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12th Mar2016

Karoshi – Antera

by Marcello Zinno

Karoshi - AnteraLa sperimentazione è sempre all’agguato ma spesso non è il desiderio di trovare delle ritmiche ancora non provate o degli effetti innovativi, piuttosto disegnare delle ambientazioni spaziali, creare dei brani che escano dal concetto di strofa e ritornello ma piuttosto che accompagnino l’ascoltatore in diverse immagini oniriche, ciascuna fonte di qualche emozione. Forse questa è stata una delle vie che ha spinto i grandi (Pink Floyd tra gli altri) a scrivere musica, è molto più probabile che sia stata la fonte di ispirazione dei Karoshi che si presentano con un secondo lavoro dal titolo Antera, costituito da quattro tracce. L’album si presenta compatto in quanto ad idee e concetti di fondo, il gioco (o “giuoco” come direbbero loro) è retto sia dalla parte melodia che da quella ritmica, una musica strumentale che resta fedele ai suoi generi di riferimento, più bilanciati verso la psichedelia. Si accenna ad una dose elettrica maggiore in Il Grande Vuoto ma è solo una goccia di colore in un quadro che rispecchia ben o male le stesse immagini.

Difficile capire cosa i ragazzi vogliano esprimere, anche a causa della brevità dell’uscita; pensiamo che una maggiore consistenza, non solo in termini di durata ma anche riguardo al songwriting, possa chiarire le idee.

Autore: Karoshi

Titolo Album: Antera

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Psichedelia, Post-Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.soundcloud.com/karoshirock/

Membri band:

Non dichiarata

Tracklist:

  1. Libellula

  2. La Passione Di McGuffin Per Il Giuoco D’azzardo

  3. Il Grande Vuoto

  4. A Proposito Di Droga

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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26th Feb2016

Füsch! – Chemical Light

by Amleto Gramegna

Füsch! - Chemical LightRitornano su queste pagine i Füsch!, dopo la trilogia di Mont CC 9.0, da noi recensita e amata, ecco il quinto album, con nove brani psichedelici belli tosti e allucinati. In realtà questo è proprio un punto sfavorevole per il trio: dopo le visioni liquide della suddetta trilogia sinceramente ci aspettavamo un lancio in avanti, un cambiamento, insomma qualcosa che si distaccasse da quanto fino ad ora detto, purtroppo ciò non accade e il combo rimane ancorato nella baita di montagna, ove sono usi registrare i loro lavori, con tutto quello che ne consegue. Quindi non aspettatevi un cambiamento di rotta o di miglioria, il tenore è quello e si vede che ai ragazzi va bene. A dirla tutta forse ci accorgiamo di un minimo di sperimentazione sonora, ma non tale da gridare al miracolo. Oddio, ci teniamo a dire che questo non è un male, assolutamente! Solo che chi ha amato i precedenti lavori potrebbe avere noia nell’ascoltare ancora una volta gli stessi ritmi dilatati e le stesse influenze psichedeliche. Insomma si rimane delusi, diciamolo. La lenta Mantra che apre tutto il disco è il tipico paradigma dei suoni fuschiani: effetti cadenzati, voce mistica e tutto già ascoltato in precedenza.

Interessante il rock ‘n’ roll di Neptune e i due singoli Ghost Ride e Chemical Light, entrambe con peculiarità simili che possono anche ricordare i primissimi Ustamamò. Sembra una recensione negativa ma non lo è del tutto: certo, novità non ce ne sono, non scorgiamo alcun lancio in avanti, però il lavoro è come al solito pregno di atmosfere dilatate e psichedeliche che non possono non affascinare.

Autore: Füsch!

