e Midas Touch, più semplice e rock, anche se verso la fine c’è un attacco basso e batteria rubacchiato ai Rush e il finale è sempre molto Yes. Celebration! chiude il CD con fare ancora una volta maestoso ed epico e in lontananza si sentono anche dei tubular bells, che danno un suono più festoso ad un brano molto Genesis del “dopo Gabriel”, A Trick Of The Tail, Wind & Wuthering in primis. L’Inside Out crede in loro e lascerà loro spazio e libertà di espressione per il futuro che verrà.

Autore: Pallas Titolo Album: The Cross & The Crucible
Anno: 2001 Casa Discografica: Inside Out Music
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: www.pallasofficial.com
Membri band:
Alan Reed – voce, chitarra
Ronnie Brown – tastiere
Colin Fraser – batteria, percussioni
Niall Mathewson – chitarra, tambourine
Graeme Murray – basso, fretless, cori
Special Guest:
Gill Main – cori
Claire Bleadsdale – cori
Laura Sinclair – cori
Trevor Gray – cori
Alastair Taylor – cori
Laura Harrow – cori
Tracklist:
1. The Big Bang
2. The Cross & The Crucible
3. For The Greater Glory
4. Who’s To Blame?
5. The Blinding Darkness
6. Towers Of Babble
7. Generations
8. Midas Touch
9. Celebration!
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Pallas, Progressive
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05th Ott2020

Arya – For Ever

by Marcello Zinno
Ci sono formazioni che studiano fin nel dettaglio la propria proposta musica, pur con uno stile leggero e melodico dedicano tantissima attenzione ad ogni singolo arrangiamento con l’obiettivo di arrivare all’ascoltatore, anche se quest’ultimo ne percepirà solo l’approccio leggero e orecchiabile. Ci sono altre formazioni che si muovono su coordinate completamente opposte, non pensano minimamente ad arrivare all’ascoltatore ma ad esprimere qualcosa che hanno dentro, emozioni. Tra questi ci sono gli Arya, band italiana che non per questo non si focalizza tantissimo sul profilo compositivo; anzi a dir il vero la loro ricetta è tutt’altro che semplice, sperimentale per certi versi ma eterogenea. Di certo ascoltando l’opener di For Ever (loro quinto lavoro in studio) si approda a qualcosa di molto ostico, ma in realtà continuando ad ascoltare i 62 minuti di lavoro si tocca con mano una certa linearità di intenzioni. Metal sperimentale certo, che spesso spiazza per le note musicali dissonanti (a volte un po’ troppo) e stranamente accoppiate, ma è proprio lì l’intenzione della formazione, quella necessità espressiva di cui parlavano prima che va oltre il voler combaciare semplici note su di un pentagramma; a molti potrebbe arrivare come assoluto protagonista il binomio delle due voci, una femminile (clean) e l’altra maschile (growl) ma non è lì che poggia a nostro parere il centro della musica dei Nostri: il metal che travalica e che non vuole appartenere ad una corrente precisa (in alcuni frangenti ci hanno ricordato gli Ephel Duath), spaziando da approcci estremi a profondi legami oscuri con il gothic metal, senza disdegnare momenti più cantati e pacati, finalizzati a creare distacco con i passaggi più violenti del combo.

Sotto una matrice spesso progressive meal si muovono quindi una serie di filoni differenti come il sapore quasi lounge in Survivor Syndrome, i pattern djent di Thymian, momenti psichedelici come in Roma con sfuriate dalle tinte black metal o una To My Friends And Me che ci ricorda alcune spigolature targate Mastodon. Ma c’è un altro aspetto centrale nella loro musica che ne condiziona il rendimento finale: l’idea di voler essere completamente DIY. Questo fa sì che tutti gli album siano usciti sotto forma di autoproduzioni, il che loda il lavoro dei membri degli Arya ma ne limita il rendimento finale: in termini produttivi infatti molto si potrebbe migliorare a questo lavoro (in primis le chitarre ma anche il missaggio), ma è ovvio che per fare questo c’è bisogno di professionisti e di risorse. Noi ci auguriamo che gli Arya aggiungano questo ulteriore tassello per arrivare ad un masterpiece che riesca a dire la sua anche a livello internazionale.

