• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
20th Mar2014

Ground Control – Insanity

by Marcello Zinno

Ground Control - InsanityAttacco preannunciato all’estremo e prepotente mondo del thrash metal. Come? Riff molto graffianti, un sound davvero cattivo capace di coinvolgere anche chi non ama proprio questo genere, una forza ben calibrata, velata dietro sei corde capaci di farci tornare ai mitici fasti degli anni 80, quando i jeans con gli strappi, maglie nere e borchie distribuite in ogni dove stavano diventando un’icona, un motivo di vita. Potrebbe questa essere la ricetta della solita band americana che cerca di conquistare un settore saturo puntando ad un target molto giovane ed invece si tratta di 4 notevoli musicisti italiani che, armati da un’ammirazione spropositata per i famosi paladini del “thrash world”, cercano di ricostruirne trame e scene attualizzando il tutto ai giorni nostri e cercando, tramite un’interpretazione personale, di aggiungere quel quid che fa la differenza. La band esprime concetti molto chiari, in maniera molto disinvolta grazie a delle doti ben sviluppate negli anni e soprattutto costruendo le song in modo sapiente, meglio di quanto fatto da gruppi con decine di album alle proprie spalle. I nostri, infatti, hanno visto la prima genesi nel lontano 1996, quando con il monicker Deluge si battevano per riproporre le longeve idee della Bay Area fino al 2002 quando, ribattezzati, hanno deciso di fare le cose sul serio lavorando per il loro primo full-lenght qui proposto.

La commistione delle idee, delle persone e della musica, permette al disco di giungere ad un valore consistente, capace di distruggere su tutti i fronti tantissime altre new band che non hanno le idee (così) chiare. Di certo le influenze dei vecchi eroi (Metallica e Anthrax su tutti, ma anche Megadeth e Testament si nascondono dietro qualche passaggio) sono molto incisive ed evidenti ma siamo sicuri che con il passare del tempo e l’esperienza accumulata cavalcando palchi in giro per l’Europa, i quattro ragazzi posso forgiare un’anima tutta personale. Certo, la title track colpisce per come è strutturata, laddove ricorda in alcune sfuriate l’ottimo lavoro fatto dai Four Horsemen (ed in primo luogo ci riferiamo alla parte compositiva di Cliff Burton) e le varie backing vocals del ritornello proiettano l’immagine degli Anthrax proprio dinanzi ai nostri occhi. Piacevole sensazione, anche perché deliziata da un’ottima produzione, con degli assoli hard rock oriented, che allontanano (anche solo per un attimo) la percezione della canzone come diretta erede della scena ottantiana. L’album subisce un calo con la ballad Alone che vuole rappresentare il pezzo struggente ma, strizzando in parte l’occhio agli Helloween più smielati, finisce per essere banale, soprattutto nel ritornello scontato ed insipido. Una traccia probabilmente anche da riposizionare all’interno della tracklist.

Agilissimo Fabio Perini in Vortex Of Violence, un pezzo che potrebbe trovarsi benissimo in Among The Living, con le dovute proporzioni e con degli stacchi mozzafiato davvero appetibili. Sempre curata la parte compositiva, in prima linea quella melodica. L’alone di Belladonna & Co. resta sempre lì, come una macchia dura a tirar via, mentre più si procede nell’ascolto più si raffinano anche i tocchi e gli arrangiamenti: Oriantal Sorrow riporta il sorriso sulle labbra grazie anche ad una forte attenzione compositiva e Face This Night estrapola le budella estrme presenti in Kill ‘Em All e le riporta dritte dritte al 2006. Vero è che appagate le nostre pareti uditive, i nostri sensi iniziano a chiedere qualcosa di nuovo, di personale, e date le capacità della band ci si potrebbe aspettare molto di più. Free Your Soul è uno dei pezzi più impattanti dell’intera uscita, con un muro di suono che ci prende come ostaggio ed una carica adrenalinica che scuote l’anima; ovviamente non poteva mancare una cover dei succitati…la scelta è caduta per la poderosa Metal Thrashing Mad, energia pura interpretata alla grande da Garavello che, superfluo a dirsi, dispone di doti vocali da puro glamster! (in qualche acuto ci ricorda un Axel Rose in raggiante carica energetica). Ottimo lavoro per i Nostri. La scommessa su di loro sta tutta nel futuro: non immobilizzarsi troppo sui medesimi schemi ma cercare sempre nuovi stimoli e personalizzare sempre di più il proprio sound, come hanno fatto i loro immortali predecessori.