Titolo Album: Chemical Light

Anno: 2015

Casa Discografica: Jestrai

Genere musicale: Rock Psichedelico

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.facebook.com/weare.fusch

Membri band:

Mariateresa Regazzoni – voce, tastiere

Simone Romanella – chitarre

Pier Mecca – batteria

Tracklist:

  1. Mantra

  2. Goat

  3. Formalità

  4. Neptune

  5. Black Star

  6. And Fire

  7. Ghost Ride

  8. Blu

  9. Chemical Light

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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30th Nov2015

The Noise Figures – Aphelion

by Marcello Zinno

The Noise Figures - AphelionContinuiamo con il nostro binocolo ad osservare la scena dei duo project e arriviamo stavolta fino alla Grecia per una formazione che ci fa fare un salto nel passato. Parliamo dei The Noise Figures, combo fortemente ispirato dalla scena psichedelica nonostante usi una forte dose di elettricità nelle singole composizioni e sembri, grazie alle sovraincisioni, tutt’altro che un duo. Aphelion il loro biglietto da visita, quaranta minuti scarsi che picchiano sui tempi ma ancora di più sugli effetti di chitarra e grazie a riff ben incastrati scatenano il desiderio di rock e appagano anche coloro che si aspettano tanti watt da una formazione a due. Molto curati alcuni brani, come Run, breve ma che offre la sensazione di avere dinanzi a sé un quintetto, grazie anche a delle tastiere in secondo piano seppur preziose per la riuscita del tutto. Le tastiere, un aspetto che secondo noi potrebbe dare una marcia in più ai The Noise Figures: infatti synth e tastiere varie (usati però con intelligenza) potrebbero dare maggiori sfumature al loro sound e irrobustire la sezione ritmica che comunque si presenta bene in questo Aphelion.

I tempi divengono più claustrofobici nella title track, l’atmosfera si ispessisce e sembra di trovarsi in una sperimentazione a nome Radiohead, se non fosse che i pattern hanno una quadra, martellante, incessante, ma pur sempre una forma geometrica. Chitarre taglienti che piacerebbero molto a Jack White, cornici lisergiche, rimandi al passato, tutti ingredienti che si incastrano in un modo di vedere la musica che ha ancora il suo fascino. E poi arriva Blood che dà una spallata al rockabilly, una al rock’n’roll, una allo stoner e una al noise…e ti senti piacevolmente perso. Amanti dei The Doors, dei The Smiths. ma anche dei Blue Öyster Cult ma più in generale appassionati delle sonorità anni 70, fatevi avanti e scoprite questi The Noise Figures. Troverete una nuova realtà su cui puntare per i vostri ascolti futuri. Se possibile, da ascoltare assolutamente in vinile.

Autore: The Noise Figures

Titolo Album: Aphelion

Anno: 2015

Casa Discografica: Inner Ear Records

Genere musicale: Rock, Psichedelia

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/thenoisefigures

Membri band:

George Nikas – voce, batteria, percussioni

Stamos Bamparis – chitarra, voce

Tracklist:

  1. Shoot The Moon

  2. In The Boneyard

  3. Run

  4. Don’t Throw Your Hand

  5. Aphelion

  6. Holy One

  7. Feathers

  8. Blood

  9. No Use

  10. Celebration Time

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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12th Nov2015

Lush Rimbaud – L/R

by Paolo Tocco

Lush RimbaudMarchigiani fuggiti all’omologazione della provincia costituita. Il resto del Mondo chiama. Lush Rimbaud risponde. Odio i paragoni e le etichette e con loro, meno che mai, sono obbligatoriamente da dimenticare anche se…anche se non faccio a meno che pensare al nuovo (ormai vecchio) capolavoro dei Mogway dal titolo 2Rave Tapes oppure alle psichedelie di chicchessia vogliate, Goblin piuttosto che Lindo Ferretti (tanto per restare in Italia). E per tratti irreversibili direi che Jan Garbarek mette il suo zampino quando i L.R. colorano di sax la moltitudine di forme liquide nel brano Never Regret. Insomma un disco che di concreto (per fortuna) ha davvero poco. Di terreno ancora meno. E come testimonia il video del singolo Marmite direi che di una facciata di pietra e cemento potremmo solo salvare i lineamenti instabili dei contorni, quelli disegnati da un gioco di luce rigorosamente a led.