Autore: Arya Titolo Album: For Ever
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Prog Metal, Sperimentale Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/werearya
Membri band:
Virginia Bertozzi – voce
Luca Pasini – chitarra, basso, voce, tastiere, programmazione, suoni ambientali
Simone Succi – chitarra, voce, effetti
Tracklist:
1. Easter Day 2018
2. Flares
3. Survivor Syndrome
4. Lost War Song
5. Golem
6. Like Insects, Meat
7. Drama
8. Roma
9. Landslide
10. To My Friends And Me
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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03rd Ott2020

Pallas – Beat The Drum

by Fabio Loffredo
Passano dodici anni da The Wedge di cui abbiamo parlato qui, album che non ottenne il successo sperato, ma decidono di riprovarci nel 1998, periodo in cui i Pallas hanno pronti una serie di brani. In un primo momento Beat The Drum esce come un’autoproduzione, ma l’anno successivo, nel 1999, la label Inside Out Music mette sotto contratto la band e ripubblica l’album. Di differenze ce se sono poche, dodici anni non sono serviti a creare un sound diverso, anzi la band riparte da dove si era fermata, l’unica differenza è un cambio di line-up (fuori il batterista Derek Forman e al suo posto arriva Colin Fraser). Call To Arms riprende le strade del rock progressivo, ma di quello meno articolato e più diretto, le tastiere di Ronnie Brown sono molto presenti ma non invadenti; Beat The Drum, la title track, ha un inizio sinfonico e malinconico e un pianoforte che ne detta le linee melodiche, ma solo nella parte iniziale perché si ravviva subito con ancora una volta un progressive rock molto semplice e dalle strutture più semplicemente rock. Arriva Hide & Seek, brano con atmosfere più prog, di nuovo le tastiere svolgono un ruolo primario. A seguire c’è Insomniac, dove c’è un forte ritorno al rock progressivo più classico, tornando ad essere in linea con Marillion, Pendragon e IQ e All Or Nothing che rimescola le carte, brano più ritmato e con venature funky, ma il brano ha il suo fascino, grazie anche al corposo senso ritmico del basso di Graeme Murray.

Molto affascinante è Spirits, prog lento, atmosferico e aperto a molte contaminazioni, elettronica nella parte ritmica, dark e magnetica nelle orchestrazioni tastieristiche e celtiche, grazie anche a bagpipes molto presenti nella parte finale e Man Of Principle che torna ad essere brano più ritmato e rock. Ci sono altri quattro brani: Ghosts, il più lungo dell’album, più di otto minuti di ottimo rock progressivo con ottime soluzioni musicali e strumentali ma sempre con una mano leggera, senza mai lasciarsi andare in partiture più articolate; Blood & Roses, lento brano sinfonico e pianistico e con un guitar solo toccante di Niall Mathewson; Wilderness Years, più rock e trascinante e in chiusura Fragments Of The Sun, altri otto minuti di prog epico, misterioso e maestoso.

Inizia un nuovo corso per i Pallas grazie principalmente alla label tedesca che crede in loro dandogli più possibilità e più libertà di esprimersi.

Autore: Pallas Titolo Album: Beat The Drum
Anno: 1998 Casa Discografica: Inside Out Music
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.pallasofficial.com
Membri band:
Alan Reed – voce, chitarra, basso, balalaika, oud, bodhrain, Rolane XP50 synth
Ronnie Brown – kurzweill piano, synth, cori
Colin Fraser – batteria, snare drums, percussioni, cori
Niall Mathewson – chitarra
Graeme Murray – basso, Taurus bass pedals, chitarra, cori
Tracklist:
1. Call To Arms
2. Beat The Drum
3. Hide & Seek
4. Insomniac
5. All Or Nothing
6. Spirits
7. Man Of Principle
8. Ghosts
9. Blood & Roses
10. Wilderness Years
11. Fragments Of The Sun
Category : Recensioni
Tags : Pallas, Progressive
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01st Ott2020