Autore: Ground Control Titolo Album: Insanity
Anno: 2006 Casa Discografica: Punishment 18 Records
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.ground-control.it
Membri band:

Alessio Garavello – voce, chitarra

Fabio Cavallaro – chitarra, voce

Giovanni Raddi – basso, voce

Fabio Perini – batteria, voce

Tracklist:

  1. Intro
  2. Days Of Justice
  3. Insanity (In My Mind)
  4. Alone
  5. Vortex Of Violence
  6. Truth
  7. Oriental Sorrow
  8. Face This Night
  9. Free Your Soul
  10. Metal Thrashing Mad
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
20th Mar2014

Hammercult – Steelcrusher

by Matteo Iosio

300dpi-HammercultLa molteplicità delle situazioni e degli intrecci che la vita può offrire, se ci si pensa un attimo, è davvero strabiliante, così ci si trova ad affrontare un disco di thrash metal caustico ed affilato appartenente ad una band denominata Hammercult che proviene dall’inaspettato ed esotico Israele. Il gruppo in questione si rituffa nella mischia con questo secondo progetto denominato Steelcrusher e lo fa davvero in pompa magna scaraventando sugli ascoltatori un granitico muro sonoro difficile da arrestare. Forti del trionfo avvenuto nel prestigioso Wacken Metal Battle del 2011, questi cinque cavalieri dell’Apocalisse si ripropongono al grande pubblico con un thrash metal tendente all’hardcore di enorme impatto. Appena inserito il disco nell’apposito lettore si viene letteralmente investiti da una locomotiva metallica a piena velocità, una macchina inarrestabile fatta di riff serrati e martellanti con tempi di batteria possenti come magli da demolizione. Il solo prendere fiato tra le numerose tracce appare un’operazione molto complicata, qui non esistono interruzioni o ballad atte ad abbassare le nostre pulsazioni, l’ascolto del disco per intero equivale ad una discesa di rafting fra rapide sonore estremamente scoscese. Dal punto di vista tecnico e di registrazione il prodotto risulta davvero impeccabile, gli urli a tratti gutturali del cantante Yakir Shochat sono esaltati in modo egregio da un perfetto editing sonoro degno delle migliori produzioni internazionali ma questo non ci stupisce più di tanto sapendo come in casa Spv Records nulla venga lasciato al caso.

La band adopera testi rigorosamente in lingua inglese con tematiche che spaziano dal fantasy alla violenza pura in grado di sfociare, a tratti, nel grottesco come nella bellissima Satanic Lust in un tripudio di volgarità gratuite e cliché di stampo satanista. Procedendo organicamente con una visione d’insieme il prodotto si mostra assolutamente ben strutturato, anche se privo di qualsivoglia originalità, il tutto appare estremamente solido ed eccellentemente eseguito, gli amanti di band come Kreator e Sodom apprezzeranno senza dubbio questo progetto. L’unica nota negativa riscontrabile è appunto la mancanza di quel qualcosa in grado di far fare il salto di qualità all’intero progetto; tutto risulta buono ma estremamente ordinario, manca certamente un pizzico di sperimentazione e novità che, senza dubbio, avrebbe accresciuto di molto il valore totale del disco. Con questo non si vuole disprezzare il lavoro svolto che risulta comunque ottimo, si assapora prepotentemente il rammarico per delle potenzialità inespresse e per un’occasione non sfruttata appieno. Un album che conferma la bontà vista già nel disco d’esordio ma che fallisce nello scattare verso vette più elevate, in attesa di maggiori conferme prendete una bella boccata di ossigeno e preparatevi ad un giro di pista su questo bolide metallico.

Autore: Hammercult Titolo Album: Steelcrusher
Anno: 2014 Casa Discografica: Spv
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.hammercult.com
Membri band:

Yakir Shochat – voce

Arie Aranovich – chitarra

Guy Ben David – chitarra

Elad Manor – basso

Maayan Henik – batteria

Tracklist:

  1. Hymn To The Steel
  2. Steelcrusher
  3. Metal Rules Tonight
  4. Into Hell
  5. We Are The People
  6. Burning The Road
  7. Ironbound
  8. Unholy Art
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
22nd Gen2014

Annihilator – Alice In Hell

by Alessio Capraro

Annihilator - Alice In HellAlice in Hell: con quest’ album il thrash subisce un a vera e propria evoluzione. Siamo nel 1989, e dal genio di Jeff Waters, uno dei più grandi chitarristi metal (e non solo…) in assoluto, nascono gli Annihilator, progetto che finirà per subire molte variazioni nella formazione; difatti sarà lo stesso Waters che rimarrà l’unico membro stabile, chiedendo la collaborazione di vari turnisti in futuro. Dopo l’ intro a dir poco fantastico dell’acustica Crystal Ann, nella quale possiamo notare come Waters sia un chitarrista a 360°, si prosegue con Alison Hell, forse il brano più famoso del gruppo. Il celeberrimo riff iniziale ci introduce in una delle canzoni più riuscite del thrash: inarrestabile, un vortice che fino alla fine ci conduce in un’atmosfera oscura e a tratti malinconica. Fantastici sono gli acuti che forniscono una tensione particolare al ritornello. Particolare è il testo di questa canzone, il quale narra un evento di cronaca dell’ epoca: una bambina canadese, Alice per l’ appunto, sosteneva di vedere mostri e fantasmi dappertutto; i genitori, credendo che fosse una classica fantasia infantile, non le diedero adito. Fu così che Alice, crescendo, perse la testa in preda ad una malattia psichica. Possiamo notare l’ elevata tecnicità dei brani: rapidi cambi di velocità, riff e soli rapidi e precisi, sonorità ricercate e vocalizzi in pieno stile tenore.