Il nuovo disco di Lush Rimbaud allora diventa un’opera di sintesi quando, a paragone del loro passato, troviamo silenzi misurati e spazi aperti che non restituiscono l’ansia di volersi riempire. Aspettano con arte e mestiere, dosano i dettagli, nei suoni come nelle rarefatte melodie che di tanto in tanto piovono a restituire, all’ascolto normale, un punto d’appiglio. Lush Rimbaud in fondo sono figli di questa Italia e ancora mi spiego da cosa e dove prendono spunto per una simile rivoluzione culturale: in queste 9 tracce non trovo nulla che sia riconoscibile al nostro comun sentire, per quanto di suo colonizzato ai tempi moderni.

Era del digitale. Sarebbe interessante capire se anche “via cavo” avessero avuto tanto ardire e inventiva. Forse il mouse e il computer open source ne danno una mano importante, prima sul piano tecnico e poi su quello creativo. Di certo è che L/R resta un’opera e non un disco, resta un’immagine e non un suono. Restano sensazione fluttuanti in una distesa incalzante di visioni geometriche non riconoscibili a priori. Bel sound ragazzi. Da ascoltare con misurata cura e dedizione.

Autore: Lush Rimbaud

Titolo Album: L/R

Anno: 2015

Casa Discografica: Bloody Sound Fucktory, fromSCRATCH Records

Genere musicale: Psichedelia

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/lushrimbaud

Membri band:

Michele Alessandrini

David Cavalloro

Marco Giaccani

Tommaso Pela

Tracklist:

  1. Marmite

  2. Acid Skyline

  3. Never Regret

  4. G-Spot

  5. Silent Room

  6. Super-Indian

  7. Not The Monkey

  8. The Valley

  9. Dark Side Call

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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05th Nov2015

Birth Of Joy – Live At Ubu

by Alberto Lerario

Birth Of Joy - Live At UbuL’ascolto di Live At Ubu è come fare un giro fuoristrada con un veicolo a 4 ruote motrici. Enormemente soddisfacente e piacevole, al momento, con l’effetto collaterale di lasciare una sensazione un po’ sporca in seguito. In effetti, questa alchimia mista di punk e grunge, capitanata da tipi hippy eccessivamente irsuti, sarebbe perfettamente a casa nel bel mezzo di Woodstock. Fat Fish invoca stuzzicanti sentori del grande Jimi Hendrix, in Code Red è facile sentire riecheggiare distintamente i Black Sabbath, Motel Money A Way sembra aver preso la sua influenza dal classico On The Road Again dei Canned Heat. Con questo live disco i Birth Of Joy confermano la loro grande potenza espressiva in sede live, fondata sulla mirabile sezione ritmica creata da Gertjan Gutman, vera spina dorsale del gruppo che ha il pregio di ancorare la band ai giorni nostri grazie alla sua interpretazione dell’organo Hammond.

Il bello ed il brutto del primo dei due CD sta in quella tensione che porta ad ascoltare l’album per confrontare parti di esso con quelle di altre band. Un tocco di Public Image Ltd qui, un pizzico di Refused lì, una spolverata di Kyuss/Queens Of The Stone Age da qualche altra parte. Il tutto condito sapientemente con influenze tipiche del prog rock anni ’70. Nella seconda metà di Live At Ubu sale sul palco quella Jam-Feeling, peculiare della band, e che inizialmente è venuta a mancare. Dead Being Alive, Monster e Mad Men sono tutte tracce che un amante del 70’s-rock dovrebbe ascoltare.

Album acido che appassionerà a scatola chiusa gli amanti del classic rock e coinvolgerà anche altri appassionati di sonorità dirette e risolute, sempre che non si sia alla ricerca di novità o sperimentazioni, in questo caso forse conviene bussare ad altre porte.