LogoS – Sadako E Le Mille Gru Di Carta

by Paolo Tocco
Decisamente sempre difficile raccontare qualcosa che nella complessità ha racchiuso il suo cuore ed il suo segreto. Il rock progressivo è sempre stato un cruccio per me, l’ho incontrato, l’ho ascoltato, tutt’ora l’ho compro rigorosamente in vinile e tutto questo gigantesco mondo che vive dietro sembra sempre e comunque una nebbia fittissima di un pastone fatto sempre con i soliti ingredienti entro cui soltanto i vezzi e le quisquilie sono le vere differenze di personalità. Eppure, a saperle riconoscere (cosa che ancora mi manca, per questo lascio in superficie questa recensione che non ha gli strumenti per andare oltre), pesano come macigni. Che poi i protagonisti di un disco di prog, alla fine della fiera, sono sempre gli stessi, camuffati, rigirati, colorati e mascherati in altra guisa… ma sono sempre loro. Eppure…

Nuovo disco per i LogoS che tornano in scena con un lavoro che commuove fin dentro le ossa dopo averne scoperto i retroscena. Parliamo della vicenda di Sadako Sasaki, sopravvissuta alla bomba di Hiroshima ma morta a soli 11 anni per la leucemia che dal passato di quella bomba arrivava. Parliamo della leggenda delle gru di carta che se ne avesse fatte 1000 avrebbe realizzato un desiderio. Ma il tempo non perdona e ne fece solo 644 prima di morire. Una storia triste, importante, ricca di spunti che vi consiglio di approfondire. Il tema della guerra, della speranza, il tema della pace e della morte…sono i grandi pilastri di questo quarto disco dal titolo Sadako E Le Mille Gru Di Carta. Sono 6 momenti di prog contaminato delle soluzioni e dei suoni più classici e didascalici, dentro lunghe suite (manco a dirlo) che sanno restituire quella chimica empatica sia verso il personaggio storico di Sadako, sia verso la tragedia della bomba atomica e sia verso un fluire fantastico della scrittura dentro ambientazioni evanescenti e misteriose, dentro situazioni umane extra-terrene. Sono due i modi per ascoltare un disco simile: farlo girare dopo aver conosciuto la storia terrena o farlo girare senza aver letto niente di tutto il contorno da cui prende ispirazione. E sono due dischi diversi.

Forse l’ultima grande pittura, anche title track del disco, appena tradisce qualche riferimento preciso a Sadako, alla bomba, alla guerra e alla morte…per il resto, ritrovo l’evanescenza spirituale e fiabesca delle liriche tipiche di questo mondo musicale che, nelle belle volute melodiche quando decide di rinunciare ai passaggi ostinati tipici del prog, richiama un poco alla mente quel più commerciale lato della PFM – forse citazione di stile ben poco di culto rispetto alle gigantesche foreste di nomi che vivono dentro questo modo di pensare alla musica. Un disco che trasmette coscienza e consapevolezza, che non ha l’aria del solito prog suonato per dimostrazione tecnica o per quell’adesione sociale e stili di culto. Ha quel carattere invece di saper bene quel che sta facendo, senza troppo curarsi delle tante analogie ma giocando con gusto le soluzioni musicali che sceglie dentro i tanti sviluppi.

E se Il Sarto quasi si piega a sonorità pop (non a caso lunga “solo” 6 minuti), il resto del disco sfoggia quei soliti synth che richiamano inevitabilmente gli anni 70. Eppure c’è un ché di sottile che mi fa pensare al futuro…non riesco bene a capire cos’è, ma c’è. Forse l’elettronica di Un Lieto Inquietarsi o quel certo drumming che strizza più l’occhio al metallo che non al santissimo rock progressivo. Non mi sembra affatto un disco del passato, anche se è da lì che proviene.