Jeff è un chitarrista estremamente dotato, dallo stile unico. Ha sempre prediletto una tecnica esecutiva alquanto canonica, accostandovi però molte caratteristiche che hanno consolidato il suo modo di comporre e suonare musica. Non mancano parti pulite, un altro tocco peculiare di un artista che non rende il tutto caotico, e se anche ci va pesante sotto il lato tecnico, lo fa per arricchire l’atmosfera generale, evitando di banalizzare il tutto in maniera futile. Un ottimo esempio, è W.T.Y.D, la quale presenta un bridge eccezionale di assoli e riff intrecciati l’uno con l’altro. Particolare è l’intro di World Salad, un arpeggio misterioso introduce una traccia molto elaborata, la quale alterna rapidi 2/4 con tappeti di doppia cassa a parti più rilassate. Di tanto in tanto si può anche ascoltare qualche armonico artificiale. Un’altra pausa dai suoni puliti, dove Darley accompagna egregiamente le chitarre con giri e armonizzazioni, per poi lasciare spazio ad un altro assolo energico e virtuoso del mitico Jeff. Un altro punto di forza dell album è il comparto ritmico: lo stesso Darley, in simbiosi con Hartmann, rende fluidi i vari riff e soli che vi si piazzano sopra. Hartmann al tempo non doveva essere un grande amante della doppia cassa, ma in alcuni punti possiamo notare come abbia già acquisito un’ottima dimestichezza: Schizos Are Never Alone ne è un esempio.

Rampage è un tenore dotato di un timbro molto vigoroso e fermo; spesso è solito sporcare leggermente la voce, soprattutto sugli acuti, per rendere il cantato più aggressivo. Dotato di una buona estensione vocale, riesce a non risultare monocromatico durante le varie tracce. Insomma, Alice In Hell è un album da avere per ogni amante del thrash e non solo, un punto di arrivo che pochi gruppi hanno raggiunto, ma al tempo stesso un’ispirazione per tanti musicisti. In particolare, consigliamo di seguire Jeff Waters. Egli è stato, purtroppo, molto sottovalutato (in pochi sanno che Dave Mustaine desiderò una sua collaborazione nei Megadeth, ma Waters rifiutò…) ingiustamente, in quanto è forse uno dei pochi chitarristi che è riuscito a sviluppare uno stile personale e migliorarlo sempre di più, arricchendolo con influenze anche jazz.

Autore: Annihilator Titolo Album: Alice In Hell
Anno: 1989 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Technical Thrash Metal Voto: 9
Tipo: CD Sito web: http://www.annihilatormetal.com
Membri band:

Jeff Waters – chitarra, cori

Randy Rampage – voce

Dennis Dubeau – cori

Anthony Greenham – chitarra

Wayne Darley – basso

Ray Hartmann – batteria

Tracklist:

  1. Crystal Ann
  2. Alison Hell
  3. W.T.Y.D.
  4. Burns Like A Buzzsaw Blade
  5. World Salad
  6. Schizos (Are Never Alone)
  7. Ligeia
  8. Human Insecticide
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
1 Comm
10th Dic2013

Sodom – Agent Orange

by Emanuele Tito

Sodom - Agent OrangeVolgiamo la nostra attenzione al thrash tedesco: Agent Orange, senza ombra di dubbio uno dei migliori album dei Sodom. È importante spendere due parole riguardo al leader del trio tedesco: Thomas “Angelripper” Such. La sua musica è fortemente influenzata principalmente da tre gruppi: Motörhead, Venom e Tank. Notare come tutti siano un trio, in cui il bassista si cimenta nel canto, proprio come i Sodom. Agent Orange, un album aggressivo e diretto, incentra le sue tematiche sulla guerra, soprattutto quella in Vietnam, schierandosi fortemente contro. Il titolo fa riferimento al nome di una sostanza tossica che causa effetti gravissimi sull’ambiente e sull’uomo, la quale venne utilizzata dagli americani appunto nella guerra in Vietnam. Il primo brano, Agent Orange parte subito con un ritmo incalzante preceduto da un fantastico effetto phaser su chitarra. Incest ed Exibition Bout sono sullo stesso stile: riff di chitarra oscuri e malvagi, basso e batteria in perfetta sincronia che formano un ottimo tappeto ritmico e ritornelli urlati dalla cavernosa voce di Angelripper, che utilizza un classico ma primordiale growl di stampo tedesco. Tired And Red ci sorprende con un intermezzo acustico da brivido, dopo una sfuriata violenta. Così come in Remember The Fallen (la quale presenta un ottimo assolo di Frank “Blackfire” Gosdzik), possiamo ascoltare dei fantastici groove presentati durante le varie strutture dei brani. Da notare sono gli efficaci fill di batteria di Chris Witchunter, che sfruttò il vasto drumkit di cui disponeva. È nostra premura aprire una piccola ma doverosa parentesi atta al ricordo di Christian Dudek (suo vero nome): purtroppo, a causa del suo abuso di alcol, verrà cacciato in seguito dalla band, e molti anni dopo passerà a miglior vita per un’insufficienza renale.