Autore: Birth Of Joy

Titolo Album: Live At Ubu

Anno: 2015

Casa Discografica: Long Branch Records, Spv

Genere musicale: Psychedelic Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.birthofjoy.com

Membri band:

Kevin Stunnenberg – chitarra, voce

Bob Hogenelst – batteria

Gertjan Gutman – basso, organo

Tracklist:

Disco 1

1. The Sound

2. Teeny Bopping

3. Devil’s Paradise

4. Envy

5. Fat Fish

6. Grow

7. Magic

8. Surfing a Gogo

9. Code Red

10. Backstabbers

11. Motel Money A Way

12. Drink the Cup

Disc 2:

13. Not Much Time To Lose

14. Smile

15. Dead Being Alive

16. How it Goes

17. Rocknroll Show

18. Three Day Road

19. Make Things Happen

20. Mad Men

21. Know Where To Run

22. No Big Day Out

23. Monster

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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09th Ott2015

Witchfield – Sabbatai Zevi

by Cristian Danzo

Witchfield - Sabbatai ZeviGli Witchfield sono il progetto di Thomas Hand Chaste, batterista storico della scena rock italiana. Negli anni ’80 fece parte dei Death SS e, successivamente, dopo la scissione di Paul Chain dalla band di Steve Sylvester, seguì il primo nel progetto dei Paul Chain Violet Theatre, band seminale per la nostra scena musicale sperimentale. La band del Nostro torna dopo il lontano esordio del 2009 che si intitolava Sleepless con questo nuovo lavoro, Sabbatai Zevi. Un disco sperimentale che mischia un doom grezzo e potente, con chitarre cavernose ed oscure, a pezzi di pura psichedelia ed a salti temporali che sembrano portarci direttamente agli anni ’60, sia per quanto riguarda lo stile che gli arrangiamenti.

L’album in questione spiazza per la creatività che sprigiona, per le atmosfere che crea e non è assolutamente di facile fruizione, soprattutto se lo si ascolta in maniera distratta e superficiale o solamente per una volta. Ci sono talmente tante idee e tante influenze rielaborate che il coinvolgimento diventa totale e difficilmente si riesce a staccarsene. Ci sono pezzi come Continent che sembrano uscire direttamente dalla mente del mastermind degli Ash Ra Tempel Manuel Göttsching, mentre altri sono caratterizzati da chitarre doom grezze e tenebrose, mischiate però ad altri strumenti che rendono il tutto un risultato inaspettato e sempre stupefacente. Make Up Your Mind, cover del gruppo progressive d’oltremanica Quatermass, é un salto diretto agli anni ’60 e a quel rock che caratterizzava la scena inglese. Una canzone incredibile, con un intermezzo strumentale lungo che evoca danze lisergiche e jam che si potevano gustare live solo in quegli anni e che, a discrezione dei musicisti, potevano durare diversi minuti. La voce di Tiziana Redis è sempre ottima e suadente nei due pezzi in cui canta, Continent e Falling Star.

Difficile descrivere a parole Sabbatai Zevi dei Witchfield. Un ottimo album consigliatissimo a chi ama le sperimentazioni e cerca qualcosa di originale e diverso. Inoltre, se infilerete il supporto nel vostro PC, sarete accolti da una bella sorpresa…

Autore: Witchfield

Titolo Album: Sabbatai Zevi

Anno: 2015

Casa Discografica: Black Widow Records

Genere musicale: Sperimentale, Psychedelic Rock, Doom

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://myspace.com/witchfield

Membri band:

Nicola “Cynar” Rossi- Voce in Living On Trees, Heart Of Sodier

Tiziana Radis – Voce in Continent, Falling Star

John Goldfinch – Voce in Make Up Your Mind

Runal – Voce in Walk

Romolo Schiavolpe – Voce in Vertigo

Thomas Hand Chaste – Synth, Chitarra, Basso, Batteria, Hammond

Red Crotalo –Chitarra Solista in Living On Trees, I Feel The Pain

Fredrick Dope – Chitarra Solista in Sabbatai Zevi,Walk – Chitarra in I Feel The Pain