Autore: LogoS Titolo Album: Sadako E Le Mille Gru Di Carta
Anno: 2020 Casa Discografica: Andromeda Relix
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.logosprog.it
Membri band:
Luca Zerman – voce, hammond, synth
Fabio Gaspari – voce, basso, chitarra, mandolino
Claudio Antolini – pianoforte, synth
Alessandro Perbellini – batteria
Tracklist:
1. Origami In Sol
2. Paesaggi Di Insonnia
3. Un Lieto Inquietarsi
4. Il Sarto
5. Zaini Di Elio
6. Sadako E Le Mille Gru Di Carta
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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26th Set2020

Pallas – The Wedge

by Fabio Loffredo
I Pallas per farsi notare devono “scalare alte montagne”, l’interesse verso il progressive rock sta diminuendo e Eddie Offord punta di più sui Marillion, ma la band va avanti e recluta Alan Reed, proveniente dagli Abel Ganz, come nuovo cantante al posto del dimissionario Euan Lowson. La voce di Reed è più vicina a quella di Peter Gabriel e di Phil Collins e avvicina di più il sound della band verso il rock progressivo, tralasciando definitivamente le tracce new wave. I Pallas con il nuovo cantante incidono prima un EP, The Knightmoves nel 1985 e subito dopo, nel 1986, l’album The Wedge, ottimo e ben costruito, uscite che rimarranno indelebili nella loro storia. Dance Through The Fire è un prog rock molto energico ed aggressivo e ottima è la prestazione della sezione ritmica di Derek Forman e di Gaeme Murray, che creano un perfetto muro ritmico per le scorribande soliste delle chitarre di Niall Mathewson e delle tastiere di Ronnie Brown, emerge anche la voce del nuovo entrato Alan Reed, un brano già all’avanguardia per quel periodo. Throwing Stones At The Wind è costruito con un sound più semplice e anche più adatto alle radio, assimilando il sound dei Genesis dell’era Collins e proprio di quel periodo, ma rimane pur sempre un ottimo brano e ancora Win Or Lose, altro ottimo brano, stavolta più melodico, un’avvolgente prog ballad con al voce di Reed che si pone proprio a metà strada tra quella di Peter Gabriel e di Phil Collins e c’è anche un ottimo guitar solo di Mathewson.

A seguire c’è The Executioner (Bernie Goetz A Gun), altra song molto più energica e con riff di chitarra più marcatatamente hard rock, anche se sempre timidamente, e alcuni rallentamenti hanno ritmiche che ci riportano al Peter Gabriel solista, anche in questo caso di quegli anni e A Million Miles Away (Imagination) ha quella solarità ed energia paragonabile ad Assasing da Fugazi dei Marillion uscito due anni prima. Ratracing ha atmosfere spaziali e pinkfloydiane, anche se come entrano le tastiere i Genesis tornano a riempire ogni spazio e vuoto, quelli dell’era Gabriel nella prima parte del brano e quelli dell’era Collins nella seconda parte e Just A Memory, brano che vola verso sonorità più aperte e anche vivine alla concezione di world music di Peter Gabriel. Qui si chiude la versione in vinile, mentre nella riedizione in CD sono stati aggiunti tre brani che facevano parte di un EP del 1985 intitolato The Knightmoves, brani come Stranger, più commerciale ma non banale, come Sanctury, ballad atmosferica e misteriosa anche se nel finale acquista di energia e di ritmiche più veloci e con un ottimo guitar solo e come Nightmare, brano alquanto misterioso ed affascinante, sono più grezzi ma che schiariscono le idee di come saranno i Pallas di The Wedge e del futuro prossimo.

La band non è contenta dei risultati ottenuti e nemmeno delle attenzioni di label e produttore e decide di prendersi una lunga pausa fino al 1998, ma senza sciogliersi definitivamente.