Passiamo ora a Magic Dragon, la quale presenta un inizio più lento rispetto agli altri brani, ma è devastante proprio come l’ attacco dell’AC- 47 descritto (di cui si può anche sentire il rombo nei primi secondi). Ausgebombt, oltre ad essere è un chiarissimo esempio di come i Motörhead abbiano influenzato i Sodom (giro di basso cattivo e incalzante, batteria in 2/4 e assoli sfrenati), rappresenta ancora una volta il ripudio per la guerra da parte dei Sodom: “No trade with Death (…) Dispense the war”. Questo brano consacrerà i Sodom in quell’anno; difatti, dopo aver registrato una versione anche in tedesco, si faranno conoscere in tutta Europa soprattutto grazie a questo capolavoro. L’album si chiude con la traccia  Baptism Of Fire. Il brano non fa altro che confermare l’abilità del trio di muoversi ottimamente oltre i 200 bpm. Verso metà brano vi è un altro grande assolo di Frank Blackfire. Purtroppo sarà l’ultimo album in cui collaborerà con i Sodom, per muoversi verso i Kreator, partecipando a Coma Of Souls. A quanto pare non gradiva l’ abitudine dei restanti due membri dei Sodom di consumare elevate quantità di alcol.

Riff rapidi e malvagi, cambi di velocità, voce graffiante e rabbiosa, basso che sprizza rabbia da tutti i pori ed infine, forti dichiarazioni anti-belliche: senz’ombra di dubbio un album fondamentale per lo sviluppo e l’affermazione del thrash metal tedesco.

Autore: Sodom Titolo Album: Agent Orange
Anno: 1989 Casa Discografica: Spv/Steamhammer
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.sodomized.info
Membri band:

Tom Angelripper – voce, basso

Frank Blackfire – chitarra

Chris Witchhunter – batteria

Tracklist:

  1. Agent Orange
  2. Tired and Red
  3. Incest
  4. Remember the Fallen
  5. Magic Dragon
  6. Exhibition Bout
  7. Ausgebombt
  8. Baptism of Fire
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Thrash metal
1 Comm
07th Dic2013

Kreator – Coma Of Souls

by Emanuele Tito

Kreator - Coma Of SoulsComa Of Souls è considerato da sempre uno dei più grandi dischi mai sfornati in ambito thrash, non soltanto in riferimento alla scena tedesca. I Kreator sono partiti da un sound grezzo e sporco, utilizzando basilari tecniche di registrazione, per raffinarsi sempre più; ma è in Coma Of Souls che raggiungono il loro apice: suoni puliti, ampliamento delle strutture di ogni singolo brano, armonizzazioni e melodie e un miglioramento anche sotto il lato tecnico.Il loro sound in questo disco si avvicina particolarmente al primo thrash conosciuto in tutto il mondo, quello sviluppatosi nei primi ’80 nella famosa Bay Area, conservando però il loro stile peculiarissimo. Nota importante è la presenza di Frank Gosdzik, ex-chitarrista dei Sodom. Coma Of Souls si apre con l’ arpeggio di When The Sun Burns Red: un arpeggio dalle tonalità oscure, per lasciare spazio ad un rapido 2/4, tremolo picking e un bestiale urlo di Mille Petrozza. Non ci può essere un’ apertura migliore: ritmo sostenuto da doppia cassa martellante e diversi cambi di velocità. Il finale prevede un assolo melodico e una piccola parentesi in pure stile heavy, per poi chiudersi con il riff iniziale. La title track presenta un intro con accordi e palm muting atti a creare un’atmosfera rabbiosa e compatta. Il brano è esplosivo, con accelerazioni molto rapide ed improvvise. Reil dimostra grande abilità intervenendo strategicamente con i suoi tappeti di doppia cassa. Assolo di chitarra perforante e impetuoso. Verso la fine un 6/4 che sorprende l’ ascoltatore per poi essere condotto alla fine del brano, accompagnato dai perforanti “Coma Of Sou” di Mille Petrozza.