Felis Catus – Chitarra, Basso in Continent

Ture – Tastiere, Synth in Continent

Syrus – Batteria in Continent

Pietro Pellegrini – Organo in Make Up Your Mind

Raffaele “The Bset” Magi – Basso in Make Up Your Mind

Psico – Seconda Batteria in Make Up Your Mind

Omar Bologna – Chitarra Solista in Heart Of Sodier

Faro – Chitarra Solista in Falling Star

Tracklist:

  1. Vertigo

  2. Living On Trees

  3. Sabbatai Zevi

  4. Continent

  5. I Feel The Pain

  6. Walk

  7. Make Up Your Mind

  8. Heart Of Sodier

  9. Falling Star

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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07th Lug2015

The Liar Trump – Colours

by Cristian Danzo

The Liar Trump - ColoursChe la musica avesse a che fare con i colori già ce lo mostrava Fantasia, capolavoro targato Walt Disney, AD 1940, dove, particolarmente in una sequenza, se non per tutta la durata del film, le sensazioni uditive create dalla musica venivano unite allo spettacolo sensoriale dei colori e dei cartoni animati. Colours degli spezzini The Liar Trump è un concept che si basa proprio su questa idea: ogni canzone evoca una sfumatura di colori che ogni ascoltatore è libero di associare a suo piacimento ed a seconda delle emozioni suscitate dall’ascolto. Noi semplicemente pensiamo che il concetto sia di per sé scontato ma, nella società di oggi, dove la musica viene vissuta in maniera bulimica e superficiale, senza porvi la giusta attenzione, è molto intelligente un progetto che ponga le persone ed i fruitori di fronte a questo tema. Forse siamo solo noi che ci approcciamo in maniera profonda al mondo delle sette note (o dodici, se siete discepoli di Schönberg) ad associare automaticamente colori, emozioni e situazioni a determinati album o canzoni.

Comunque sia, Colours, è fatto di tanto sano rock che manifesta profondamente un debito sonoro verso gli anni ’70, in maniera completamente aperta o più velata, in quei pezzi dove viene metabolizzato e reinterpretato attualizzandolo senza snaturarlo. Il tutto condito da molta e molti passaggi psichedelici che creano un’atmosfera che ci fa tornare indietro nel passato. Senza dubbio, un bell’esordio. Ed una band da tenere d’occhio.

Autore:The Liar Trump

Titolo Album: Colours

Anno: 2015

Casa Discografica: La Clinica Dischi

Genere musicale: Psychedelic Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/theliartrump

Membri band:

Luca Russo – voce, chitarra

Riccardo Lucchini – chitarra

Milo Manera – basso

Giacomo Lomasti – batteria

Tracklist:

  1. Crystal Elevator Blues

  2. Colours

  3. You Will Spot Me

  4. Bad Mood

  5. Train

  6. Like A Bomb

  7. Observers

  8. Canyon

  9. Shine

  10. 7th Floor

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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22nd Mar2015

Naam, White Hills, Black Rainbow, The Flying Eyes

by Carlo A. Giardina

Naam, White Hills, Black Rainbow, The Flying Eyes4 band per 7 brani e 2 anime: Naam, White Hills, Black Rainbow, The Flying Eyes tra la duplice anima (elettronica/rock) della psichedelia. L’album (che prende il nome dei quattro gruppi) inizia con una reinterpretazione di Skyscraper, omonimo pezzo dei Naam: ritmi elettronici e croccanti rombi si miscelano dando vita ad un essere pesante e maestoso al quale portare rispetto. Un cacciatore di titanio che intraprende una lunga passeggiata claudicante in cerca della sua preda. Il brano successivo, Thickening Web, acquista maggior precisione e cura d’esecuzione con un pizzico di innato sadismo: il synth e i cupi rombi elettrici, in questo frangente, sono i padroni della notte. Sembra quasi che il protagonista del brano stia preparando con millimetrica cura e fredda follia le trappole per poter catturare la sua preda. Ad un certo punto inizia la corsa con They’ve Got Blood…Like You’ve Got Blood in cui il ritmo cresce senza essere seguito dal suono: si sentono in lontananza i sordi tonfi degli scarponi sulla terra battuta. Gli scricchiolii dei rami spezzati dall’agile affanno della preda. L’enfasi sonora tende sempre più ad aumentare anche con Viper Tongue: un climax ascendente in cui batteria, chitarra elettrica e urla sfocate si rincorrono e si alternano.