Autore: Pallas Titolo Album: The Wedge
Anno: 1986 Casa Discografica: Harvest Records, Inside Out Music
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7,5
Tipo: LP/CD Sito web: www.pallasofficial.com
Membri band:
Alan Reed – voce, cori
Ronnie Brown – grand piano, synth, mellotron, cori
Derek Forman – batteria, percussioni, simmons el. Drums, drum machine
Niall Mathewson – chitarra, Roland-synth guitar, e-bow
Graeme Murray – fretted & fretless basses, Taurus bass pedals, chitarra, South American clay pipes, cori

Special Guest:
Mick Glossop – cori  
Tracklist:
1. Dance Through The Fire
2. Throwing Stones At The Wind
3. Win Or Lose
4. The Executioner (Bernie Goetz A Gun)
5. A Million Miles Away (Imagination)
6. Ratracing
7. Just A Memory

Bonus Track (From The 1985 EP The Knightmoves)
8. Stranger
9. Sanctuary
10. Nightmare
Category : Recensioni
Tags : Pallas, Progressive
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19th Set2020

Pallas – The Sentinel

by Fabio Loffredo
The Sentinel è il vero primo album dei Pallas, Arrive Alive di cui abbiamo parlato qui era un live, un trampolino di lancio difficile per una band che vuole aprire le porte del rock progressivo. The Sentinel ha anche testi impegnativi, è un concept album che descrive una versione futurista del racconto di Atlantide, ma raggiunge un significato contro le guerre, la guerra fredda e di una tecnologia che porterà il mondo al collasso definitivo, molto affascinante è anche il disegno di copertina di Patrick Woodroffe. I brani che apparivano nel vinile erano solo una parte di quelli scritti dalla band inglese, la EMI, preferì tagliarne una parte per rendere la band più commerciale e quei brani scartati finirono nella ristampa in CD del 1992 arrivando ad un totale di 10 tracce. Shock Treatment ha quelle linee prog miste ad una new wave inglese e Out And Run ha le stesse sonorità ma con una vena new wave più marcata anche se le tastiere di Ronnie Brown cercano di riportare il brano in quei territori prog minati dai nascenti Marillion che ruberanno la scena della cosiddetta ondate del new progressive. Ancora, appare Eyes In The Night (Arrive Alive) che stavolta sterza su un sound anche pop ma energico e trascinante. Il progressive rock arriva con Rise And Fall, Part 1, dove tastiere e chitarra fanno la differenza e con Eastwest, lenta prog ballad intimista e romantica.

Si prosegue con March On Atlantis, altro ottimo brano progressivo, delicate e dolci note pianistiche si contrappongono a tastiere a fanfara e la voce di Euan Lowson sembra essere più adatta al genere musicale proposto. Il brano è vario e ha altre sfumature, tra cui ambientazioni epiche e favolistiche e Rise And Fall, Part 2, brano dalle venature anche dark. La parte finale cresce ancora con le lente e romantiche armonie prog di Heart Attack, tra Genesis e Marillion e le due mini suite, Atlantis e Ark Of Infinity, entrambe prog epico e maestoso che precede il sound futuro dei Pallas. L’album non convinse, ma i Pallas sono già pronti con nuove idee nuovi brani.

Autore: Pallas Titolo Album: The Sentinel
Anno: 1984 (ristampa del 1992) Casa Discografica: Harvest Records
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7
Tipo: LP/CD Sito web: www.pallasofficial.com
Membri band:
Ronnie Brown – tastiere, synth, pianoforte, cori
Derek Forman – batteria, percussioni
Euan Lowson – voce, cori
Nial Mathewson – chitarra, cori e synth
Graeme Murray – basso, cori, chitarra
Tracklist:
1. Shock Treatment
2. Out And Run
3. Eyes In The Night (Arrive Alive)
4. Rise And Fall, Part 1
5. Eastwest
6. March On Atlantis
7. Rise And Fall, Part 2
8. Heart Attack
9. Atlantis
10. Ark Of Infinity
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Pallas, Progressive
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05th Set2020