In People Of The Lie sentiamo molto la la mano di Gosdzik alla chitarra. La traccia presenta un ritmo più lento rispetto agli altri brani; ottimi i giri di basso che scandiscono il tutto a meraviglia. Dopo circa un minuto e mezzo, gli strumenti si fermano per lasciare posto ad un fill di batteria che introduce un assolo di Gosdzik. World Beyond riprende il ritmo incalzante avuto in precedenza, con un ritornello devastante: power chords, fantastico 2/4 con tappeto di doppia cassa, basso incalzante e scream disumano di Petrozza. Il finale presenta un assolo, dopodiché, in chiusura, la melodia dei powerchords viene suonata in tremolo picking, una vera e propria carneficina. Particolare è, invece, Terror Zone. Intro melodico e lento, subito spazzato via da una comparto ritmico eccellente: riff in palm muting e powerchords sostenuti ottimamente dalla batteria e dal basso. Ulteriori cambi di tempo ci fanno capire cosa sta per accadere: intorno ai 4 minuti il brano esplode letteralmente: dopo un’ altra pausa di sola batteria, abbiamo tremolo picking, assoli alternati ferocissimi, ricordando un po’ una classica atmosfera degli Slayer. Finale melodico e lento, come in apertura. Agents Of Brutality, brano ‘’ a sorpresa’’: parte centrale più lenta ed orecchiabile, con assolo delicato e melodico. Material World Paranoia presenta un intro con fusti percossi violentemente, basso che accentua i cambi di accordo, chitarra solista con wah e legati. Molteplici i cambi di tempo. Eccezionale Petrozza nel ritornello, che urla la sua denuncia sociale con una rabbia e angoscia più che palpapili. Molto caratteristici, da notare, sono dei semplici (ma efficaci) effetti sulla voce che Mille stesso sperimenta.

Ci avviciniamo pian piano verso la fine: Twisted Urges. Perfetto incastro di batteria e basso. Assolo di Mille, assolo di Frank (che, con la sua performance, è più che integrato all’ interno del gruppo) con chiusura secca e rapida. Hidden Dictator: giro di basso come intro e poi si viene aggrediti dal muro di chitarre, basso e batteria, per lasciare poi posto alla voce di Petrozza. Alternanza di velocità diverse, fino ad avere un tempo molto lento, con assolo strepitoso, sostenuto egregiamente dagli altri strumenti. Siamo alla fine, e Mental Slavery è un’ ottima chiusura. Il brano conferma ancora una volta le eccezionali capacità del gruppo capitanato da Mille. Coma Of Souls è un disco duro, ma che sa aprirsi perfettamente a variazioni melodiche e ritmiche, prediligendo uno ‘’smussamento’’ dell’aggressività che aveva contraddistinto i Kreator, a favore di una particolare melodizzazione.L’ accostamento alle sonorità americane contribuisce a caratterizzare questo album, senza deludere le aspettative dei fan, ma soprattutto della Noise, etichetta che si ritrovò fra le mani un album del genere. Il thrash teutonico dei Kreator raggiunge un livello superiore, non soltanto in ambito tecnico; per gli amanti del genere è senza ombra di dubbio un album da avere, una pietra miliare in ambito europeo e non solo.

Autore: Kreator Titolo Album: Coma Of Souls
Anno: 1990 Casa Discografica: Noise Records, Epic Records
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.kreator-terrorzone.de
Membri band:

Mille Petrozza – voce, chitarra

Frank “Blackfire” Gosdzik – chitarra

Rob Fioretti – basso

Jürgen “Ventor” Reil – batteria

Tracklist:

  1. When the Sun Burns Red
  2. Coma of Souls
  3. People of the Lie
  4. World Beyond
  5. Terror Zone
  6. Agents of Brutality
  7. Material World Paranoia
  8. Twisted Urges
  9. Hidden Dictator
  10. Mental Slavery
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Thrash metal
1 Comm
23rd Nov2013

Blood Of Kings – Starvation

by Alberto Lerario

Blood Of kings - StarvationProvenienti da Seattle, i Blood Of Kings non sono un’altra grunge o alternative rock band. La loro musica può essere descritta come una miscela di heavy metal tradizionale con elementi thrash e speed metal. La produzione totalmente vecchia scuola è stata portata a termine da Tad Doyle presso i Witch Ape Studio. La pecca che salta subito all’occhio e che viene percepita immediatamente dall’orecchio è la voce di Nick Paul, che suona come una sorta di combinazione tra Dave Mustaine e Mike Dean. È comprensibile che questo tipo di voce, non pulita o liscia, risulti indigesta ai più. Però in questo caso vengono a mancare anche la potenza ed il carisma che avrebbero potuto sopperire alle lacune tecniche. Peccato perché la sezione strumentale della band è di livello elevato, sopra la media. Ogni traccia ha una durata consistente che permette ai tre musicisti di tessere riff su riff corposi e spessi, solidi trampolini di lancio per il dispiegarsi degli assoli e delle scale che fanno e disfano ogni canzone. La pregevole tecnica dei Blood Of Kings è però zavorrata dalle loro muse ispiratrici targate eighties, di marcata influenza Metal Church, che tracciano i binari prestabiliti su cui muoversi. Tutto questo naturalmente va a discapito dell’imprevedibilità e della novità, per cui l’ascoltatore pur avvolto piacevolmente dal pregevole tessuto sonoro intuisce rapidamente dove la canzone vuole condurlo.