Con il brano successivo (Minda Monster Galaxy Message) si conferma la doppia anima dell’intero album: dalla deep elettronica all’alternative rock, ambient annesso. Il ritmo si affievolisce. Non altrettanto l’enfasi data dalla somma dei brani che, anzi, tende ad aumentare d’intensità. Golden Grey finalmente risveglia la chitarra elettrica. Si sveglia e ci sveglia con i suoi melodiosi ruggiti graffiati, quasi tendente ad una psichedelia stile Steppenwolf. Psichedelia consolidata dal successivo e ultimo brano, Evil Little Leslie: un concentrato di rock, voci riverberate e sensualità trasmessa alla perfezione dall’andamento della batteria che alterna sinuose movenze a repentine esplosioni. 4 band che eseguono 7 brani per esplicare un genere musicale e la sua duplice natura: in questo caso la psichedelia nella sua versione elettronica e rock. Due versioni speculari, non sovrapponibili vicendevolmente, ma non altrettanto con la stessa psichedelia. Un lavoro nuovo, curioso, completo e piacevolmente fruibile.

Autore: Naam, White Hills, Black Rainbow, The Flying Eyes

Titolo Album: Naam, White Hills, Black Rainbow, The Flying Eyes

Anno: 2014

Casa Discografica: Heavy Psych Sounds

Genere musicale: Elettronica, Rock, Psichedelia Voto: 7
Tipo: CD

Sito web: n.d.

Membri band:

Naam

White Hills

Black Rainbow

The Flying Eyes

Tracklist:

  1. Skyscraper (Ambient Remix)

  2. Thickening Web

  3. They’ve got Blood…Like You’ve got Blood

  4. Viper Tongue

  5. Minor Monster Galaxy Message

  6. Golden Grey

  7. Evil Little Leslie

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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26th Feb2015

Annot Rhül – Leviathan

by Marcello Zinno

Annot Rhül - LeviathanIl mondo della musica sperimentale è un territorio in cui è importante muoversi in maniera cauti. Il confine tra lo sviluppo e la dissoluzione artistica è molto labile e nella maggior parte dei casi è difficile solo individuarlo. Gli Annot Rhül, progetto solista dell’omonimo musicista, realizzano un album intricato anche se scelgono il semplice titolo Leviathan. Il risultato vuole mettere timore: dall’artwork alle ambientazioni compare una costante ricerca di oscurità arricchita da effetti e strumenti diversi. È quindi il buon esempio di colonna sonora per film horror (come spesso accade per album di questo genere) anche se a nostro parere trova miglior vita se ascoltato a sé stante, visto che spesso entrano in gioco ritmi e impatti lontani dalla pellicola cinematografica (come sul finire della Leviathan Suite dove i tempi si accelerano). I rimandi alla scena progressive settantiana sono chiari (Emerson, Lake and Palmer su tutti) anche se gli insegnamenti prog fanno da ramificazione ad un tronco fondamentalmente psichedelico; chiaramente in una proposta musicale come questa le linee vocali sono ridotte all’osso perché è tutto il resto che deve servire per dare sostanza.