Pallas – Arrive Alive

by Fabio Loffredo
Si sono formati nel 1975 e l’idea era di chiamare la band Rainbow, ma proprio in quel periodo un certo Ritchie Blackmore lasciò i Deep Purple e formò una band con quel nome. La decisione è quindi di ripensare a un nuovo nome, prima Pallas Athene e subito dopo semplicemente Pallas. La band scozzese suona molto dal vivo e sono la band di punta del Marquee Club di Londra, possiamo ben dire che il cosiddetto new progressive nasce proprio qui e con i Pallas, anche se nel primo periodo il sound ha anche qualche vena new wave, genere musicale che insieme al punk è accusato di aver fatto sparire il progressive rock. Ma la strada della band è ostacolata da altri ottime band nascenti come i Twelfth Night, gli IQ, i Pendragon e i Marillion, quest’ultimi si prendono totalmente la scena nel futuro prossimo. Il primo album dei Pallas è un live, Arrive Alive, registrato in Scozia nel 1981, esce inizialmente solo in musicassetta, poco più tardi in vinile e ancora dopo in CD con l’aggiunta di alcuni brani in più. Arrive Alive è un brano molto particolare per essere definito progressive rock, è più vicino alla new wave di quel periodo e anche la voce di Euan Lowson si avvicina alle tonalità vocali di band come Ultravox, Visage e anche primissimi Spandau Ballet; un biglietto da visita forse un po’ avventuroso per poter essere definita una band prog o new prog come venivano definite le band nascenti di allora.

Heart Attack ha accenti più progressivi, grazie a chitarre molto incisive e melodiche con arpeggi che riportano direttamente ai Genesis, anche le tastiere sono più presenti e anche il minutaggio, 9 minuti, porta la band ad avvicinarsi sempre di più a quel sound che ogni amante del progressive rock desidera. Anche Queen Of The Deep porta la band all’attenzione di tutti, piccola suite di più di 11 minuti e mezzo che racchiude sempre un’attenzione e un amore per i Genesis con qualche elemento celtico in più, anche se qui fa nuovamente capolinea qualche traccia di new wave e ci sono poi tante idee, divagazioni strumentali, tastiere sempre più presenti ed anche una tecnica strumentale. Crown Of Thorns, altra ottima song sempre più vicina ai Genesis, nel mezzo la band cita, senza nascondere, un parte rubacchiata a The Carpet Crawles, splendido brano estratto da quel capolavoro a nome The Lamb Lies Down Of Broadway e lo amalgama alle melodie del brano con parti di tastiere diverse e stacchi di tempo con riff quasi hard rock. Una lunga suite, The Ripper, quasi 15 minuti dove c’è tutto il futuro di una band che cercherà di portare avanti un proprio discorso musicale con personalità, umiltà ed onestà. In questa suite la parola progressive assume un significato importante e appare anche il suono di un mellotron a dare magia ad un sound già di per sé magico e Euan Lowson diventa anche attore della colonna sonora creata dai Pallas, diventa più teatrale, trascinante e trasportatore; anche i testi sono molto impegnativi che affrontano temi come l’abuso sui minori, lo stupro, la pazzia e l’omicidio e spesso il cantante arrivava sul palco vestito metà da vecchio e metà da donna, citando alcune delle performance più famose di Peter Gabriel.

La EMI si accorge di loro e gli affianca un produttore come Eddie Offord (Yes, Emerson Lake & Palmer). La svolta per i Pallas è dietro l’angolo.

Autore: Pallas Titolo Album: Arrive Alive
Anno: 1981 Casa Discografica: Cool King
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 7
Tipo: MC/LP/CD Sito web: www.pallasofficial.com
Membri band:
Ronnie Brown – tastiere
Derek Forman – batteria
Euan Lowson – voce
Nial Mathewson – chitarra
Graeme Murray – basso, bass pedals, chitarra 12 corde, voce  
Tracklist:
1. Arrive Alive
2. Heart Attack
3. Queen Of The Deep
4. Crown Of Thorns
5. The Ripper
Category : Recensioni
Tags : Pallas, Progressive
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