Starvation è quindi un album che tutti gli appassionati del metal crudo e asciutto, che ha caratterizzato una parte degli anni ’80, apprezzeranno di sicuro senza troppa fatica. Questo eccessivo tributo per il passato può risultare però un arma a doppio taglio per il futuro. Consideriamo questo disco di debutto quindi come un inizio sicuro su di un terreno conosciuto per i Blood Of Kings, aspettandoli curiosi per future produzioni.

Autore: Blood Of Kings Titolo Album: Starvation
Anno: 2013 Casa Discografica: My Graveyard Productions
Genere musicale: Speed, Thrash Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.bloodofkingsmetal.com
Membri band:

Nick Paul – voce, chitarra

Pete Yore – basso

Eric Jelsing – batteria

 

Tracklist:

  1. Flatline
  2. Starvation
  3. Without Fear
  4. Shakes
  5. Symbols Of Man
  6. Heart For The Land
  7. Time Has No Mercy
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
19th Nov2013

Godslave – In Hell

by Marcello Zinno

Godslave - In HellMai band fu tanto diretta: la biografia dei Godslave compie una vera e propria parodia delle descrizioni delle tante band in circolazione stoppando il solito racconto di una band che nasce e che dopo tanti sforzi e tanti live giunge al primo album. Qui la storia è molto semplice: i Godslave propongono thrash metal e sono insieme per questo. Punto. Non c’è da aggiungere molto. Anche il loro sound è un effetto diretto del loro modo di descriversi in modo così succinto. Thrash metal con delle chitarre affilate come coltelli e una sezione ritmica che macina chilometri su chilometri. I Godslave sono tedeschi e con questa affermazione i più esperti già avranno capito a quale schieramento i Nostri si rifanno. Tutto il thrash teutonico, Kreator in primis, è fonte di ispirazione per il quintetto che però sfrutta da un lato una produzione di più alto livello (a differenza del thrash grezzo che punta a rifarsi a lavori americani come Kill’Em All) e dall’altro una forte influenza di tutta quella che è la scena NWOBHM e heavy metal tedesco del passato. Quindi riff molto duri, velocità maggiori rispetto all’hard’n’heavy, e tantissima potenza che in alcuni brani (come in This One Step e nella bellissima Freedom) ricorda addirittura un metal alla Pantera. Nella prima parte di questo esordio dal titolo In Hell colpisce INRInc., brano capace di esprimere un’intera filosofia solo tramite l’utilizzo di una parola, che rappresenta un colpo secco a cui obiettivamente band con tanta esperienza alle spalle spesso faticano a conferire.

Molto bella anche la title track, brano che porta con sé il rifferama e i cambi di tempo coinvolgenti alla Tankard ma contaminato da una cattiveria ben maggiore, forte anche di liriche intransigenti che lasciano un margine nullo alla sperimentazione. È facile notare quanto i Godslave si sentano a proprio agio con tempi più veloci, tanto che brani come Pain Reaction e S.O.S. (Slave Our Souls) offrono il meglio proprio nelle sfuriate senza sosta, pur lasciando spazio a delle aperture interessanti. Non un momento di cedimento né di calma, In Hell propone undici brani diversi ma dalla stessa matrice distruttiva, una sterminazione nel nome dell’heavy metal in grado di colpire mortalmente qualsiasi metalhead sulla faccia della Terra. Curiosi ascoltiamo per bene la traccia Intermission Accomplished, strumentale di 3 minuti scarsi, e anch’essa ci convince a pieno, pezzo che vede l’inserimento di un organo (?!) che però risulta azzeccatissimo per le idee che la band ha in mente. Una realtà quella dei Godslave che ha indubbiamente più di un asso nella manica e che all’esordio piazza un album degno di un’intera carriera musicale.