Classico esempio di musica che cerca di portare in un’altra dimensione l’ascoltatore (obiettivo tra l’altro dichiarato dallo stesso ideatore), va riconosciuto che non vi è una eccessiva ricerca della tecnica, piuttosto un’attenzione del lato compositivo e dell’inserimento dei corretti (e particolari) suoni. Quindi vanno apprezzate le doti di inventiva di chi è dietro a Leviathan, anche se l’effetto finale è inconsistente: il brano più breve e sulla carta più assimilabile, Distant Star, ci dice poco e anche le due lunghe suite non catturano la nostra attenzione, se non in occasione di piccoli interessanti passaggi. Dopo il passaggio di Leviathan poco ci resta nelle mani.

Autore: Annot Rhül Titolo Album: Leviathan
Anno: 2014 Casa Discografica: Black Widow Records
Genere musicale: Psychedelic Rock, Ambient Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://www.annotrhul.com
Membri band:

Annot Rhül – musica

Artisti Vari

Tracklist:

1. Leviathan Suite

I The Traveller, Part I

II The Sailors, Part I

III In Limbo at 5000 Fathoms

IV Maybe They Sailed Out Too Far?

V Between Scylla And Charybdis

VI The Sailors, Part II

VII Interstellar Foe

2. The Colour Out Of Space

3. Surya

4. Distant Star

5. The Mountains Of Madness

6. R’lyeh

I The Elder nes

II 47°9 S 126°43 W

III Every Man For Himself

IV In The Wake Of Cthulhu

V The Traveller, Part II

Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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29th Ott2014

Push Button Gently – Uru

by Amleto Gramegna

Push Button Gently - UruNati nel 2006 come progetto sperimentale incentrato unicamente sulla improvvisazione, i Push Button Gently diventano vera e propria band solo nel 2009 quando abbandonano la sala di registrazione, fino a quel momento unica “tana” della band comasca, per tentare l’avventura live. Dopo due album live (non si contano le registrazioni sperimentali sino ad ora inedite) ecco un nuovo EP, preludio a nuovo album in uscita entro l’anno. EP è una parola limitativa, abbiamo ben nove brani quindi possiamo definirlo tranquillamente mini-album. Nove tracce “spaziali” nel senso più psichedelico del termine. Le influenze della band sono tantissime e si sente da brano a brano: Tarpit Cock And The Bazoukie Returns cita un certo rock anni ’90 americano (ma anche i nostrani Bluvertigo, perchè no?) con un tocco di John Zorn per quella de-strutturazione del riff di Smoke On The Water in apertura. Turnaround ha quel mood brit pop alla Blur vs Nirvana che parte dai lontani ’60 per arrivare alla Madchester 1992.

Ci piace molto Idyll, sognante e psichedelica che ricorda apertamente i Soft Machine di Third e rende perfettamente quell’idea di viaggio nel tempo, suggerita anche dalla copertina così “vintage”. La ricerca della novità fa capolino da ogni secondo di questo bell’EP, anche se è tanta la voglia a rimanere ancorati alle tradizioni musicali classiche. Insomma, viaggiare nello spazio, andare verso l’universo e oltre ma guardano sempre alla base Terra, pronta a intervenire in caso di pericolo, ne è esempio la traccia di chiusura, beffarda cantilena affidata ad una elettrica sgemba e sgnignazzante. Giudizio alto per questo EP, teniamoli d’occhio.

Autore: Push Button Gently Titolo Album: Uru
Anno: 2014 Casa Discografica: Moquette Records
Genere musicale: Rock, Psichedelica Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: http://www.pushbuttongently.com
Membri band:

Julio Speziali – voce, chitarra, synth

Natale De Leo – basso, synth

Nicolò Bordoli – chitarra, voci, lap steel

Francesco Ruggiero – batteria

Tracklist:

  1. Liftoff
  2. Tarpit Cock And The Bazoukie Returns
  3. Turnaround
  4. Idyll
  5. Kinnonai
  6. You Are You
  7. Somersaults In 10g
  8. Disappear
  9. Houston We Have Weirdness
Category : Recensioni
Tags : Psichedelia
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