Autore: Godslave Titolo Album: In Hell
Anno: 2013 Casa Discografica: Day One Records
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.godslave.de
Membri band:

Thommy – voce

Bernie – chirarra

Peeb – basso

Meyer – chitarra

Tobi – batteria

Tracklist:

  1. Here Comes The Crew
  2. New Blood
  3. INRInc.
  4. This One Step
  5. In Hell
  6. Pain Reaction
  7. Freedom
  8. S.O.S. (Slave Our Souls)
  9. Intermission Accomplished
  10. Not Saved But Avenged
  11. I Am Legion
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
03rd Nov2013

Critical Solution – Evil Never Dies

by Marcello Zinno

Critical Solution - Critical SolutionÈ ufficiale: il thrash metal negli ultimissimi anni sta vivendo una seconda giovanezza. Questo non è solo confermato dell’elevato numero di giovani formazioni del nostro Paese ma anche se il nostro punto di vista si orienta all’estero. Una testimonianza in tal senso la portano i novergesi Critical Solution, band che a differenza di molte non cerca di saccheggiare il sound thrash metal dei primi anni ’80 ma confeziona qualcosa di più moderno. Sia chiaro, dietro il loro primo full-lenght non si celano idee all’apice dell’originalità, però l’attenzione sia alla produzione che alla composizione (soprattutto della sei corde) li rende un moniker interessante. Si percepisce già dall’opener God Of Anarchy che una delle loro fonti principali risultano essere i Metallica (periodo Death Magnetic) e l’ingombrante alone dei Four Horsemen viene rimarcato anche dall’estrema somiglianza del singer Christer Slettebø (praticamente un clone di Hetfield ) sia in quanto a timbro vocale che ad approccio canoro. Anche Crime Of Passion dà conferma delle nostre impressioni: sembra di sentire un ulteriore estratto di Death Magnetic o di Beyound Magnetic (che richiama qualcosa di My Apocalypse) con la differenza che qui le durate sono ben inferiori. Le carte a loro favore non mancano: innanzitutto questo Evil Never Dies risulta essere un concept album decidato a Wallace Green (quarta traccia) che a seguito dell’assassinio del re di Sad Hill (“collina triste”, seconda traccia) fa un patto con il diavolo e diviene il Soulmaker (“creatore di anima”, nona traccia); inoltre dietro questo capitolo discografico c’è lo zampino (in termini di produzione, registrazione, missaggio e mastering) di Andy La Rocque (già noto per essere tra le fila di King Diamond, altro personaggio che deve qualcosa ai Metallica grazie alla cover del brano Mercyful Fate dall’omonima band capitanata proprio da Kind Diamond) presso i suoi Sonic Train Studios a Varberg in Svezia.

Da segnalare le cavalcate ritmiche in This Burning Hate e l’ovvia cover di Seek & Destroy. Diverso il registro con Speed King che omaggia maggiormente l’hard rock saccheggiando (in maniera lampante) anche il riff di Burn dei Deep Purple. Detto questo le argomentazioni si esauriscono, lo stile dei Critical Solution è estremamente vicino a Hetfield e soci, tanto che se vivete per il suo ruggito potrete trovare in brani come War Machine o Dead Man Walkin grande godimento, se invece cercate qualcosa di nuovo nel fertile terreno del thrash allora potete aprirvi ad altre formazioni.

Autore: Critical Solution Titolo Album: Evil Never Dies
Anno: 2013 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.facebook.com/CriticalSolution
Membri band:

Christer Slettebø – voce, chitarra

Egil Mydland – batteria

Tov Glesnes – chitarra

Eimund Grøsfjell – basso

Tracklist:

  1. God Of Anarchy
  2. Sad Hill
  3. Crime Of Passion
  4. Wallace Green
  5. This Burning Hate
  6. The Execution
  7. Dead Man Walkin
  8. Evil Never Dies
  9. Soulmaker
  10. Hell’s Warrior
  11. War Machine
  12. Speed Kind
  13. Killed By Death
  14. Seek & Destroy
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
22nd Ott2013

Spanking Hour – Divination

by Rod

Spanking Hour - DivinationA quasi due anni dall’esordio di Revo(so)lution, i parmigiani Spanking Hour tornano con l’episodio numero 2 della loro promettente carriera: Divination. L’impronta tipica della band è quella di sempre, una miscela esplosiva di thrash, southern, nu, core, prog e groove a cui si aggiunge una maggiore esperienza acquisita e quel pizzico di ispirata similitudine con i Machine Head, circostanza che mai come in questo caso non guasta, anzi, è da intendersi come un sano valore aggiunto al già potente sound del combo. Per capirne il quantum, occorre raccogliere il guanto di sfida lanciato da Echoes Of Violence, prima traccia che segue l’intro acustica Fragments: un tremendo uno-due da carrarmato sonoro alimentato a galloni di growl elargiti dal vocalist Franco Campanella che lasciano inchiodati al muro per potenza ed inquietudine. Da qui in poi ce n’è per tutti, dall’hardcore melodico di Personal War, al southern stile Pantera di Against e Divination, alle cavalcate thrash di Parody, passando per il metalcore di Symmetries e per gli scenari da film horror evocati da Symptons. Chiude l’album The End un brano che spezza atmosfere ballad al solito sound tritaossa griffato Spanking Hour.

Ribadendo il concetto in premessa, stiamo parlando senza alcun dubbio di una band di grande spessore che ha saputo sfornare un lavoro contaminato, potente e ricco di soluzioni interessanti, decisamente in linea con produzioni di pari livello di scala mondiale. Alla brillante prova del vocalist Franco Campanella (autore anche dei testi) ed in generale a quella di tutti i musicisti del combo parmigiano, meritano una speciale medaglia al valore le ottime soluzioni chitarristiche proposte, capaci di esprimere un giusto tecnicismo (fortunatamente non avvezzo alla noia di certi inutili fronzoli) pur mantenendo la giusta propensione al dinamismo sonoro, lanciato come in una folle corsa tra decibel pesanti ed interessanti spunti melodici. Concludendo, dal bellissimo artwork, alla produzione puntuale, sino all’aspetto più rilevante per noi ascoltatori – quello artistico – Divination vince e convince. Provare per credere.

Autore: Spanking Hour Titolo Album: Divination
Anno: 2013 Casa Discografica: Buil2Kill Records
Genere musicale: Thrash Metal, Southern Rock, Death Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/spankinghours
Membri band:

Franco Campanella – voce

Jhon K Sanchez – chitarra

Quinta – basso

Nicola Giovati – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Fragments
  2. Echoes of Violence
  3. Personal War
  4. Against
  5. Divination
  6. Parody
  7. Symmetries
  8. Symptoms
  9. The End
Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
06th Ott2013

Balrog – Miserable Frame

by Martino Pederzolli

Il nome di tolkieniana memoria scelto dal gruppo porta immediatamente chi ascolta a catalogare Miserable Frame come un album power metal. Ma appena si inserisce il disco ci si accorge che l’abito non fa il monaco e ciò che stiamo ascoltando è anni luce lontano dal poter essere inquadrato così semplicemente. Alcune idee power ci sono, certo, ma splendidamente accostate ad influenze thrash e death nelle quali si possono facilmente riconoscere gruppi come Kreator, Slayer, Arch Enemy e se ne potrebbero elencare molti altri. Tutto questo, ovviamente, senza scadere nella blanda imitazione dello stile dei giganti sopracitati bensì dando a tutto il lavoro una forte carica personale e di rielaborazione di uno (anzi di più) stile. Un particolare apprezzamento va sicuramente al singer Stefano Castagna, in grado di offrire una linea vocale sempre originale in bilico tra melodico, growl e scream che riesce a sbilanciare ogni pezzo rendendolo facilmente assimilabile da un lato e, dall’altro, difficilmente incasellabile in un determinato genere. Altra colonna portante dei Balrog è il chitarrista Stefano Luoni, autore della maggior parte delle musiche e supportato da un ottimo spunto compositivo; i suoi riff sono sempre accattivanti senza mai commettere l’errore di sfruttare cliché triti e ritriti ed hanno il pregio di saper creare dei blend efficaci in cui si respirano diverse contaminazioni.

Tra tutte le tracce che compongono Miserable Frame spiccano la violenta titletrack, seguita da Dark City e le sue atmosfere – manco a dirlo – oscure, la lunga Delirium Insomniae e la splendida strumentale Dealing With The Tempest. Anche il missaggio è eccellente seppur lascia basso e batteria leggermente in secondo piano rispetto alle chitarre ed alla voce; il risultato è comunque di alto livello e l’amalgama sonoro che esce dalle casse è coeso e convincente. Ci si aspettano grandi risultati da gruppi come questi, capaci di riprendere stili ormai conosciutissimi e riproporli con un’iniezione di originalità dando alla luce un album che è, senza mezzi termini, sui generis.

Autore: Balrog Titolo Album: Miserable Frame
Anno: 2013 Casa Discografica: My Graveyard Productions
Genere musicale: Thrash Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.balrogband.com
Membri band:

Stefano Castagna – voce, cori

Stefano Luoni – chitarre, cori

Andrea Tibiletti – chitarra, cori

Andrea Bossi – basso

Tommaso Colombo – batteria

Tracklist:

  1. Blood Feud
  2. Bewitched
  3. Miserable Frame
  4. Dark City
  5. Delirium Insomniae
  6. The Curse
  7. Wings Of Deabuchery
  8. Dealing With The Tempest
  9. Company Of Death

 

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
0 Comm
Pagine:«1...8910111213141516»
« Pagina precedente — Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • Nova Sui Prati Notturni – Nova Sui Prati Notturni
    • Weight Of Emptiness – Conquering The Deep Cycle
    • Devil’s Bargain – Visions
    • Gran Zebrù – EP1
    • Northway – The Hovering
  • I Classici

    • Pallas – The Dreams Of Men
    • Quiet Riot – Terrified
    • Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
    • Mountain – Masters Of War
    • King’s X – XV
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Marillion Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal post-grunge Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in